29. Stop Crying Your Heart Out
You'll never change what's been and gone
♾️
Era stato tutto troppo semplice.
Forse, non mi ero ancora resa conto della realtà dei fatti.
Un anno prima ero quasi morta, chiusa in una bolla di sapone per impedire che la realtà mi inglobasse e uccidesse.
Poi, Prinz era tornato e l'amore che provavo ancora per lui mi aveva fatto rischiare il tutto per tutto. Per la seconda volta mi aveva lasciata e quando lo vidi supplicarmi al cancello di casa di tornare con lui, pestai il suo orgoglio come il mozzicone di una sigaretta appena fumata e gettata a terra, e disgustata lo rifiutai.
Ma la realtà era che non avevo mai smesso di amarlo.
E in quei pochi mesi, avevamo vissuto tutto, al trecento per cento, amplificando le nostre emozioni ma anche i tempi della nostra storia.
E ora, eccoci qui.
Separati, ognuno per la propria strada, ognuno a rincorrere il proprio sogno, attratti da altre persone che ci capivano meglio di quanto noi due eravamo in grado di fare.
Eravamo più coppia quando eravamo perfetti sconosciuti, intenti a insultarci tra i muri di scuola, di quando dividevamo un letto, come avevamo fatto fino a quel momento.
Chiamai le ragazze, dicendo che le avrei raggiunte più tardi.
Stavo bene, tenni a precisare. Non avrei fatto alcuna sciocchezza.
Mentre tornavo a casa mi rendevo conto che lasciarci aveva fatto male ma non era insopportabile come lo era stato le altre volte: che ci avessi fatto l'abitudine?
Rincasai, il silenzio era dominante e fui grata che non ci fosse nessuno. Avevo bisogno di stare da sola, sistemare le idee, ricomporre la mia anima, capire di cosa aveva bisogno il mio corpo.
Fame.
Erano già le due e mezza ed ero a digiuno dalla colazione.
Cazzo, è stato l'ultimo bacio quello scambiato a ricreazione, mi ritrovai a pensare.
Poco prima aveva baciato lei? Chissà quanti baci aveva dato a me dopo aver assaggiato le sue labbra... e peggio ancora...
Provai ribrezzo e l'improvvisa necessità di lavarmi mani e viso.
Corsi in bagno e quando ne uscii, ripulita (forse era solo la mia coscienza a essere sporca), andai in cucina in cerca di cibo.
Aprii il frigo: era avanzata un po' di pastasciutta ma c'era il formaggio, e io lo odiavo.
Lo stomaco brontolò di nuovo.
Avevo bisogno di comfort food. Dolce. Cosa c'era di più comfort food e dolce della Nutella?
Presi il barattolo dalla dispensa e senza controllarmi cominciai a mangiarne un cucchiaino dietro l'altro, senza pensare, senza rendermi conto di quanto prodotto stessi ingurgitando.
Il cibo sembrava appagarmi ma non saziarmi: i connettori del mio cervello elaboravano il dolce della Nutella in endorfine e mi rilassavano, obbligandomi tuttavia a mangiarne sempre di più, incurante del fatto che sarei potuta stare male e fare un'indigestione.
"Al massimo, vomito" mi dissi.
Che pensiero malsano.
Io non ero così.
Io...
E con il cucchiaino colmo appoggiato sulla lingua, le labbra strette attorno al metallo, scoppiai in un pianto liberatorio, rendendomi conto che l'ultima volta che l'avevo mangiata era stata l'ultima volta che avevo fatto l'amore con lui, che avevo sentito in tv della morte di Chiara Chinaglia.
Prinz era la mia Nutella.
Quel cibo che ti fa male se ne mangi troppo, che ti intasa le vene, rovina il metabolismo, porta al diabete se ingerito in grandi quantità e spesso. Che crea dipendenza.
é facile diventarne assuefatti ma è altrettanto difficile resistergli e non volerne mangiare sempre di più, sino a star male.
Ecco: avevo fatto indigestione di Prinz ed era venuto il momento per me di riporre quel vasetto in dispensa o, meglio ancora, cacciarlo via, per non cadere più in tentazione di riaprirlo e mangiarlo nuovamente, o sarei stata ancora male.
Perché non riuscivo a resistergli ed era proprio questa mia debolezza a far sì che in questo ultimo anno, fossi sempre tornata da lui.
Ora era venuto il momento di dire basta. Chiusi il barattolo e lo riposi in dispensa, nell'angolo più lontano, per non essere visto.
Gettai con astio il cucchiaino nel secchiaio e mi pulii le labbra con un pezzo di scottex, senza neppure leccarle. Il gusto dolciastro che avevo in bocca mi nauseava.
Tornai in bagno e mi lavai i denti con cura, per togliere qualsiasi residuo; usai pure il colluttorio.
Mi guardai allo specchio: sistemai il trucco e mi preparai per raggiungere le ragazze alle prove.
Avevamo una semifinale da preparare.
Era giunto il momento di dire al mio cuore di smettere di gridare il nome di Prinz e pensare solo al Contest.
***
- No, aspetta: vi siete lasciati? - ripeté Marika scandendo bene le parole.
Fu la prima cosa che dissi appena entrata in casa di Sonia. Neppure un "ciao", solo la frase nuda e cruda "Ci siamo lasciati".
- Niente colpi di testa, in tutti i sensi, vero? - azzardò Sonia.
- Puoi spiegarci, se ti va, cosa è successo? - domandò Chloe.
