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27. My Happy Ending (parte 2)

L'odore intrigante del dopobarba di Castelli era più forte nell'abitacolo, mescolato a un leggero sentore di fumo. Allacciammo le cinture e partimmo a tutta velocità.

- Sai dirmi che posti frequenta? Possiamo controllare subito lì -

Gli elencai i luoghi in cui lo avevo visto girare con il gruppo e ci immettemmo nel traffico cittadino della tangenziale, diretti verso la prima meta: la Rivana. Estrassi il cellulare dalla borsa e telefonai alle mie amiche, rassicurandole che tutto andava bene nonostante mi avessero vista andar via in tutta fretta. Il tono di Irene era scettico ma non insistette troppo per evitare di allarmare le altre.

- Tutto ok? - domandò l'ispettore vedendo i lineamenti tesi sul mio volto dopo aver riattaccato.

- Sì, sì - lo rassicurai - ho solo telefonato alle mie amiche per calmarle o chissà cosa avrebbero pensato vedendomi allontanare con lei -

Castelli sorrise appena e continuò a guidare concentrato.

- Non accende i lampeggianti? - domandai curiosa.

- Questa è la mia macchina privata e non ne è dotata. Non potevo usare quella di servizio o avrei destato sospetti. Ricordati che quello che ti ho detto è una confidenza -

Non risposi ma annuii tacitamente. Mi girai verso l'ispettore e cominciai a fissarlo mentre il mio cervello stava macchinando strane teorie. Quell'uomo così affascinante e potente stava infrangendo più di un voto e tutto questo perché ero la figlia di un vecchio amore dell'università. Fino a che punto potevo davvero fidarmi di lui? Fino a che punto la cosa sarebbe andata avanti? Mi dissi che stavo facendo assurde macchinazioni perché non avevo altro da fare ed ero tesa: mi capitava spesso di pensare strane cose quando mi trovavo sotto pressione come in quel momento.

Castelli si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise. Distolsi subito lo sguardo imbarazzata e mi dedicai al paesaggio fuori dal finestrino, che scorreva a una velocità superiore ai limiti indicati dai cartelli stradali.

- Non va troppo forte? - domandai per spezzare l'imbarazzo.

- Hai paura? - mi domandò.

- No, è che, insomma, rischia una multa -

L'uomo abbozzò una risata.

- Hai presente chi sono, vero? -

Stupida. Per lui tutti i semafori erano verdi e non esistevano limiti di velocità.

Il mio sguardo fu catturato da un adesivo sul cruscotto: era lo stemma della squadra di basket della città. Mi venne un groppo alla gola e tornai con la testa a Prinz. Veniva lui prima di tutto. Non sapevo ancora come impostare il discorso ma tanto valeva essere diretti e non fare giri di parole. Sapevo che si sarebbe incazzato ma non potevo fare altrimenti: ci andava di mezzo la sua vita e la nostra storia. Il mio cervello cominciò a vagare.

- Forse non è vero che dovrà fare da corriere... -

- E perché mai quel Riot che mi hai nominato si dovrebbe esporre e dire una cosa del genere? Temo che la notizia sia vera - rispose Castelli serio.

In effetti, almeno sulla sua partenza, Prinz non mi aveva mentito.

- Non riesco a crederci - aggiunsi scuotendo la testa e appoggiando una mano alla fronte.

- Più che riuscire è volere. Ho voluto avvisarti proprio per questo motivo: temevo lo venissi a sapere troppo tardi e potesse farti male -

Gettai un'occhiata all'ispettore, in cerca del suo sguardo che arrivò a consolarmi, a riempirmi.

- Non sapevo nulla. E se lo avessi saputo avrei cercato di fargli cambiare idea, proprio come voglio fare ora -

- Sei proprio uguale a Claudia - disse sorridendo Castelli e spinse l'acceleratore inchiodandomi al sedile.

Passammo per la Rivana ma non c'era nessuno. Dissi a Castelli di fare il giro del quartiere di San Giorgio: Prinz abitava lì e magari avremmo avuto più possibilità di trovarlo. Arrivati davanti alla concessionaria, svoltammo in prossimità della chiesa e proseguimmo in direzione del centro città.

