Singolo #3 - Just Pretend
So will you wait me out
or will you drown me out?
❤️♾️⭐️
[TUTTI I PERSONAGGI PROTAGONISTI DI QUESTA SCENA SONO MAGGIORENNI}
Bussai alla porta della sua camera. Non avrei chiuso occhio quella notte, tanto valeva passarla in compagnia.
Mi venne ad aprire, i capelli raccolti in una treccia nera come la notte, gli occhi struccati ma ugualmente profondi: tutta quell'oscurità contrastava con la camicia da notte rosa confetto che indossava, aderente all'altezza del seno e dei fianchi, tanto da farla sembrare ancora più formosa di come la ricordassi.
Un sorriso di gioia le illuminava il viso, donandole una bellezza che mai prima avevo notato.
- Lasciami indovinare, non riesci a dormire? - domandò, alzando un sopracciglio. Potevo percepire il battito del suo cuore da quella distanza, un cuore che aveva esultato con me, pianto con me, vissuto con me uno dei momenti più importanti della mia vita.
- Posso? - chiesi timoroso. La visione di quella camicia da notte, così leggera e facile da sfilare, monopolizzò per un momento ogni cellula del mio cervello, senza lasciare spazio ad altre parole o pensieri che non fossero sboccati e vietati ai minori.
Lei annuì e si spostò indietro per farmi spazio. - Avanti, entra! -
La sua camera era grande come la mia, ma c'era un unico letto matrimoniale e non due letti separati. Andò a sedervisi sopra, invitandomi a seguirla.
- Allora, vuoi fare due chiacchiere? O ti racconto una fiaba della buona notte? - ironizzò accavallando le gambe e poggiando il peso sulle braccia, per mettere in mostra il seno prosperoso.
Mi sedetti accanto a lei, fingendomi disinteressato, frenando qualsiasi pensiero lascivo che mi procurava la visione del suo corpo: non sapevo come fare la prima mossa. Una parte di me la desiderava, l'altra invece era combattuta.
Nella mia testa collidevano diversi stati di me stesso: in verità, il mio corpo mi aveva portato da lei per un fine non legato al sesso, nonostante in quel momento stessi combattendo contro le sollecitazioni che lei mi aveva posto davanti.
Forse lei pensava che io fossi lì solo per quello ma la verità era un'altra: sentivo di avere bisogno della sua compagnia, di parlare con qualcuno di ciò che era successo poche ore prima. Perché era una vita che attendevo quel traguardo, e ora che lo avevo raggiunto, mi sentivo vuoto.
- Hai perso la lingua? - mi apostrofò, avvicinandosi.
- Avevo voglia di vederti. -
Lei si avvicinò e mi diede un timido bacio. Sapeva di vaniglia e limone.
Cristo, persino lo stesso profumo.
Risposi a quel bacio, assaporando le sue labbra, morbide e turgide come una ciliegia nel pieno della sua maturazione.
Ero pronto?
Il mio cazzo nei pantaloni, si. La mia testa, invece, no.
Mi staccai da lei e mi persi nuovamente nel buio di quello sguardo, quel gioco di luci e ombre che non ti permetteva di vedere che strada stavi imboccando ma solo la sorte a cui eri destinato: un punto di non ritorno. Stavo iniziando a perdermi in tutto quel buio.
- Stiamo facendo la cosa giusta? - domandai, più a me stesso che a lei.
Si mise a cavalcioni su di me, scoprendo le gambe lunghe e toniche dalla camicia, che ora le arrivava pericolosamente all'inguine; potevo sentire il calore della sua femminilità a contatto con i miei pantaloni crearmi un piccolo cortocircuito. Appoggiò le braccia attorno alle mie spalle, imprigionando con quel gesto il mio corpo e la mia volontà: un guinzaglio invisibile che mi avvinghiava a sè e da cui sarebbe stato impossibile fuggire.
il suo viso era a contatto con il mio, i nostri nasi potevano sfiorarsi, cosi come i nostri respiri, pronti a iniziare un gioco piacevole e senza ritorno.
- Hai cominciato tu per primo, con quel bacio, oggi pomeriggio. -
Il nero delle sue iridi catturò la mia anima: mi sentii risucchiato dentro di lei, nella profondità del suo essere. Come sirena mi attraeva con un canto tutto suo. E io non riuscivo a resisterle, l'analisi chimica della sua essenza aveva mandato in tilt il mio cervello: quel viso, quel profumo, quei colori... erano la formula assoluta della perfezione.
Sfiorò nuovamente le mie labbra, chiudendo gli occhi da bambola, un viso fatto di innocenza e torpore erotico sopito. Strinsi il lenzuolo sotto le mie mani, litigando con le pulsazioni del mio corpo, che pompavano verso la mia erezione.
Cazzo, non dovevo.
Avevo agito senza pensare, prima. L'avevo baciata nell'enfasi dell'eccitazione per ciò che ero riuscito a compiere.
Forse era stato un errore. O forse no.
Me lo aveva detto chiaramente tempo prima. Non le stavo facendo alcun torto: lei mi desiderava.
Le sue labbra si schiusero e sentii la punta della sua lingua insinuarsi nella mia bocca.
Strinsi ancora più forte le lenzuola sotto le mie mani, fino quasi a farmi male.
E mentre il gioco della sua lingua con la mia divenne più esplicito, mentre sentivo la sua eccitazione crescere tanto quanto la mia, venni attraversato da un pensiero.
Fanculo a tutto.
Le appoggiai una mano sulla schiena e la capovolsi sul letto, sotto di me.
E iniziammo a fare l'amore come due ragazzi alla prima cotta, un desiderio a lungo represso, quasi selvaggio, spogliandoci in pochi istanti. La necessità di sfogare in quell'atto qualcosa che avevamo rimandato, di saggiarci a vicenda, capire se valeva davvero la pena diventare un'unica anima, un unico corpo.
Perché poteva essere l'errore più grande di tutti oppure il più dolce e ripetibile gesto che avremmo fatto quella notte.
E mentre affondavo in lei, chiusi gli occhi: non volevo pensare, non volevo avere un'altra immagine davanti agli occhi. Volevo dimenticare.
- Guardami. - mi sussurrò, con il fiato corto. Mi prese il viso tra le mani. - Guardami, mentre veniamo insieme. -
La sua era una richiesta, detta in tono fermo e accogliente. Mi sentii improvvisamente rassicurato.
Occhio non vede, cuore non duole. Ma i miei occhi dovevano tornare a vedere e un nuovo cerotto non avrebbe fermato il mio cuore martoriato.
Aprii gli occhi e la vidi: il viso arrossato per lo sforzo, lo sguardo pieno di piacere, pronto a sgorgare dalla sua bocca come un canto.
Mi abbandonai a lei, a ogni spinta sentivo che lei era vicina; e quando non potei più controllarmi, venni dentro di lei, rubandole l'anima, che uscì dalle sue labbra con un'esclamazione di sollievo.
In quell'orgasmo, ebbi la consapevolezza di un nuovo inizio.
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Hi Rockers!
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E qui torniamo ad alzare la temperatura...
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Vi siete accorte dell'elemento comune denominatore di tutti questi singoli? No?
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Avete ancora una possibilità per indovinare (ammesso che non ne aggiunga altri)
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Vi lascio un indizio:
👁️
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Anche qui, commenti e stelline se vi è piaciuto.
Stay tuned!
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