24. Demons (parte 1)
Mi svegliai all'improvviso con il batticuore.
Non so se fu il messaggio di Prinz o il sogno che avevo bruscamente interrotto.
Stavo sognando di fare l'amore con Riccardo.
Cercai di capire se ero ancora dentro quel sogno, in quel groviglio di corpi e piacere, o se ero nel letto di casa mia, sola e infreddolita.
Mi ero addormentata sul copriletto, senza il lenzuolo addosso e in quel momento avevo freddo.
Realizzai di trovarmi nella mia camera, lentamente le emozioni e le immagini del sogno presero a sfumare nella mia mente, lasciando spazio ai miei peluche, i miei poster, i miei libri sulla scrivania.
Mi sfilai le cuffiette: l'ipod si era spento, forse era scarico o semplicemente caduto in stand by.
Guardai il cellulare: erano le sei e mezza. Tanto valeva alzarsi.
Mi preparai e sistemai le cose per la scuola: libri, quaderni... poi scesi a fare colazione, tra lo stupore di mia madre e mio padre nel vedermi sveglia prima delle sette. Mi giustificai dicendo che dovevo ripassare per un compito, convinta che in un qualche modo potessero leggermi nel pensiero e scoprire il reale motivo del mio risveglio mattiniero.
Quando tornai in camera, presi il cellulare.
Il messaggio di Prinz.
Non avevo il coraggio di leggerlo: mi vergognavo del sogno fatto, della mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Mi feci forza e lo lessi, decidendo di rispondere in un secondo momento: mi aveva detto semplicemente "ok" per quella sera.
Presi l'ipod prima di uscire e controllai che fosse funzionante. La voce di Riccardo gracchiò appena dagli auricolari non indossati e tornai a pensare al sogno.
Lo misi in tasca, era necessario per le prove.
Uscii di casa assorta nei miei pensieri, camminando come un'automa verso la scuola: come avrei potuto uscire con Prinz quella sera, se a ogni nota della canzone dei Rage&Love, mi tornava in mente quella fantasia così lussuriosa?
***
Le prove con Giorgio dei Masina's furono buone: ci accordammo per fargli fare un assolo e modificare qualche accordo della strofa, cercando di far restare inalterato il sound della canzone che avevamo scelto.
Le ragazze mi chiesero come ero messa con la canzone dei Rage: divenni un blocco di granito e tentai di nascondere l'imbarazzo che solo il nome di Riccardo mi dava ancora. Avevo deciso che mi sarei dedicata alla canzone il giorno successivo : a ricreazione avevo provato un primo approccio ma non riuscivo a memorizzare nulla, continuamente distratta dal timore di ripetere lo stesso sogno quella notte.
Avevo risposto a Prinz prima di entrare in classe, accordandomi con lui che mi sarebbe passato a prendere verso le sette e avremmo mangiato qualcosa in giro.
***
Uscii di casa appena mi fece uno squillo e lo raggiunsi qualche casa più in là rispetto alla mia, per evitare che i miei lo vedessero. I rapporti non si erano riallacciati: mamma seguiva ancora il caso e la memoria dell'incidente causato a Irene era ancora fresca.
Appena lo vidi, ogni timore scivolò via e il pensiero di quel sogno divenne un minuscolo e stupido puntino che accantonai senza difficoltà in un angolo della mente. Ero con il mio ragazzo e volevo godermi il momento.
Ci incamminammo lungo viale Belvedere, per proseguire poi in direzione di Piazza Ariostea, dove baracchine di Street Food offrivano la consumazione in loco di panini, fritti, piadine e bevande di vario tipo.
Dopo i convenevoli, Prinz andò dritto al punto.
- Hai detto che hai fatto una cazzata. Cosa è successo? -
Eccoci arrivati alla questione. Decisi di spiegargli tutto dall'inizio.
- Ieri sera abbiamo incontrato Alice, durante il nostro giro - dissi, continuando a guardare a terra davanti a me.
- E vi siete beccate. Lo so già. -
Mi girai verso di lui.
- Te lo ha detto lei? -
- Si, mi ha chiamato questa mattina. Era piuttosto incazzata. - Prinz non era affatto preoccupato, anzi, gli scappava da ridere. Sembrava aver preso alla leggera il nostro scontro.
- Non te ne frega niente? -
- E perché dovrei? Siete ragazze, mi aspettavo che prima o poi sarebbe arrivato lo scontro, visto che tu sei estremamente gelosa e lei estremamente permalosa.-
Rimasi sorpresa dalla sua reazione, non mi aspettavo affatto che reagisse in quel modo.
- L'ho offesa pesantemente. - sputai, per togliermi l'ultimo sassolino dalla scarpa.
