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19. Blackout

Don't fool yourself
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Il nome di Chiara Chinaglia rimbombava tra le pareti della scuola, eccheggiavah come la sua risata acuta e falsa che tanto avevo odiato e che in quel momento, a ben pensarci, mi faceva venire la pelle d'oca al solo pensiero, come se il suo fantasma avesse deciso di infestare il resto della mia vita, per l'odio provato nei miei confronti.

Io avevo ancora una vita, lei non più.

Sonia e Marika erano rimaste sorprese tanto quanto me da quella notizia e affrontammo il discorso anche con Irene, durante la visita in ospedale, dopo aver parlato a lungo del concerto di Pasqua e dello stato delle prove.

- Chissà cosa è successo. - disse Irene seria.

- Dicono sia stato un omicidio, - aggiunse Marika - ho letto divesi articoli a riguardo. Poveretta, l'hanno trovata massacrata di botte in quel fabbricato. Deve essere stato terribile. -

Un brivido mi percorse la schiena: la stessa sensazione che avevo provato a scuola quella mattina camminando nel cortile e nell'atrio, dove tante volte io e lei ci eravamo scontrate.

- Ciò che ha fatto a te, le è tornato indietro. - sentenziò Sonia, lo sguardo rigido che non faceva trapelare emozioni.

- Per quanto la odiassi, non le avrei mai augurato una fine così. - dissi, togliendomi quel peso dallo stomaco.

Mi dispiace per ciò che ti è successo. Ovunque tu sia, riposa in pace.

Un nuovo brivido mi attraversò. Credevo nei fantasmi e nella forza dell'anima. Forse lei era lì e aveva percepito i miei pensieri.

- Tutto ok, Sarah? - mi domandò Irene, notando il mio improvviso silenzio e lo sguardo assente.

Scossi la testa per allontanare quelle strane sensazioni.

- Si. Scusate, mi ero persa nei miei pensieri. -

- Lasciamo Chiara là dove è - intervenne Sonia - e parliamo dei vivi. Come sta Prinz? Ci avete dato dentro ieri? -

Irene e Marika si girarono verso di me con un sorriso alla battuta della nostra amica. Divenni immediatamente bordeaux.

- é strano anche lui, sapete? Ho la sensazione che mi nasconda qualcosa. -

- Certo che tu non stai mai tranquilla un attimo - mi interruppe Sonia - se c'era qualcosa con Alice in Wondercazz, lo avresti già scoperto. -

- Non c'entra lei. - intervenni - abbiamo fatto strani discorsi ieri. -

- Del tipo? -

Sentii il magone tornare, l'amaro della bile risalire il mio esofago. La diga che aveva arginato le mie paure e convinzioni riprese a scricchiolare. Non dovevo dubitare, glielo avevo promesso. Non era il momento per abbandonarmi a stupidi pensieri: dovevo avere fiducia in lui e credere nelle sue parole.

Stava combattendo contro qualcosa più grande di lui, lo fiutavo dal suo modo di comportarsi, le sue risposte, il suo atteggiamento. Eppure ero sicura dei suoi sentimenti per me, ero convinta che tutta questa storia non avesse a che fare con noi, come lui aveva detto.

- Niente. é solo una sensazione mia. -

Allontanai i brutti pensieri e ripresi in mano la questione del concerto, per distrarre le mie amiche e ingannare la mia mente.

***

Mercoledì pomeriggio dopo la scuola, andammo a fare le prove. L'aspetto di Piazza Ariostea era completamente cambiato: la sua forma ovale, messa in risalto dagli alberi piantati tutt'attorno, aveva assunto le sembianze di un'arena. Il Palco era stato montato sul lato opposto a via Palestro, mentre la statua dell'Ariosto era stata coperta sino a più della metà da listelli di legno, per evitare che la gente potesse arrampicarsi.

Gli addetti ai lavori erano dappertutto e si assicuravano che audio e luci fossero a posto; l'evento sarebbe stato trasmesso anche in tv e notai che quattro telecamere erano state installate in punti strategici della piazza, per inquadrare in maniera corretta gli artisti sul palco. Un maxischermo era stato montato proprio sopra il palco, per permettere anche agli spettatori più lontani di assistere al concerto.

