8. Regalami il Tuo Sogno
Se ti vuoi fidare davvero di me,
fallo fino in fondo
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[TUTTI I PERSONAGGI PROTAGONISTI DI QUESTA SCENA SONO MAGGIORENNI}
La serata passò davvero in fretta: il tempo di mangiare una fetta di torta e due chiacchiere ed era già mezzanotte.
Arianna e Vito furono i primi ad andarsene, portandosi dietro Andrea; seguirono poi i Last Picture con Luca, che alloggiavano a casa di Sonia.
- è stata una festa bellissima, ci vediamo sabato al Contest. - disse Alessandro a nome di tutti, ringraziandoci ancora una volta.
Fu a quel punto che Marika si girò di scatto e se ne andò senza salutarli. Io e le ragazze rimanemmo senza parole e mentre Sonia e Irene la raggiunsero, io chiesi scusa ai ragazzi, dando la colpa alla stanchezza. Alessandro non disse nulla anzi, chinò gli occhi a terra.
Rimanemmo così io, Prinz e Gabriele.
- Scusate, vado da Marika, torno subito così, se poi voi dovete andare, potete farlo. - esclamai allontanandomi.
Raggiunsi le ragazze in camera e bussai per entrare: appena la porta si aprì, le trovai vestite di tutto punto con cappotti e sciarpe.
- Dove state andando? - domandai sorpresa.
- A casa, riaccompagno Marika, non se la sente di rimanere qui. - disse Sonia passandomi davanti seguita dalla mia amica, che tratteneva a stento un sorriso.
Mi girai verso Irene cercando di capire cosa stesse succedendo.
- Io ho promesso a Gabriele che sarei tornata a casa con lui. Non te l'ho detto, forse? -
- Direi proprio di no! - esclamai delusa.
- Ora lo sai. -
- Ma c'è da mettere a posto tutto quanto, non posso lasciare la casa in disordine o i miei non...-
- Su su, - disse Sonia venendomi vicino - vedrai che un paio di belle spalle robuste le trovi di là. - e fece l'occhiolino in direzione della sala.
La guardai allibita. E iniziai a capire.
Le seguii in sala, dove Gabriele era già vestito e attendeva Irene.
- Noi allora andiamo, non vi dispiacerà sistemare tutto voi due, vero? - domandò Irene passando lo sguardo da me a Prinz.
Feci per rispondere ma Sonia mi interruppe. - Ci sentiamo domani, buona serata! -
La mia amica aprì la porta e uscì quasi di corsa da casa, seguita a ruota da Marika e Irene, che strattonò Gabriele senza dargli il tempo di salutarci ma potè farci solo un cenno con la testa.
La porta si chiuse. Eravamo rimasti soli. Nulla ci vietava di sistemare e poi tornarcene a casa. Prinz non disse nulla, aspettando forse che fossi io la prima a parlare. Ruppi il ghiaccio con la frase più stupida che potessi dire.
- Bene, ci tocca mettere a posto! Ma se vuoi andare, ci penso io qui. -
Prinz mi guardò perplesso.
- Pensi che possa lasciarti qui da sola a sistemare tutto questo e, soprattutto questa notte? -
Lo fissai. Il cuore iniziò a battere forte. - Intendevo dire che non ti lascio in una casa disabitata in mezzo al nulla. E poi come fai a tornare indietro domani mattina? - Già, mica potevo volare.
Scossi la testa e feci un sorriso. - Io penso agli avanzi, tu raccogli posate e quant'altro e buttali via. -
Ci dividemmo i compiti e li portammo a termine in assoluto silenzio. Ogni volta che terminavo qualcosa mi raccapezzavo per iniziarne un'altra e tenermi sempre occupata. Nella mia testa martellava un unico pensiero ed ero sicura che anche Prinz stesse pensando la stessa cosa. Un misto di ansia e timore mi pervadeva mentre una parte di me diceva che erano solo stupide fisse.
- Terminato tutto, c'è altro da fare? - disse Prinz interrompendo i miei pensieri mentre ero alle prese con la pellicola trasparente. Sussultai e rimasi per un attimo in silenzio.