- Eccolo! - gridai indicando fuori dal finestrino un gruppetto di ragazzi in un parchetto seminascosto dalle querce. Castelli rallentò bruscamente e si fermò qualche metro avanti. - Mi lasci qui - esclamai.

- Vuoi che scenda anche io? - domandò preoccupato.

Scossi la testa. - Da qui faccio da sola. Non si preoccupi -

I lineamenti di Castelli si fecero tesi.

- Se vuoi posso aspettare -

- E poi? Le ho detto di non preoccuparsi. Ci penso io -. Aprii la portiera dell'auto e scesi. - Grazie di tutto - dissi chiudendo la portiera mentre l'ispettore mi salutò con la mano e ripartì.

Non avevo tempo per pensare a Castelli; mi avviai a passo veloce verso Prinz e in pochi secondi li raggiunsi. Stavano uscendo dal parchetto per dirigersi chissà dove.

- Prinz, fermati! - gridai.

I ragazzi si girarono al nome del loro capo e mi guardarono sorpresi. Nessuno di loro si aspettava che io fossi lì. Feci qualche passo avanti fino a che non mi ritrovai quasi davanti a lui.

- Devo parlarti, è urgente - esclamai.

Lo sguardo di Prinz si incupì ma tenne un certo distacco. Non dovevo dimenticare che non era solo.

- Cosa ci fai qui? Sono con i miei amici. Te lo avevo detto - esclamò un po' irritato.

Vidi Alex lanciare uno sguardo a Bite ma non vi badai troppo.

- Lo so ma sono qui perché... - mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nervosa - se sono qui è perché è successa una cosa seria -

- Non ho tempo adesso di starti dietro -

- Non riguarda me - gridai - questa volta ci sei di mezzo tu -

Prinz alzò un sopracciglio perplesso.

- Sarah, ora non ho tempo di... -

- Ascoltami! - gridai.

Bite e Cico si fecero avanti.

- Se ti rompe le palle possiamo allontanarla - sbottò il più giovane.

Prinz fece cenno di stare in silenzio.

- Che vuoi? - domandò scocciato.

- Ti hanno tradito. La polizia sa tutto e sono pronta a scommettere che è stato Riot! - gridai sommergendolo di parole.

Prinz aggrottò la fronte nello sforzo di capire.

- Ma che cazzo stai dicendo? - esclamò irritato.

- Castelli mi ha detto... -

- Sei andata ancora da quel bastardo? -

- Non sono io a essere andata da lui ma il contrario - sbottai innervosita per la sua ostinazione.

- Adesso ti pedina pure? -

- Vuoi lasciarmi parlare? - esclamai scocciata.

Prinz si fece serio e zittì. - Va bene parla - rispose sbuffando.

- Senza di loro - dissi lanciando uno sguardo ai ragazzi.

- Sono i miei amici -

Avrei voluto ricordargli che ero la sua ragazza ma lo sguardo che prima Alex aveva lanciato a Bite, mi aveva fatto capire parecchie cose. Loro non sapevano niente di noi, potevano solo sospettare che stessimo insieme. Prinz mi aveva detto che non ero ben accetta dai suoi amici e ora ne avevo avuto la conferma.

- Lo so ma è con te che devo parlare - insistetti.

Prinz chiuse per un attimo gli occhi ed esclamò ai suoi amici:

- Andatevene. Ci vediamo più tardi nel solito posto -

- Ma... - obiettò Cico.

- Andatevene - ringhiò.

I ragazzi non insistettero oltre e se ne andarono lanciandomi occhiate fulminanti.

- Cos'è questa storia? - esclamò seccato.

Presi un respiro e cercai di raccogliere le idee: non sapevo da dove partire e decisi di andare per gradi.

- Castelli è venuto da me dopo le lezioni e mi ha detto che devi immediatamente andare a costituirti o ti incastreranno per l'omicidio di Massari -

Prinz fece un sorriso pieno di sé, sicuro che niente e nessuno avrebbe potuto mai fargli qualcosa.

