Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

13. E' Più Forte Di Me (parte 1)

Lei che ce la mette tutta, ma ti porta sempre in faccia
Siamo troppi, io e lei in questo letto

❤️

Avevo maledettamente bisogno di quei dannati soldi. Alle corse clandestine mi ero fatto un piccolo debito che dovevo saldare al più presto possibile. Mia madre l'aveva detto: pensavo non ne fossero capaci e invece lo fecero. Mi avevano chiuso i rubinetti. Quei fottuti cinquanta euro che fregavo dal portafogli semivuoto non erano più sufficienti a coprire le mie spese e il debito.

Mi gettai sui ragazzini: perché non averci pensato prima? La mia scuola era piena di adolescenti appena usciti dalle medie. Io e i ragazzi cominciammo a studiarli, cercando di individuare la preda migliore. C'erano i pidocchiosi come noi ma anche i cremini, i migliori: non sapevano nemmeno alzare un dito, preoccupati di sporcarsi le loro magliette firmate o le scarpe griffate. Erano peggio delle femminucce. Puro divertimento.

- Quello - mormorai, vedendo passare davanti a me un innocuo ragazzino biondo che stava attraversando l'atrio. Ci alzammo all'unisono dalla finestra a cui eravamo appoggiati e lo circondammo lentamente, per non spaventarlo inutilmente.

- Ciao - dissi.

- Ciao - blaterò il ragazzino abbassando lo sguardo a terra.

- Dove stai andando? - lo canzonò Alex.

- In... in classe - balbettò. La preda perfetta: quello se la faceva sotto senza troppi giri di parole.

Gli appoggiai una mano sulla spalla e lo trascinai via. - La lezione può aspettare - dissi sorridendo soddisfatto.

***

Avevo racimolato un bel po' di soldi da quel ragazzino. Era bastato dirgli qualche parola e subito ci aveva dato il suo portafoglio e qualche articolo firmato che si portava addosso. Quella stessa sera riuscii a pagare il mio debito e tornai a casa, dopo essermi divertito scommettendo ancora e vincendo.

Non mi aspettavo che mia madre fosse ancora sveglia ma soprattutto, non mi aspettavo di trovare anche mio padre, rientrato in anticipo per chissà quale motivo.

- Abbiamo ricevuto un avviso dalla polizia - disse mio padre con sguardo severo, appena misi piede in casa.

- E allora? - domandai incurante.

- Cosa hai combinato stavolta? -

Scrollai le spalle nella più completa indifferenza ma non feci in tempo a fare un passo che mio padre mi assalì sbattendomi contro il muro.

- Non ti rendi conto dei sacrifici che stiamo facendo? - mi gridò rabbioso.

Cercai di allontanarlo da me ma fu più veloce e mi prese per il colletto della felpa. Ormai quel gesto non mi faceva più né caldo né freddo. Se sapessero quante volte mi era stato fatto...

- Hai capito cosa ti ho detto? - ripeté mio padre mentre io continuavo a fissare un punto sul pavimento.

Mia madre avanzò preoccupata. - Lascialo andare, non attaccarlo così! -

- Lasciarlo andare? Quest'idiota ha cominciato a fare bullismo a scuola e tu mi dici di mollarlo? -

Una risata mi venne spontanea. - Quei cretini vi hanno mandato un avviso per colpa di quel bambino? - esclamai.

Mio padre mi fulminò con lo sguardo. - È un ragazzino, devi portare rispetto. Non devi prendertela con chi è più piccolo di te -

Mi sembrava di essere tornato bambino. Che parole stupide da dire a un diciassettenne.

- Certo, papino - lo sfottei.

Mio padre mollò la presa e mi cacciò un pugno in faccia che mi fece ronzare l'orecchio per qualche secondo. Riuscii a mantenere l'equilibrio anche se inciampai e mi poggiai di nuovo alla parete.

- Francesco - esclamò mia madre preoccupata, portandosi le mani alla bocca mentre mio padre la bloccò perché non si avvicinasse a me. Mi massaggiai la mascella. Era stato un pugno da poco, ero abituato a ben peggio, ma la potenza che aveva messo in quel gesto mi aveva spiazzato. Non pensavo che l'avrebbe fatto.