Quando arrivammo, stava già provando una band. Non li conoscevo ma erano bravi: il loro sound era il classico pop rock italiano, carico di anima nei testi e negli accordi delle canzoni.

Luca ci guidò sul retro del palco, dove ad aspettarci c'erano una ragazza e un ragazzo, due degli organizzatori e registi. Non conoscevo i loro nomi, li dissero di sfuggita ma non li memorizzai, perdendomi subito dopo nella miriade di informazioni che ci diedero, su cosa fare e non fare sul palco, quando dovevamo esibirci la sera dopo e come dovevamo essere vestite.

- Avete registrato tutto, vero? - domandò Sonia, anche lei sconvolta dall'accoglienza.

Le sorrisi e feci spallucce. Appena la band sul palco terminò, ci fecero esibire.

Lo show durava solo mezz'ora e avevamo scelto alcune delle canzoni del concerto scolastico, visto il grande successo avuto, modificando tuttavia alcune parti vista l'assenza di Irene.

Anche se si trattava solo delle prove, fu emozionante esibirsi: in lontananza vedevamo le persone fermarsi, per lo più ragazzi della nostra età, e persino qualche addetto ai lavori ogni tanto veniva a sedersi sotto il palco, tra una pausa e l'altra, abbozzando un timido battito di mani.

Al termine, la ragazza che avevamo conosciuto prima venne da noi per restituirci un feedback, accompagnata da un'altra ragazza bionda che ci porse due bottigliette d'acqua.

- Molto brave, mi sono piaciute le canzoni e avete azzeccato i tempi. Ho però una richiesta da farvi, se potete. Riuscite a rifare la canzone unplugged che avete proposto nell'ultima puntata del Contest? Potrebbe essere un modo per farvi pubblicità e soprattutto, servirebbe a farvi prendere un respiro in mezzo a tanto punk rock. -

Guardai Sonia e Marika: era una bella sfida e avremmo avuto bisogno di una chitarra in più, perché quella canzone nasceva con due chitarre acustiche. Fare tutto da sola sarebbe stato un po' complicato.

- Possiamo provare. - le dissi.

- Fantastico. Volete farla ora? Vi lascio altri cinque minuti. -

- No, dobbiamo prima provarla a casa. -

- Ok, nessun problema. Se riuscite, fate in tempo anche domani a metterla in scaletta. -

Dopo averci salutate, la ragazza girò i tacchi e se ne andò, insieme all'addetta, la quale abbozzò un sorriso mentre si sistemava gli occhiali dalla montatura nera. Sonia venne subito da me, senza neppure togliersi il basso.

- Sei impazzita, vero, Sarah? -

Sapevo a cosa si riferiva e non potevo darle torto.

- Lo so, ma proviamoci. Posso fare io la melodia principale, basta solo che tu mi vieni dietro con qualche accordo in più. -

- Io ce la faccio a farti la base ritmica ma tu devi fare sia la melodia che l'accompagnamento. -

Sonia aveva ragione: era una pazzia ma volevo dimostrare a tutti e, soprattutto a me, che anche senza Irene ce l'avremmo fatta ugualmente.

- Ok, andiamo a casa tua a provarla subito. -

***

Provammo fino a sera tardi e riuscimmo a trovare la chiave di lettura per quel maledetto brano. Nel giro di ventiquattr'ore eravamo tornate su quel palco, per l'ultima prova prima del concerto. L'organizzatrice, che scoprii chiamarsi Adele, si complimentò con noi.

- Ragazze, appuntamento alle nove e trenta sul palco, questa sera. Cercate di essere qui almeno mezz'ora prima, già pronte. -

Notai che era nuovamente accompagnata da quella ragazza bionda con gli occhiali, la quale sorrise congedandoci.

- Io l'ho già vista quella ragazza, - esclamò Sonia - è tutto ieri che ci penso ma due occhi così azzurri non li dimentichi facilmente. -

Mi girai verso la mia amica: era molto fisionomista. Mi bastava ricordare quella volta che aveva riconosciuto la vera identità di Prinz a scuola.

- A me non dice nulla. - constatai.