- Sì, so esattamente cosa le hai detto. So anche che è stata la tua nuova amica ad accendere il fuoco. Sono bisticci tra di voi, non capisco cosa dovrei c'entrare io in tutto questo. -
- Io invece ci sono rimasta male - puntualizzai - ok, non mi rimangerò mai quello che penso di lei ma non ti ha detto il motivo per cui mi sono incazzata? -
- Gelosia? - domandò alzando appena le spalle.
- No. - lo presi per un braccio e lo fermai - lei mi ha detto che ti sto facendo impazzire e che sono la causa del tuo comportamento in squadra. -
Prinz mi squadrò, ponderando le parole da utilizzare.
- Lei ti avrebbe detto questo? -
- Sì, e se permetti, la predica da una sconosciuta gatta morta non la prendo proprio. -
Prinz prese un respiro, spazientito. Il suo viso si irrigidì e divenne serio improvvisamente.
- Lei non è la mia ragazza e non deve permettersi di giudicare il mio comportamento. Le ho già detto di rimanerne fuori. -
- Esatto! - esclamai accondiscendente - lei sta... -
- Chiudiamola qui, Sarah. - rispose stizzito - ti ho già spiegato cosa è successo con la squadra, non c'è niente da rinvangare. -
Mi ammutolii all'istante, irrigidendomi a quel rimprovero. Cosa gli era preso?
- Lo so, - dissi utilizzando un tono pacato e scandendo bene le parole - e infatti non intendo chiederti nuovamente cosa è successo. Ti sto dicendo che lei ha dato la colpa a me di... -
- E io ti ripeto che non sono cazzi suoi, pertanto finiscila anche tu. -
Mi fermai, i miei piedi non erano più in grado di camminare. La rabbia che mi vomitò addosso bastò a pietrificarmi, facendomi dubitare per un attimo che quello fosse il Prinz che avevo imparato a conoscere. Sembrava essere tornato il teppista, plasmato dal rancore e dalla rabbia, avvolto da quella nube di indifferenza che gli aleggiava sulle spalle, incurante dei sentimenti altrui e della mano, che ancora una volta, gli stavo tendendo per aiutarlo.
Per un attimo i suoi occhi incontrarono i miei, la tempesta nel suo sguardo, mare mosso e incontrollabile. Cercai di sostenerlo, di infondere calore nelle sue iridi fredde, riaccendere quella fiamma che più di una volta ero riuscita ad avvampare.
Una luce passò nel suo sguardo: la forza emotiva di quelle onde sembrò abbassarsi, il cielo nei suoi occhi sembrò schiarirsi.
- Scusa. - disse frettolosamente, distogliendo la sguardo da me.
Mi avvicinai a lui, certa che il peggio fosse passato.
- Calmati, ok? - gli presi una mano e gliela strinsi forte.
Lui rispose allo stesso modo, capendo di aver agito in maniera istintiva e in forte imbarazzo per la reazione impulsiva che aveva avuto. Abbandonai la sua mano e l'abbracciai, certa che quel contatto fisico gli avrebbe fatto percepire la mia vicinanza. Non mi sarei allontanata da lui, non lo avrei lasciato solo ad affrontare di nuovo i suoi demoni.
Sapevo che c'era dell'altro ma non me l'avrebbe detto quella sera. Avrei portato pazienza, come tante altre volte avevo fatto e prima o poi, anche quell'ultimo segreto sarebbe caduto.
Lo presi per mano e con il più sincero dei sorrisi, lo invitai a seguirmi.
- Andiamo, dai. Manca poco e io sto morendo di fame. -
Raggiungemmo Piazza Ariostea, illuminata da scie di luci che davano al luogo un'ambientazione romantica e allegorica. C'erano un sacco di coppie, gruppi di ragazzi, seduti sui gradoni e intenti a consumare un pasto o bere qualcosa in allegria. La musica di sottofondo creava un'ambiente gioviale e festoso.
Ci fermammo in una baracchina che faceva Hamburger e prendemmo due panini e patatine fritte. Pagai io, nonostante Prinz volesse fare lui e prendemmo posto in un angolo della piazza.
L'appetito e il cibo aiutarono a rilassare i nervi e a ritrovare il sorriso. Facemmo a gara con le patatine, rubandocele a vicenda, ridendo delle cose più stupide.
Era da tanto che non respiravamo quella serenità e fui grata, in un certo senso, di aver avuto quel confronto: se non avessi fatto quella figuraccia, non avrei avuto la possibilità di parlargli e vivere una serata normale.
