6. Faint (parte 3)
Quel pomeriggio alle prove le mie amiche cercarono in tutti i modi di rassicurami per il cattivo esito dell'interrogazione: mentre stavamo preparando gli strumenti, fui sommersa da una serie di frasi mielose piene di compassione che, anziché incoraggiarmi, mi fecero sentire una perfetta cretina. Possibile che l'unica a non curarsene affatto fossi io? Se il pomeriggio fosse andato avanti così, sarei presto affogata in quel fiume di melassa e lacrime. - Sentite, apprezzo che per rispetto non vogliate nemmeno sorridere ma non pensate di esagerare? È solo un'interrogazione e non il compito, per quello c'è tempo -
Il garage di Sonia era insolitamente caldo quel pomeriggio, grazie alla stufetta che suo padre aveva aggiustato e sistemato, al fine di rendere più confortevoli le prove. Decisi così di togliermi il cardigan, mettendo in mostra la nuova maglia che avevo acquistato qualche settimana prima.
- Sarah, siamo preoccupate per te ma anche per il gruppo. Un'altra prova così e nessuno partirà per il Contest - Sonia era stata diretta come al solito - A proposito, bella maglia! -
- Dai, non metterle questa tensione addosso. Manca ancora un mese al compito e sono sicura che ce la farà - intervenne Irene mentre sistemava la chitarra.
- Io non le sto mettendo nessuna tensione addosso, questa è la realtà! - replicò Sonia collegando il basso al trasformatore.
- Beh, io la conosco meglio di te e so che può benissimo farcela! - Irene lanciò un'occhiataccia alla bassista.
- Ehi, io sono qui! - esclamai irritata alzando la mano per farmi notare - il compito è tra un mese. Ce la metterò tutta ma ora cambiamo discorso! -
- Giusto! Pensiamo ad altro - intervenne Marika avvicinandosi a me – per esempio, tra poco sarà Natale! -
- Per l'esattezza mancano due settimane - puntualizzò Sonia.
- E allora? In piazza ci sono già le bancarelle! Dobbiamo andare a vederle - rispose euforica Marika - è tradizione! -. Le parole della mia amica mi fecero ritrovare l'allegria. Presto ci sarebbero state le vacanze di Natale: i regali, la neve, le feste... e non avrei rivisto Mariani fino all'anno successivo!
- Mercoledì pomeriggio si va in giro, vi va? - propose Marika. Era lei l'organizzatrice ufficiale degli eventi del gruppo: ogni volta che si pianificava un'uscita, una cena o altro, era lei che se ne faceva carico.
- Io non posso. Ho già promesso ad altre mie amiche che mi sarei vista con loro - disse Sonia.
- Io ho il rientro fino a tardi - aggiunse scocciata Irene.
- Allora andiamo noi due - esclamò Marika girandosi a guardarmi.
- Rimandiamo. Se non ci siamo tutte, non è divertente - proposi.
- Ci torneremo anche con loro. Dai, andiamo! -. Gli occhi da cerbiatto di Marika apparivano in quell'istante di un verde più brillante del solito per la felicità. Come dirle di no?
- Ok! - risposi accontentandola.
- Allora deciso! Ci troviamo verso le tre alla prima fermata del bus in viale Cavour, prendiamo l'autobus e andiamo in centro! -
Si sarebbe trattato in realtà di un pomeriggio di evasione, mascherato dalla storia delle bancarelle: Marika lo aveva fatto per tirarmi su di morale, preoccupata che il voto negativo di Mariani potesse buttarmi giù. Me lo aveva rivelato quello stesso mercoledì durante una merenda veloce in un bar della zona universitaria. Non potei che ringraziarla per quel pensiero.
Con lo stomaco pieno e il portafoglio in borsa, io e Marika iniziammo il nostro giro di perlustrazione. Puntammo subito al centro città dove c'era un maggior numero di negozi interessanti: le vetrine erano già addobbate per le festività e vedemmo alcune cose molto interessanti, ideali non solo per le nostre amiche ma anche per noi.
I mercatini di Natale nella piazza del Duomo erano la sosta principale: l'odore dei dolci e del cioccolato erano un richiamo inebriante per due golose come noi. Passammo in rassegna ogni bancarella, in particolare quelle della bigiotteria, che esponeva gioielli e accessori di ogni tipo, e quelle delle candele e altri regali tipicamente natalizi. Facemmo anche un giro in libreria proprio davanti ai mercatini, dove acquistai un libro che mi aveva segnalato Irene e mentre uscivamo mi venne un'idea.
- Ehi, perché non andiamo in quel nuovo negozio che hanno aperto di fianco a Mythos? - esclamai ricordandomi improvvisamente del volantino pubblicitario che avevo trovato nella buchetta della posta qualche giorno prima.
- Intendi Lady Beattle? - domandò curiosa. Annuii. - Andiamo! - esclamò entusiasta Marika - Arianna me ne ha parlato e ha detto che è davvero interessante! -
Il negozio si trovava in fondo a una delle vie commerciali più antiche, San Romano, confinante con piazza Travaglio, area dedita al parcheggio delle auto tutti i giorni tranne il lunedì e il venerdì: in queste giornate infatti la piazza si riempiva di bancarelle per il consueto mercato settimanale.
Quando arrivammo ci attaccammo alla vetrina: il negozio era una specie di cartoleria che vendeva anche gadget unici; in vetrina, tra oggetti particolari e agende, facevano sfoggio alcuni articoli Disney che non avevamo mai visto.
- Guarda! Quei guanti piaceranno sicuramente a Irene - disse Marika indicando l'articolo al di là della vetrina.
- Sì, potrebbero piacerle. È uno di quei pochi gadget di Winnie Pooh che ancora non ha - risposi. Spostai poi lo sguardo su un'altra parte della vetrina. - Cavolo, quella borsa è stupenda! Peccato che non potrò permettermela nemmeno con i saldi - aggiunsi amareggiata.
- Perché? - domandò Marika in tono ingenuo.
- I miei mi hanno tagliato i viveri. La storia dell'interrogazione non è stata ben digerita -. In realtà ai miei avevo raccontato che l'interrogazione era stata a sorpresa e che quindi non ero sufficientemente pronta. Mamma storse un po' il naso e puntualizzò con la frase "Per caso non erano settimane che ti stavi preparando?" a cui io non potei aggiungere altro. Venni risparmiata dai commenti aspri di Cinzia solo grazie al fatto che era ancora a Milano.
- Ma tu ti impegni, non è giusto! -
- Questo lo vedrebbero se mi chiamassi Cinzia - puntualizzai.
Marika spostò la testa di lato - Che antipatica è anche tua sorella! Mai una volta che ti difenda... Luca invece è così carino! È intervenuto anche contro Pringles. Come invidio Sonia - commentò con un sospiro. In effetti, era stato anche per merito suo che quella brutta storia aveva avuto un epilogo.
- Non farmi pensare. Sono contenta che sia finita. E ho vinto io -. Sospirai ripensando ai fatti delle ultime settimane. E all'incognita di Pringles. - Secondo te, perché me l'ha restituita? - domandai cercando l'opinione della mia amica.
- Non so, forse voleva finire lì quella storia per evitare altre docce.- Il tono ironico e leggero di Marika mi fece sorridere.
- L'ho pensato anche io. Ma se mi odia, perché non continuare con quel piano? -
- Sarah, lui non ha mai detto di odiarti - puntualizzò Marika.
- Ah, vero. Io sono il fantasma di turno - affermai con una punta di delusione, Marika aggrottò la fronte. - Non fraintendermi: quel ragazzo non mi interessa affatto - mi affrettai a dire - Mi dà solo fastidio che qualcuno mi ignori completamente. -
- Sai, non penso che ti ignori o non si sarebbe nemmeno degnato di fare quello scherzo alla tua chitarra o di prenderti in giro.- Guardai Marika perplessa. La mia amica tornò a fissare la vetrina per qualche istante e poi riprese a parlare. - L'indifferenza è peggio: è quando nessuno ti nota, nessuno ti parla, nessuno ti ascolta. Nessuno si accorge che esisti - sussurrò, lo sguardo cupo e triste fisso davanti a sè - Non so se ti odia davvero oppure gli sei solo antipatica ma il semplice fatto che ti risponda significa che non sei invisibile. Insomma, lui avverte qualcosa per te anche se è estremamente negativo come l'odio. -
Dovevo crederle. Lei sapeva meglio di me cosa significasse essere un fantasma: l'aveva vissuto sulla propria pelle prima che ci conoscessimo e se quel giorno non le avessi rivolto la parola, ora non sarebbe lì a parlarne con me. Le Black Cat furono la sua ancora di salvezza e di questo andavo fiera.
- Hai ragione - risposi.
- Anche le altre sono d'accordo con me. Quindi togliti questo pensiero dalla testa! E poi ricordati che hai noi, qualsiasi cosa quell'idiota pensi di te! - Le parole incoraggianti di Marika mi fecero sorridere: erano le stesse che mi ripeteva Irene quando mi vedeva giù, sin da quando eravamo bambine.
- Già, ho la fortuna di avere voi. Rimango però curiosa e avrei voluto una risposta a quella domanda. Vorrà dire che dovrò inventarmi qualcosa per farmi dire che mi odia! - esclamai sorridendo a metà. Ero l'unica ragazza al mondo che voleva sentirsi dire qualcosa del genere da un altro essere umano.
