15. Karma Police - parte 2
- Fanculo - gridai ad Alex. La rabbia e la delusione nei suoi confronti erano talmente grandi da impedirmi di pensare.
- Quanti amici coraggiosi, - intervenne il preside dall'angolo della sala. - Lo vedi? Non riesci nemmeno a farti ascoltare dai tuoi soldati. Hai sbagliato tutto, Lorenzi. -
Una nuova provocazione che colsi al balzo. Avanzai a passi lenti verso l'uomo che ora non sbiancava più alla mia vista e sembrava aver ritrovato la sua autorità perduta. Cico corse verso di me e mi fermò prendendomi per le spalle. - Prinz, non abbassarti a lui. -
Guardai il ragazzo con il viso da bambino che avevo sempre stimato e che in un momento come quello, non mi stava deludendo. - Possiamo ancora farcela. Cerchiamo una via di fuga, noi due. Io scapperò con te -. Rimasi sorpreso dalle sue parole: quel bambino era più uomo di tutti quei senza palle che erano in quella stanza con me.
- Come è romantica la scenetta. - commentò il preside.
- No, Arianna! - girammo lo sguardo di scatto verso quel grido. Vito non era riuscito a fermare Arianna, partita a razzo verso la porta. Nessuno fece niente mentre le sue mani si stavano allungando verso la maniglia rossa, un istante durato un secolo, e nella mia mente realizzavo poco a poco cosa stava davvero succedendo.
La porta si aprì di scatto, la polizia entrò armata e prese posizione. I ragazzi alzarono le braccia e io posai una mano sul capo di Cico. - È finita. - gli sussurrai, tra le intimidazioni degli omini blu a metterci a terra e il pianto di sfogo di Arianna, che proveniva dall'atrio.
Allontanai Cico da me e mi girai verso la porta, pronto ad accogliere l'ispettore Castelli che entrò per ultimo, guardandosi attorno sconvolto prima di posare lo sguardo serio e orgoglioso su di me.
- Alza le mani, Lorenzi. - mi intimò facendosi più vicino. Lo fissai muto con aria di sfida. - Ok, vediamo se cambi idea ora -. Estrasse la pistola da una fondina all'interno della giacca e me la puntò contro. Castelli voleva farmi paura? Non avrebbe sparato, non ce ne era motivo. Era solo un modo per tenermi a tiro e intimorirmi.
Per un attimo ripensai a quella notte di quasi cinque anni prima e mi immedesimai nei panni del collega di Massari, quando Riot gli aveva puntato la pistola in faccia. Feci un passo avanti verso l'arma, continuando a guardare dritto negli occhi di Castelli.
- Non ti avvicinare di più, è un consiglio - disse l'uomo in tono deciso. Nessuna titubanza nelle sue parole. Era una battaglia a chi ce l'aveva più lungo. Un altro passo. Un altro ancora e la pistola era all'altezza del mio cuore.
- Non può farlo! - gridò disperato Cico da dietro la mia spalla. Castelli spostò l'attenzione per un attimo e quella frazione di secondo mi salvò la vita. Disarmai l'ispettore impossessandomi dell'arma, come Nero mi aveva insegnato, e lo gettai a terra immobilizzandolo e puntando l'arma contro la sua testa. I poliziotti erano già pronti per tentare l'assalto.
- Fermi o sparo! - gridai.
La voce di Castelli replicò a fatica il fermo dei suoi uomini. Feci cenno a Cico di avvicinarsi e di prendere le manette dalla giacca dell'ispettore e gliele mise, tenendo le braccia dietro la schiena. - Ora, alzati - intimai. Lo strattonai in piedi e gli puntai la pistola alla gola, facendomi scudo con il suo corpo dai possibili colpi del fuoco nemico.
- Fateci uscire di qui e non gli succederà niente. - dissi. I poliziotti rimasero immobili, continuando a tenermi sotto tiro.
- Fate come dice. - esclamò Castelli. Avanzai qualche passo verso la porta per vedere la loro reazione ma non si mossero - spostatevi! - gridò Castelli innervosito. A quelle parole, gli omini blu abbassarono le armi e si fecero da parte.
- Ok, ora dai l'ordine che si allontanino da tutte le porte. - dissi. L'ispettore fece un cenno con la testa a uno dei poliziotti il quale trasmise l'ordine di liberare tutte le uscite con la ricetrasmittente.
Perfetto, ora si poteva andare. I ragazzi che un tempo erano il mio gruppo fecero qualche passo per seguirmi e appena me ne accorsi, mi fermai.
- Ehi, damerino me lo fai un favore? - domandai a Castelli - puoi dire ai tuoi uomini di far passare solo me e il ragazzino con i capelli corti - dissi facendo un cenno con la testa verso Cico - sai, gli altri non vedevano l'ora di essere catturati. -
L'ispettore riflettè un attimo sulla mia proposta. - Fate come ha detto il ragazzo. - impartì ai poliziotti.
- Grazie. - risposi con il sorriso sulle labbra, vedendo i visi di quei pagliacci passare dall'euforia alla delusione. - Era quello che volevate, no? - aggiunsi squadrando per l'ultima volta Alex, il viso impassibile che nascondeva la rabbia. Questa volta, ero stato io a fotterlo.
Usciti dall'aula con l'ostaggio, raggiungemmo l'altra parte di edificio in silenzio, fino a un'uscita secondaria completamente libera. Telefonai a Nero e dissi di passare sul retro.
- Cico, scappa anche tu. - dissi al ragazzo mettendogli una mano sulla spalla - grazie per quello che hai fatto per me. -
- Non posso venire con te? - domandò il ragazzo guardandomi con occhi tristi.
- Quando sarai più grande ma non ora. - risposi gettando un'occhiata a Castelli, in silenzio nel suo angolo, ancora una volta senza ribellarsi.
- Il gruppo non esiste più. Dove andrò? -. Cico era in preda alla disperazione.
- Devi trovare la tua strada. Hai solo quindici anni, non buttare via il tuo tempo. - risposi. Avevo già sentito quelle parole in mille salse e le avevo sempre considerate cazzate. Solo ora le capivo ma tornare indietro per me era troppo tardi. Cico invece poteva ancora salvarsi. Notai un sorriso agli angoli della bocca di Castelli.
- Vai a vedere quando arriva Nero. Devo prima chiarire due cose con il damerino -. Cico annuì e si allontanò dietro la siepe. Con la pistola ancora in mano mi avvicinai a Castelli.
- Sai, se non mi avessi ammanettato, ti avrei applaudito. Molto convincente e strappalacrime il monologo. -
- Perché lo hai fatto? - domandai. Castelli finse di non capire.
- Cosa? - chiese con una punta di arroganza.
- Non sei rincoglionito tutto ad un tratto per avermi permesso di disarmarti, minacciarti con una pistola e portarti fino a qui senza muovere un dito. -
Castelli tornò serio. - Posa la pistola per terra, per favore. -
- E chi mi dice che non ti liberi dalle manette come Houdini e ti riprendi la Beretta? -
- Il motivo per il quale ti ho fatto arrivare fino a qui. - rispose, facendo un cenno con la testa. Il mio orgoglio diceva di non mollare ma la mia coscienza mi suggeriva di fidarmi e così, poggiai la pistola a terra e lo fissai.
- Non hai mai voluto catturarmi, vero? -
- Non sei mai stato la mia preda, - rispose diretto - sapevo della tua innocenza nel caso Massari, sapevo che non eri stato tu ad attaccare quel tuo compagno di scuola. -
- E la denuncia? Non mi credeva così angelico se l'ha fatta scattare. -
Castelli scosse la testa accennando un sorriso. - Non c'è mai stata nessuna denuncia. -
Spalancai gli occhi incredulo. - Mi sta prendendo in giro? Quei ragazzi là dentro hanno ricevuto la stessa telefonata, ho assaltato la scuola per... -
- Infatti, il ragno è stato stanato dal buco. - si compiacque Castelli.
Gli scagliai un pugno in pieno viso con tutta la rabbia che avevo dentro, così forte da fargli volare via gli occhiali. L'ispettore cadde a terra e rimase per un istante sorpreso dalla mia reazione prima di tornare a fare ironia. - è da quando ci siamo conosciuti che lo volevi fare, vero? -. Sentii il battito del mio cuore accelerato ma la parte ancora razionale del mio cervello mi fermò. - Bene, ora che ti sei tolto la soddisfazione, mi dai una mano a rialzarmi? -
Castelli era completamente alla mia mercè, i miei piedi vicino al suo viso. Frantumai gli occhiali come fossero stati un mozzicone di sigaretta e lo fissai con disprezzo. Un solo calcio e lo avrei fatto fuori. - So a cosa stai pensando, ma se lo farai ti ridurrai come il nostro nemico comune, Riot. -
Quell'uomo sembrava leggermi nel pensiero. Scossi la testa e prendendolo per le braccia lo strattonai in piedi, sbattendolo violentemente contro il muro. Riuscii a strappargli solo un mugugno.
