4. We Don't Have to Dance
We don't have to talk, we don't have to dance
We don't have to smile, we don't have to make friends
It's so nice to meet you, let's never meet again
♾️
La partita di sabato contro il liceo classico di Modena fu piuttosto difficile: erano molto preparati, tutti ragazzi dell'ultimo anno che avevano parecchio da perdere se venivano cacciati fuori.
Un canestro di Vito fatto all'ultimo minuto ci portò al vantaggio finale che ci permise di vincere la partita.
Alice svolse con discrezione il suo lavoro, prendendo appunti e tenendo sotto controllo tutti.
Tornammo in albergo nel tardo pomeriggio; avevo mandato un messaggio a Sarah informandola del risultato della partita e prima di cena riuscii a sentirla.
Era entusiasta: da quello che avevo capito le avevano preparate per il provino del giorno successivo, cambiando loro il look. Cose da donne.
Dopocena rimasi giù con alcuni miei compagni in una saletta dell'albergo adibita ad area relax con maxi tv e diversi divanetti: parlammo della squadra che avremmo incontrato il giorno dopo e poi la conversazione degenerò nei classici discorsi da ragazzi.
Io e Andrea ci alzammo per andare a prendere un caffè al bar e notai solo in quel momento che Alice era in un angolo, lontana dagli altri, il pc sul tavolo intenta a scrivere; notai che Nicola era andato da lei per parlarle. Lei sorrise e scosse la testa. Poco dopo arrivò anche un altro mio compagno, Mattia, e Alice sorrise anche a lui, alzando le mani in segno di resa. Chiuse il pc e scusandosi si alzò. Passando di fianco al bar per uscire dalla sala, mi passò vicino e mi sorrise.
- Ciao Francesco - esclamò - ciao... Andrea, giusto? - domandò.
Il mio amico salutò con cortesia. - Vuoi unirti a noi per due chiacchiere? -
Alice scosse la testa - No, vado in camera, c'è troppa confusione qui e non riesco a concentrarmi. Buonanotte! -. La salutammo e se ne andò.
- Non deve essere facile per lei. L'unica ragazza in mezzo a un branco di lupi. - sottolineò Andrea squadrandola.
Misi giù la tazzina vuota e tornai a parlare con Andrea del più e del meno. Verso le nove il mio amico cominciò a sbadigliare.
- Non dirmi che hai già sonno! - esclamai - hai pure preso il caffè! -
- Non ho dormito niente questa notte. Ero agitato. Forse ero solo preoccupato per la partita di oggi - Andrea si alzò dallo sgabello e si stiracchiò - vado in camera, guarderò un po' di tv e poi vado a dormire. -
- Vengo con te. - esclamai.
Raggiungemmo in ascensore il secondo piano dove c'era la nostra camera.
- Possiamo guardare il Contest, se ti va, - Andrea tirò fuori la chiave della camera a pochi metri dalla porta - non è stasera che cominciava? -
- Si, anche se la puntata non è in diretta, almeno così mi ha detto Sarah. Anzi, provo a chiamarla per chiederle su che canale è... - Cominciai a rovistare nelle tasche ma non trovai il cellulare. Alzai gli occhi al cielo . - Ho lasciato il cellulare giù, l'ho messo sul bancone del bar e l'ho dimenticato. Vado e torno. - dissi mentre il mio amico entrava in camera annuendo.
Andai verso l'ascensore per fare prima e nel mentre mi scontrai quasi con Alice, che stava uscendo dalla sua camera.
- Oh scusa, non ti ho visto. - esclamò lei indietreggiando all'ultimo.
- Colpa mia, ero sovrappensiero. -
- é successo qualcosa? - domandò preoccupata.
- No, ho dimenticato il cellulare al bar. - risposi.
- Devo andare giù anche io a prendere da bere. Ti va di fare la strada insieme? -
Annuii e andammo verso l'ascensore insieme. Spinsi il bottone di chiamata e attendemmo. Dissi qualcosa per rompere il silenzio.
- Come ti trovi? -
- Beh, a parte i tuoi compagni che ci provano ogni due minuti, tutto bene. -
- Scusali, magari ti possono sembrare un po' ossessivi. Sono dei bravi ragazzi ma quando vedono una ragazza sola, fanno subito i galletti. -
- Me ne sono accorta, ma so come difendermi. E poi li trovo buffi. - esclamò entrando nell'ascensore.
- Buffi? - sottolineai sorpreso seguendola.
- Si, voi ragazzi quando ci provate siete buffi: vi inventate storie incredibili per attaccare discorso e poi rimanete lì impacciati. - rispose sorridendo.
- Beh non tutti sono uguali. - dissi.
Alice mi guardò e sorrise.
- Ti faccio uscire da questo impasse chiedendoti come sta la tua presunta ragazza dell'epoca. -
- La mia ragazza? -
- Si, mi avevi detto che c'era una ragazza che ti piaceva. -
- Parli di Sarah: si, lei ora è la mia ragazza. Toglimi una curiosità, ti ricordi proprio tutto di quella volta? - domandai sorpreso. Possibile che si ricordasse per filo e per segno la chiacchierata di quella sera?