- Oddio Sarah! Dovrei essere abituata ormai alle tue stranezze ma riesci ugualmente a stupirmi - esclamò la mia amica guardandomi sorpresa.
- Non è una stranezza - puntualizzai - sai che sono una persona curiosa! -
- E pure impicciona - esclamò una voce sconosciuta alle mie spalle.
Mi girai e guardai davanti a me: un gruppo di ragazzi si stagliava di fronte a noi bloccandoci il passaggio. Eravamo così prese dalle nostre chiacchiere da non esserci accorte prima della loro presenza. Riconobbi un ragazzo con i capelli corti neri che avevo già visto in compagnia di Pringles, l'ultima volta che era al Fusion. Mi era rimasto impresso il suo volto privo di ogni espressione e il piercing ad anello al labbro inferiore.
- Ci lasci passare? - domandai scocciata.
- E perché dovrei? - rispose il ragazzo con voce strascicata e bassa.
Inaspettatamente i ragazzi si fecero più stretti attorno a noi e un ghigno poco rassicurante si disegnò sui loro volti, tranne che su quello del ragazzo che parlò per primo, rimasto impassibile.
- Perché tu non sei il capo della comitiva di gorilla - esclamai indicando il gruppo che ci stava attorno - So che è Pringles -
- Diciamo che oggi il capo sono io e gli stiamo facendo un favore -. Diedi un'occhiata a quei ragazzi e notai solo allora che non erano gli stessi che accompagnavano Pringles: tra di loro non riconobbi né Alex, né Bite o Cico. E almeno due di loro non sembravano italiani dall'aspetto.
Perché quel cretino aveva mandato questa faccia da fico d'india con tanto di gruppo sconosciuto al seguito? Non voleva sporcarsi le mani con me perché aveva cose più importanti a cui badare?
- Cos'è, Pringles ha fatto fuoco perché aveva paura di un'altra doccia? - risposi ironica per tenergli testa. Pensavo che il ragazzo facesse un sorriso di scherno allo stesso modo di Pringles ma mi sbagliai: dalla smorfia di disgusto che assunse, capii che era meno comodo dell'altro.
- Aveva ragione Prinz a dire che te la tiri - aggiunse tornando a fissarmi con quel suo sguardo glaciale - ma ti si può addomesticare -
Era chiaro che non erano lì per chiacchierare dei regali di Natale, tanto meno per fare shopping: le loro prede eravamo noi. Quei ragazzi stavano agendo per conto di Pringles e non ci avrebbero lasciate passare finché non avessero portato a termine il loro compito. Il motivo? Ancora la vendetta: era l'unica parola che mi lampeggiava in testa. Credevo che i giochi fossero finiti ma a quanto pare mi ero sbagliata: avrebbe deciso Pringles quando finirla. L'agenda restituita non significava proprio un bel niente per lui.
Mi guardai attorno in cerca di una soluzione per uscire da quell'accerchiamento ma era chiaro che la situazione non prometteva nulla di buono; erano solo in cinque ma contro due ragazze come noi, sembravano in dieci.
Come fuggire? Di certo correndo via. Come rompere il muro? Sfondandolo. Ma erano troppo forti per noi e ci avrebbero subito immobilizzate. Serviva un diversivo e l'unica cosa che avevo in mano era il libro di seicento pagine appena comprato. Un bel mattone.
- Allora, da dove iniziamo? - esclamò uno.
- Facciamo la conta, capo? - domandò un altro. I ragazzi cominciarono a parlottare; approfittai di quel momento per comunicare con la mia amica.
- Marika - sussurrai cercando di non farmi sentire dagli altri - prendimi per mano. Al mio tre corriamo via davanti a noi, ok? -. Marika mosse appena la testa guardandomi: capii che aveva sentito.
- Uno.... - sussurrai guardandomi attorno - ... due.... - alzai la sportina con dentro il libro - ...tre! - gridai gettandola in faccia a quello che mi stava davanti e che bloccava parzialmente il passaggio. Distratto dall'inconveniente il ragazzo si spostò ma un altro si fece avanti. Veloce, presi la borsa per la tracolla e gliela scagliai contro mirando alla testa; il ragazzo colpito indietreggiò quel tanto che bastava per farci un piccolo spazio e permetterci di correre via.
- Inseguitele! - urlò il capobanda.
°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Sarah si è di nuovo cacciata nei guai, trascinando con sè la sua amica...
~*~
Vi aspetto nel prossimo capitolo.
Stay Tuned!
~*~
Ps: grazie per essere arrivati fino a qui, intanto! (Non lo avevo ancora detto 😜)
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