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27. My Happy Ending (parte 1)

You've got your dumb friends [...]
They tell you I'm difficult but so are they

❤️

Rimasi in giro più del solito e quando rincasai mi presi un rimprovero dai miei. Poco male. Incassai e mi rifugiai in camera senza cena.

Non avevo fame e il mal di stomaco causato della tensione accumulata si faceva sentire più che mai. Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Cercai il numero di Irene nella rubrica del cellulare e la chiamai: sperai intensamente che avesse tempo per me mentre il cellulare suonava a vuoto.

- Sarah, ciao - rispose sorpresa.

- Devo parlarti di Prinz. Sono appena tornata dalla palestra -

- Si, ok - sentii che bisbigliò qualcosa ma non capii - si dicevo, dimmi pure! -

- Ti disturbo? Perché altrimenti... -

- Tranquilla, stavo rispondendo a mia madre ma ora sono qui -

Presi un respiro e iniziai a raccontarle quello che Andrea Pazzini mi aveva riferito: le confidai le lacrime e la tristezza di quegli avvenimenti, l'amarezza per essere stata spettatrice esterna della sua autodistruzione ma soprattutto quanto mi sentissi estranea alla sua vita, un satellite che gli girava attorno come tanti altri e non il suo sole.

Irene rimase in silenzio ad ascoltare le mie parole, interrompendomi di tanto in tanto con qualche esclamazione e quando ebbi finito, mi rivelò che era rimasta colpita da tutta quella storia, sepolta sotto il peso del silenzio che Prinz aveva opportunamente costruito attorno a sé.

- Pazzesco, ha mandato tutto all'aria per quell'infortunio e ha avuto pure il coraggio di prendere a botte il suo migliore amico. Sai, ora capisco tante cose. E Sonia aveva proprio ragione - commentò.

- La prossima volta che ti vedrà, non farà che ripetertelo - aggiunsi. Già immaginavo la mia amica pavoneggiarsi allo sfinimento per la previsione azzeccata. Non l'avrebbe lasciata di certo passare per una volta che aveva ragione.

- Cosa hai intenzione di fare ora? - domandò preoccupata Irene.

- Non lo so, non so nemmeno con che occhi guardarlo, come parlargli d'ora in poi. Sono delusa, Ire, davvero tanto delusa da tutta questa storia -

- Beh, non potevi pretendere che ti raccontasse la sua vita, sai come è fatto -

- Io non volevo questo, solo che fosse più sincero con me. Cosa gli costava dirmi perché si incazzava in quel modo quando nominavo la parola "basket"? E invece si chiudeva in sé stesso e niente -

- È un ragazzo introverso, non puoi pretendere che sia come te -

- Lo so - sbuffai e mi portai una mano alla testa cercando di mettere in ordine i pensieri - ma se aveva un problema poteva parlarne con me. Io non lo avrei condannato -

- Condannato? Non ti sembra di esagerare? In fondo non ha mica ammazzato nessuno - esclamò Irene.

Sussultai e sorrisi tra me e me. Stavo facendo lo stesso stupido gioco con la mia migliore amica, nascondendole parte di quella verità che mi faceva stare male.
Come facevo a rivelarle quel particolare? Se glielo avessi detto avrebbe messo in moto chissà quale meccanismo per difendermi, pensando che stessi con un serial killer pronto a farmi fuori.

- No, infatti - risposi senza troppa enfasi.

Ci fu un attimo di silenzio tra di noi.

- Quindi che hai intenzione di fare? - chiese Irene preoccupata.

- Gli chiederò di essere più sincero con me -

- E lui ti chiederà a proposito di cosa - ribatté Irene.

- Qualcosa mi inventerò -

- Fai attenzione - disse senza nascondere un po' di apprensione. Ci salutammo e misi giù.

Mi portai una mano alla fronte e chiusi gli occhi: iniziava a girarmi un po' la testa forse a causa del digiuno. Frugai nello zaino di scuola e trovai un pacchetto di cracker. Non avevo voglia di scendere in cucina a recuperare qualcosa: volevo evitare l'interrogatorio dei miei riguardo al mio aspetto da cane bastonato e le frecciatine di Cinzia.
Misi su un po' di musica e mi abbandonai a una melodia al piano che rispecchiava fortemente il mio stato d'animo: tristezza e solitudine.