L'ascensore si fermò al piano terra e le porte si aprirono.
- Due occhi come i tuoi non si dimenticano facilmente. - disse fissandomi.
Alice uscì per prima dall'ascensore. La seguii dirigendomi anche io verso il bar, recuperai il cellulare e tornai all'ascensore mentre lei si fermò a prendere l'acqua.
Ripensai a quanto mi aveva detto Andrea: scossi la testa, cercandomi di togliere dai pensieri le sue parole.
- Scusa, non dovevo lasciarmi andare a quel commento, prima -. Mi girai: era dietro di me. - Sono stata sincera. E poi chissà in quante te lo hanno detto! - esclamò in un sorriso, per nascondere l'imbarazzo e sdrammatizzare.
- Senti, Alice, come ti ho detto, Sarah... -
La ragazza mi guardò accigliata. - Mica stai pensando che ci sto provando con te? -
Rimasi in silenzio qualche istante: forse ero stato precipitoso nelle conclusioni. Iniziai a sentirmi un idiota. - No, anzi, scusami tu.-
Cliccò il pulsante dell'ascensore. - Sei l'unico qui con cui posso parlare. Per assurdo sei quello che conosco da più tempo. Quindi mi viene spontaneo scherzare un po' su. -
- Domani ti farò conoscere meglio Andrea e Vito: sono due ragazzi in gamba. Gli altri impareranno a conoscerti e capiranno che non sei solo una bella ragazza. -
Alice arrossì imbarazzata. - Cavoli, mi sembra di essere nel mio racconto. Ah, non lo sai: io scrivo. -
- Ecco cosa ti appunti sempre in quel quaderno che ti porti dietro. - commentai.
L'ascensore arrivò e le porte si aprirono.
- Vuoi salire o ti vanno quattro passi? - domandò Alice.
- Facciamo le scale, così mi racconti del tuo hobby. - risposi.
Alice mi raccontò un po' di lei: voleva diventare giornalista e teneva un blog in cui pubblicava brevi storie inventate ed episodi di vita. Un anno prima si era iscritta all'Università e ci eravamo conosciuti proprio alla vigilia del suo esame per lo stage con La Nuova Ferrara.
- é molto importante questo percorso che sto facendo, perchè mi darà la possibilità di farmi conoscere e notare e magari, tra qualche anno lavorerò per una testata giornalistica Nazionale. - disse mentre percorrevamo il corridoio in direzione delle scale.
- Sei ambiziosa. - commentai.
- Si, ho già deciso che mi trasferirò a Milano in futuro, per fare il Master. Troverò un lavoro e mi manterrò agli studi. Non voglio pesare sulle spalle dei miei. Voglio essere indipendente. -
Rimasi sorpreso: non mi aspettavo avesse un carattere così forte e determinato
- Sono stata abituata a lavorare sodo sin da piccola e a guadagnarmi i successi. D'estate e nei week end quando sono libera, dò sempre una mano al negozio di frutta e verdura dei miei. é il negozio che c'è in Corso Isonzo: magari ci sei passato davanti qualche volta! -
Cercai di fare mente locale: forse lo avevo visto ma non ci avevo mai fatto caso. Rimasi però sorpreso dalla sua umiltà e voglia di fare. Vedendola, non l'avrei mai detto. Era una ragazza con una forte ambizione e un sogno da raggiungere: mi ricordava tanto Sarah.
Parlammo del più e del meno sino al nostro piano. Volle sapere di me, di come era cambiata la mia vita negli ultimi mesi e di Sarah.
Ci fermammo davanti alla porta della sua camera, tirò fuori la chiave dalla tasca e aprì la porta.
- Ci vediamo domani, buonanotte! - disse con un sorriso. Entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Arrivai davanti alla porta della mia camera e bussai; Andrea venne ad aprirmi.
- Fortuna che hai dimenticato solo il cellulare. - commentò ironico.
- Ho... - inventai una bugia su due piedi - mi sono fermato a chiacchierare con gli altri e il tempo è passato. -
- Ti sei perso la tua ragazza in tv. Hanno fatto vedere uno spezzone in cui le intervistavano e si esibivano. Erano fortissime. -
Presi il cellulare per chiamare Sarah e solo in quel momento vidi il suo messaggio. La chiamai e dopo esserci salutati, mi preparai e andai a dormire in vista della partita del giorno dopo.
***
Avevamo vinto anche la partita contro il Parma. Se avessimo vinto anche le altre quattro partite, saremmo arrivati agli ottavi di finale a livello nazionale.
Avevo voglia di vedere Sarah e passare un po' di tempo con lei: la sua assenza nel week end mi svuotava. Volevo sentire la sua risata, la sua voce. Sentire lei.
