32. Chiamami
Chiamami, magari tra mezz'ora il mondo scompare
♾️
Mi svegliai sola nel letto.
Riccardo non c'era. Ci misi un po' ad alzarmi. Provai un brivido di freddo. Avevo dormito nuda tutta notte, avvolta solo dal lenzuolo e dalla leggera coperta e la mia temperatura doveva riequilibrarsi.
Mi misi in piedi, avvolgendomi nel lenzuolo, e uscii dalla camera. Fui attirata dall'odore del caffè e dal rumore della tv accesa.
Raggiunsi Riccardo in cucina, appoggiato alla colonna dispensa, in maglietta e boxer, intento a guardare la tv con una tazza di caffè americano in mano.
Non appena mi vide, mi dispensò uno dei suoi sorrisi.
- Buongiorno Sugar, vieni, accomodati pure. -
Lo guardai e feci una panoramica veloce della cucina. Mi sedetti tutta infagottata su uno sgabello dell'isola, fissando un sacchetto davanti a me che profumava di zucchero.
- Ti ho fatto gridare così tanto stanotte che hai perso la voce? - domandò, tornando a sorseggiare il suo caffè americano.
- Ci sono. - risposi con voce roca.
Ero ancora frastornata dalla nottata passata. Non avevo fame, solo un senso di nausea sembrava premere contro le pareti del mio stomaco.
- Nel sacchetto c'è la colazione. - disse, indicandolo con la testa. Lo presi e vi guardai dentro. - Sono maritozzi. Non puoi venire a Roma e non mangiarli. Ce ne sono due: uno con la crema e uno con la Nutella. Non sapendo cosa preferivi, li ho fatti prendere entrambi. -
La mia mano scelse quello con una punta di crema alla nocciola sulla cima, senza quasi darmi il tempo di pensare. Ero uscita da quella dipendenza, vi stavo forse rientrando?
Dopo un maritozzo, una tazza di caffè bollente e una doccia veloce, fu il momento di tornare al Residence.
Non parlammo di ciò che era successo quella notte, sapevamo entrambi che sarebbe stata la parentesi di un fatto unico. Sabato prossimo ci sarebbe stata la finale e dopo, le nostre strade si sarebbero divise per sempre.
Non potevamo mettere in piedi una storia a distanza, tanto più che io ero appena uscita da quella più importante della mia vita, proprio per colpa della lontananza.
One night stand, si chiama.
Una sola notte, e non lo avrei più visto.
***
Quando arrivammo al Residence, erano quasi le otto e mezza di mattina. Avevamo chiamato due taxi differenti in modo da arrivare scaglionati. Avevo avvisato le mie amiche del mio arrivo: non mi fecero domande sulla nottata e mi informarono che venerdì saremmo tornate per la preparazione della finale, nonché le prove del singolo.
Già, la nostra canzone di debutto. Dovevamo pensare quale dei nostri brani potesse essere il nostro biglietto da visita per il mondo, perché indipendentemente da come sarebbe andata, il nostro singolo sarebbe stato trasmesso in radio e con un po' di fortuna, avremmo raggiunto il successo.
Decidemmo di cominciare a pensarci lunedì pomeriggio alle prove e ci godemmo gli ultimi istanti di pace prima della baraonda finale.
***
Lunedì mattina la scuola era agghindata a festa, con alcuni striscioni di incitamento attaccati alle porte: in uno era riportato il nostro nome e nell'altro, quello della squadra di basket.
I nostri compagni di classe ci accolsero con battimani e urla di incitamento, replicando la stessa accoglienza al passaggio di Vito, Andrea e degli altri ragazzi della squadra di Basket.
Vito venne di corsa da noi a complimentarsi con un sorriso a trentadue denti.
- Ah ma non siete mica le uniche qui che disputeranno una finale. - affermò.
Un sorriso compiaciuto e sorpreso si dipinse sul mio volto.
- Siete passati anche voi? Siete in finale? -
Vito annuì. Non trattenni l'entusiasmo e lanciai un grido, compiaciuta di quella notizia così positiva.
E Prinz? No, non dovevo pensare a lui.
Arrivata in classe, prima dell'inizio della lezione, presi in mano il cellulare. Dovevo mandargli un messaggio? Fargli i complimenti? Mica mi aveva scritto, lui...
Una voglia improvvisa di cioccolata mi catturò: frugai nella tasca esterna della borsa e trovai un cioccolatino, che avevo riposto in borsa per i momenti di debolezza.
Lo misi in bocca e immediatamente provai un senso di pace e soddisfazione, mentre il cioccolato cominciava a sciogliersi sulla mia lingua, inebriando ogni angolo della mia bocca con il suo sapore.
Mandai un messaggio senza pensarci.
"Siete in finale, complimenti!"
- Cosa stai facendo? - mi domandò Marika, tornata improvvisamente al suo posto.
- Niente, - dissi chinando il display del cellulare - sto mangiando un cioccolatino. -
Marika mi guardò insospettita da quella strana risposta. Era inusuale che mangiassi cioccolata a scuola, nonostante fosse a conoscenza della mia grande golosità in fatto di cacao e affini.
Le lezioni cominciarono: durante l'ora di matematica non mancò una frecciatina di Mariani, che dimenticai in fretta.
Cosa mi importava delle sue stupide battute o dei commenti dei compagni? Ero così vicina alla realizzazione del mio sogno che ogni critica mi scivolava via.
Passai le ore successive a pensare quale canzone presentare come singolo e mi appuntai qualche titolo sul banco. Ogni tanto guardavo il cellulare ma non arrivava nessun messaggio.
"Ha chiuso del tutto" mi risposi.