- No, direi di no. - risposi nervosa, attorcigliando il foglio appena strappato malamente.
Sentivo i suoi occhi su di me e mi sforzai di comportarmi con più naturalezza possibile. Misi via le ultime cose in frigo senza alzare la testa dal tavolo.
- Dormirò sul divano, ti lascio la camera. - disse uscendo dalla cucina.
"Stupida!" pensai. Aveva frainteso tutto a causa del mio comportamento rigido. Presi un respiro e lo raggiunsi in sala: Prinz stava sistemando i cuscini in un angolo del divano, uno sopra l'altro, si tolse le scarpe e si coricò, senza badare a me.
La cosa mi fece infuriare. Andai da lui e mi misi davanti.
- Che fai? - domandai scocciata.
- Dormo. - disse, gli occhi chiusi in un finto sonno.
- Smettila di fare lo scemo. -
Prinz aprì un occhio e mi guardò senza muovere la testa.
- Senti, mi stai trattando male da quando le tue amiche se ne sono andate. Cosa devo pensare? -
- Non ce l'ho con te. -
- E allora con chi? Guarda che non sapevo nemmeno io che saremmo rimasti soli. - esclamò mettendosi a sedere, continuando a guardarmi.
- Non te l'avevano detto? - esclamai sorpresa.
- E a te? -
Feci per aprire bocca e rispondere ma non avevo parole da aggiungere. Una risata isterica mi colse all'improvviso, forse per stemperare la tensione.
- E ora perché ridi? -
- Perché stiamo litigando? - risposi con una domanda.
- Dimmelo tu. - disse appoggiando la schiena al divano.
- Perchè siamo due scemi. - mi sedetti accanto a lui e presi la coperta, coprendo entrambi.
- Stai invadendo il mio letto. - disse.
- Ma io voglio dormire qui con te. - risposi.
Prinz mi guardò e scosse la testa. Passò il braccio libero attorno alle mie spalle e mi attirò a sé. Rimanemmo in silenzio qualche istante, a fissare un punto senza dire nulla.
- Non siamo più abituati a stare insieme - constatai - i nostri impegni ci assorbono completamente e ci allontanano sempre di più. E l'idea di rimanere qui con te stasera, mi spaventa. -
Prinz mi guardò perplesso.
- Non hai avuto paura di me quando avevi tutte le ragioni per farlo, che senso ha ora? - mi domandò.
- Non lo so, è proprio quello il fatto. - risposi facendomi più piccola addosso a lui.
- Possiamo passare tutta la notte su questo divano, a dormire, a parlare, a prenderci a cuscini in faccia. Scegli tu. E ricorda: non farei mai qualcosa contro la tua volontà. -
Mi sentii ancora più stupida di prima. Avevo l'occasione di passare del tempo con il mio ragazzo e mi facevo tutte quelle paranoie mentali.
- Per ora stiamo qui , - dissi chiudendo gli occhi e abbandonandomi al suo tepore - voglio stare qui con te, sentirti vicino... -
Prinz mi strinse a sé. Sentii la sua testa appoggiarsi alla mia, il suo respiro rallentare e diventare quasi un soffio.
Rimanemmo in silenzio per un periodo indefinito di tempo, scivolando in una sorta di dormiveglia in cui il mio cervello elaborava le informazioni esterne mescolandole a dati di fantasia.
Mi ritrovai a pensare a quella volta che mi ero ritrovata nel suo letto dopo quella serata in discoteca: ero completamente ubriaca ma in quel momento non avevo tutte quelle paure, anzi... e allora immaginai con la mente cosa sarebbe potuto succedere quella volta, così come tante altre.
Perché una parte di me lo desiderava, era un fuoco irrazionale che partiva da dentro e si espandeva in ogni parte del mio corpo.
Aprii gli occhi e mi avvicinai al suo viso. Osservai i suoi lineamenti fini, quel volto che era stato incubo ma anche sollievo, conforto e ora amore.