Avevo riflettuto su tante cose mentre tornavo a casa e i conti tornavano tutti. Per la prima volta potevo dare un significato a quelle parole interrotte o all'attenzione dei suoi gesti: credevo che le sue azioni nei miei confronti fossero state dettate da una sorta di debito e invece, lo aveva fatto per aiutarmi e risparmiarmi una sorte come la sua, fino a perdere la testa per me. E io per lui.
Già, perché era inequivocabile che lo amassi ma non mi sentivo al sicuro. Avevo troppa paura di aprire gli occhi un giorno o l'altro e scoprire che era stato tutto un bellissimo sogno.

Il telefono squillò: era Prinz.

- Ciao - risposi cercando di essere il più normale possibile.

- Ciao. Tutto bene? -

Gli dissi di sì. Raccontai un po' la mia giornata, inventando di sana pianta alcune cose e omettendo ciò che lo riguardava.

- Domani ci vediamo? - gli chiesi cambiando discorso.

- È proprio per questo che ti ho telefonato. Ho deciso di partire -

Rimasi allibita.

- Ma mi avevi detto che saresti partito venerdì! - esclamai.

- Ho dovuto anticipare a domani sera ma passerò da te prima di andare. Voglio salutarti -

Non potevo crederci che avesse organizzato tutto senza darmi il tempo di vederci. Questo era troppo. Sentii la rabbia ribollire nelle vene, la delusione attraversarmi come un punzone il cuore.

- Ma perché? Cosa ti costa partire dopodomani come mi avevi detto? - domandai delusa.

Prinz sospirò.

- Senti, è già difficile così. Accetta senza farmi domande. Domani mi incontrerò con quelli del gruppo e poi partirò. Non posso passare da te se non prima di domani notte, te l'ho già detto -

- Ah già, hai i tuoi amici prima - commentai seccata.

- Sarah, non fare la bambina - esclamò serio.

- Non sono io a essere capricciosa qui. Sei tu che ti prendi su e te ne vai per un tempo indefinito dicendomelo all'ultimo minuto. Sei tu che te ne vai, io resto - esclamai portandomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio libero - Prinz, io ho bisogno di te. Ho bisogno che tu parli con me. Io ti sono accanto -

Prinz sospirò e riprese a parlare. - Non so che cazzo ti passa per la testa stasera ma non posso farci nulla. Domani devo andare -

- Da cosa scappi stavolta? -

La domanda mi sorse spontanea. Non avrei dovuto dirlo ma le parole erano uscite dalla mia bocca senza controllo.

Prinz rimase un attimo in silenzio. - Ci vediamo domani sera -

Riattaccò senza darmi il tempo di chiedergli scusa. Che cavolo avevo combinato? Mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore: dovevo rimediare. Non volevo dire quelle cose. Provai a richiamarlo ma nulla: lui non rispondeva.

- Fottiti! - esclamai gettando il cellulare sul letto.

Cercai di calmarmi e quando fui abbastanza lucida per ragionare, ripensai alla telefonata: l'avevo fatto incazzare così come lui aveva fatto incazzare me. Così non poteva andare. Stavamo distruggendo quel castello di sabbia con le nostre stesse mani. Dovevo salvare il salvabile. Gli avrei chiesto scusa e avrei accettato a malincuore la sua partenza.

***

Il giorno seguente durante la ricreazione raccontai a Sonia e Marika cosa avevo scoperto; anche loro espressero la stessa idea di Irene. Per una volta, tutte e tre la pensavano allo stesso modo.

- Cavolo, l'avevo detto - esclamò Sonia, quasi incredula delle sue stesse parole.

- Lui non sa che tu sai, quindi? - domandò Marika incerta.

- No. E per il momento è meglio che non glielo dica. Stasera parte per non so dove e starà via un po' - dissi con voce sommessa.

- Eh? - esclamarono all'unisono le mie amiche.

Annuii.

- Doveva andare via domani ma ha anticipato a oggi. Non so nient'altro -

- Ma quell'idiota dove ha la testa? – inveì Marika.

