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7. One Step Closer (parte 3)


Venerdì sera al Fusion. Avevamo appena terminato l'esibizione ed eravamo andate al bar per prendere qualcosa da bere. Mentre ero sul palco mi era sembrato di aver visto Stefano seduto nelle prime file; ne ebbi la conferma da Irene mentre ci stavamo riposando - Ho visto Stefano. Ho la sensazione che sia qui per te -

Guardai la mia amica con fare interrogativo. - Ire, che succede? -

- Mi sa che lo scopri tra poco. Ma non è difficile intuirlo -

- Salve! -. Mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con Stefano. Lo osservai attentamente e notai che per l'occasione era tutto in tiro: camicia e maglione Ralph Lauren, capelli tirati su con il gel e le Prada bianche che indossava anche qualche giorno prima. Feci due più due: che volesse chiedermi di uscire?

- Ciao! Non sapevo che frequentassi il locale - esclamai sorpresa.

- Ci sono già venuto altre volte con i miei amici e vi avevo già viste suonare. Siete state davvero brave questa sera! - disse per rompere il ghiaccio.

- Ah, davvero? Grazie! - risposi senza cadere troppo nell'entusiasmo.

- Noi andiamo a dare una mano a Luca. Ti dispiace? - intervenne Marika. Cavolo, mi stavano piantando lì da sola con quello!

- Vengo a darvi una mano - proposi.

- Ce la facciamo da sole! Torniamo in un attimo - esclamò Sonia. Lanciai un'occhiata a Irene e lei alzò le spalle in segna di resa.

Appena le mie amiche se ne andarono, io e Stefano cominciammo a sorseggiare i nostri drink, guardandoci attorno imbarazzati. Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di trovarsi di fronte alla persona che vorresti evitare ma che non puoi, e ti sforzi di intrattenere una conversazione, laddove è inesistente un argomento di cui discutere. Beh, qui non era proprio così: lui era imbarazzato per quello che doveva chiedermi e io, perché sapevo cosa doveva domandarmi.

"Cavolo, chiedimi di uscire e io ti dirò di no, così la facciamo subito finita!" pensai, ticchettando nervosamente le dita sul tavolo.

- Irene mi ha informato che tu hai i miei libri - disse interrompendo il silenzio.

"Deo gratias, ha parlato!"

- Si, mi servono per studiare -

- Irene mi ha detto anche del compito - mi interruppe, sovrastando la mia frase con la sua.

- Esatto - risposi annuendo. Girai la testa attorno ma delle altre ancora nulla. Me le immaginavo nascoste da qualche parte, intente a guardarci e a ridacchiare.

- Sarah, vorrei chiederti una cosa -. Ci siamo. Ecco la domanda fatidica. - Ti andrebbe di uscire con me? -

Mi dispiaceva scaraventargli un secco "no" in faccia e avevo pensato a diverse cose, ma in quel momento non ricordavo più nulla. Non mi rimaneva che improvvisare, cercando di essere gentile. - Voglio essere sincera con te. Adesso non me la sento. Sai, ho tante cose per la testa -

- Oh, capisco. Il compito ti porta via parecchio, vero? -

- Già - risposi accennando un sorriso.

- Scusa se sono andato di corsa ma la frase della tua amica mi ha sorpreso e pensavo che ti avesse fatto piacere a.... -

- Scusa ma a quale frase ti riferisci? -

- Quando la tua amica bionda ha detto che eri venuta a scuola per conoscermi - rispose tranquillamente Stefano. Ora tutto il quadro era chiaro. Era facile intuire perché avevo fatto colpo: Stefano aveva davvero frainteso la frase di Marika e pensava che volessi davvero conoscerlo. Come facevo a spiegargli che le mie intenzioni erano un po' differenti?

- Si, beh, volevo vedere chi era il proprietario di quei libri, tanto per ringraziarlo, casomai il compito vada bene - risposi incrociando le dita. "Una scusa migliore non potevo trovarla" pensai. Ero scettica che avesse creduto a quella bugia.

- Sono sicuro che ce la farai - disse mostrando un sorriso.

- Grazie - esclamai, portando la testa di lato. Cavolo, il ragazzo c'era cascato!

Guardai l'orologio nervosa: che fine avevano fatto quelle cretine?

- È tardi - esordii - ti spiace se vado a cercare le mie amiche? -

- Stanno giusto arrivando - rispose Stefano, fissando un punto al di sopra la mia spalla. Irene e le altre vennero finalmente a prelevarmi; salutammo Stefano e ce ne andammo a casa.

Un po' mi dispiaceva avergli detto di no: era stato davvero carino a dirmi quelle cose. Parole di circostanza, era ovvio. Parole che si dicono a chi non conosci per augurargli la buona sorte. Parole che non avevano un doppio significato. Parole, in certo senso, inutili.

Mi sarei resa conto solo più tardi che le parole di Prinz, fredde, cattive e forti, sarebbero state più utili di quelle dolci e retoriche di Stefano.


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Stefano non si arrende proprio! Quel ragazzo ci prova spudoratamente con la nostra Sarah... ma la sua mente sembra essere già su un altro pianeta 😏
~*~

Il compito di matematica è ormai alle porte. Pronti per sapere il risultato?
~*~
Lo scopriamo nel prossimo capitolo!

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