17. Time Is Running Out (parte 2)
La giornata stava volgendo al termine e prospettavo già il peggio, dato che nelle due ore di italiano e in quella rimanente di economia aziendale non avevo fatto altro che pensare a quel problema ma soprattutto, non c'era stata nessuna novità nelle indagini.
Ero talmente frastornata da aver dimenticato il diario e finite le lezioni tornai in classe per recuperarlo. Me lo aveva ricordato Sonia, chiedendomi un biglietto che avevo opportunamente riposto nella mia agenda ma che non trovavo nello zaino.
- Me lo dai domani, fa lo stesso - disse Sonia frettolosa.
- L'ho sicuramente lasciato in classe. Mi aspetti qui? -
- Vado o perdo il bus. A domani - salutò sorridendomi.
In qualsiasi caso, dovevo recuperare il diario e così feci.
- Eccoti - dissi appena lo avvistai sul banco, lo presi tra le mani e vi trovai il biglietto per Sonia. - Ed eccoti anche tu - esclamai estraendo il biglietto e rigirandolo tra le mani. Appoggiai il cartoncino tra le pagine del giorno dopo e misi il diario in borsa.
D'un tratto sentii delle voci e dei passi: erano sicuramente le bidelle che venivano a pulire. Rimasi in ascolto e quando capii di chi si trattava, mi nascosi sotto la cattedra, pregando di non essere scoperta.
Chiara e il suo gruppo entrarono in classe. Una delle ragazze si appoggiò alla cattedra e un'altra vi si sedette sopra. Iniziai a respirare lentamente per evitare di farmi sentire. Dal rumore dei passi, intuii che le altre si fossero disposte lì vicino.
- Ce l'abbiamo quasi fatta - disse Chiara, facilmente riconoscibile dalla sua voce in falsetto. Tirai fuori il cellulare dalla tasca del piumino e facendo il minimo rumore iniziai a registrare la conversazione.
- Fatto - disse un'altra del gruppo, supposi Linda, da un punto più distante rispetto a dove ero io. - Domani mattina troveranno anche l'accendino e il guanto con i residui di spray e quella è dentro! - proseguì.
Deglutii: le avevano proprio pensate tutte per incastrarmi!
- Già, domani a quest'ora la principessina sarà fuori di qui insieme a quel branco di bastardi - disse Chiara soddisfatta.
- Non mi sembra giusto coinvolgerli proprio tutti. Insomma... - disse una ragazza timidamente.
- Ma che ti prende, Vale? Quegli idioti ci sono serviti sia per rendere la storia più credibile sia per fargliela pagare per averci offese! E quel cretino di Prinz non è stato da meno dei suoi amici! - esclamò innervosita Chiara.
Il nome della ragazza mi era familiare e non ci misi troppo a ricordarmi di lei: era la più bassa e timida del gruppo e aveva gli occhi verde ghiaccio, grazie alle lenti a contatto colorate. Era intervenuta anche l'ultima volta che ci eravamo scontrate.
- Si, ma non dovevi coinvolgere anche Prinz, te lo avevo chiesto! Dovevamo dare una lezione solo a quella smorfiosa della Principessina! -
- La situazione ci è sfuggita di mano, in effetti - esclamò Linda.
- Ascoltate, io ho fatto il mio dovere ma se quello ha voluto fare il supereroe, non c'entro proprio nulla. E poi, Vale, lui non ti fila nemmeno. Cosa pensi di ottenere da lui? - esclamò Chiara, tentando di difendersi: si sentiva minacciata dal suo stesso gruppo.
- Lo so che non sa nemmeno chi sono ma arrivare a tanto... rischia di essere espulso per una nostra sciocchezza! Io non so se ce la faccio - disse la ragazza spaventata.
Chiara si avvicinò alla ragazza con passo veloce. - Se provi anche solo a fiatare, giuro che non torni a casa viva - la minacciò.