- E noi sabato sera usciamo e se ti trovi un altro, si attacca! - propose Sonia.

Sorrisi per la facilità con cui vedeva le cose la mia amica. Fosse davvero tutto così semplice.

Finite le lezioni, uscii da scuola scortata da Marika e Sonia, intenzionate a portarmi in giro per negozi al fine di risollevarmi il morale; avevamo avvisato Irene di raggiungerci e pochi minuti dopo la vidi arrivare. Alzai un braccio per salutarla ma bloccai la mano a mezz'aria appena vidi la figura alta ed elegante dell'Ispettore Castelli fissarmi e sorridermi, appoggiato a una station wagon nera, al di là della strada.
Irene si fece seria appena vide il mezzo sorriso scomparire dal mio volto per lasciar spazio a lineamenti più tesi. Si girò e spalancò gli occhi alla vista dell'uomo. Anche le mie amiche lo notarono e ci immobilizzammo tutte e tre sulle scale. Irene ci venne incontro con passo veloce e chiese se lo avessimo visto anche noi.

- Cosa vuole? - domandò Sonia lanciandogli un'occhiataccia.

- Ora lo sapremo - esclamai appena vidi Castelli avanzare verso di noi, facendosi largo in mezzo al flusso di studenti.

- Buongiorno ragazze. Sarah, devo parlarti - disse gentilmente facendomi cenno con la testa.

Le mie amiche salutarono all'unisono.

- Buongiorno Ispettore. Mi dica - esclamai.

- Devo parlarti in privato. È una questione della massima urgenza -

- Queste sono mie amiche, non vedo perché... -

- Non insistere - mi riprese - vieni un attimo con me? -

- Ok, ci allontaniamo - intervenne Irene per calmare gli animi.

- Ma noi vogliamo rimanere! - esclamò con disappunto Sonia.

Irene alzò gli occhi al cielo, prese l'amica per un braccio e cominciò a trascinarla via.

- Beh, noi ti aspettiamo laggiù dalla siepe - aggiunse Marika con un sorriso imbarazzato e si allontanò. Alzai un sopracciglio con fare scocciato.

- Mi dica -

- Ho dovuto far allontanare le tue amiche. Riguarda Lorenzi - disse rimanendo serio.

Spalancai gli occhi e un brivido mi attraversò la schiena. Se Castelli era lì, si trattava senza dubbio di un motivo serio.

- Cosa è successo? - domandai preoccupata.

- Ancora niente ma abbiamo le ore contate. Innanzitutto nessuno deve sapere che io e te ci siamo visti oggi pomeriggio -

Annuii mentre il cuore cominciava a battere più forte. Avevo già sentito quelle parole in un'altra occasione e non avevano portato fortuna; anzi, erano l'antifona a qualcosa di spiacevole.

- Stiamo per arrestare Francesco -

Per un attimo il mondo attorno a me aveva smesso di girare. Ero diventata sorda, cieca, muta. Presi ogni singola parola di quella frase e cercai di figurarmi il significato nella mente: stavano per arrestare Francesco.

- Cosa?!? - gridai sconcertata appena mi ripresi - lui... cosa ... - balbettai in stato confusionale.

Castelli si aggiustò gli occhiali e prese a parlare.

- Mi dispiace dirti queste cose ma volevo lo sapessi per prima. Abbiamo ricevuto una telefonata poco fa in ufficio. Lo sconosciuto al telefono ha rivelato che una partita di droga partirà questa notte da Ferrara diretta a Milano e il corriere sarà Francesco Lorenzi. Stiamo organizzando tutto ma volevo che tu lo sapessi, in via eccezionale -

Ecco il vero perché di quel viaggio. Ecco perché quella fretta. Non volevo credere a quelle parole ma se l'ispettore era lì, non stava bluffando. Era tutto vero. Prinz stava per oltrepassare il limite, stava per firmare la sua condanna e con me non aveva detto niente di quella scelta, salvo un "parto domani".

Mi sentii ancora più estranea, ancora più esclusa. La bambolina di carta da usare all'occorrenza. Lacrime di rabbia e delusione fecero capolino dai miei occhi ma le ricacciai indietro. Non volevo piangere. Sentii la mano calda di Castelli appoggiarsi sulla mia spalla.