Raccontai alle ragazze tutto: fui piuttosto sbrigativa, non c'era molto da dire.
- Vedi che quella Wondercazz era pericolosa? Vedi che è stata lei... -
- Sonia, doveva capitare. Causa scatenante o conseguenza, è successo. -
- Sì, ma lei... -
- E io ho una cotta per Riccardo, ok? Anzi, mentre venivo qui gli ho detto che ci sto a fare l'allegra coppia in tv. -
Le ragazze ammutolirono improvvisamente.
- Ti avevo detto niente sciocchezze. - sottolineò Sonia.
- Vi ho promesso che vi avrei detto tutto. Rispettate la mia scelta, per cortesia. E ora suoniamo. - dissi alzandomi in piedi dal divano e avvicinandomi alla chitarra, per estrarla dalla custodia.
Sonia mi guardò e non disse nulla; si limitò a lanciare un'occhiata a Marika e in silenzio, si diresse verso il suo basso.
Non fu difficile leggerle nel pensiero: "Ha rifatto una cazzata".
***
Irene fu comprensiva come sempre. Accolse il mio sfogo e capì che non era il momento di dispensare consigli o belle parole perché io non glielo avevo chiesto e, per una volta, volevo fare di testa mia. Non che le altre volte mi fossi comportata in maniera differente.
- Cerca di capire cosa vuoi da te in questo momento, - mi rassicurò Irene - magari stare sola per un po' può aiutarti a chiarire le idee. -
- Ire, il problema è che questo week end non sarò sola. Sono terribilmente attratta da Riccardo ma ho paura di fare una sciocchezza. -
- La sciocchezza che intendi tu si limita alla lingua o va più a fondo? -
Mi sentii avvampare, sorpresa dalle parole dirette della mia amica.
- Non so, non voglio... Oddio, ma perchè devo pensare proprio a quello? -
- Fai quello che ti senti. E se deve essere una sciocchezza, falla con la testa, ok? -
- Mi sembri Sonia, a volte. - constatai attonita, pensando che quelle parole erano più adatte se uscite dalla bocca della mia amica bassista piuttosto che dalla sua.
- Sarah, la vita è tua, sai che ti appoggerò sempre qualsiasi cosa tu decida di fare. Quando l'anno scorso ho cercato di tenerti lontana da lui per proteggerti, ho combinato solo disastri. Stando con Gabriele quando tu ancora non lo sapevi, io conoscevo già la sua vera identità. Ricordi che continuavo a sostenere che Lorenzi e Prinz fossero due persone diverse? E quando tu eri stata attaccata dalla Mononeurone, ho cercato di tenerlo fuori dalla tua vita ma il destino vi ha sempre fatti rincontrare. Io non sono nessuno per decidere cosa devi fare. Quindi vivi ciò ti senti, vivi il momento. -
Ero amareggiata dalle sue parole, una confessione che arrivò come una doccia fredda: non avevo mai pensato al particolare che la mia migliore amica conoscesse prima di me l'identità del mio ex e non apprezzasse il mio tentativo di scoprire la verità. E ricordavo anche ciò che era successo solo qualche mese fa, dopo l'attacco.
Diceva di essermi sempre stata vicina nelle mie scelte ma in certi momenti della mia vita non aveva mai sostenuto la mia storia con Prinz.
In un altro momento mi sarei incazzata e le avrei sbattuto il telefono in faccia; ora come ora, con il senno di poi dei fatti appena successi, mi resi conto che ci aveva sempre visto giusto, che Prinz non era il ragazzo per me e forse, non era il Destino ad aver forzato la nostra relazione ma piuttosto il contrario: eravamo noi ad aver sfidato il Destino e ne eravamo usciti sconfitti.
Io e Prinz non eravamo fatti per stare insieme.
Io e Prinz non potevamo vivere l'uno per l'altra.
Io e Prinz eravamo diventati due rette parallele che non si sarebbero più intersecate.
***
Non cercai più la Nutella nei giorni successivi, ma iniziai a fare colazione con pane e marmellata, altrettanto dolce ma più salutare.
Sabato ci sarebbe stata la semifinale: dovevo concentrare tutte le mie energie in quella sfida e fare qualsiasi cosa per arrivare in finale.
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Mie care Rockers, avete appena letto un capitolo apparentemente semplice ma che in realtà e' pieno di significati nascosti, di indizi, metafore importanti.
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Cosa ne pensate della rivelazione di Irene?
Non avevo mai pensato fino a questo momento quanto la sua figura potesse aver influenzato la storia di Sarah e i fatti narratini Love e Music
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Beh, sta di fatto che ora Sarah e Prinz sono due rette parallele... e che Sarah sta pensando di intersecarsi (e non solo in senso metaforico) con il nostro Rocker bello e dannato
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Vedremo.
Io faccio le valigie e parto.
Destinazione: Honolulu come Mago Merlino (ma non venitemi a cercare, ok?)
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Ultima chicca:
Ho voluto usare la metafora del cioccolato per introdurvi il titolo del nuovo romanzo che ho appena terminato di scrivere.
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Si intitola "Non e' cioccolato" e sarà completamente diverso da Soundtrack.
Vi racconterò a tempo debito.😜
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Ma non sto più nella pelle dalla voglia di farvi conoscere la protagonista, Vivienne, quindi...
Signori e signore, Vivienne Fassinelli!
(Ps: e' decisamente inca**ata perché non aveva voglia di essere fotografata... lunga storia...)
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Stay tuned!
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