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12. She Will Be Loved - parte 1

He was always there to help her, she always belonged to someone else
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A una settimana dal Contest, ciò che più mi preoccupava non era il compito di matematica bensì il risultato della nostra performance: non avendo trovato una camera libera a Roma in cui dormire, avevamo deciso di partire il sabato mattina stesso con il primo treno disponibile, sperando che non ci fossero ritardi o ci stancassimo troppo.

Il primo scoglio da superare rimaneva tuttavia il compito di Mariani: Stefano era tornato a darmi lezioni per prepararmi al meglio e, quando giovedì mattina il prof di matematica appoggiò sul mio banco il compito, le porte della mente si spalancarono e capii al volo quello che dovevo fare.

Mi isolai senza problemi in quel nuovo mondo che fino all'anno scorso mi era sconosciuto, fatto di numeri, formule e segni matematici; con il sorriso sulle labbra, risposi a tutti i quesiti e consegnai; al professore non sfuggì il mio buon umore e sapevo già che avrei avuto due punti in meno sul totale solo per quel gesto.

Tornata a casa trovai mia sorella al telefono, intenta a gironzolare per il salotto con fare allegro e spensierato; sentii che stava parlando in inglese e appena mi vide arrivare, tornò all'italiano e salutando riagganciò.

- Vado in camera, Cinzia. - dissi per farle capire che non mi interessavano i suoi discorsi.

Mia sorella mi raggiunse e riassunse sommariamente la telefonata, come se potesse importarmene qualcosa.

- Ero al telefono con Bryan, mi ha detto che devo tornare a Milano perché hanno fissato delle lezioni molto particolari la prossima settimana. -

Guardai Cinzia con fare di chi aveva capito tutto.

- Lezioni particolari? E proprio Bryan te lo dice? Dai, non fare la cretina, ho già capito. - risposi. Cinzia mi guardò con aria di complicità e abbassò la guardia.

- In parte è vero, in parte è inventato, - ammise - ma devo tornare su ugualmente perché a ottobre si ricomincia. A proposito, non devi partire anche tu tra poco? Potremmo andare via insieme. - suggerì con un sorriso.

- Se ti riferisci al Contest, c'è sabato prossimo e partiamo la mattina stessa. -

- Non era meglio se partivate il giorno prima e dormivate a Roma una notte? -

Sospirai abbattuta. - Purtroppo non siamo riuscite a trovare una camera libera a causa del Festival del cinema. -

Cinzia annuì con fare pensieroso e all'improvviso spalancò gli occhi, colta da un'idea. - Hai provato a chiedere a papà? Lui ha quel suo amico proprietario di un hotel in città, magari ti fanno un favore. -

Alzai le spalle. - Proviamo, non ho niente da perdere. -

Quella sera a cena Cinzia introdusse il discorso: informò mamma e papà della sua imprevista partenza, recitando la parte della disperata e afflitta figlia che si distaccava dalla famiglia e, per chiudere in bellezza domandò a papà con voce angelica se poteva trovare una camera a me e alle mie amiche a Roma, in vista del Contest.

Papà ci pensò su qualche secondo, masticando lentamente il pezzo di bistecca e quando deglutì, sospirò un debole "vediamo", mentre mamma alzò gli occhi al cielo, ripetendo tra sé e sé "che sciocchezze". Non diedi peso alla loro fredda reazione e dopo cena tornai in camera per terminare i compiti. Dopo mezz'ora papà bussò alla mia porta.

- Sarah, ti ho fermato tre camere nell'hotel del mio amico Enrico, il Colosseum. Va bene? -

Mi alzai dalla sedia e gli andai incontro per abbracciarlo. - Grazie papà! - risposi con un sorriso.

- Questa volta te lo lascio fare, ma non pensare che ci sia una seconda volta. Voglio che ti impegni di più negli studi, lo sai, per queste cose avrai tempo. - rispose avvicinandosi all'uscita. - Prendi esempio da tua sorella. - disse chiudendosi la porta alle spalle.

Mi resi conto che nulla era cambiato: il comportamento positivo di Cinzia nei miei confronti non aveva influenzato la stima e l'atteggiamento dei miei genitori verso di me. Se non fosse stata mia sorella ad avanzare quella richiesta, mio padre non avrebbe mai fatto quella telefonata. Dovevo prendere esempio da mia sorella, mi aveva detto: proprio lei, l'unica capace di sacrificare gli ultimi giorni di vacanza a casa per rientrare all'università, dove alcune importanti lezioni la aspettavano.

Ero questo che mio padre intendeva: dovevo forse cominciare a mentire pure io?

***

Telefonai a Irene la sera stessa e, con la scusa di informarla della prenotazione, mi tolsi di dosso la delusione e la tristezza che le parole di mio padre avevano fatto emergere.
La voce calma e posata di Irene mi aveva tranquillizzata e rassicurata, suggerendomi di non dare troppo peso e di pensare alla bella notizia: potevamo partire per Roma il venerdì pomeriggio uscite da scuola e sabato mattina avremmo varcato nuovamente la soglia di Cinecittà, più cariche e determinate della volta precedente.

Venerdì mattina raccontai a Sonia e Marika del cambiamento di programma e contattammo subito Luca perché cambiasse i biglietti del treno. Le ragazze erano felicissime della notizia e l'idea di trascorrere due notti in un hotel di lusso, le proiettava in un mondo fatto di sogni e stereotipi della vita Vip.

- Magari troviamo anche qualche attore famoso! - intervenne Marika con gli occhi che le brillavano di speranza e gioia.

- Magari notano me: sono più alta di te. - la prese in giro Sonia e la ragazza sbuffò.

Il cellulare di Sonia squillò: Luca era riuscito a cambiare i biglietti.

– Perfetto – esclamai. Altrettanto non lo si poteva dire del compito di matematica che Mariani ci consegnò di lì a quindici minuti.

- Minelli, - disse avvicinandosi al mio banco – questa volta mi ha stupito -. Il cuore iniziò a battere forte, illudendomi di aver centrato l'obiettivo. - Altre volte c'erano errori di calcolo e distrazione, ma questa volta... - deglutii – ... si è pure inventata le formule! -. Mi sentii umiliata e quando pose il compito sul mio banco e vidi l'enorme quattro, sentii la rabbia risalirmi nelle vene.

- Non è possibile. - esclamai senza enfasi.

- L'ho pensato anche io, quando l'ho corretto. - aggiunse Mariani.

- Ma come? - dissi in cerca di una risposta che sapevo non mi avrebbe mai dato.

- La spiegazione più logica è che ha una fervente immaginazione. Le consiglierei di abbandonare questa scuola e dedicarsi alla scrittura o all'arte. - rispose con fare irriverente. Avrei voluto strangolarlo con le mie mani, dirgli che non mi ero inventata nulla, che quelle erano formule che mi aveva spiegato Stefano e che ero sicurissima fossero giuste.

- Non mi sono inventata nulla! Sono tutte cose che esistono! - quasi gridai.

- Vuole una punizione disciplinare o abbassa subito quel tono con me? - mi rimproverò Mariani. Mi calmai. Ci mancava solo una punizione per chiudere quella giornataccia.

Non aprii più bocca per il resto della lezione e fui la prima ad uscire dalla classe quando suonò la campanella. Marika mi rincorse per mezzo cortile e mi ricordò di aspettare Sonia e Irene.

- Preferisco andare a casa. - dissi piuttosto scocciata.

- Dai, non dire così! Aspetta qui con me le altre e vediamo di aiutarti - suggerì Marika in tono calmo.

- E come? Rubate il registro e modificate il voto? - risposi sgarbata.

- Siamo nervosetti. - esclamò Sonia raggiungendoci. Le lanciai un'occhiataccia e Marika si premurò di spiegarle la situazione.

- Che bastardo. - disse Sonia sbuffando.

- Saresti nervosa anche tu, non pensi? - risposi incrociando le braccia e chiudendomi in silenzio in attesa di Irene. La mia amica arrivò dopo un po' e rimasi sorpresa di vederla in compagnia di Stefano. - Ritardo agli allenamenti. Si sa già qualcosa del compito? - domandò.

- Lascia perdere - esclamai.

- Quanto questa volta? - chiese Irene alterata, avendo già capito dal mio atteggiamento che qualche cosa non era andato per il verso giusto.

- Quattro. Ha detto che mi sono inventata un sacco di formule ma non è vero! Sono tutte cose che ho studiato con lui! - gridai indicando Stefano.

- Mi dispiace, - disse Irene incredula - eri così felice per la storia dell'hotel... -

- Io non so più cosa farci, davvero! - la interruppi. Mi salirono le lacrime agli occhi per la rabbia - se porto a casa questo voto, i miei non mi faranno più partecipare al Contest! -

- è per quello che ti ha detto ieri sera, vero? - intervenne Irene. Annuii.

- Chi? - domandò curioso Stefano aggrottando le sopracciglia.

- Mio padre. Mi ha detto di concentrarmi di più sullo studio o addio concorso. E soprattutto mi ha detto di prendere esempio da mia sorella, l'unica eroina di casa... come se io fossi sempre quella incapace di concludere ogni cosa! -

- Vieni con me. - esclamò improvvisamente Stefano prendendomi per mano.

- Cosa? - esclamai sorpresa.

- Andiamo da quel presuntuoso. Voglio parlarci io. - Lo guardai senza dire nulla, incredula per quella sua iniziativa. Anche le mie amiche rimasero sorprese.

- E cosa vuoi dirgli? - domandai incerta.

- Io so la matematica e lui no. - rispose.

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Bentornate!
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Wow, Stefano parte all'attacco! Non lo facevo così coraggioso... Ci tiene parecchio a Sarah, in fondo. E Sarah merita di essere amata da una persona così, che non la prenda in giro.
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Capito, Prinz (ovunque tu sia?)
~*~

Voleranno scintille? Pugni? Minacce?
~*~

E che mi dite del comportamento di Cinzia?
~*~

Stay tuned!

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