Avrei dovuto attendere fino a lunedì mattina a scuola. Appena la vidi nel cortile, le andai incontro e la baciai. Lei ricambiò il mio bacio abbracciandomi. Il mondo si era fermato in quel momento. Non facevo caso nemmeno ai fischi dei miei compagni di classe e ai commenti sarcastici della sua amica Sonia. Eravamo solo noi due in quel momento.
- Mi sei mancata. -
- Anche tu. - disse appoggiando la testa al mio petto.
- Piccioncini, mi dispiace interrompervi ma è suonata la campanella. Basta limoni nel cortile. - ironizzò Sonia.
Vito e Andrea mi raggiunsero insieme ad Arianna.
- Mica sciuparlo Sarah, ha fatto ventiquattro punti solo lui, ieri! - commentò Vito sorridendo.
Sarah si scostò da me imbarazzata.
- Andiamo dentro, le lezioni cominciano. - aggiunse Arianna.
Presi per mano Sarah e l'accompagnai in classe, dandole appuntamento in terrazza durante la ricreazione.
Anche quel momento solo nostro volò via veloce: la voglia di stare insieme era talmente tanta che se avessimo potuto lo avremmo fatto lì. Fu Sarah a fermarmi e riportarmi alla realtà.
- Non mi sembra il luogo adatto e fa pure freddo - disse in un sorriso, staccandosi dal mio bacio - perchè non vieni da me oggi pomeriggio? Io devo registrare una demo a casa di Sonia e poi verso le sedici dovrei essere già a casa. -
- Non ce la faccio, - risposi rassegnato - ho gli allenamenti e l'appuntamento con la scuola guida. -
- Ah, giusto - Sarah si rabbuiò ma cercò di non farmelo pesare - Non importa, sarà per domani, ok? -
- E se venissi da te stasera? Prendo fuori la moto.... -
- Meglio di no, ho i miei a casa e la storia della tua patente non gli è andata giù. -
- Verrò a piedi allora. -
- Sei matto? Abiti dall'altra parte della città! Dai, vediamo di organizzarci per domani. - disse dandomi un bacio. L'abbracciai forte.
- Ti amo. - dissi senza freni, preso dal momento. Non lo avevo mai detto a nessuno, forse non l'avrei più ripetuto in vita mia ma in quel momento, me lo sentivo.
Sarah mi guardò sorpresa e si strinse ancora più forte in quell'abbraccio.
- Anche io ti amo. Passeremo anche questo momento. -
***
Gabriele fece un allenamento leggero, per smaltire la carica. Alice non era presente oggi. Appena finito feci una doccia veloce e scappai in autoscuola, dove avevo appuntamento.
Incontrai Maurizio, figlio dell'amico del sig. Minelli, che mi spiegò nel dettaglio come avremmo gestito le mie lezioni: mi chiese di partecipare almeno tre volte a settimana, per imparare le nozioni per l'esame teorico. Dovevo superarlo per poter prendere il foglio rosa e permettermi così di guidare in tutta libertà, poi con calma avrei dato anche quello pratico. Mi avrebbe iscritto alla prima sessione disponibile, probabilmente tra un paio di settimane, per permettermi così di studiare.
- Ok, posso sapere quanto è il costo dell'esame di teoria e di queste lezioni? - domandai.
Potrei pagare con quei soldi.
Maurizio sorrise e scosse la testa. - Il tuo conto è già stato interamente saldato dal sig. Minelli, non è necessario che paghi. -
- Ah, ok. - rimasi sorpreso: non immaginavo avesse già pagato. Ora ero in debito con il padre di Sarah e non avrei mai voluto esserlo. Avrei trovato un modo per ripagarlo, anche se sicuramente le sue finanze non ne avrebbero risentito.
Presi l'autobus e tornai a casa, perso nei miei pensieri, tanto da non accorgermi che davanti alla porta di casa avevo urtato qualcosa di metallico. Sentii il tintinnio e mi accovacciai a terra per raccogliere l'oggetto, convinto si trattasse di una moneta uscita dalla tasca del giubbino.
Nelle mie mani avevo un proiettile nuovo, non usato. Mi chiesi chi è che aveva dimenticato un oggetto del genere davanti alla porta del condominio. Forse qualcuno con il porto d'armi che abitava lì. Non vi badai troppo, stanco della giornata e dei troppi pensieri che avevo in testa e lo misi in tasca: era troppo pericoloso lasciarlo in giro.
Lo avrei gettato via in un secondo momento.
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Bentornate Rockers!
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E' stato un weekend intenso per Prinz e anche i giorni successivi non sono stati da meno.
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La storia incomincia a prendere corpo, i fili 🧵 sono già tutti quanti distesi e cominciano a intrecciarsi tra di loro.
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Questo capitolo e' speculare al precedente ma raccontato dal pov di Prinz: avete notato le differenze? Entrambi si sono raccontati piccole bugie innocenti. Che Riccardo avesse ragione sul fatto che amare e mentire sono due facce della stessa medaglia?
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Se vi piace la storia, vi chiedo se potete lasciarmi una stellina ⭐️ o farmi pubblicità sui vostri social.
Solo grazie a voi posso crescere! ❤️
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Stay tuned!
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