- E perché mai dovrebbero incastrarmi? Non hanno niente che mi accusi -

- Hanno delle prove, invece. Basta solo che ti catturino ed è fatta -

- Catturarmi? - Prinz scoppiò in una risata - Non sanno chi hanno davanti ma soprattutto non hanno motivo di farlo -

- Ti sbagli - lo bloccai guardandolo seria - sanno del viaggio. O meglio sanno il vero motivo di quel dannato viaggio - esclamai senza nascondere la rabbia che quel pensiero mi dava. Il viso di Prinz sbiancò e il sorriso sparì per lasciar spazio a un'espressione preoccupata. - Castelli ha ricevuto una telefonata che lo informava dello sporco lavoro che devi fare - proseguii disgustata.

- Sarah non... -

- Ma come hai potuto accettare una cosa così infima e disgustosa? Perché Prinz? Perché! - gridai buttando fuori tutta la mia rabbia e delusione.

Prinz tentò di riprendere in mano la situazione.

- Tu non puoi capire. È stato Nero in persona a darmi quell'incarico. Non potevo dirgli di no -

- Ah sì? A discapito di ciò che sarebbe diventata la tua vita? Vuoi proprio cacciarti via del tutto! -

- Tu che ne sai della mia vita? Che cosa ne sai di quello che ho passato? -

Lo guardai fisso negli occhi. Presi un respiro per farmi coraggio e parlai. La voce uscì dalla mia bocca con la stessa irruenza di un'onda alta sul mare.

- So tutto di te. So cosa ti è successo. So perché stai con loro. È nato tutto dal basket -

- Che cazzo dici? - mi aggredì.

Scossi la testa seria.

- La verità. Una volta tu amavi il basket ma poi hai cominciato a odiarlo -

- Bella storia, complimenti. Non hai niente da fare che inventarti cazzate sugli altri? - mi rimproverò prendendomi in giro e nascondendo la verità dietro un sorriso strafottente.

- Non mi sono inventata niente. Ho trovato per caso il tuo nome in un registro del club di basket della scuola. Ho chiesto in giro e ho scoperto che sei stato un giocatore fino a quel grave infortunio alla spalla -

Prinz spalancò gli occhi: l'avevo colto in fallo e non poteva continuare a nascondersi.

- Chi era il deficiente che ti ha detto queste idiozie? - esclamò incredulo.

- Non era un deficiente. Era Andrea Pazzini, il tuo miglior amico - risposi seria.

Guardai il volto di Prinz impallidire e chiudersi per un attimo in sé stesso.

- Lui, mio amico? Quell'idiota mi ha distrutto -

- È stato un incidente. Sei tu che hai sbagliato tutto. Lui vuole ancora aiutarti. Devi solo volerlo -

- Aiutarmi? Aiutarmi fottendomi la carriera? Il titolo? Lui mi ha fottuto la vita! - gridò pieno di rabbia.

- Sei stato tu ad arrenderti alla prima difficoltà - lo rimproverai - tu avevi un talento, quell'incidente non lo aveva compromesso. Se ti fossi preso il tuo tempo tutto sarebbe andato liscio. Non potevi pretendere di tornare in forma subito -

Prinz non sapeva più cosa dire: si rese conto di essere in errore e mi attaccò per difendersi.

- Ma chi cazzo ti ha dato il permesso di ficcanasare? Cosa te ne fregava di sapere quelle cose? -

- Perché non mi bastava più quello che mi raccontavi. Volevo sapere chi era questo Massari e pensavo centrasse con il tuo odio per il basket. E invece, i motivi erano altri -

Tra di noi si era creata una tensione incredibile. Sentivo che c'era qualcosa di diverso rispetto alle altre volte e mi spaventava un po'.

- Ti avevo chiesto di fidarti di me - ringhiò nuovamente.

- Ti ho dato tutta la mia fiducia ma non potevo continuare ad andare avanti così. Io mi sentivo esclusa dalla tua vita, una perfetta estranea -

- Pensavo avessi capito che non mi piace parlare di me - si difese - non ti basta stare con me? -

- Io voglio stare con te ma non così. Sono la tua ragazza e credo sia mia diritto sapere chi sei davvero -

- Il fatto che mi baci non ti autorizza a farti i cazzi miei! - gridò.

Sentii il cuore perdere un battito. Sussultai per la rabbia e il disprezzo con cui aveva pronunciato quelle parole. Non mi aveva mai detto nulla di così offensivo. Per un attimo pensai che il Prinz che avevo amato fosse scomparso per lasciar di nuovo posto al Prinz teppista.

- Gentile come sempre, tu - balbettai cercando di non crollare.