Cosa dovevo fare? Mandargli un altro messaggio? Chiamarlo? No.
Ci eravamo mollati, avevamo fatto le nostre scelte e intrapreso strade differenti. Era finita e non dovevo cullarmi nei ricordi, non c'era alcun motivo di farlo.
Quella sera andammo a mangiare qualcosa da Irene, per festeggiare con lei l'accesso alla finale: le raccontammo di aver ristretto la scelta a quattro canzoni e che il giorno dopo le avremmo registrate e inviate al discografico che ci avrebbe seguito, per il riarrangiamento.
Irene era molto felice, leggevo nei suoi occhi il desiderio ma anche il rimpianto di non poter partecipare; tuttavia ci raccontò che aveva iniziato la riabilitazione e grazie alla sua grande forza di volontà, in meno di due mesi sarebbe tornata a camminare e suonare la chitarra.
Non le raccontai della mia avventura con Riccardo ma ero sicura che Sonia glielo avesse detto, anche se nemmeno le mie amiche sapevano la verità esatta di quella notte.
Prima di andare a dormire, mi venne istintivo guardare ancora il cellulare.
Nessun messaggio, nessuna chiamata.
Sorrisi tra me e me, consapevole che questa volta era davvero finita.
Spensi la luce e andai a dormire.
***
Martedì pomeriggio durante le prove, ricevetti una chiamata. Era Andrea.
- Sarah, scusa se ti disturbo. Hai per caso sentito Franz? -
La sua domanda suonò davvero sospetta oltre che inconsueta.
- Chiedilo alla sua nuova fidanzata. - risposi seccata. Sentii Andrea irrigidirsi con il suono di un sospiro. - Scusa, non ce l'ho con te -
- Sono io a chiederti scusa. é che nessuno di noi, nemmeno Alice - avvertii un pizzicore al cuore nell'udire quel nome - sa dove sia. A scuola manca da qualche giorno, ho provato a chiamarlo per dirgli che gli hanno abbuonato la squalifica della seconda giornata ma non risponde al telefono. Non ha lasciato detto niente a nessuno e siamo preoccupati. -
Il cuore cominciò a battere. Non era da lui quell'atteggiamento.
- Forse è a casa ammalato. - risposi cercando di nascondere un briciolo di preoccupazione, che lentamente stava arrivando a bussare alla porta del mio cuore.
- Non c'è nessuno. Ho già provato. -
Cosa stava succedendo? Sentii il cuore accelerare i battiti. Misi giù in fretta e furia e senza pensarci cominciai a digitare il suo numero, mentre le mie amiche mi guardavano sorprese.
Niente.
Nessuno squillo.
- Sarah, è successo qualcosa? - domandò Sonia poggiando il basso sul piedistallo.
- Prinz non risponde -. Le parole uscirono dalla mia bocca prima ancora che potessi controllarle. - Mi ha chiamato Andrea. Non lo vedono da qualche giorno e ha il cellulare staccato. -
- Magari è partito per un viaggio spirituale in Tibet - sentenziò Chloe, cercando di sdrammatizzare. Sonia la fulminò. - Che c'è da guardarmi male? Sono cose che si fanno! -
No, Prinz non spariva senza avvertire. Era finito il tempo in cui cercava di fuggire da tutto e tutti: ora aveva diverse motivazioni per rimanere e condurre la propria vita alla luce del sole.
Capivo il non voler rispondere al mio messaggio ma che senso aveva non farsi vivo con i suoi amici e pure la sua nuova ragazza?
Provai a chiamarlo ancora. Cellulare staccato.
- Sarah, mi dispiace interromperti ma dobbiamo terminare le registrazioni da inviare a Flavio. - intervenne Sonia.
Già, le registrazioni del singolo. Abbandonai il cellulare in borsa e tornai a suonare con le mie amiche. Al termine, inviammo tutto a Flavio Rigoni, il discografico che ci era stato assegnato e venerdì ci avrebbe fatto sentire il brano riarrangiato.
Guardai ancora il cellulare prima di uscire dal garage di Sonia: ancora nulla.
"Ti stanno cercando tutti. Che fine hai fatto? Potresti almeno rispondere al tuo migliore amico, se non vuoi scrivermi, maleducato!"
Scrissi quel messaggio piena d'ira, senza pensare alle conseguenze e soprattutto, come sfogo personale. Mi ero sentita mancata di rispetto perchè, anche se non stavamo più insieme, avevo fatto i complimenti a lui e alla squadra e non avevo ricevuto nulla in cambio, ben sapendo quanto ci tenevo a quel risultato raggiunto.
Tornai a casa persa nei miei pensieri, feci una doccia e quando tornai in camera, trovai una chiamata persa sul cellulare.
Il cuore prese a battere senza controllo, le mani mi tremavano mentre spingevo sulla notifica per aprirla e scoprire chi mi aveva chiamato.
Irene.
Mi sgonfiai come un palloncino.
- Ire, dimmi, ero in doccia. -
- Sarah, puoi farti accompagnare qui da me? Non venire da sola, per favore. -
La voce di Irene era tesa. Deglutii a fatica, cercando di calmare il battito ma il mio cuore era partito per la tangente e non rispondeva più ai miei comandi.
- Cosa è successo? - domandai in preda all'ansia.
- Ne parliamo quando sarai qui. -
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Bentornate Rockers!
~*~
Secondo voi che fine ha fatto Prinz?
E' davvero scappato in Tibet o c'è dell'altro?
~*~
E la telefonata di Irene?
Di punto in bianco, poi... e nel bel mezzo della notte.
~*~
Ps: Avete notato anche voi i cedimenti "cioccolatosi" di Sarah? 😏
~*~
Stay tuned!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro