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22. Ready, Steady, Go - Parte 1

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Avete presente quando vi viene detta una cosa e voi organizzate la vostra giornata in funzione di quella cosa? Bene. E avete presente quando, per ironia della sorte o per volontà a voi esterne, quella cosa viene cambiata? La conseguenza diretta è che i vostri piani vengono completamente sconvolti.

Come vi sentite? Arrabbiati? Delusi? Non so voi ma io ero incazzata. Il motivo? I miei avevano deciso giovedì sera di modificare il conto alla rovescia della partenza per Milano.

Mi spiego meglio: mamma ha stressato papà convincendolo a partire venerdì mattina presto per motivi di organizzazione e logistica. Il risultato? Mi ritrovai a ultimare le valigie quella sera stessa e, cosa ben più importante, non avrei avuto occasione di salutare le mie amiche e incontrarmi con Serena Mantovani per parlare della festa. Chiamai Marika scusandomi per l'orario e la informai del cambiamento di rotta: si sarebbe interfacciata lei con la ragazza e mi rispose con un "no problem!".

Telefonai anche a Stefano: ero andata due giorni di seguito ai suoi allenamenti e anche se all'inizio mi sembrava noioso, cominciai a capire come funzionava il gioco e alla fine non mi dispiacque. Di certo non sarei tornata troppo spesso. Ero però riuscita a capire quale fosse il suo ruolo: guardia, cosi aveva detto, e ogni tanto faceva qualche canestro oltre ad avere un ruolo difensivo. Sonia mi seguì con entusiasmo in entrambe le occasioni e riuscì pure a parlare con Bellotti: aveva segnato così il suo personale canestro da tre punti.

Quando raccontai a Stefano del cambiamento di programma, commentò con una mezza risata mentre io mi sfogavo urlando e inveendo contro quella storia.

- Cerca di divertirti ugualmente. - mi augurò con una punta di malinconia.

- Vorrei tanto che tu venissi con me, - gli dissi – mi mancherai. -

- Anche tu. - rispose.

- Chiamami dopo la partita, voglio sapere come è andata. -

- Ok. -

***

Il mattino dopo, sveglia all'alba e partenza. Per tutto il viaggio sulla BMW di papà ci fu assoluto silenzio: i miei erano seduti davanti ad ascoltare le notizie del traffico mentre io dietro, pensavo alle mie cose con l'Ipod on play a random, aspettando impaziente le news da Marika.

Dopo due ore e mezzo di viaggio, Milano apparì all'orizzonte: una città di grattacieli a specchio e cemento, di manifesti pubblicitari e scritte neon sui palazzoni, le strade larghe e piene di auto che si snodavano per le vie periferiche verso il centro. Anche il cielo era diverso: un azzurro opaco, quasi grigio sovrastava le nostre teste nonostante ci fosse il sole. Ben presto capii che si trattava di smog.

Era tuttavia una città piena di vita e moda: il gusto risorgimentale dei palazzi del centro, con la loro maestosità architettonica, era imponente; le strade erano piene di gente e forte era la contrapposizione tra il barbone che chiedeva elemosina e la ricca signora che gli passava accanto sfoggiando la Louis Vuitton appena acquistata ai magazzini La Rinascente.

L'hotel in cui si sarebbe svolto il party e in cui avremmo alloggiato era in pieno centro e assomigliava molto a quello in cui ero stata con le mie amiche per la seconda tappa del Contest: stesso lusso, stesse persone, stesso trattamento. Anche le camere erano molto simili: ci era stata riservata una suite con due camere da letto.

- Se sapevo così, mi sarei portata su la compagnia. - esclamai a mamma, facendole notare il secondo letto vuoto nella mia camera.

- Non ce ne sarà bisogno, quello è per tua sorella. - rispose in un sorriso. Cosa? Avrei dovuto condividere la camera con mia sorella? Ma non poteva rimanersene nel suo appartengono all'università?