- Perché hai assalito quel ragazzino? - tuonò mio padre. Continuai a rimanere in silenzio, non avevo proprio voglia di rispondergli. - Ne vuoi un altro? Perché l'hai fatto! -

- Calmati, Angelo - intervenne mia madre, toccandogli un braccio.

- Che ve ne frega? - domandai. L'insistenza mi dava sui nervi, facendomi incazzare ancora di più. Saranno stati cazzi miei se avevo deciso di attaccare quel poppante? A loro non doveva proprio fregare niente.

Mio padre fece per avvicinarsi di nuovo ma questa volta lo bloccai e lo allontanai con forza.

- Lasciatemi stare - mormorai.

- Chiudiamo troppo spesso un occhio - rispose livido per averlo respinto.

- E allora? Chiudete anche l'altro - risposi incurante.

- L'hai fatto per soldi, vero? Non ti bastano più quelli che ti passiamo, eh? E dato che non puoi più rubare dal portafoglio di tua madre, ora ti sei gettato sui ragazzini -. Lo fissai pieno d'ira. Volevo solo essere lasciato in pace, dovevano smetterla con quelle stupide domande. - Mi hai proprio deluso - esclamò mio padre tristemente.

- Anche l'altra volta lo avevi detto -

Stessa ramanzina di quando mi avevano scoperto rubare nei negozi.

- Questa volta è peggio perché te la sei presa con qualcuno di indifeso. La polizia ci ha detto che non solo lo hai minacciato ma l'hai anche aggredito -

- Per qualche schiaffo e botta, cosa vuoi che sia - dissi con una scrollata di spalle.

Mio padre si incazzò ulteriormente. - Io ti ammazzo di botte! - gridò.

Un singhiozzo uscì dalla bocca di mia madre che immediatamente gli andò davanti per evitare che si avvicinasse ulteriormente a me.

- E allora fallo! - gridai con tutta la voce che avevo.

- Smettetela tutti e due! - gridò mia madre con la voce rotta dal pianto. Si era messa tra me e mio padre per tentare di difendermi. - Io non ce la faccio più - esclamò quasi in un sussurro di resa - ve ne prego, Angelo, Francesco fate pace -

- Non hai sentito che mi vuole ammazzare? - dissi facendo un gesto con la testa per indicare mio padre - lascialo fare, così la smette di rompermi le palle. No anzi, così smetterete entrambi di rovinarmi la vita e potrò finalmente fare quel cazzo che mi pare! - gridai.

Mio padre fece di nuovo per avvicinarsi ma mia madre lo bloccò.

- Scappa - gridò.

Non me lo feci ripetere due volte. Uscii immediatamente di casa, mentre mia madre continuava a lottare per trattenere mio padre; salii in moto e corsi via spingendo il motore a tutta velocità per le vie della città.

Stavolta mio padre era davvero incazzato. Negli ultimi anni lo avevo visto così solo quella volta che... inutile pensarci. Erano passati quasi quattro anni da allora. Il cuore batteva forte per la rabbia e l'agitazione. Ormai avevo imparato a sopportare le frequenti liti familiari ma questa volta era stato diverso; forse perché era stata la prima volta che avevo ricevuto un pugno in faccia da mio padre, l'uomo più buono del mondo. O almeno così credevo.

Avevo bisogno di un posto dove passare la notte e l'unico luogo in cui avrei trovato rifugio sarebbe stato l'appartamento di Nero. Non era la prima volta che ci andavo e non sarebbe stata nemmeno l'ultima: quando avevo bisogno, sapevo di poter contare sempre su di lui.

Sarah.

Per una frazione di secondo mi venne in mente il volto di quella ragazza, la sua camera, quel letto così comodo... cazzo stavo pensando? Scrollai la testa e accelerai ulteriormente per raggiungere in fretta l'appartamento, situato nella periferia a ovest della città, la parte più desolata e abbandonata di Ferrara, dove vecchi prefabbricati e condomini sovraffollati regnavano sovrani.

