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45. Photograph

It's hard to say it, time to say it goodbye, goodbye
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8 anni dopo

- Ecco dove li ho messi. -

Tirai fuori i due pacchetti dal mio armadio, ravvivando il fiocco rosso e oro che richiamava i piccoli fiori stampati sulla carta regalo. Ero sicura che Ginevra e Giulia non avrebbero badato minimamente al particolare del fiocco stropicciato, quanto piuttosto al contenuto.

Era il loro compleanno e compivano otto anni. Due gemelle dagli occhi color del mare e dai capelli corvini ma con caratteri opposti: Giulia era più simile a me mentre Ginevra era più simile a suo padre.

La passione per la musica, tuttavia, l'avevano presa entrambe da me.

Mi accorsi in quel momento che era caduta a terra un'altra cosa. La raccolsi a fatica e la guardai con affetto: era la mia Moleskina, la stessa che avevo perso e ritrovato ben sedici anni prima.

Galeotta fu l'agenda, oserei dire.

La aprii e con profonda nostalgia, cominciai a leggerne i pensieri e sfogliare le foto. Erano i segreti e i sogni della Me stessa sedicenne. Un mondo completamente lontano da ora, per desideri e necessità, che tuttavia era diventato realmente il mio futuro.

Mi scese una lacrima nel sfogliare quel reperto ma un moto di orgoglio mi infuocò il petto. Ce l'avevo fatta. Quelle canzoni che scrivevo nei miei momenti di ispirazione, o quando mi sentivo sola o giù di morale, erano diventate musica reale ascoltata da tutti, incisa su supporti audio. Non erano più solo inchiostro sbiadito.

Quelle foto che ritraevano me e le mie amiche a scuola, sul palco del Fusion, al Brand New Contest erano la nostra storia, il racconto vissuto sulla nostra pelle, polvere di stelle trasformata in galassie.

Era accaduto tutto per davvero: eravamo diventate famose e ora, ci stavamo godendo una pausa.

Allontanarsi un po' avrebbe rafforzato i nostri legami e dato ossigeno alla nostra arte. Le Black Cat non si sarebbero mai sciolte ma solo messe in stand by per un po'. Avevamo guadagnato abbastanza per permetterci quel riposo e dedicarci ai nostri figli e compagni.

- Sei qui! Dai, scendi, sono arrivate le tue amiche! -

Franz era venuto a cercarmi e si era palesato sulla porta della camera. Avevo acquistato la quota di casa di campagna delle mie amiche e ora vivevamo lì, con le nostre figlie. La sala d'incisione era diventata una sorta di museo e raccoglieva i premi vinti in quei quattordici anni di successi: dai dischi di platino per le vendite degli album ai premi per l'ascolto in streaming, con l'avvento delle piattaforme digitali, nonchè qualche Mtv Music Awards, quando ancora valeva qualcosa.

Mi asciugai le lacrime e mi girai verso di lui, sorridendo.

- Tutto a posto? - mi domandò preoccupato raggiungendomi.

- Si, ricordi. - risposi, mostrandogli l'agenda che tenevo ancora in mano.

Francesco capì e mi abbracciò.

- Continui a conservarla dopo tutti questi anni? -

- Ormai è una di famiglia. Se non ci fosse stata lei, non ci sarebbe stato tutto questo. - Indicai la stanza e la casa stessa.

- E ora, neanche lui, River. - disse, appoggiando le mani sulla mia pancia, al settimo mese. - Ciao piccolino.- Accarezzò gentilmente e da dentro, sentii un movimento.

Francesco mi baciò. - Fortuna che l'ho trovata io. - Sorrisi e risposi con un nuovo bacio, mettendogli le mani dietro il collo. Il piccolo nella pancia si mosse ancora. Mi staccai da lui e osservai la rotondità evidente, sotto il vestitino verde che indossavo.

- Sente che siamo felici. -

Francesco appoggiò la sua fronte alla mia. - Sente che ci amiamo e che ameremo anche lui allo stesso modo. -

- E sente anche le sue sorelle che minacciano di trasformarlo nel loro bambolotto. - aggiunsi in un sorriso.

- Dovrò fare un discorsetto alle due signorine. Ora andiamo o la tua amica dai capelli arcobaleno penserà che ci siamo appartati per il solito motivo. -

- Nah, ormai non lo pensa nemmeno più. Lo dà già per scontato. -

Lo presi per mano e Francesco portò con sé i pacchi, per aiutarmi.

Appena arrivammo al piano terra, ritrovai le mie amiche con le rispettive famiglie: le gemelle stavano già giocando con Leonardo e Alessandro, i figli di Irene. Anche Matilde voleva andare da loro ma Marika glielo impedì riprendendola in braccio: aveva solo due anni e nonostante fosse molto intraprendente, era ancora presto per aggregarsi ai bambini più grandi.

Sonia era sola mentre Chloe aveva preferito non portare Claudio, il suo nuovo fidanzato, dicendo che lo conosceva ancora troppo poco per farlo entrare in famiglia.

Abbracciai le ragazze e salutai con calore gli uomini: Gabriele Pazzini, il marito di Marika e Andrea, accompagnato dal suo compagno Nicola.

- Bene, direi che ci siamo tutti. - esclamai entusiasta.

- Mio fratello ti ha avvisato che non viene? Bimbi ammalati. - domando' Sonia.

- Sì, faremo una videochiamata con loro nel momento del taglio della torta! -

- Perfetto! Andiamo, sto morendo di fame! -

Sonia entrò per prima nella sala da pranzo e prendemmo posto a tavola, riuniti come una vera famiglia.

Le nostre storie avevano generato altre storie, che avevano influenzato le nostre vite, trasformandoci in ciò che eravamo diventati.

Il destino si era divertito a mescolare le nostre carte, l'amore si era fatto paladino delle nostre scelte e la musica era il nostro sogno diventato realtà.

Durante il pranzo non mancarono i momenti dedicati ai ricordi, gli aneddoti, quegli episodi che ci saremmo portati dentro per tutta la vita e che ci avrebbero strappato sempre una lacrima o un sorriso, come la prima volta che li avevamo vissuti.

- Lo zio Franz aveva una moto? - Alessandro saltò su con una foga incredibile alla notizia. - Papà, la voglio anche io quando compirò sedici anni. - aggiunse girandosi verso Gabriele.

- Ale, ti mancano ancora nove anni, per fortuna, e non penso sia una buona idea. Lo zio non è il miglior esempio da prendere... -

- Papà, ma dove è finita? - intervenne Ginevra.

- é una lunga storia. - l'apostrofò Francesco, lanciando un'occhiata al suo ex mister.

- Anche lo zio Andre ce l'aveva? - domandò Leo,

- No, mentre tuo zio Franz andava in giro in moto, io giocavo a basket. -

- Poi, per fortuna, lo zio Franz ha dato retta a zia Sarah e ha messo la testa a posto. -

- Ire, hai già spoilerato il finale! - Sonia commentò con una risata. - Ed è molto più complessa di come la dici. -

- Sì, poi è grazie a noi se siamo qui tutti, ora. - Aggiunse Marika dando un bacio alla figlia, seduta sulle sue ginocchia.

- Ehi, calma, la storia è leggermente diversa. - intervenni per ristabilire l'ordine.

- Mamma, come vi siete conosciuti tu e papà? - Giulia mi guardò curiosa.

- Già, in effetti dopo tutti questi anni, non ho mai capito come vi siete conosciuti. Sono entrata in scena a recita cominciata. - Chloe appoggiò i gomiti sul tavolo, curiosa di sentire anche lei quella versione dei fatti.

Era giunto il momento di raccontare alle mie figlie quella storia. E io, ero pronta a ripercorrerla?

Guardai Francesco che mi sorrise. Presi un respiro e cominciai.

- Avete presente quella vecchia canzone che a volte canto ancora e che vi piace tanto? - Le bimbe annuirono. - C'erano una volta un ragazzo e una ragazza... -

- Beh, non mi sembra così strano, fino a qui tutto normale. - intervenne Chloe.

- Sh. - la zittì Sonia. - Vedrai che ti stupirà! -

- Lei voleva fare la rockstar e lui, diciamo, che aveva una vita complicata... -

Mi persi nel racconto, parafrasando quella vecchia canzone che avevo ascoltato tante volte andando a scuola e che, solo ora, mi rendevo conto essere stata la colonna sonora della mia vita.

Ferrara, 25/07/2023


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❤️
Mie amate Rockers, e' finita.
Non ho parole per descrivere l'emozione che mi prende nel mettere la parola FINE a questa storia.
~*~

La saga di Soundtrack e' stata la mia vita, la
mia prima esperienza letteraria, la scommessa  su cui ho sempre puntato ma che non ha dato i risultati desiderati.
~*~

Poi e' arrivato Wattpad, ho potuto farmi conoscere e ho trovato delle Rockers come voi che continuerò ad amare alla follia
~*~

Grazie per ciò che mi avete dato.
Ripensando alla me ventenne rinchiusa nella sua stanza, che passava le sue intere giornate a scrivere, non avrei mai immaginato di essere riuscita, un giorno, a essere letta da cosi tante persone.
~*~

Spero di avervi emozionate, spero che perdonerete la differenza degli stili, gli errori tralasciati e talvolta l' immaturità di certi capitoli.
Love e Music sono stati la mia palestra, Destiny invece il mio palcoscenico, su cui ho potuto esibire davvero me stessa.
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Spero continuerete ad amare Sarah, Prinz e tutto l'Universo di Soundtrack.
Non scriverò più un romanzo cosi viscerale, cosi complesso e soprattutto lungo.
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Vi lascio con il Retro di Copertina  e spero di ritrovarvi tra le pagine di Non e' Cioccolato.
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Seguitemi qui su Wattpad o Instagram per scoprire quando comincerò la pubblicazione.
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E se la storia vi e' piaciuta, fatemi pubblicità, consigliatemi alle amiche, fate girare questa storia. Solo cosi la renderete immortale.
~*~

Infinitamente grazie
❤️

PS: la canzone menzionata da Sarah è "Skater Boy" di Avril Lavigne, la stessa canzone che dà il titolo al primo capitolo di "Soundtrack:Love"

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