Ci fermammo a casa mia per prepararci e mangiare qualcosa di veloce e alle nove eravamo già in Piazza Ariostea.

La tensione iniziò a farsi sentire quando ricevetti un messaggio di Prinz, che mi avvisava essere tra il pubblico, insieme ad Andrea, Vito e Arianna.

- Dieci minuti e tocca a voi. - venne ad avvisare la ragazza bionda.

Bene. Era ora. Il gruppo sul palco aveva appena terminato l'ultima canzone e stava salutando il pubblico.

Guardai le mie amiche. Ce l'avremmo fatta anche questa volta.

Appena mettemmo piede sul palco, un boato di applausi e urla ci accolse. Mi chiesi se quel trattamento era dovuto al fatto che partecipavamo al Contest e ci eravamo fatte conoscere in Tv.

Cercai con lo sguardo i nostri amici ma la piazza era davvero grande e nonostante le luci del palco avessero un riverbero importante, la folla era parzialmente al buio.

Sistemammo gli strumenti e mi avvicinai al microfono.

- Buonasera Ferrara! - gridai. Un nuovo boato ci accolse e mi riscaldò.

Fino a un anno fa nessuno ci conosceva e non potevamo immaginare che ci saremmo esibite su quel palco, in mezzo alla nostra gente.

- Siamo le Black Cat e questa sera Ferrara assaggerà il nostro Rock! -

Lanciai un'occhiata alle ragazze, Marika battè tra di loro le bacchette in aria e cominciò con un rollaggio veloce sullo snare drum, a cui io e Sonia ci attaccammo immediatamente con l'intro della prima canzone. La folla accolse il nostro sound, battendo le mani e scatenandosi al ritmo delle nostre canzoni.

La mia voce era calma e limpida: ero emozionata ma riuscivo a tenere le note senza stonare, mi sentivo potente e accolta dal calore della folla. Era iniziato lo scambio: io donavo emozioni e ne ricevevo altrettante dal pubblico, un fluido sincronizzato di note e voci, battiti di mani e movimento del corpo che in uno scambio continuo andava e veniva attorno a noi. La musica dal vivo era questo: come fare l'amore. E ogni volta era qualcosa di diverso, nuove sensazioni, nuove emozioni che non pensavi di provare e trasmettere. Era quello il mio mondo, era quella la mia natura. Speravo potesse essere anche il mio futuro.

Seguirono altre due canzoni dal ritmo sostenuto prima della famosa versione unplugged richiestaci dagli organizzatori. Al termine dell'ultima canzone ci fermammo per cambiare gli strumenti e sistemare il palco. Vennero posizionati gli sgabelli e il tamburo per Marika al centro e quando fu tutto pronto, tornammo in scena. Intonammo le prime note e il pubblico scoppiò in una nuova ovazione, riconoscendo la canzone.

Rimasi in parte sorpresa quando vidi alcune ragazze in prima fila cantarne il testo e un groppo alla gola causato dall'emozione, mi bloccò momentaneamente le corde vocali, facendomi saltare una parola.

Sonia mi lanciò un'occhiata, mentre faceva il controcoro e io le sorrisi, per farle capire che si era trattato di un caso isolato.

Cavolo, avevo atteso per tutta la vita un momento come questo. Terminai la canzone, ancora più presa dalle emozioni di quel momento, perdendomi in pensieri che in realtà non potevo permettermi di avere in quell'istante. Dovevo rimanere concentrata sulle note finali e sulle ultime canzoni in scaletta ma la mente cominciò a vagare per conto proprio, riportandomi davanti a me il ricordo di Irene.

Chissà se ci stava guardando e se era emozionata tanto quanto me?

"Doveva esserci anche lei sul quel palco, era il suo momento". Mi ritrovai a pensare.

"Che sto facendo, non è il momento" mi impuntai. Terminammo la canzone accolte da un applauso e grida di apprezzamento cosi forti che mi trapassarono, facendomi rimbombare come una grancassa.

"Sono anche per te, Ire"

Cambiammo nuovamente le chitarre e il palco tornò a essere spoglio degli elementi della performance di prima.