Sfiorai le sue labbra con le mie e lui si svegliò sorpreso. Fu solo uno scambio di sguardi, con una mano mi accarezzò il viso e riprese a baciarmi, all'inizio piano, incerto sulle mie intenzioni poi sempre con più crescente desiderio.
I suoi baci erano la cosa più golosa che le mie labbra avessero assaggiato quella sera, alimentando una bramosia che aveva preso vita propria e che non era più assoggettata alla nostra razionalità.
Gettai il plaid a terra, mi misi a cavalcioni sopra di lui e impaziente infilai le mani sotto la sua maglia per toglierla.
Prinz mi prese i polsi con delicatezza, fermando le mie belligeranti intenzioni e mi guardò.
- Sei sicura? -
Annuìi. Era il momento giusto: percepivo una sorta di elettricità attorno a noi, nel contatto dei nostri corpi, nello sfregamento dei nostri vestiti, nelle molecole di luce che viaggiavano intorno a noi.
Lasciò la presa e mi permise di sfilargli la maglia, poi lui fece lo stesso con me, come in una sorta di rituale, con gesti lenti e calibrati. Non avevamo fretta. La notte era tutta per noi.
Rimase ad osservarmi per qualche istante, compiaciuto per ciò che avevo da offrirgli e affondò il viso prima sul mio petto e poi sul mio collo, salendo a baciarlo con tocchi delicati, rubandomi sospiri di piacere al contatto delle sue labbra con la mia pelle, marchi di fuoco che lasciavano indelebili cicatrici.
Tornammo a guardarci per un attimo, in cerca di una mia approvazione. Il suo sguardo era lucido, febbricitante come l'erezione che avvertivo nei suoi pantaloni sotto di me. Sentivo la veridicità dei suoi sentimenti per me, l'amore che io stessa provavo per lui ed ero certa che in quel momento il mondo si sarebbe fermato per assistere al nostro primo ballo, per permetterci di vivere il nostro sogno.
Presi il suo viso tra le mie mani e gli diedi un nuovo bacio, catturando la sua lingua con la mia, in una danza voluttuosa, seguendo la musica del desiderio.
Mi staccai da quel sogno di panna montata con il fiato corto, la nebbia della lussuria che ci appannava la vista, chiudendoci in una bolla, isolandoci dal mondo stesso.
Eravamo solo io e lui in quello spazio, in quel momento fisso della storia umana, una piccola particella di infinito in un angolo di universo.
Prinz mi strinse a sè, poggiandomi un braccio attorno alla schiena e si alzò in piedi; mi feci più vicino a lui, stringendo le mie gambe al suo bacino; il contatto della mia pelle con la sua generò un rogo pronto a scoppiare di lì a poco. Gli passai le braccia attorno al collo e poggiando la testa sulla sua spalla, mi feci portare in camera da letto.
- Almeno qui staremo più comodi. - disse chiudendosi la porta alle spalle.
***
Sguardi, baci, tocchi, odori, sospiri... la paura e poi il piacere. Mi ero affidata completamente a lui, donato i miei pensieri, le mie sensazioni, i miei sogni e insicurezze. E capii solo alla fine che tutti i miei timori erano infondati, che quello che avevamo creato in quella stanza, tra quelle lenzuola, era amore.
Ci addormentammo esausti, mano nella mano, per mantenere un briciolo di quel contatto perchè non volevamo che tutto finisse in quell'istante; i nostri corpi vicini, con lo sguardo l'uno sull'altra e il sorriso sulle labbra, certi che quella sarebbe stata la prima di tante altre volte.
***
Mi svegliai lentamente, il cielo stava cominciando a schiarirsi per l'arrivo di una nuova alba. La sera precedente avevamo dimenticato di chiudere gli scuri e la luce della Luna aveva illuminato la nostra danza, creando giochi d'ombra a cui, in quel momento, non avevamo badato. La vista della spiaggia deserta di prima mattina, le onde che accarezzavano delicatamente la battigia e i primi raggi del sole che nasceva, mi suscitò una forte emozione: anche la mia vita sarebbe stata differente.