Valentina iniziò a supplicare di mollarla poiché non riusciva a respirare: ero sicura che le avesse messo le mani al collo. - La prossima volta, non ti basterà questo - esclamò la Miss. Vale tossì violentemente: l'aveva liberata. - Se qualcuna di voi ha un ripensamento, giuro che non mi limiterò a questo! E ora andiamo. Abbiamo già fatto il nostro dovere -
Uscirono dalla classe senza aggiungere altro, lasciando la porta aperta dietro di sé. Stoppai il cellulare e controllai di aver registrato tutto: la voce di Chiara usciva gracchiante dall'apparecchio.
Non potevo credere a quello che avevo tra le mani: quella confessione avrebbe scagionato tutti noi e incastrato le vere responsabili. Cavolo, non stavo più nella pelle! Dovevo immediatamente informare le altre e mia mamma!
Prima di andarmene dall'aula, presi un fazzoletto di carta e vi avvolsi le ultime prove che quelle bastarde avevano nascosto sotto il mio banco. Non avevano più scampo.
Telefonai subito a mamma per raccontarle tutto ma in meno di due secondi demolì il mio entusiasmo: mi disse che quella testimonianza potevo averla creata io e necessitava di una confessione da parte di almeno una delle coinvolte o non se ne sarebbe fatto nulla.
Quando riattaccai, il mio pensiero andò subito alla ragazza chiamata Valentina: era la più debole del gruppo e magari, con qualche sotterfugio, sarei riuscita a farla parlare. Dovevo trovarla al più presto. Chiamai subito le mie amiche e chiesi loro di incontrarci a casa mia il più in fretta possibile.
Nel giro di mezz'ora, ci ritrovammo sedute sul letto della mia camera con il cellulare pronto sul tasto "Play".
- Cavolo, ma è incredibile! - esclamò Marika terminato l'ascolto.
- Più che incredibile, direi tremendo. L'hanno architettato alla perfezione - commentò allibita Sonia.
- Cosa aspetti a portarla al preside e all'ispettore? - mi chiese Irene.
Raccontai loro quello che mamma mi aveva riferito e il sorriso scomparve dai loro volti.
- Quindi dobbiamo andare alla ricerca della ragazza, convincerla a parlare e portare la confessione al preside. Tutto entro stasera? - chiese incredula Sonia. Annuii.
- Che aspettiamo? - domandò Irene alzandosi in piedi.
- Ma tu hai presente che sarà come cercare un ago in un pagliaio, vero? - disse scettica Sonia.
- Siamo in quattro, ci divideremo e cercheremo il gruppo di Chiara. Sarà senz'altro con loro - esclamò Irene.
- Ferrara è grande - sottolineò Sonia.
- Beh, non combineremo nulla rimanendo qui dentro - intervenne Marika, alzandosi in piedi.
- Hai ragione - esclamai alzandomi a mia volta.
Sonia ci guardò e senza aggiungere niente, ci seguì.
- Ci siamo dentro tutte quindi datevi da fare! - disse Irene.
- A proposito, avremo bisogno di un ulteriore aiuto - aggiunsi. Mi guardarono sorprese - é Prinz. Cercate anche lui e se lo trovate informatelo della scoperta: sono sicura che ci darà una mano dato che è dentro la faccenda tanto quanto me. Più siamo meglio è.-
- Va bene. Sbrighiamoci ora - esclamò Irene.
Uscimmo di casa e ci dividemmo: era già tardi e avevamo poche ore per trovarla ma dovevamo tentare. Io mi diressi nella parte a sud della città, dove sapevo abitava Prinz e le altre si divisero le zone restanti.
Cercai di immedesimarmi in una Mononeurone per capire quali fossero i posti che frequentavano e avere così più possibilità di trovare Valentina.
Dopo i primi posti vuoti, mi imposi di non perdere il controllo della situazione, convinta che prima o poi l'avrei trovata. Mi spostavo con l'autobus, scendendo di tanto in tanto per controllare la zona mentre mi tenevo in comunicazione con le altre per sapere come procedeva la loro ricerca.
Scesi alla fermata davanti al centro commerciale "Il Castello" e vi entrai, passando in rassegna tutti i negozi. Niente. Loro non erano nemmeno lì.
Guardai l'orologio: erano già le quattro passate. Mi portai le mani alla testa ma cercai di restare concentrata e non disperare. Non ce l'avrei mai fatta da sola: avevo davvero bisogno di Prinz.
Ripresi l'autobus e mi diressi verso la periferia, attraversai il cavalcavia e scesi alla prima fermata. Mi guardai attorno ma niente. Cavolo, ma dove era? Mi ricordai che una volta aveva detto di incontrarsi spesso con i suoi amici in un posto vicino a casa sua. Sforzai di pensare a un luogo sufficientemente grande e non troppo sorvegliato in cui i ragazzi potevano riunirsi e fare casino senza restrizioni. Due moto mi passarono di fianco, sfrecciando a tutta velocità per poi svoltare bruscamente a sinistra.
Gettai un'occhiata ed ebbi un'illuminazione: la Rivana. Uno dei luoghi meno controllati e più spaziosi di Ferrara, accessibile a chiunque.
Un lontano vociare si alzava dal mezzo dello spiazzo in cui si trovavano alcune persone e le moto parcheggiate; anche i due motociclisti che mi erano appena passati accanto erano là.
Andare in quel luogo da sola non era la mossa più intelligente che potevo fare, dato che non sapevo se lui fosse davvero là in mezzo. Cosa potevo fare? Deglutii e mi feci coraggio: avanzai qualche passo, rimanendo ugualmente in lontananza a osservare la scena. Il mio cuore aumentò i battiti quando scorsi un ragazzo che gli assomigliava tantissimo. Non avevo più dubbi quando ne riconobbi il profilo e accelerai il passo.
Prinz era in mezzo ai suoi amici, intenti a chiacchierare e a fumare. Non mi sfuggì lo sguardo sorpreso con cui mi fissava mentre avanzavo verso di lui. Lo raggiunsi e chiesi di parlargli, incurante dei suoi compagni e delle occhiate strane che mi lanciavano. Notai con timore che il gruppo era quasi al completo e che c'era pure Riot: il suo sguardo gelido su di me continuava a farmi rabbrividire.
- Non vedi che sono con il mio gruppo? Che vuoi? - esclamò seccato.
- Ehi, la ragazzina è venuta qui per divertirsi? - esclamò uno dei ragazzi. Non diedi peso a quelle parole e proseguii.
- Ho delle notizie importanti sulla storia della scuola. Devo parlarti da solo -
- Perché non ce la presenti? Vogliamo conoscerla pure noi! - urlò un altro.
- Taci, idiota! - Prinz rispose serio poi tornò da me - Dimmelo qui, anche loro sono coinvolti -
- Senti - abbassai la voce - ho bisogno di tutti voi ma se la richiesta verrà da me so già che non mi ascolteranno - insistetti. Il ragazzo mi guardò dubbioso ma in breve si convinse e ci allontanammo dal gruppo.
Feci il punto della situazione e chiesi se mi dava una mano a cercare Valentina: se i nostri gruppi avessero unito le forze, avremmo avuto più possibilità di trovarla. Il ragazzo tornò dagli altri e dopo avergli riferito degli ultimi avvenimenti, insistette perché anche loro si unissero alla nostra causa ma non erano ben disposti ad accettare, dicendo di "non voler sprecare le loro energie per queste cazzate".
- Cazzo! - esclamò Prinz innervosito - siete coinvolti anche voi in questa storia e sapete che domani sarà l'ultimo giorno! Volete finire espulsi per colpa di un altro? Volete davvero rischiare il carcere per colpa di quelle cinque vacche? -. Sembrava davvero un leader in quel momento mentre tutti stavano ad ascoltarlo senza fiatare; pure io ne ero rimasta incantata.