Bevvi un sorso d'acqua e Sonia mi venne vicino.

- Tutto ok, Sarah? -

Annuii. Ero pronta per tornare in scena.

- Grazie, Ferrara - esclamai prima di attaccare la nuova canzone - ci tengo a spendere due parole, in questo momento. Ci state emozionando tantissimo e spero che la stessa emozione la stia provando anche la nostra chitarrista, Irene, che ci sta seguendo da casa ma che meritava di essere qui con noi, questa sera. La prossima canzone la dedico a lei, perchè è stata la prima persona ad aver letto il testo che avevo scritto. Questa è "Lui" ed è tutta per te, Ire! -

La folla si scatenò nuovamente in un applauso e fischi di incoraggiamento. Guardai le ragazze e contando sino a tre, attaccai con l'assolo di chitarra.

L'avevamo provata un paio di volte e nonostante si sentisse la mancanza di una seconda chitarra, avevamo deciso di suonarla ugualmente. Il suono era più spoglio, meno caloroso di come l'avevamo concepita, ma sempre forte.

Improvvisamente, un senso profondo di vuoto mi pervase, una tristezza incredibile mi fece tremare le dita sul cursore della chitarra, stonando qualche nota. Sonia mi lanciò un'occhiata a cui non risposi. Fui presa dal panico e mi fermai. Avevo la mente improvvisamente sgombra. Marika rallentò improvvisamente anche lei, notando il mio stato di arresto; solo il suono cupo del basso continuava a riempire il palco. Guardai il pubblico e sentii un suono simile a un lamento arrivarmi addosso, insieme a qualche fischio.

Black out.

Cosa mi era preso? Lo sapevo bene, in realtà. Il pensiero di Irene mi era entrato talmente dentro che mi aveva resa vulnerabile. La tristezza e il panico si erano impossessati di me perché volevo la mia amica lì con me, volevo lei al mio fianco, a suonare su quel palco. Perchè se lo meritava, era una vita che aspettavamo che quel sogno si realizzasse. E oggi, lei non era lì.

All'improvviso, una ragazza dai capelli corti biondi salì sul palco e mi venne vicino. Indossava una chitarra rosa raffigurante Hello Kitty. La riconobbi dagli occhiali: era la ragazza che avevo visto dietro le quinte e che era insieme ad Adele il giorno prima.

Mi guardò e con il sorriso più rassicurante e determinato di questo mondo, cominciò a suonare le note mancanti, riprendendo da dove mi ero fermata.

Nei suoi occhi azzurro cielo vedevo la luce del coraggio e della comprensione. La ragazza continuava a suonare e guardarmi: conosceva alla perfezione la nostra canzone.

Sonia riprese con enfasi e lo stesso fece Marika: la musica era tornata, ora mancava solo la mia voce.

- Dai, canta, - mi esortò la ragazza - lo farei io ma sono completamente stonata. - terminò la frase, facendomi il sorriso più bello che avessi mai visto.

Mi avvicinai al microfono, senza pensare agli accordi. Chiusi gli occhi, trovai un punto di appoggio tra quelle note e mi infilai con la mia voce, facendo scivolare via il panico, esternandolo attraverso la musica. Perchè non volevo più si ripetesse quello che mi era successo.

Allargai le braccia, librandomi tra le parole della canzone, sentendomi sicura che le mie amiche e quella ragazza avrebbero portato a termine la canzone anche senza di me. Quando aprii gli occhi, mi ritrovai davanti la folla felice, inebriata da quel nuovo sound, da quella nuova linfa che aveva sbloccato i meccanismi inceppati del mio Io.

Le mie mani corsero immediatamente sulla chitarra, riprendendo le note finali e concludendo la canzone con il sound originale. Provai un'emozione importantissima e capii che le cose potevano essere nuovamente sistemate e tutto poteva tornare come prima.

- Scusate, avevo dimenticato le parole. - mi giustificai al termine della performance e il pubblico accolse questa rivelazione con un applauso.

Terminammo il concerto con la nuova ospite sul palco: conosceva tutte le nostre canzoni e, nonostante le avessimo riarrangiate per una sola chitarra, mi sentii sicura di lasciarla fare, certa che lei si sarebbe reinserita senza difficoltà.

Il concerto fu un trionfo: applausi, grida di incoraggiamento e il bis dell'ultima canzone.

- Grazie, - dissi alla ragazza, terminata l'ultima canzone - chi sei? -

La biondina mi sorrise e mi invitò a parlare fuori dal palco, uscendo per prima.

Sonia mi si avvicinò affiancata da Marika.

- Tu la conosci? -

- No, - anche se ho la sensazione di averla già vista da qualche parte. Ha un viso molto particolare. -

- è quella che era insieme alla tipa dell'organizzazione. - aggiunse Sonia.

- Si, me la ricordo. Ma perché venire sul palco e suonare con noi? -

- Io pensavo foste d'accordo. - sentenziò la mia amica.

Fissai per un attimo Sonia in silenzio. - E secondo te, non ve lo dico? -

- Seguiamola - esclamò Marika, partendo per prima dietro alla biondina.

Tornate nel backstage ci rifugiammo in un angolo per parlare con la misteriosa ragazza.

- Mi chiamo Chloe Martelli. - disse in un sorriso presentandosi e porgendo la mano che nessuna di noi tuttavia strinse.

- Grazie Chloe per essere intervenuta. é stata davvero una sorpresa per noi vederti salire sul palco e cominciare a suonare. Tuttavia non capiamo... -

- Che cosa vuoi da noi? - Sonia ruppe in fretta i convenevoli.

Chloe la guardò per un attimo sorpresa e fece spallucce.

- Ok, vado dritta al punto. Voglio entrare a far parte delle Black Cat. -

Guardai le mie amiche: tutte quante eravamo rimaste basite dalla sua richiesta.

- E con quale diritto esclusivo ce lo chiedi? Noi siamo già al completo. - domandò acida Sonia.

- So che siete in quattro e al momento ho solo tre gattine davanti a me, - disse la ragazza incrociando le braccia al petto - so che questa situazione vi sta mettendo fortemente in difficoltà perchè dovete riarrangiare tutte le vostre canzoni, da qui alla fine del Contest o almeno, fino a che vi parteciperete. Quindi, a costo zero per voi, ecco una nuova chitarrista, che conosce alla perfezione tutte le vostre canzoni, visto che sono anni che vi vengo ad ascoltare al Fusion. -

La sua arringa era perfetta sotto tutti i punti di vista. Era fortemente motivata e determinata a entrare nella squadra.

- Ci segui da tutto questo tempo? - esclamò sorpresa Marika.

- Si, e un paio di volte io e la mia ex band ci siamo esibiti al vostro posto. -

- Ora ricordo, - esclamai - tu eri la chitarrista di quella band che si era esibita l'anno scorso! -

I ricordi tornarono al loro posto: in effetti avevo notato solo lei di quella band perchè gli altri elementi erano davvero pietosi.

- E il tuo gruppo? - domandò Sonia curiosa.

- Il mio ex gruppo si è sciolto qualche mese fa. Sono disoccupata. -

- E vuoi unirti a noi per nobiltà d'animo o vuoi anche denaro? -. Sonia fu diretta, così come la risposta di Chloe.

- Niente soldi. Ce li spartiremo quando vinceremo il Contest e diventeremo famose. -

Sonia annuì. - Per me sei in squadra. -

E se lo aveva detto lei, tutto il mondo sarebbe stato d'accordo, essendo Sonia così selettiva con qualsiasi forma vivente al di fuori di sé stessa.

Chloe sorrise, le stringemmo la mano e accettammo la sua entrata nella band.

Le Black Cat erano tornate al completo.

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Mie  amate Rockers, diamo il benvenuto a Chloe, l'ultimo tassello del puzzle personaggi.
~*~

Lo so, introdurre un nuovo personaggio a metà della narrazione dell'ultimo atto puo' essere una pazzia ma vi assicuro che Chloe spiccherà il volo e sarà un elemento molto importante per la band.
~*~

E' riuscita a crearsi uno spazio tutto suo e la sua determinazione mi ha piacevolmente colpito.
~*~

Spero possa fare colpo anche su di voi!
~*~

Stay tuned

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