Sembrava che i suoi e i miei demoni si fossero assopiti, incatenati, resi inermi da quella felicità improvvisamente ritrovata, che stava nella semplicità di una serata passata come una normale coppia. Non eravamo più adolescenti ma nemmeno ancora adulti. Eravamo Francesco e Sarah, due studenti del Blake, inseguitori di sogni, segni particolari: innamorati.
Bevvi un sorso di Coca Cola dalla lattina, e raccolsi le carte lasciate in giro. Prinz aveva finito prima di me e mi stava guardando, accennando un sorriso con un angolo della bocca.
- Dammi le tue cartacce, vado io a gettarle. - dissi alzandomi in piedi.
- Ti aiuto. - si propose venendomi dietro.
Raggiungemmo un cestino vicino a uno degli alberi e gettammo tutto dentro, seguendo le regole della raccolta differenziata. Mi guardai attorno e notai che la piazza si era riempita. Rimasi per un attimo imbambolata da quella visuale.
- Tutto ok? - domandò Prinz preoccupato.
- Sì, mi stavo compiacendo del fatto che parecchi hanno avuto la nostra stessa idea stasera. -
- Mercoledì universitario. - giustificò in due sillabe.
Vero: il mercoledì a Ferrara era soprannominato "universitario" perché era la serata libera degli studenti accademici, che uscivano in piazza fino a tarda notte, per divertirsi.
Decidemmo di passeggiare verso la facoltà di Economia, imboccando via Palestro e passando davanti a rinomati ristoranti e importanti pasticcerie della zona.
Camminammo per tutto il tempo l'uno a fianco all'altro, mano nella mano, tanto importante era la presenza e il contatto fisico l'uno dell'altro, quasi a esorcizzare una paura latente che da un momento all'altro poteva sopraggiungere.
Prinz era calmo ed anche io ero serena e tranquilla: mentre avevamo consumato la cena, gli avevo parlato della sfida di sabato e della sorpresa di una nuova performance, senza scendere nei particolari; ora, invece, stavamo parlando di fesserie, soffermandoci su ciò che vedevamo o ci passava per la testa.
Poi, Prinz cambiò registro.
- Avremmo dovuto passare più serate come questa. - disse in tono malinconico.
- Beh, la bella stagione è appena cominciata. Possiamo rifarlo quando vogliamo! - risposi in un sorriso per stemperare quel momento di tristezza.
Prinz alzò un angolo della bocca in un sorriso troncato, lo sguardo pensieroso.
- Si, vero. -
- E tra meno di un mese sarà il tuo compleanno! - esclamai entusiasta, ricordando all'improvviso quell'importante data.
Prinz sorrise nuovamente: il suo, tuttavia, era un gesto velato di tristezza, quasi finto.
- L'anno scorso ero in coma per il mio diciottesimo compleanno. - disse piano, parole dette più a sè stesso che sussurrate con l'intenzione di essere sentite.
Come non ricordare quel periodo? Lui mi aveva mollata, c'era stata la lite con Vito e il ricovero in ospedale. E quando era tornato, io mi ero già consolata tra le braccia di Stefano.
Erano passati solo dodici mesi da quei fatti ma la mia mente aveva concepito quel lasso di tempo in anni, se non decenni. Era una vita fa quando Prinz faceva ancora parte di quel gruppo di teppisti.
- Non questa volta. - mi imposi fermandomi davanti a lui - festeggeremo il tuo compleanno come si deve, con i nostri amici, per recuperare anche quello dell'anno scorso. Magari festeggeremo anche le nostre vittorie! -
Prinz mi fissò: una luce particolare attraversò il suo sguardo. Sembrava rimpianto: probabilmente non si aspettava quelle parole. In fondo, credo fossero passati anni dall'ultima volta in cui aveva festeggiato il suo compleanno, forse non lo faceva da prima di entrare nella banda di Nero.
Il suo sguardo mutò nuovamente e vi lessi una sorta di gratitudine, che espresse anche a voce.
- Grazie. - Un'unica parola, carica di una riconoscenza piena, sincera.
Lo abbracciai e lui ricambiò; prese poi il mio viso tra le sue mani per darmi un bacio ma si fermò a un centimetro dalle mie labbra.
Vidi i suoi occhi fissare un punto dietro di me e assumere nuovamente il colore del ghiaccio, pietrificandosi all'istante.
Allontanò le mani dal mio viso e si alzò dritto, immobile, continuando a fissare quel punto alle mie spalle.
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Bentornate Rockers!
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Finalmente un po' di tranquillità per i nostri due innamorati: uno scorcio di vita normale che dovrebbe essere all'ordine del giorno, per qualsiasi coppia di adolescenti.
~*~
E ora, cosa sta succedendo?
Chi ha visto Prinz?
~*~
Lo scopriamo nel prossimo capitolo!
Stay tuned!
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