Il viso del ragazzo si fece ancora più serio e abbassò lo sguardo a terra, forse pentito per le cose orrende che mi aveva detto.

- Io sono così. Quando perdo la pazienza non riesco a contenermi e dico quello che mi passa per la testa - rispose cercando di controllarsi.

- Per te sono soltanto una che ti bacia? È questo quello che tu pensi di me? -

- Non è questo - rispose scandendo bene le parole - mi ha fatto incazzare quello che hai fatto e ho sparato una cazzata -

- Cosa c'è di male in quello che ho fatto? È il tuo passato, non c'è nulla da vergognarsi in quello che ti è successo -

- Non me ne frega niente, non voglio ricordare quelle cose -

- Tu stai solo scappando come hai già fatto una volta. E questo non ti aiuterà -

- E cos'è che dovrei fare? Sentiamo! - gridò allargando le braccia spazientito.

Mi feci coraggio e tentai di ripetergli il messaggio di Pazzini.

- Andrea mi ha detto che se vuoi tornare... -

- NON VOGLIO TORNARE L'IDIOTA CHE SONO STATO! - gridò con tutta la voce e la rabbia che aveva dentro.

Sussultai spaventata e cercai di rimanere impassibile per non fargli capire che quella reazione esagerata mi aveva intimorita.

- Prinz, non si tratta di... -

- Basta, Sarah! - esclamò a denti stretti.

- È solo che... -

- Basta ...

- Torna a giocare. So che lo vorresti nel profondo -

- TI HO DETTO DI SMETTERLA CON QUESTE CAZZATE! -

- NO, CHE NON SMETTO, IO VOGLIO AIUTARTI! -

Prinz strinse i pugni: era livido di rabbia. Era vicino al limite ma non avevo paura di affrontarlo. Avevo imparato che con lui non esistevano le mezze misure: o tutto o niente.

- Guardati come sei ridotto. Continuare a scappare non farà che peggiorarti. È ora che tu cresca! -. Le mani a pugno lasciavano trasparire le sue intenzioni. Stava tremando di rabbia perché sapeva di essere in netto torto e non voleva ammetterlo ma soprattutto, non poteva sopportare che fossi io a dirgli quelle cose. - Mi hai sentito? Svegliati e cresci! - insistetti.

- STAI ZITTA! - gridò più forte che poté.

Mi avvicinai a lui senza paura, tanto da essergli a tiro.

- Coraggio, dammi un pugno! Sei solo capace di questo. Anzi, tu e i tuoi amici siete solo capaci di questo -

Il suo viso si contrasse in una smorfia di rabbia. Continuai mostrandomi per niente intimorita.

- E poi, begli amici. Li chiami così ma sono sicura che non gliene frega niente di te. Ti considerano solo un altro sfigato come loro -

Prinz scagliò il pugno fermandosi a pochi millimetri dalla mia guancia. Continuai a guardarlo negli occhi senza lasciar trasparire i sentimenti di rabbia, paura, dolore e delusione che stavano attraversando il mio corpo in quel momento.

- Lasciali fuori da questa storia, intesi? Loro mi hanno dato più di quanto tu possa pensare - disse cercando di contenere la rabbia.

Gli diedi uno schiaffo per sfogarmi, nel vano tentativo di farlo ragionare. Non avevo mai alzato le mani su di lui ma non ero né pentita né spaventata.

- Loro non ti hanno dato nulla. Solo pura evasione. Hanno alimentato il mondo che ti sei cucito addosso, un mondo di solitudine e tristezza, lontano dalla vita. Un mondo in cui ti sei rifugiato per non affrontare le difficoltà che hai incontrato. Un mondo in cui pensi di essere il re mentre non sei nient'altro che lo schiavo. Hai tanta strada da fare, Francesco - dissi mentre gli occhi cominciavano a pizzicarmi.

Rimase per qualche secondo in silenzio finché l'espressione sul suo viso cambiò e cominciò a guardarmi con aria di superiorità, per nulla infastidito dallo schiaffo che gli avevo dato.

- Se non ti vado bene perché non vai dal tuo amichetto raccattapalle? - sbottò seccato.

- Cosa?!? - esclamai sbigottita.

Prinz scosse la testa senza abbandonare quel sorriso malefico.

