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26. Bliding Lights

No, I can't sleep until I feel your touch
♾️

Sentivo il sangue bollire nelle vene.

Un cortocircuito visivo. Il bisogno impellente di afferrare qualcosa e distruggerlo.

Non ero più Prinz, mi ero detto, quello era morto e sepolto; eppure il suo fantasma sembrava essersi impossessato del mio corpo e ora guidava ogni mia azione e pensiero.

Avevo storto il naso davanti a quell'esibizione troppo esplicita e lasciva: non era Sarah quella sgualdrina che si dimenava sul palco, non poteva essere lei.

Gli occhi iniettati di sangue per la rabbia che suscitavano in me le scene in cui il suo corpo si strusciava contro quel pezzo di merda.

Odio. Profondo odio.

- Sta recitando una parte, Franz. - mi rassicurò Andrea, seduto al mio fianco insieme agli altri ragazzi della squadra.

- Si, dai, è molto credibile ma è la canzone che lo richiede. - intervenne Alice, vedendo il mio sguardo fisso.

Col cazzo che era tutta finzione.

E quella foto che avevano fatto vedere? Strinsi i pugni fino a sentire le unghie affondarmi nei palmi.

Avrei sanguinato se Alice non mi avesse portato fuori a prendere una boccata d'aria fuori.

- Non sarà mai lei. - cercò di rassicurarmi nuovamente.

- Era lei. - dissi quasi urlando.

Certo, cazzo, che era lei! I capelli, il sorriso... avrei potuto distinguerla in mezzo a migliaia, perché tante volte avevo osservato il suo viso sino a fissare nella mente il più piccolo particolare.

Perché mi aveva mentito?

Anche tu lo hai fatto, anche tu non eri con i tuoi, a Pasqua...

E poi, la mazzata finale.

Quel fottutissimo bacio che quello stronzo le aveva dato e che lei sembrava contraccambiare.

L'aveva toccata, aveva osato profanarla con la sua bocca. E tutti lo stavano vedendo. Non solo io.

Mi alzai in piedi, mentre i miei amici cercavano di calmarmi con parole che nemmeno sentivo.

- Franz, lascia perdere. -

I miei piedi si incamminarono da soli verso l'atrio dell'Hotel; sentii in lontananze le voci di Vito, Andrea e Alice chiamarmi. Le ignorai completamente e uscii fuori.

Il pubblico era scoppiato in urla selvagge e applausi, come nel peggior show televisivo. Come se non avessero mai visto una coppia baciarsi.

Ma noi non eravamo una coppia. Quel bacio non doveva esserci. Lo allontanai subito da me, seppur con qualche secondo di ritardo, il tempo che la mia mente capisse che il ragazzo che stavo baciando non era Prinz ma Riccardo dei Rage&Love.

- E con questo bacio inaspettato, chiudiamo il programma! A sabato prossimo! - Dj Dodoo salutò il pubblico, le telecamere si spensero ma il pubblico non degnava di allontanarsi, tanto meno calmarsi. Si stavano alimentando di ciò che avevano appena visto.

Guardai Riccardo senza aver la forza di replicare, come se oltre all'anima mi avesse rubato anche la voce.

Poi mi ripresi. Gli diedi uno spintone per allontanarlo da me.

- Che cazzo hai fatto! - gli gridai con una forza che non pensavo di avere.

Le mie amiche si posero in difesa tra me e il ragazzo.

- Non azzardarti a toccarla ancora, brutto idiota! - esclamò Sonia puntandogli un dito contro.

- Mi ringrazierete. - disse Riccardo, accennando un sorriso sghembo.

Arrivarono anche i Rage&Love, sorpresi da quanto era successo.

- Che sta succedendo? - intervenne Christian.

- Succede che il vostro amico non deve più mettere la lingua nella bocca della mia amica! - rispose Sonia furibonda.

- Ma è stato solo un bacio. - si giustificò Diego, il batterista.

- Col cazzo! -

- Ti denunceremo! - anche Marika prese coraggio e disse la sua.

- Meglio andare, ragazzi - disse Riccardo - scusa Sarah, ma c'è una ragione per cui l'ho fatto. E non posso parlartene ora. -

Riccardo girò sui tacchi e si allontanò insieme ai suoi amici.