- Scusa, ma che senso ha che venga a dormire qui, quando ha già una camera per conto suo dall'altra parte della città? - Mia mamma non sembrava preoccuparsene affatto, intenta come era a disfare le valigie.

- Beh, se domani sera farà tardi mi sembra giusto che rimanga qui piuttosto che avventurarsi da sola in città. - rispose con una punta di preoccupazione.

"Figuriamoci se sarà sola: la scorteranno le guardie imperiali in persona" pensai e mi immaginai il suo principe inglese con tanto di armatura tirata a lucido e spada protesa in avanti per difenderla.

- Me ne torno di là. - dissi dando un'occhiata nervosa al cellulare. Ancora nulla.

- Vatti a preparare, Sarah! Tra un po' andiamo a pranzo e poi all'università. -

- La discussione non è alle quattro? - domandai incredula.

- Se ascoltassi una volta ogni tanto: l'hanno anticipata alle due, ecco perché siamo partiti stamattina presto. -

Ah. Questo mi era sfuggito. Ecco che il conto tornava. Mamma mi fermò sulla porta e mi allungò un borsone che presi con fare interrogativo. - C'è dentro il vestito di tua sorella e l'occorrente per la festa di domani sera. L'ha lasciato in reception questa mattina. - rispose. – Per favore, tiralo fuori o si stropiccerà tutto -. Sbuffai e me ne andai senza aggiungere nulla. Ora dovevo pure fare da serva a quella smorfiosa di Cinzia, oltre che ritrovarmela in camera a mia insaputa.

Disfai la mia valigia sistemando il mio sgargiante vestito in tartan nell'armadio insieme ad altri due cambi e poi mi vestii per l'appuntamento del pomeriggio. Prima di uscire dalla camera mi ricordai di sistemare anche le cose di Cinzia.

Diedi un'altra occhiata al cellulare mentre aspettavo i miei nella saletta della suite ma ancora nulla. Marika avrebbe dovuto avvisarmi ben tre ore fa. Rimisi il cellulare in borsa e sbuffai per la tensione accumulata.

- Eccoci! - Mamma e papà uscirono dalla loro camera e scendemmo tutti e tre al ristorante dell'hotel per pranzare. Quando arrivammo al nostro tavolo trovammo Cinzia ad aspettarci.

- Sorpresa! - esclamò tutta allegra. Davanti ai miei recitò la sua solita parte: mi salutò, mi abbracciò e mi chiese immediatamente novità. - Allora, il concorso? Come è andato? E con Stefano tutto bene? - domandò facendo un sorriso a trentadue denti. Mio Dio, più falsa di così, si moriva!

- Con Stefano tutto ok e pure il concorso è andato bene. Questa volta ci siamo organizzate per fare un giro in città: se ti capita, ti consiglio di andare nel bar stuzzicheria che si trova nei pressi di Piazza del Popolo. Si mangia molto bene anche se i prezzi sono piuttosto cari -.  Cinzia non poteva farmi nulla, tanto più smascherarsi davanti ai miei; si limitò a rispondere con un sorriso di circostanza ma appena tornammo in camera mi rinfacciò il piano architettato.

- Non è stato molto carino lo scherzo che ci avete fatto. - disse. Il sorriso era completamente scomparso dal suo viso, mostrando la sua vera maschera arrogante e arrabbiata.

- Io non sono stata carina? Tu mi sei passata di fianco e hai fatto finta di non vedermi! -

- Ma che dici? Con quel nuovo taglio non ti avrei mai riconosciuta. - disse squadrando i miei capelli.

- Cinzia, tu non mi prendi in giro! Mi hai vista benissimo, sono testimoni le mie amiche, ma hai preferito ignorarmi per non presentarmi al tuo principino inglese. Ammettilo -. Cinzia rimase in silenzio un istante e poi riprese.

- Ho dovuto farlo, lo avreste preso in giro. - rispose in modo infantile.

- Ma per favore! - esclamai scoppiandole a ridere in faccia - Ammettilo che non ce lo hai presentato perché ti vergognavi di me e delle mie amiche. Il tuo Principino Perfettino sarebbe scappato via a gambe levate se ci avesse viste. -

- Sei infantile, Sarah - mi rimproverò. Non sapeva più cosa dire perché avevo colto nel segno e stava cercando di cambiare argomento.

- Mai quanto te. - risposi di rimando. Cinzia fremeva di rabbia: cosa avrebbe detto adesso? In genere, quando si ritrovava con le spalle al muro non faceva altro che dire cattiverie su di me, sul mio modo di pensare e a volte sulla gente che mi stava vicino. E io li difendevo, prendendo in giro mia sorella. Era un circolo vizioso da cui non si usciva più, fintanto che i nostri genitori non intervenivano. Pensavo che anche questa volta avrebbe detto le solite cose e io avevo già pronte le risposte ma mi sorprese.

- Ti sei montata la testa più di prima. Chi ti credi d'essere? Solo perché hai una vita migliore della mia non ti devi permettere di prendermi in giro in questo modo! - Rimasi senza parole: cosa cavolo stava dicendo?

- Guarda che io non ho mai... -

- Oh si che lo hai fatto! Tu sei quella controcorrente con il gruppo rock che vuole diventare famosa. Sei quella emarginata da tutti eppure la più invidiata. Hai il ragazzo bello e dannato... - Un attimo: Stefano bello e dannato? Forse si riferiva a qualcun altro... - che ti molla e tu ne trovi subito un altro, serio e intelligente, - ecco, ora i conti tornavano - mentre io sono quella sfigata, quella che passa la sua vita a osservarla anziché viverla. E ora che le cose sono cambiate, che sto realizzando anche io il mio sogno, tu non puoi continuare ad oscurarmi rubandomi il sole! Stai fuori dalla mia vita, ok? - disse uscendo dalla camera.

Rimasi profondamente turbata da tutto quel discorso: era questo quello che lei pensava di me? Lei mi invidiava! E io che pensavo la stessa cosa di lei: credevo di essere quella sfigata, la pecora nera da evitare e Cinzia il modello da seguire. E invece, lei avrebbe voluto essere come me, avrebbe voluto la vita che stavo vivendo io.

- Sarah! Cinzia! Che ci fate ancora in camera? Il taxi ci sta aspettando giù! - Papà venne a chiamarci.

- Arriviamo. - risposi, asciugandomi le lacrime di delusione che mi erano spuntate agli angoli degli occhi.

***

Le ultime fonti davano per certo l'inizio di discussione della tesi per le ore quattordici; peccato che quello fosse un dato del tutto indicativo. Cominciai a fantasticare che l'ora riportata sull'invito non fosse così campata in aria come mamma pensava: per ben due ore girovagai all'interno dell'università cercando di tenermi lontana da Cinzia, prima che Michela entrasse in aula. Sentivo il suo odio a un metro di distanza: non immaginavo come potevamo dormire nella stessa camera la notte dopo.

Deviai i miei pensieri sulla festa d'istituto: Marika non mi aveva ancora detto nulla e la tensione andava a sommarsi al desiderio che tutto quel circo terminasse il prima possibile.

Le mie preghiere vennero ascoltate e finalmente toccò a Michela: fino a quando non si sedette davanti alla commissione, non la riconobbi. L'espressione fredda e altezzosa del suo viso di bambina si era trasferita sul volto della donna adulta e la massa di ricci biondo ramato aveva sostituito il caschetto nero. L'abito che indossava, un completo con gonna di qualche famoso stilista, risaltava le sue forme da modella facendola sembrare ancora più irraggiungibile e inumana. L'aula in cui avveniva la discussione aveva la struttura di un anfiteatro romano; io e la mia famiglia ci sedemmo nelle prime file e tutt'attorno a noi presero posto altri parenti, amici e conoscenti della laureanda.

Michela aveva appena cominciato a parlare quando il mio cellulare vibrò in modalità silenziosa. Guardai chi mi stava cercando e pregai non si trattasse di Marika: quello era l'unico momento in cui non avrei voluto ricevere la sua chiamata. E invece era proprio lei. Spensi la chiamata un paio di volte ma non smetteva: non capiva che ero in difficoltà?

- Vuoi spegnere quel coso? - mi sentii dire da tutte le parti. Già, bastava che spegnessi il cellulare e tutto si sarebbe risolto. Ma la mia curiosità non si spegneva con il tasto on/off.

- Devo uscire. - dissi sottovoce. Mamma mi fulminò ma non me ne importò. Sentii gli sguardi di tutti addosso, commissione e Michela compresi, e imbarazzata uscii dall'aula.

- Che c'è? - risposi seccata.

- Finalmente! - esclamò Marika, ingenua dei fatti – ma dove eri finita? -

- Ero dentro... non potevi scegliere un momento migliore con tutta la giornata a tua disposizione. - puntualizzai.

- Vuoi che richiami? -

- Non ci pensare nemmeno! Adesso mi dici tutto! - dissi alzando la voce senza accorgermene.

- Allora, Serena ha ottenuto l'ok per il nostro concerto. Ci esibiremo per un'ora e mezzo! -

- Evvai! - gridai cominciando a saltellare nell'atrio sotto gli occhi perplessi degli altri laureandi.

- Si, ma il bello deve ancora venire. Tutta la serata sarà organizzata solo per gli studenti e gli insegnanti ed eventualmente invitati extra per la storia delle coppie del Prom. -

- Vuoi dire che si farà davvero il ballo? - domandai alzando ancora la voce.

- Si, e sarà un vero ballo a cui gli studenti parteciperanno in coppia, con tanto di elezione di Miss e Mister o qualcosa del genere. -

- ODDIO, MA È STUPENDO! - mi ritrovai a gridare. Improvvisamente la porta dell'aula alle mie spalle si aprì e uno dei professori mi rimproverò.

- Signorina, la preghiamo di esternare le sue espressioni di felicità fuori da questo istituto. È in corso una discussione di tesi di laurea, non la proiezione di un film e lei sta intralciando la candidata e coloro che vogliono realmente assistere. -

- Mi scusi. - dissi abbassando la testa imbarazzata. Fui costretta a uscire dall'edificio per proseguire la telefonata.

- Non ci resta che fare un demo con la tracklist e poi inviarla a Serena. Aspettiamo te per questo. - aggiunse Marika.

- Intanto ci ragiono su. - promisi. Ecco come avrei passato il sabato sera: pensare alle canzoni per la festa d'istituto.

Salutai Marika e tornai dentro: ero stata fuori un bel po' e quando arrivai nell'atrio, vidi che il gruppo di Michela era uscito e la ragazza indossava già la corona dall'alloro.

- Dove sei stata? - domandò stizzita mia mamma quando le andai vicino.

- Era una telefonata importante. - risposi seccata.

- Le solite cretinate. - disse tornando ad applaudire la neolaureata. In quel momento, se Cinzia si fosse trovata al mio posto come tanto desiderava, avrebbe davvero capito che non doveva invidiarmi.

***

Passai il venerdì sera in camera a guardare la TV: i miei mi avevano spinta ad uscire in discoteca con Cinzia, Michela e gli altri ma io avevo preferito starmene per conto mio piuttosto che tra quei "manichini".

Telefonai a Stefano e mi feci raccontare come era andato il primo incontro: avevano vinto con un buon punteggio di stacco e tra due settimane avrebbero sfidato un'altra scuola. Potevo immaginare il sorriso di Stefano mentre mi raccontava dei tiri fatti, dei punti segnati, delle imprese eroiche che la sua squadra aveva compiuto, nonostante fossi ancora piuttosto scarsa in quello sport e alcuni termini o situazioni non le capivo. L'unica cosa che avevo ben compreso era stata la loro vittoria: era questo che importava, no?