- Capisci perché avevo detto di allontanarti da lui? -

Scossi la testa. Avrei continuato a non capirlo. Quello non era Prinz, non era la sua volontà. Qualcosa dentro di me continuava a essere scettica.

- È spiacevole a dirsi ma ora saremo finalmente in grado di stabilire se quel ragazzo è colpevole dell'omicidio Massari -

Spalancai gli occhi al suono di quel nome.

- Non è stato lui - esclamai ritrovando improvvisamente la lucidità - Francesco è innocente! -

Castelli mi guardò a metà tra lo stupore e la commiserazione.

- Posso capire che tu ora sia scioccata per quanto ti ho detto ma ti ricordo che quelle tracce... -

- Saranno anche sue ma lui non c'entra! Me lo ha confessato e sono pronta a giurare -

- Sarah, forse... -

Allontanai con un gesto di stizza la mano di Castelli dalla mia spalla e con la poca lucidità ritrovata, gli raccontai cosa era davvero accaduto.

- È stato Riot, un altro ragazzo del gruppo e suo acerrimo nemico. Io gli credo. Quel bastardo ha tentato addirittura di far fuori me e una mia amica una volta! Se non mi crede posso... -

L'ispettore mi fece zittire con un debole cenno della mano. L'espressione di Castelli cambiò improvvisamente, i lineamenti si fecero più severi e concentrati.

- Sei sicura di quello che dici? -

Annuii.

- Le ripeto che sono pronta a giurarlo -

L'ispettore fissò immobile un punto a terra pensieroso.

- Quindi quel Riot potrebbe aver telefonato con il solo fine di incastrare Lorenzi -

Cavolo non l'avevo pensato.

- Non c'è tempo da perdere - esclamò Castelli - devi convincere il tuo amico a lasciar perdere quel viaggio e a confessare prima che l'arrestino. Sempre che tu ci tenga a farlo -

Non avevo tempo per stare lì a pensare. O agivo e lo aiutavo o lasciavo che tutto accadesse e mi scivolasse di dosso nella più completa estraneità. La seconda scelta era quella più semplice da seguire. In un certo senso Prinz aveva tradito la mia fiducia ma l'amore che provavo per lui era più forte di qualsiasi risentimento e non me la sentivo di abbandonarlo al suo destino e condannarlo, qualsiasi atto ripugnante stesse per compiere. Non potevo lasciare che si rovinasse di nuovo con le sue stesse mani.

- Si - esclamai decisa - Voglio aiutarlo ma non so come -

- Devi trovarlo - mi suggerì l'ispettore.

- Lei mi aiuta? - chiesi, senza nascondere dietro quella domanda una supplica: la città era troppo grande e da sola non sarei mai riuscita ad arrivare per tempo.

Castelli ci pensò su qualche secondo. Lessi nei suoi occhi la difficoltà di prendere una decisione così rilevante e a sua volta, l'ispettore lesse nei miei la consapevolezza che io potevo contare solo su di lui in quel momento.

- Al diavolo. Andiamo! - gridò facendo segno di seguirlo verso l'auto.

Lo fissai per qualche istante sorpresa finché non mi richiamò all'attenzione.

- Allora Sarah, che aspetti? -

Feci un sorriso di complicità, lo raggiunsi e salii sull'auto.


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Tutti i nodi vengono al pettine, dice un famoso detto.

~*~
Ecco la verità dietro il viaggio di Prinz. Vi ricordavate di questo dettaglio?
Vi rinfresco la memoria consigliandovi di andare a rileggere nel capitolo "è più forte di me - parte 1" l'incontro tra Nero e Prinz in quel locale di striptease.

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Ho inoltre inserito in questo capitolo un nuovo indizio su un altro personaggio... in realtà, vi sono già indizi su di l*i ma scoprirete tutto nel sequel, Soundtrack:Music 😜

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Il prossimo capitolo sarà più lungo di tutti quelli scritti in precedenza. Vi chiedo clemenza ma vi prometto che non ne rimarrete delusi.

~*~
Stay tuned

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