- Quello sbruffone. - disse Marika.

Ci recammo anche noi nei camerini, mentre le mie amiche infiocchettavano di epiteti cordiali il cantante dei Rage&Love e quanto era appena successo. Io mi chiusi in un profondo silenzio, ragionando sulle sue parole.

Che motivo poteva mai esserci per avermi baciata? Che cosa gli era passato per la testa?

Era innamorato di me?

Si era trattato di una stupida messinscena?

- Eri tu quella nella foto, vero? - Improvvisamente Sonia tirò fuori l'argomento.

- Ne parliamo in Residence? - intervenne Chloe.

- Tu lo sapevi? - l'accusò Sonia.

- Ragazze, dopo vi spiego tutto. Promesso. - dissi.

Sonia e Marika scossero la testa inviperite e fecero un profondo respiro.

- Non va bene, Sarah, non va bene. Ci stai nascondendo troppe cose. Come facciamo ad aiutarti se non sappiamo cosa ti sta succedendo? -

- é un brutto periodo, ve l'ho già detto, e nemmeno io so cosa pensare. Lasciatemi metabolizzare la situazione, devo aggiustare le cose con Prinz. -

Marika si portò una mano alla fronte.

- Cazzo, vero. Lui ti ha vista. -

Annuii.

Presi fuori il cellulare dalla tasca e provai a chiamarla.

Niente.

Come era possibile?

Il cellulare squillava a vuoto.

Lo aveva lasciato al Residence o non rispondeva intenzionalmente?

- Porca puttana! - esclamai per sfogare la rabbia, riprovando a chiamarla altre quattro volte.

- Franz! - esclamò Andrea, appena mi raggiunse.

- Torna dentro, domani ci aspetta una partita, vorrai mica beccarti un malanno? - domandò Alice premurosa.

- Dai, bro, non dare peso a quella cazzata - Vito si avvicinò e cercò di mettermi un braccio attorno alle spalle. Lo allontanai.

- Saresti contento di vedere Arianna limonare con uno sconosciuto? - domandai furibondo.

Vito rimase senza parole, colto in flagrante. Avrebbe avuto la mia stessa reazione, ne ero sicuro.

Ripetei l'ennesima chiamata e anche allora, Sarah non mi rispose.

Dovevo chiamarlo, spiegargli che io non ero d'accordo. Non volevo baciare Riccardo.

Una piccola parte di me lo aveva desiderato quella sera, era vero, ma era stato un atteggiamento platonico e ora che si era trasformato in un atto fisico, aveva perso importanza per me.

Però avevo provato piacere.

Mi maledissi a quel pensiero perchè era stato tutto vero: ero dilaniata a metà tra il desiderio e la consapevolezza che quei pensieri che avevo avuto erano sbagliati.

Scossi la testa e mi preparai a uscire dall'Auditorium. Avrei analizzato in seguito quei pensieri languidi: ora dovevo aggiustare le cose con Prinz.

Dovevo chiamarlo e spiegargli le cose come stavano.

Il furgone che ci avrebbe portato al Residence era già pronto fuori. Luca ci fece segno di fermarci prima di uscire: fuori c'era una calca di persone incredibile, a differenza delle altre volte. Erano ragazzine e donne con i cellulari in mano, che chiamavano il mio nome e quello di Riccardo. Che storia era mai questa?

- Quell'idiota ha combinato un bel casino, - disse Luca - aspetta che torniamo a Ferrara e lo querelo in un attimo. -

- Luca, ne parliamo quando torniamo in Residence, ok? - dissi.

- Ragazze! - Mi voltai di colpo.

E all'improvviso eccolo, Riccardo, venire verso di noi.

- Che cazzo vuoi ancora? - Luca gli andò incontro senza tante moine.

- Vi sto offrendo una via d'uscita. -

- Hai già fatto abbastanza cazzate, questa sera. -

- Fuori ci sono sia i fan che i paparazzi e verreste seguite e bloccate prima di arrivare in Residence. Fidatevi, fate venire Sarah con me, devo parlarle. -

- Ma tu pensi che ci sia scritto "Coglione" sulla fronte? - esclamò Luca - lei è sotto la mia tutela, io ti denuncio. -

- Non abbiamo mica scopato su quel palco, l'ho solo baciata. - Riccardo accennò un sorriso.