Mi girai verso Prinz e lo guardai: era ancora addormentato e sembrava non volesse saperne di svegliarsi. Non potevo però fargli perdere quello spettacolo.
- Ehi, dormiglione. - dissi scuotendolo con una mano. Lui grugnì qualcosa e strinse gli occhi.
Mi sedetti sul letto e mi avvolsi nel piumone, a guardare l'alba fuori dalla finestra. Le spalle scoperte tradivano la reale temperatura che c'era fuori dal letto e l'idea di dovermi alzare mi terrorizzava. Soprattutto perché non volevo che il nostro sogno finisse.
Sentii Prinz svegliarsi dietro di me.
- Cos'è successo? - domandò stiracchiandosi.
- Guarda davanti a te. - dissi indicando la finestra.
Prinz si mise a sedere sul letto dietro di me, facendosi spazio sotto il piumone, abbracciandomi. Il contatto dei nostri corpi mi fece venire una leggera pelledoca.
- E' l'alba - dissi con malinconia. Il cielo si stava via via schiarendo, la notte era ormai un lontano ricordo e le stelle stavano scomparendo dal cielo.
- È ancora presto per andare, - disse scostandomi i capelli dalla schiena - la sveglia non è suonata. - aggiunse, mentre con piccoli baci stava seguendo la linea del mio collo scendendo verso la mia spalla.
Chiusi gli occhi per assaporare quel momento, inebriata da quelle nuove sensazioni che fino al giorno prima avevo solo potuto immaginare.
- Si, la sveglia non è ancora suonata, e io ho ancora voglia di sognare. - risposi, girandomi verso di lui e intercettando le sue labbra per baciarlo, con la stessa passione con cui la sera prima, tutto era cominciato.
***
Era giunto il momento di lasciare il nostro sogno e tornare alla realtà. Mangiammo una fetta di torta e lasciammo un biglietto al personale delle pulizie, riferendo del cibo avanzato in frigo.
Fantasticai con lui, immaginando di tornare fra sei mesi in quella casa, per festeggiare il mio compleanno, magari solo noi due, per dedicarci a una notte come quella appena trascorsa.
- Sei una ninfa voluttuosa. - disse in un sorriso.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, mettendogli le braccia dietro il collo.
- Colpa tua. Mi hai fatto scoprire che mi piace fare l'amore con te. -
Avvicinai le mie labbra alle sue e ci scambiammo un bacio. Prinz si staccò da me.
- Se continui, non ce ne andremo più da qui. - commentò.
- Allora ti faccio una nuova proposta: perchè non torniamo qui per il tuo compleanno? Non hai mai festeggiato il tuo diciottesimo e te lo meriti. -
Prinz abbozzò un sorriso imbarazzato.
- Dovrai davvero trovare una scusa valida per convincere nuovamente i tuoi a consegnarti le chiavi di casa. -
- La tua vittoria ai campionati nazionali. O la mia al Contest. Anzi, entrambe le nostre vittorie. O, molto più semplicemente, il tuo compleanno. -
- Vedremo. - Prinz appoggiò la sua fronte alla mia e prese un respiro. - Ti ho già detto che ti amo? -
- Si, almeno una volte stanotte. Ma dirlo mentre si fa l'amore, non è valido. - risposi sorridendo - pertanto terrò buono quello che mi hai appena detto. Anche io ti amo. -
Raccogliemmo le nostre cose e ci chiudemmo la porta alle spalle.
- Non fare quella faccia. - disse Prinz porgendomi il casco. Le ragazze avevano pensato a tutto, pure al casco per il viaggio di ritorno.
- Non voglio tornare a casa. - dissi infilandolo.
- Beh, chi ha detto che bisogna tornarci? Possiamo passare tutta la giornata insieme. -
Sorrisi: avevo dimenticato che non dovevamo andare a scuola. Non avevamo una destinazione e girare per la città, dove ci portavano le nostre gambe senza il minimo pensiero di una meta precisa, era la cosa che ci sentivamo di fare.