Sin da quando lo avevo conosciuto mi ero chiesto dove vivesse uno come lui; non passò tanto che lo scoprii. Più che in un appartamento, Nero viveva in un monolocale al terzo piano di una vecchia palazzina: gli era bastato un letto, un tavolo con qualche sedia, un divano e un frigo per viverci dentro. Ciò che non dovevano mai mancare erano invece birra e sigarette. Quando arrivai trovai la porta chiusa: Nero doveva essere ancora fuori. Per uno come lui, che tirava avanti con giri illeciti, la notte era giorno e non tornava mai a casa prima dell'alba inoltrata. Gli telefonai, spiegai la situazione e disse di raggiungerlo in un locale in provincia.

- Cosa hai combinato stavolta? - chiese appena mi vide arrivare. Non mi stupii di trovarlo già circondato da ragazze.

- Il solito - mormorai mettendomi a sedere di fronte a lui.

Nero aveva scelto un locale di spogliarello per passarsi la serata e si era portato dietro altri due uomini che avevo visto di rado in sua compagnia, ma nessuno del gruppo.

Un uomo calvo e smilzo, probabilmente il gestore, si avvicinò al nostro tavolo e volle controllare la mia carta d'identità. Tirai fuori la mia patente falsa ma l'uomo non parve convinto.

- È falsa - disse con una smorfia.

- Il ragazzo è con me - tuonò Nero allungandogli una banconota da cento euro che aveva opportunamente sfilato dal perizoma di una delle due ragazze sedutegli accanto; lei sembrò non curarsene, sicura che a fine serata li avrebbe recuperati con gli interessi. L'uomo sorrise e si allontanò come nulla fosse.

- Quanto pensi di rimanere questa volta? - domandò Nero tornando a bere il superalcolico messogli sotto il naso dall'altra ragazza.

- Non so. Forse due giorni, tre - risposi.

- Rimani quanto vuoi ma ora rilassati - disse - questi sono miei due amici d'affari - aggiunse facendo un cenno con la testa ai due uomini e me li presentò.

Avevo azzeccato di cosa si occupavano ancora prima di conoscerli: droga.

- Dato che sei amico di Nero - disse uno dei due, quello pelato e più robusto - ti offro una di queste. È una delle migliori che c'è in giro -

L'uomo estrasse un porta pastiglie dalla tasca sinistra dei jeans e mi offrì una pastiglietta: non era difficile capire cosa fosse.

- Nah, stasera non mi va - risposi. La droga non l'avrei mai toccata. Preferivo bere o farmi le canne.

- Perché pensi che lo chiamiamo Prinz? - intervenne Nero rivolgendosi all'uomo pelato - Lui non si abbassa a tanto. Lui è il Principino -

Mi scappò un sorriso, non per le parole ma per i ricordi legati a quel nome. All'inizio i ragazzi del gruppo mi chiamavano così perché era sinonimo di sfigato: Prinz infatti era il nome di una vecchia auto da classico cazzone. Ben presto riuscii però a dimostrare le mie doti e quel soprannome ridicolo si trasformò nell'abbreviazione di Principe, poiché Nero era il capo e io ero diventato il suo braccio destro. Tuttavia quel soprannome continuava ad avere il secondo significato di schizzinoso: a differenza degli altri ancora oggi non mi ero lasciato andare a certi vizi come quello della droga.

- A lui non servono queste - disse Nero spostando la mano dell'amico - Prinz si diverte di più con le ragazze -

Nero chiamò verso di noi una ragazza che stava gironzolando alla ricerca di qualcuno a cui prestare il suo servizio. La ragazza, una bionda dal corpo longilineo e con il seno prosperoso, venne a sedersi in braccio a me e nel giro di qualche secondo mi si stava già strusciando addosso affinché la pagassi. Avevo poche banconote in tasca e sapevo che non sarebbero bastate.

- Ehi, ragazzina - la bionda si girò di scatto verso Nero - ti darò un  bel mazzetto di banconote a fine serata, se fai passare il cattivo umore al mio amico -

La ragazza strizzò l'occhio e si avvicinò al mio volto. - Non ti dimenticherai di me facilmente, ragazzo - sussurrò infilando una mano nei miei pantaloni.


°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Eccoci qui, Prinz ne ha combinata un'altra delle sue.
~*~

Vi avevo però promesso il suo pov della scena in discoteca che aveva sconvolto Sarah nel capitolo precedente.
~*~

Che aspettate a leggere la seconda parte?
~*~

E come sempre, se vi è piaciuto, potete lasciarmi una stellina... grazie!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro