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6. Faint (parte 1)

Time won't heal this damage anymore

❤️

Avevo rivisto Pringles a scuola insieme agli altri scimmioni. Erano passati pochi giorni da quando mi aveva restituito l'agenda e io non mi ero più avvicinata a lui, anche se avrei voluto soffocarlo di domande. Volevo sapere perché aveva continuato a negare davanti alle mie accuse: aveva paura di me? Non credo proprio. Se mi avesse detto chiaro e tondo che era stato lui a tranciare le corde della chitarra, non avrei fatto più casino di quello che avevo già mosso.

E poi, perché mi aveva ridato la Moleskina? Forse aveva deciso di chiuderla lì. Cosa gli costava dirmelo in faccia? Insomma, un po' di chiarezza! Non chiedevo molto! Make up your mind, come gridava la canzone che stavo ascoltando con l'Ipod quel martedì mattina mentre andavo a scuola.

Arrivata nel cortile principale, parcheggiai la bici, mi tolsi la chitarra da tracolla e la sostituii con la borsa tracolla che usavo per i libri. Tutto sotto gli occhi indifferenti di Pringles. Eccolo là il protagonista della canzone che stavo canticchiando, nell'angolo opposto del cortile a cazzeggiare con i suoi amichetti. Gli lanciai un'occhiata di sbieco mentre spensi l'Ipod ed entrai in scuola. Non me ne fregava un bel niente di quell'idiota. Non avevamo più nessun conto aperto: io stavo da quella parte del cortile e lui dall'altra. Fine.

La campanella suonò una prima volta per spronare gli studenti a entrare. Stava per cominciare un altro giorno di sorrisetti falsi, di commenti sottovoce per ogni cosa detta, di compiti, di lezioni soporifere e altre divertenti. Insomma, questa era la mia scuola. Peccato che non le avessero ancora dedicato una canzone. Avrei potuto farlo io con le Black Cat, no?

Sbirciai dalle vetrate prima di scomparire su per le scale e vidi che Mr. Bulletto dell'Anno era ancora là fuori. Cosa stava combinando?

- Cosa stai facendo? Non hai sentito la campana? - mi rimproverò la bidella di turno. Roteai gli occhi al cielo e mi incamminai verso la classe.

Pringles o non Pringles, il tempo passava e la scuola diventava sempre più dura: finito il periodo di compiti in classe e interrogazioni in vista delle pagelline, ora ci aspettava un dicembre di lezioni e relative verifiche in occasione della pagella di fine gennaio. Cavolo, se le inventavano tutte per farci studiare come dannati.

Tuttavia, l'evento da me più atteso era il compito di matematica. Come non dimenticarlo? L'appuntamento era fissato per il martedì successivo ma proprio quella mattina avvenne il miracolo: i miei compagni fecero richiesta al professore Mariani di postporre il compito a dopo le vacanze di Natale affinché si avesse più tempo per studiare. Infatti, a causa delle prove e interrogazioni che avevamo avuto, molti erano stati costretti ad abbandonare matematica. Con mia grande sorpresa l'insegnante accettò la proposta con un "Sì, va bene" condita dall'immancabile frecciatina "In un mese non si impara di certo ciò che non si è appreso in un anno".

Fui felice dello slittamento del compito e tirai un sospiro di sollievo perché avrei avuto la possibilità di studiare con calma, abbandonando così la corsa frenetica in cui mi ero avviata: durante le vacanze avrei avuto l'occasione per studiare di più avendo più tempo libero a disposizione.

Dopo un breve scambio di sorrisi e battute, Mariani ruppe immediatamente l'atmosfera di allegria e sicurezza che era venuta a crearsi. - Bene, avete deciso di rimandare il compito - sottolineò ghiacciandoci uno a uno con il suo sguardo severo - ma necessito ugualmente di voti. In mancanza del compito procederò con un giro di interrogazioni che riguarderanno tutto il programma -. Un coro di "no" accolse la notizia.

- Oh cavolo, siamo messi come prima - dissi sottovoce a Marika.

- Le interrogazioni partiranno dalla prima lezione disponibile della prossima settimana, vale a dire da lunedì - disse sfogliando il registro e segnandovi sopra qualcosa.

- Era meglio tenere il compito - esclamò delusa la mia amica.

- Già, tra lunedì e martedì non ci sarebbe stata tanta differenza - commentai.

- Beh, per chi andrà lunedì non c'è nessun vantaggio - sottolineò Marika.

- Nemmeno per chi andrà negli altri giorni - puntualizzai.

- Minelli, la vedo particolarmente loquace questa mattina -. Ecco, mi aveva beccata. Alzai lo sguardo verso il prof.

- Avevo chiesto alla mia amica un fazzoletto -

- ...e si è guadagnata il posto di lunedì per l'interrogazione - intervenne Mariani soddisfatto.

- Cosa?!? - esclamai perplessa. La prima persona a essere interrogata sarei stata io: strano, non l'avrei mai detto. Ancora una volta avevo offerto a Mariani un ottimo motivo per incastrarmi.

Tornata a casa mi sarei messa subito al lavoro ma non ero eccessivamente preoccupata, poiché gran parte del programma l'avevo già studiato e l'interrogazione sarebbe stato un ottimo banco di prova. In quei cinque giorni di tempo che mi rimanevano non avrei nemmeno rinunciato alle prove e all'esibizione di venerdì sera: non volevo fasciarmi la testa prima di romperla, come avevo già fatto inutilmente altre volte.

Lunedì sarei scesa in campo a testa alta, dimostrando a Mariani che non ero così sprovveduta come pensava.


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Ciao!
Una nuova sfida si sta palesando all'orizzonte per la nostra Sarah.
~*~
Cosa succederà
~*~
Una curiosità: vi siete chiesti come mai una canzone cosi aggressiva può centrare con questo capitolo?
~*~
Lo scoprirete presto.

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