Andammo in centro a guardare le vetrine dei negozi che stavano ancora aprendo, ci fermammo all'ombra degli alberi del parco Massari, sdraiandoci a parlare del più e del meno sull'erba fresca; riprendemmo il nostro giro a zonzo per la città, passando davanti a Palazzo dei Diamanti, al Castello, infilandoci nelle vie storiche della città dove non passava nessuno, lasciandoci talvolta andare a qualche bacio in più.
Verso mezzogiorno l'appetito non tardò ad arrivare e ci fermammo presso la pizzeria Arcobaleno per una pizza al taglio.
Stavo per addentare la pizza quando Irene mi chiamò:
- Sarah, tutto ok? -
- Si, ciao! Sono qui con Prinz, cosa è successo? -
Sentii in lontananza la voce di Sonia borbottare qualcosa e Marika ridere.
- Non ti ricordi, vero? - domandò Irene
Prinz mi guardò accigliato, cercando di capire cosa fosse successo. Spalancai gli occhi e mi sentii mancare. Avevo le prove e me ne ero completamente dimenticata.
- Dovevo essere da voi... - dissi lasciando morire il resto della frase.
Dall'altra parte sentii un sospiro.
- Riesci a raggiungerci? Dobbiamo girare anche il video per i costumisti e scenografi. -
- Si, cioè, non so -. Guardai Prinz negli occhi, come per chiedergli perdono di quello che stavo per dirgli. Lui serrò le labbra e annuì con la testa. - Arrivo. -
Misi giù e prima ancora di trovare le parole per dirgli che il nostro idilio era finito, suonò il suo cellulare.
- Pronto? -
Lo sguardo di Prinz divenne di pietra e subito dopo riprese il suo naturale colore; mimò con le labbra il nome di "Andrea" e "Allenamenti". Intuii che anche lui si era completamente dimenticato del suo impegno.
- A quanto pare, ci stanno chiamando entrambi al dovere. - dissi mentre lui riattaccava.
- Si, Andrea mi ha detto chiaramente che se non arrivo in palestra entro mezz'ora, mi fa fare venti giri di campo. -
Sorrisi a quelle parole e lo abbracciai, affondando la testa nel suo petto per respirare ancora un po' del suo profumo.
- Voglio tornare a essere tua, il più presto possibile. - dissi in un sussurro.
Prinz contraccambiò il mio abbraccio.
- Il prima possibile. - disse.
Ci salutammo e provammo a darci appuntamento per il giorno successivo a scuola. Sapevamo entrambi che quei risicati quindici minuti ci avrebbero fatto più male che bene ma la necessità fisica e sentimentale di vedersi, era qualcosa di irrazionale che il tempo non poteva capire.
Il suo profumo, il suo calore, le emozioni mi avrebbero perseguitata per tutto il resto del giorno e anche quella notte, il mio corpo avrebbe desiderato avidamente il suo.
Scossi la testa cercando di allontanare le emozioni suggeritemi dai ricordi e mi incamminai verso casa, per raccogliere Jacky e andare dalle Black Cat.
Il destino si divertiva a giocare a Uno con la mia vita.
Maledetto.
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...🎉🎉🎉🎉🎉🎉🎉🎉...
Devo aggiungere altro? 😜
~*~
I nostri ragazzi sono finalmente riusciti a ritagliarsi quel momento di intimità tanto desiderato!
~*~
E ora non si mollano più! Diciamo che, visti gli ultimi avvenimenti, avevano bisogno di passare del tempo insieme.
~*~
Come dite? Vi state chiedendo dove sia la tragedia tanto decantata in tutto questo?
~*~
Solo perché non la vedete, non significa che non ci sia...
~*~
Vi ricordo l'importante indizio della Vista che, dopo i Singoli, ritorna prepotente anche qui. (occhio non vede, cuore non duole).
~*~
Altro easter egg: le parole che vedete in corsivo non sono messe a caso. Forse le avete già lette, forse no. Tenetele a mente, torneranno quando meno ve lo aspettate.
~*~
Stay tuned!
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