Dietro il mio attento ascolto tentai di nascondere a Stefano che ero un po' giù ma le poche cose che dissi gli fecero capire tutto. In realtà, più che la situazione noiosa legata alla festa, era stato il litigio con Cinzia ad avermi infastidita ma mi feci coraggio, dicendo che presto sarebbe passato come tutte le altre volte. Stefano fu molto carino e mi tenne compagnia per un'oretta circa, facendomi ridere e allontanando la noia e la solitudine da quella camera d'albergo.

Mi addormentai tardi a causa del pensiero del ballo, del concerto e della festa la sera successiva e quando mi alzai, mi unii a mamma e papà per un giro in centro. Nel pomeriggio me ne tornai in camera mentre mamma e Cinzia vennero assorbite nel primo step del processo di preparazione alla festa chiamato "parrucchiera"; più tardi seguì il secondo, chiamato "estetista" e poi il terzo, il "make up". Quando mamma e Cinzia tornarono dal centro estetico profumate, truccate e acconciate, io uscivo dal bagno perfetta nel mio vestito in tartan, smoky eyes homemade e un velo di lucidalabbra. Mia madre non mi vide, solo Cinzia mi notò, arricciò il naso sorridendo e si chiuse in camera per vestirsi. Credevo mi affrontasse e invece si risparmiò la sua opinione.

Nessuno ci avrebbe scambiato per sorelle visto il look agli antipodi: Cinzia era il mio esatto opposto con il vestito lungo rosa antico e i capelli castani acconciati in boccoli che le scendevano sulle spalle.

Appena mamma e papà uscirono dalla camera rimasero senza fiato vedendoci. - Cinzia, sei bellissima tesoro! - esclamò mamma andando vicino a mia sorella e sistemandole il vestito. Si girò poi verso di me e squadrandomi dalla testa ai piedi mi rimproverò: – cos'è quella tenda che ti sei messa addosso? Non è quello che mi avevi fatto vedere! -

- È il vestito che ho scelto di indossare. - esclamai in tono deciso.

- Vatti subito a cambiare! -

- Non ci penso nemmeno! - risposi seccata – se non volete che passi la serata in camera, io rimango così! -

Mamma mi guardò con disappunto. - Va bene, ma non farti vedere da Michela. -

- Ci penso io, mamma – la rassicurò Cinzia – le spiegherò tutto e lei capirà. -

- Ma si, forse non è poi così un danno - disse osservando per l'ennesima volta il mio vestito.

- Avete intenzione di passare il resto della serata a chiacchierare? Ce ne sarà di tempo alla festa! - esclamò papà osservando nervosamente l'orologio. Gli fui grata di quell'intervento.

- Arriviamo! - disse mamma raggiungendolo.

- Non preoccuparti sorellina, ti coprirò io - aggiunse Cinzia ad alta voce.

La guardai con fare interrogativo: cosa voleva dire con quelle parole? Non me la sentivo di fidarmi di quella vipera, era come se stesse accumulando veleno per poi sputarmelo addosso tutto in una volta.

Pure mamma era sospetta: mi aveva detto di stare lontana da Michela. Forse la ragazza era arrabbiata con me perché avevo fatto casino durante la discussione? Le avrei chiesto scusa di persona se proprio dovevo, ma da qui a starle lontana...

Ci avrei pensato più tardi: adesso la festa ci aspettava. Pronti, partenza, via!

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L'atteggiamento di Cinzia e della mamma di Sarah può risultare sospetto.
~*~

Come dite? Neanche voi ve ne siete accorte? Eppure era scritto sull'invito...
~*~

Beh, non ci resta che immergerci nella festa e vedere cosa succederà!
~*~

Stay tuned!

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