- Il tuo professorino - esclamò - pensi che non mi sia accorto di niente? -. Cosa c'entrava Stefano in quel momento? - Così la smetti con questa storia del basket. Magari è meglio di me a giocare, e potrai dirmi se lo è anche a letto -

Ero senza parole. Non potevo credere che pensasse questo di me.

- Guarda che siamo solo amici! - mi giustificai.

- C'era anche lui insieme a quell'idiota di Andrea quando ti ha raccontato la mia storia? Si è divertito? - ringhiò.

- Quel ragazzo non è della mia scuola -

- Mi credi ancora un cretino? So benissimo che è in classe con te. Vediamo, si chiama Vito, vero? -

Fu allora che capii.

- Non so come tu lo conosca, ma sappi che non è lui. Vito sta con Arianna. E comunque non è vero niente - replicai.

Prinz si rabbuiò per un attimo finché un sorriso storto affiorò sul suo viso. Mi ricordava sempre più il suo compagno Riot con quell'espressione.

- Allora perché non mi dici dove abita il vero idiota? Non mi dispiacerebbe sgranchirmi un po' le mani prima di partire -

- Smettila, ok? Non lo conosci nemmeno quel ragazzo, lascialo fuori -

Prinz sembrò pensarci su un momento.

- Hai ragione. Perché devo fare fatica a cercare uno sconosciuto quando potrei andare a salutare il mio amicone Andrea come si merita? E magari trovo anche quel rapper del cazzo insieme a lui -. Rabbrividii.

- Che ti hanno fatto loro? - intervenni cercando di destarlo dai suoi scopi - non c'è nessun motivo perché tu li attacchi -

- Beh, uno mi ha fottuto la carriera e con l'altro ho un conto aperto -

- Ti ho detto che Vito non c'entra con me - ripetei.

- Vuoi farla finita? Non ci sei mica solo tu nella mia vita -

Ingoiai il nuovo boccone amaro che aveva sparato. Un altro colpo al cuore e la consapevolezza di essere meno di niente per lui. Il silenzio calò per qualche secondo tra di noi. Riuscii a prendere la parola soffocando i singhiozzi del pianto.

- Stai per fare una cazzata! -

- La cazzata più grande è stata darti fiducia - esclamò con disprezzo.

Le sue parole mi aggredirono e attanagliarono il cuore già malconcio. Ferivano più di qualsiasi pugno che avrebbe potuto sferrarmi.

- Pensavo che tu potessi capirmi, che mi accettassi per quello che ero e invece sei uguale a tutti gli altri cazzoni che ho abbandonato. Il basket mi fa schifo e lo odio e non sarai tu a cambiarmi! - gridò con tutta la rabbia che aveva.

Ammutolii per qualche istante. Oltre alla voce mi aveva tolto anche il respiro. Ero confusa, smarrita. Avrei voluto che tutto tornasse come prima. Avrei voluto mordermi la lingua e ingoiarla per avergli detto quelle cose. Avrei voluto essere sorda per non aver sentito l'odio celato dietro quei suoni. Avrei voluto essere cieca per non averlo mai incontrato e aver perso la testa per lui.

- Quindi, cosa succede ora? - balbettai con un filo di voce.

Prinz rimase impassibile. Sembrava non essere sfiorato da quel pensiero. Presi un respiro per cercare di rimanere ancora calma ma un singhiozzo mi fece capire che ero vicina al massimo della sopportazione.

- Una volta ti dissi che un giorno avrei deciso tra te e loro - rispose guardandomi serio e controllando il tono della voce.

Scossi la testa: non volevo credere fosse giunto quel momento. Qualche lacrima scese e abbassai lo sguardo, cercando inutilmente di nasconderle. Alzai per un attimo gli occhi e vidi che il suo sguardo era cupo: sembrava fosse diviso dentro. Stava prendendo una decisione importante e dalla sua risposta dipendeva la nostra storia. Dopo una lunga interminabile pausa, aprì bocca.

- Io sono Prinz e appartengo al gruppo di Nero -

Fu come una pugnalata, come se mi avessero stretto il cuore per cessarne il battito. Mi sentii morire dentro.

- Scegli loro, quindi - dissi ancora incredula in un sussurro.

- Devo - rispose determinato.