I ragazzi si guardarono negli occhi l'uno con l'altro e lentamente si avvicinarono a Prinz, dicendo che ci sarebbero stati; anche qualcuno di quelli che non frequentavano la mia scuola accettò. Il ragazzo sorrise soddisfatto. Solo Riot e qualcun altro rimase immobile a osservarci con disprezzo.
- Tra poco Nero sarà qui - Riot attirò l'attenzione di tutti con quell'ammonimento. Provai di nuovo un brivido nell'udire il suono della sua voce lento e strascicato, pieno di odio.
- Capirà - rispose secco Prinz - gli parlerò quando torniamo. Sa benissimo in che situazione ci troviamo -
Riot aspirò una boccata dalla sigaretta che teneva tra le dita e senza staccare gli occhi dal ragazzo, aggiunse: - Peccato che ti sei cacciato tu in questo guaio - il solito sorriso storto si dipinse sul suo viso. Sentivo che tra poco sarebbero scattate le scintille tra quei due.
- Non sono affari tuoi, Riot - gli rispose.
- Hai voluto difendere quella - indicò me con un cenno della testa - e ora ci sei dentro fino al collo. Chi ha i soldi si lamenta sempre e ti fotte quando vuole -. Il teppista non smetteva di fissarmi: sembrava provasse ancora più odio dell'altra volta, nel rivedermi sana e salva. Prinz si mise davanti a me.
- Smettila, ti ho detto. Non sono affari che ti riguardano -
Riot gettò a terra la sigaretta e la pestò. - Se non ricordo male - disse mettendosi le mani in tasca e tornando a fissare il suo avversario - non la dovevi punire? Doveva essere mesi fa, no? A quanto pare ho fatto bene ad anticiparti anche se a ben vedere, non è servito a nulla -
Prinz strinse i pugni; la rabbia lo invase completamente ma cercava di trattenersi per non cadere nelle provocazioni dell'altro. - Te lo dico per l'ultima volta. Lasciala stare - lo ammonì.
- Altrimenti cosa mi fai? - disse Riot con tono di sfida.
- Lo scoprirai quando torno - gli rispose, accennando un sorriso sbieco.
- Aspetterò - disse il teppista.
Prinz si girò e mettendomi una mano sulle spalle, mi spinse ad allontanarmi insieme agli altri.
- Non badare a quell'idiota - disse vedendomi leggermente scossa.
- Si, tranquillo - risposi. Feci un respiro e mi scrollai di dosso la sensazione di gelo e odio che gli occhi di quel ragazzo mi avevano trasmesso.
Raggiungemmo l'improvvisato parcheggio pieno di moto di qualsiasi colore e modello; davanti a una moto nera, dalla forma elegante e allo stesso tempo sportiva, Prinz mi porse il casco e dopo essere salito, mi esortò a fare lo stesso. Lo guardai un attimo stralunata: non ero mai salita su una moto e la cosa non mi ispirava affatto.
- Allora, ti dai una mossa? - aggiunse accendendo il motore.
- Sinceramente, non mi piace molto l'idea... - mi giustificai.
- Vuoi arrenderti proprio ora? -
- No - risposi e con una mossa decisa mi misi il casco e mi sedetti a cavalcioni sulla moto, aggrappandomi stretta a lui.
- Penso che sia superfluo dirti di tenerti stretta - esclamò in tono ironico.
- Me lo rinfaccerai per un sacco di tempo, vero? - chiesi.
- Solo se necessario -
Prinz diede le disposizioni ai suoi compagni e poi partimmo velocemente, lasciandoci alle spalle il rombare dei motori e il fumo. Appoggiai la testa alla sua schiena e lasciai che la brezza ci accarezzasse, scompigliandomi i capelli che avevo lasciato fuori dal casco.
Dopo quell'esperienza pensavo che non sarei mai più salita su una moto e che fino a quel momento, non mi ero mai persa nulla: Prinz faceva sorpassi azzardati, rientrando appena in tempo per evitare di spiaccicarci contro il mezzo che avanzava in senso opposto, mentre la strada filava sotto di noi, lasciandoci alle spalle paesaggi tutti uguali, dai colori mescolati. A quella velocità mi era impossibile avvistare qualcuno o qualcosa.
- Puoi rallentare? - gridai nell'interfono.
- Hai paura? -
- No, solo non vedo bene. Non riuscirei a riconoscerla se vai troppo velocemente - mentii.
- Abbiamo poco tempo -
- Non è una giustificazione! - lo rimproverai.
Anche se rallentò un po' non mi sentivo ancora sicura e mi strinsi ancora più forte a lui. Ora il paesaggio era più chiaro e riuscivo pure a distinguere abbastanza bene i visi delle persone. Dopo aver fatto il giro in periferia, andammo verso il centro città. Attraversammo alcune delle vie che avevo già visitato e ancora una volta non ottenemmo nessun risultato.
- Qua ci sono già stata - esclamai delusa mentre passavamo davanti a una chiesa con un gran piazzale in via Bologna.
Andammo fino alla stazione delle corriere e ci fermammo. Controllai il cellulare e trovando una chiamata persa di Marika, misi in allerta Prinz.
- Ho trovato le Miss Mononeurone ma Valentina non c'era - esclamò allarmata la mia amica quando le telefonai. Lei non era con loro. Guardai Prinz spaventata mentre il ragazzo tentava di tradurre la mia espressione. - Che facciamo? - domandò Marika.
- Continuiamo. Da qualche parte deve esserci - risposi - chiama Sonia e Irene e informale -
- Ok - disse riattaccando.
- Cattive notizie? - domandò Prinz prendendo in mano il proprio cellulare.
- Marika ha avvistato le Miss ma Vale non era con loro. A questo punto non ci resta che cercare solo lei -
Prinz telefonò ai suoi amici per informarli della novità e fare il punto della situazione. Anche loro dissero di non aver trovato nessuno. Guardai sconsolata l'orologio: le cinque e mezza. Ancora poche ore alla scadenza dell'ultimatum. Il tempo correva troppo veloce per noi.
- Miseriaccia! - esclamai innervosita - dove andiamo a cercarla ora? -
- Ricominciamo. Hai già fatto il giro della piazza? -
- È da due ore e mezza che Irene va avanti e indietro in quella zona -
- Al Barco e Ponte ci sono Cico e Bite -
- E Marika ora si è spostata verso via Comacchio - aggiunsi.
Continuammo a riepilogare i luoghi, cercando di trovare una zona di città non ancora controllata. - Certo che se questa ragazza è di fuori non la troveremo mai - constatai.
Prinz mi guardò come se avesse avuto un'illuminazione. - La stazione -
- Eh? - esclamai perplessa.
- Nessuno c'è stato - disse risalendo in moto.
- Non combiniamo nulla se ha preso il treno qualche ora fa -
- E allora? Controllare non costa nulla -
Rimisi il casco e salii di nuovo in sella, mentre il motore stava già rombando. Fu una partenza a razzo: la stazione era vicina e in pochi minuti ci trovammo di fronte all'edificio.
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Cari Lettori, siamo agli sgoccioli, il tempo sta per scadere...
~*~
Abbiamo la confessione ma dobbiamo trovare Valentina. Dove sarà finita?
~*~
Pensavo di cominciare a pubblicare alcune foto di Ferrara, facendo riferimento ai luoghi narrati nel romanzo. Sarà un lavoro che proseguirà anche in fase di revisione e pian piano estenderò anche ai capitoli precedenti. Che ne dite??
~*~
Stay Tuned!! ^__^
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