- E così ha fatto partire quella denuncia per avere la scusa di catturarmi? - domandai.
- Sapevo che in qualche modo ti saresti vendicato, una volta messo sotto pressione. Sei un ragazzino pieno di orgoglio, ne ho visti tanti come te, ma non mi aspettavo organizzassi una cosa così in grande. Mi hai davvero stupito. -
- Non ha risposto alla mia domanda. Perché mi ha fatto fuggire? Se non ero la sua preda, non aveva nemmeno ragione di fare tutta questa farsa. -
Castelli cambiò espressione e si fece serio. - Volevo farti scappare per un solo motivo: voglio che tu te ne vada da questa città. Voglio che tu non faccia più del male a Sarah. -
La sua rivelazione mi lasciò di sasso. Ancora il suo nome. Mi ci volle qualche istante per incassare il colpo.
- Lei non è suo padre. - dissi con disprezzo. L'ispettore rimase impassibile.
- È vero ma quella ragazza per me è importante e non voglio più che soffra per causa di un idiota come te. - Ero sul punto di prenderlo nuovamente a pugni. - Non so molto di Sarah ma quello che ho visto nei suoi occhi, il giorno dopo il tuo ricovero e un'ora fa, davanti alla porta di quell'aula, mi ha fatto capire che lei ti amava davvero e il perderti l'ha fatta morire dentro. -
- Non me ne frega più niente di lei, - esclamai carico di disprezzo - da molto tempo ormai. E sono cazzi suoi se non riesce a staccarsi dal passato. -
- L'unico qui che non riesce a dimenticare il passato sei proprio tu, Francesco. -
Cico apparve all'improvviso di corsa, annunciando l'arrivo di Nero. Guardai Castelli per un istante e risposi al ragazzo "arrivo".
Raccolsi la pistola da terra e la infilai nel retro dei jeans. - Questa la tengo io, se non le spiace. - Castelli mi osservò con fare severo ma sapevo che non gli importava niente dell'arma.
Abbracciai per l'ultima volta Cico e mi congedai da lui. - Grazie. -
- Vai Prinz, prima che questo dia l'allarme. È tutto tranquillo ancora ma ho paura che la polizia salti fuori da un momento all'altro. - disse Cico.
Gettai un'occhiata d'intesa a Castelli. - Non lo farà. - risposi. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché me ne andassi e non tornassi mai più e questa era l'occasione giusta.
Raggiunsi Nero e appena mi vide mi fece cenno di salire dietro.
- La mia moto? - domandai.
- Da un amico vicino al casello di Ferrara Nord. Passiamo da lui a recuperarla e poi partiamo dritti per Milano. -
- Gli altri non verranno, lo sai. -
- L'ho sempre saputo. È per questo che ho scelto te. - rispose.
Salii in moto e mi aggrappai a Nero, mentre l'asfalto cominciò a scorrere sempre più in fretta e il paesaggio cittadino mutava trasformandosi nella periferia.
Non sapevo se stessi scappando dalla scuola per non essere catturato, se stessi fuggendo da una vita che mi era diventata stretta oppure da me stesso. Sapevo solo che sarebbe stato un nuovo inizio e che a quella scelta, ero giunto con le mie stesse mani.
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Prinz ha fatto la sua scelta e se ne è andato.
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La trasformazione da Jesus of Suburbia in Saint Jimmy è iniziata (per chi non lo sapesse, è una citazione dell'album "American Idiot" dei Green Day... Senza contare che è anche la canzone che da il titolo al cap. 3 di Soundtrack:Love - un'ottima scusa per rileggerlo! - )
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Castelli ci ha messo lo zampino come sempre, da buon padre di famiglia, anche se nè Prinz nè Sarah sono figli suoi.
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Cico mi ha sempre fatto tenerezza e sono contenta che gli sia rimasto fedele fino alla fine.
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Una nuova vita incomincia per i nostri protagonisti... hanno imboccato due strade parallele. Chissà se si incroceranno nuovamente?
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Stay tuned!
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