- No, non è vero! - gridai iniziando a piangere - tu puoi ancora decidere -

- È finita, Sarah. Non posso stare con te in questo modo, sapendo che tu mi vuoi come io non voglio più essere. E non posso tradire i miei compagni e Nero dopo tutto quello che hanno fatto per me. Sono loro la mia famiglia ora -. Dalla sua voce traspariva un'emozione simile alla tristezza. In quegli ultimi istanti era tornato a essere il mio Prinz.

- Posso smettere di stressarti, sono disposta ad accettare che tu veda più loro di me ma non lasciarmi - dissi cercando di ricucire la ferita poiché non riuscivo a rendermi conto di aver perso.

- È inutile. I mie compagni non ti vogliono e io non sono ben visto dalla tua famiglia. Noi non possiamo stare insieme e prima o poi sarebbe successo ugualmente. Meglio farlo ora -

- NO! - gridai.

Avvertii una fitta al cuore; le gambe non mi tennero più in piedi e crollai a terra. Prinz mi osservò senza fare nulla e poco dopo mi passò di fianco per andarsene via.

- Aspetta - gridai in un singhiozzo. Mi girai appena per vedere la sua reazione. Lui si fermò e continuando a darmi le spalle, mi ascoltò. - Sei sempre stato sincero con me o mi hai presa in giro per tutto questo tempo? - chiesi mentre le lacrime scendevano copiose dai miei occhi.

Prinz non rispose. Lo vidi allontanarsi. Lo chiamai altre volte con la voce strozzata dal pianto. Volevo seguirlo, rincorrerlo mentre la sua sagoma si stava allontanando lentamente, offuscandosi dietro le mie lacrime ma le mie gambe non avevano la forza di alzarsi e muoversi.

Ecco. Era tutto finito. Lui se ne era andato per sempre. Avevo combattuto, avevo persino ammesso la mia sconfitta ma non era servito a nulla. Lui aveva preferito troncare tutto subito prima che le cose diventassero insopportabili. Si era sbagliato: per me ora sarebbe stato insopportabile vivere.

Con quella scelta era come se mi avesse uccisa. Lui se ne era andato lasciandomi dietro di sé, come uno dei tanti passi lungo la spiaggia della vita. Avevo perso ogni certezza, tanto da dubitare di aver vissuto un sogno o un incubo; avevo perso ogni punto di riferimento. Avevo perso tutto, forse anche me stessa. Il mio cuore aveva smesso di battere.

Mi accasciai per terra, incurante del fastidio dell'erba: non avvertivo più nemmeno quella, né l'aria fredda del tramonto o il rumore delle auto in lontananza. Ero completamente abbandonata alle mie lacrime, le sole a tenermi compagnia in quel momento; l'unica cosa che era ancora viva e che scorreva in me.

Per cosa valeva davvero vivere ora che non avevo più nulla? Ora che la luce mi era stata tolta e avrei vagato per sempre nel buio? Lui era troppo radicato in me, lo sentivo troppo dentro di me: per mesi avevo passato ogni momento della giornata pensando a lui. Era diventato una costante.

Mi sentivo di nuovo il mondo crollato addosso ma questa volta non ci sarebbe stata nessuna luce a tirarmi fuori perché era essa la causa del mio malessere. Dovevo uscirne da sola. Dovevo reagire, almeno alzarmi da lì. No, non volevo andarmene subito: mi volevo illudere che lui sarebbe tornato, mi avrebbe chiesto scusa e tutto sarebbe andato a finire bene. Volevo illudermi che avrei avuto il mio happy ending.

Aspettai e aspettai in silenzio.


~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~

🥺
Io sto ancora piangendo.
Nonostante abbia letto e riletto questo capitolo, tutte le volte mi prende male

~*~
Prinz ha preso una decisione importante per la sua vita; Sarah ha tentato fino all'ultimo di salvarlo.

~*~
Manca un'ultima parte.
Preparate i fazzoletti.
😭

~*~
Intanto vi ringrazio 🥰 come sempre di essere arrivate finora qui. Se questa storia vi piace e volete aiutarla a crescere, basta una ⭐️, un commento, un passaparola sui social o nella vostra bacheca.
Solo grazie a voi potrò far conoscere la storia di Sarah e Prinz al mondo 🌍 di Wattpad (e non solo!)

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