- Io ti metto le mani addosso. - Luca stava già partendo ma io e le regazze corremmo da lui, per calmarlo.

- Fratellone, non ti abbassare al suo livello. - intervenne Sonia.

- Sarah, vieni con me. Prometto che non ti sfiorerò neppure. Ti devo parlare in privato. - Riccardo mi offrì la mano.

- Le vuoi mettere le mani in mezzo alle cosce? - domando' Chloe.

- Adesso basta, ragazze! - gridai con tutta la voce che avevo. Immediatamente gli animi si calmarono. - Vi state tutti comportando come se io non ci fossi o non capissi nulla. Riccardo mi ha solo baciata, punto e basta. Ora devo andare a risolvere un enorme problema con il mio ragazzo e lo posso fare solo se recupero il mio cellulare in Residence. - Mi girai verso di lui. - Come faccio a uscire da qui il prima possibile? -

Riccardo sorrise: non c'era malignità ma solo soddisfazione nell'aver raggiunto l'ennesimo scopo di quella serata.

- Vieni con me. Fidati. In meno di un quarto d'ora avrai già il tuo cellulare in mano e potrai chiamare il tuo ragazzo. -

Guardai le mie amiche, le quali mi restituirono uno sguardo severo e per niente sicuro.

- Ragazze, prometto che starò attenta. - dissi e presi la mano di Riccardo, allontanandomi con lui.

Sentii le mie amiche inveire ma non vi badai. Volevo fidarmi di lui: Riccardo era sempre stato un calcolatore, non lasciava mai nulla al caso. Ed ero sicura ci fosse un motivo anche in quel gesto che a tutti era sembrato inopportuno anche se a pensarci bene, non mi era dispiaciuto, ingarbugliando ancora di più i miei pensieri oltre che lo stomaco.

- é inutile che continui a chiamarla, dubito abbia il cellulare con sé. - disse Alice, cercando di trovare una giustificazione a tutto.

- Domani sera quando rientrate, vi incontrate e ne parlate. Vedrai che ti dirà che per lei non era importante. -

- Però la figura del cornuto con mezza Italia ce la faccio io, vero? -

I miei amici si zittirono immediatamente.

Cosa dovevo fare? Era forse un segnale? Mandare tutto a puttane un'altra volta?

Tanto all'inferno ero già ricaduto. Almeno non avrebbe sofferto. Ma dovevo sentirlo dalle sue labbra.

- Io vado. - Mi incamminai a passo veloce verso la strada principale.

- E dove? - domandò Vito.

- A Roma. -

Riccardo mi condusse in un'altra parte dell'Auditorium, raggiungendo così una seconda uscita secondaria, completamente vuota. Pensavo di trovare gli altri componenti della band e invece eravamo solo noi due: davanti a noi, era parcheggiata una Golf blu elettrico, da cui scese un ragazzo moro, con i baffi e la faccia simpatica.

- Ehi, Ric! - esclamò il ragazzo aprendo la portiera posteriore.

- E gli altri? - domandai a Riccardo, mentre fece un cenno al ragazzo.

- Sono sul pulmino con le tue amiche. Ci hanno creato un diversivo, diciamo così. Dai, andiamo. -

Lo seguii a bordo dell'auto e notai che i vetri erano completamente oscurati: intuii che l'uso di quell'automobile non fosse casuale ma studiato a tavolino. Il ragazzo risalì in auto, ci invitò a indossare le cinture e partì immediatamente in direzione del Residence.

- Allora, mi devi delle spiegazioni. - esclamai, non appena ci immettemmo sulla Tuscolana.

- L'ho fatto per crearvi un accesso diretto alla finale. - disse senza mezzi termini.

Lo guardai perplessa. - Scusa? -

Riccardo sorrise. - Avevo già progettato tutto dalla scorsa settimana. é stato un boost di popolarità che ho voluto donarvi. -

- Io continuo a non capire. -

- Facciamo credere al pubblico che io e te stiamo insieme. -

- Ma sei scemo? - esclamai. Volevo fermare la macchina e scendere.

- No. Hai sentito come ha reagito il pubblico alla nostra esibizione e alla questione della foto? Loro vogliono questo. Le mie fan parlano di ship tra me e te già dagli inizi di questa stagione. -

Non so se ero più sconvolta o sorpresa. - Si può sapere chi ti dice queste cose? -

- Il mio ufficio stampa. Mi tiene aggiornato su ciò che dicono i giornali scandalistici, i forum, i siti internet. E mi sono detto "Perchè non accontentarli?" -

- Quindi cacciarmi la tua lingua in bocca avrebbe aumentato la nostra popolarità? -

- Esatto: coroniamo il loro sogno e tu non correrai più il rischio di essere buttata fuori. Perchè ora le mie fan voteranno anche per te, vedrai. Questo è l'ultimo spareggio che hai fatto. -

La mia mente cominciò a mulinare, lasciandosi andare alla vorticità di quei pensieri e informazioni.

Quindi dovevo recitare quella parte per poter arrivare in finale? Il pubblico era più attratto da due pettegolezzi da quattro soldi piuttosto che dalla mia musica?

Mi sentii male, se non peggio. Perchè vendermi in quel modo non era mia intenzione, e soprattutto, per l'ennesima volta in quella serata, dubitai di avere un futuro con le Black Cat.

I ragazzi mi corsero incontro, cercando di fermarmi.

- Sei pazzo? Domani abbiamo la partita! - esclamò Andrea.

- Non me ne fotte più niente. - risposi, allontanandolo con un gesto.

Lessi nello sguardo del mio amico il terrore che le cose potessero ripetersi, che abbandonassi ancora una volta quello sport che ci aveva tanto legato.

Capiterà ancora. Perdonami amico.

Fermai un taxi e gli chiesi di portarmi in stazione.

- Franz, non puoi! - sentii Andrea gridare con tutta la sua voce.

Alice si pose davanti a loro, gli disse qualcosa e mi raggiunse in fretta.

- Salgo anche io. - disse, più a me che all'autista.

Chiuse la portiera e il taxi partì.

- Allora, quale è il tuo piano? Sentiamo, genio. - disse mettendo su il broncio.

- Tu non c'entri niente con questa storia, torna in albergo. - risposi con fare seccato. Trovarmi quella ragazzina, seppur più grande di me, tra i piedi e sorbirmi la sua ramanzina, era l'ultima cosa di cui avevo bisogno quella notte.

- No, perché forse non ti è chiaro che stai facendo una cazzata e io sono qui per farti ragionare. Fermi la macchina! - gridò all'autista.

- No, andiamo in stazione! - L'uomo alzò un sopracciglio spazientito e riprese il tragitto.

- Franz, se anche ora vai a Roma, arriverai domani mattina, senza sapere dove lei è, magari starà già tornando a casa e tu vai là per niente, perdendoti una delle partite più importanti della tua vita. Ne vale la pena? -

- Io devo parlarle. -

- Cazzo, Franz, ascoltami! Ne vale davvero la pena andare da lei, anche questa volta? Non la devi salvare. Non è in pericolo. E ciò che è successo è stato solo uno stupido gesto. -

Le sue parole crearono una bolla di sollievo dai pensieri cupi, allontanando la rabbia e calmandomi. Era vero. Sarah non era in pericolo. Ero io il suo pericolo, ero io il problema.

La guardai negli occhi, nelle iridi scure, così simili a quelle di lei e per un attimo mi persi in un momento senza tempo, senza odio.

La stavo ascoltando perché in quei preziosi minuti era l'unica persona a essere al mio fianco, l'unica voce razionale in mezzo a tanta follia.

- E forse, non tutto è finto - disse, una punta di severità attraversò il suo sguardo - forse, ha davvero trovato conforto in qualcuno che può capirla meglio, condividendo il suo stesso sogno. Forse, è ora di lasciarla andare. -

Alice si era avvicinata a me, le sue labbra protese in una preghiera silenziosa verso le mie, il profumo dolce che l'avvolgeva cominciava ad annebbiare la mia lucidità. Continuava a guardarmi in silenzio, in attesa di un mio gesto o parola a quell'ultima considerazione che aveva espresso.

Forse, era il minore dei mali.

Mi girai verso il tassista. - Ci riporti in albergo. -

L'uomo esclamò qualcosa in dialetto e girò la macchina appena gli fu possibile.

Alice sorrise e sfiorò la mia mano. Non diedi peso a quel gesto e guardai fuori dal finestrino le luci della città, cercando una nuova distrazione che non fosse nè Sarah, nè Alice.

Le luci della città passavano davanti ai miei occhi come lucciole impazzite fatte di gas al neon. Ci immettemmo nel traffico cittadino che, nonostante l'ora, continuava a fagocitare qualsiasi mezzo che attraversava le sue arterie.

Era bellissima Roma di notte.

Con il cervello più sgombro dai pensieri e l'adrenalina scesa a livelli di normalità, ripresi a parlare con Riccardo.

- Quindi tu mi hai baciata, per farci credere una coppia agli occhi dei fan e farmi guadagnare voti. Tutto questo perchè mi vuoi in finale. Tuttavia la tua mente calcolatrice non ha tenuto conto di alcune cose: se funzionerà davvero e se voi arriverete in finale. -

- Questo non lo so. - disse con un'alzata di spalle.

- Ti conviene saperlo! - dissi girandomi verso di lui - perchè ti ricordo che ho un ragazzo e in questo momento gli ho messo le corna davanti a tutta Italia. -

- Sarah, era un bacio. Non è mettere le corna. Non era niente. -

Ripetei mentalmente quell'ultima frase. Per lui non significava niente. E anche per me doveva esserlo.

- Tra poco saremo in Residence, chiamerai il tuo ragazzo e gli spiegherai tutto. Vedrai che capirà. Ti ripeto, sarebbe un pazzo lasciarsi scappare una come te. -

Prese la mia mano e la strinse. Interpretai che con quel gesto volesse infondermi il coraggio di affrontare quella chiamata, conscio che era stata tutta colpa sua la situazione delicata in cui ero venuta a trovarmi.

- Sei un ipocrita - dissi togliendo la mia mano dalla sua - mi hai incasinato la vita e ora sei qui a tenermi la mano, dicendo che tutto andrà bene. Te ne rendi conto? - mi girai verso di lui e lo guardai spazientita.

Riccardo strinse gli occhi, soppesando le parole. - Forse, la tua vita era già incasinata prima di quello che è successo stasera. Me lo hai detto tu stessa qualche settimana fa. -

Mi sentii con le spalle al muro: mi tornarono alla mente i discorsi che avevo fatto a Campovolo, in quel momento di intimità in cui mi ero messa a nudo con lui, certa che avrebbe potuto capire, essendo una persona esterna alla mia vita.

Ma non avevo fatto i conti con il fatto che Riccardo era già entrato pienamente nella mia vita, da quella volta che lo avevo conosciuto alla festa di Laurea dell'amica di Cinzia.

Tornai a guardare fuori dal finestrino: eravamo quasi arrivati. Riconobbi alcuni edifici familiari.

- è davvero bella Roma di notte. - esclamai, per cambiare discorso.

- Se ti fa piacere, possiamo fare un giro insieme la prossima volta. Quando te la senti. - disse in tono pacato.

- Non stasera, devo chiamare il mio ragazzo. -

- Ovvio, prima risolvi la questione con lui. -

Rimasi in silenzio qualche secondo, raccogliendo nuovamente i pensieri.

- E sentiamo, mi faresti fare un tour come abbiamo fatto a Milano? -

- Roma è la mia seconda casa. Ho un appartamento intestato a mia madre qui. Ogni tanto, quando scendo, mi fermo lì. -

Non diedi continuità a quella frase, anzi, feci finta di non sentirla. Si era preso già abbastanza di me quella notte.

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Che ne pensate, Rockers?
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La reazione di Prinz, l'offerta di Riccardo e Sarah che sembra sempre più confusa. Senza dimenticare Alice, che sembra stia tirando l'acqua al suo mulino.
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Un trope Love Triangle con i fiocchi, direi.
~*~

Ci attende la chiamata tra Sarah e Prinz: incrociamo le dita!
~*~

Spero abbiate colto altri indizi che ho sparso nel testo: frasi, luoghi... continuate ad appuntarli.

~*~

Stay tuned!

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