17. Shallow
I'm falling
In all the good times, I find myself longing
For change
And, in the bad times, I fear myself
♾️
Venerdì pomeriggio raggiungemmo gli Studios di Roma in anticipo rispetto alle altre volte: ci era stata data la possibilità di fare le prove con Riccardo, anche lui già là, per ultimare la canzone con cui ci saremmo esibite.
Il giorno prima ci eravamo collegati online per fargli sentire la canzone, in modo che lui stesso potesse imparare la melodia e impreziosirla a suo piacimento. Non ne uscì un gran risultato e confidammo nella prova dal vivo per migliorare la performance.
Eravamo andate a trovare Irene prima di partire e l'avevamo trovata meglio rispetto al giorno precedente. Era stata spostata in una camera doppia con una signora che, appena ci vide, ci riconobbe per "quelle della Tv". Sorrisi e quella situazione così particolare mi rincuorò.
Avevo visto anche Prinz prima di partire: mi disse che avrebbero giocato anche loro questo week end e che Andrea avrebbe ricoperto il ruolo di allenatore ad interim. Suo fratello sarebbe dovuto rientrare la settimana dopo quindi si sarebbe trattata di una parentesi.
Cercò di incoraggiarmi e gliene fui grato: in sua compagnia le mie paure e timori sparirono ma tornarono puntuali appena misi piede dentro la sala di registrazione degli Studios.
Riccardo era già lì, intento a suonare qualche nota con la chitarra.
- Tutto bene ragazze? Cominciamo? - domandò con un sorriso.
Prendemmo posto, indossammo gli strumenti e intonammo la canzone che avevamo scelto. Si trattava di un punk, non troppo veloce, con pochi accordi ripetuti e semplici, molto orecchiabile. Sonia aggiunse un giro di basso come incipit del ritornello mentre io mi ero fatta carico della melodia principale, che in genere era Irene a suonare, e Riccardo aveva elaborato la sua parte, introducendosi senza denaturare la melodia ma in maniera troppo silente per i miei gusti.
- Così non funziona, - sentenziai al termine della performance - non spacca. -
- Possiamo accelerarla. - suggerì Sonia.
- Se volete aggiungo altri accordi o giri, - intervenne Riccardo - ma se posso darvi un consiglio da esterno, non è la canzone che fa per voi. -
Lo guardai nervosa. - Perchè? -
- Perché in questo momento non siete punk. - disse alzandosi e riponendo la chitarra.
- Dove vai? - lo interrogai.
- Vi lascio discutere. - disse uscendo dalla sala, abbandonandoci a noi stesse.
- Io quello non lo sopporto - esclamò Sonia - te l'ho detto subito che dovevamo suonare solo noi tre. -
- Avevi detto che eri d'accordo. - puntualizzai.
- No, mia cara. Le parole esatte sono state "sono troppo sconvolta per oppormi". -
- E quindi, cosa facciamo, molliamo tutto? Vogliamo suonare solo noi tre? -
- Settimana prossima lo faremo di sicuro, visto che abbiamo il concerto di pasqua... - intervenne Marika.
Porca miseria, me ne ero completamente dimenticata.
- Facciamo ancora in tempo a rifiutare, se non volete partecipare. Chiamo Luca e... -
- No, una soluzione la troviamo. - dissi, cercando di mantenere la calma - Riproviamo senza Riccardo. -
Suonammo nuovamente la canzone ma ancora una volta, non sentivo nulla. C'era qualcosa che continuava a stonare nonostante l'assenza di Riccardo.
- Meglio adesso? Ho aggiunto quei giri di basso. - puntualizzò Sonia.
- No, non ci siamo ragazze, è come se mancasse l'anima. - esclamai.
- Ci manca Irene, ecco la verità. - Sonia si tolse il basso e lo ripose a terra, incamminandosi verso l'uscita.
- Dove vai? -
- Ho bisogno di una pausa. - disse stizzita, uscendo dalla sala. Nel farlo, si scontrò con Riccardo che stava proprio rientrando in quel momento.
- Attenzione. - le disse. Sonia lo squadrò e non gli rispose.
- Le vado dietro. - Marika ripose le bacchette sulla batteria e la seguì.
Rimasi da sola con Riccardo, il quale mi guardò con fare interrogativo. Mi tolsi Jacky e mi sedetti a terra, con la testa tra le gambe. Il panico si stava impossessando di me. Sentivo la confusione di pensieri in testa: Irene, il Contest, il concerto, le Black Cat. Volevo Prinz, avevo bisogno di lui. E lui non era lì.
Riccardo si sedette di fianco a me.
- Dai, raccontami tutto. - disse con voce calma.
E il fiume dentro di me, esplose.
- Non va bene un cazzo. - gridai.
- Questo mi era chiaro. - puntualizzò.
Rimasi con la testa nascosta dietro le braccia. Volevo rifugiarmi in un luogo tutto mio ma non sapevo dove fosse. Sentivo solo l'acqua salirmi alle caviglie e man mano avanzare dentro di me, staccandomi da terra, fluttuando in essa. Ero alla deriva, sommersa dai miei pensieri negativi, dalle mie paure, dal peso delle responsabilità nei confronti di tutti.
- Ho paura, non so cosa fare. Sabato c'è il Contest e non abbiamo uno straccio di canzone da presentare. Irene è in quel fottuto letto di ospedale per colpa mia, poi ci sarà il concerto e... - la voce mi si interruppe, strozzata in gola, come se una mano invisibile mi stesse stringendo la trachea. Cominciai a respirare affannosamente, bramando aria che però non entrava nei miei polmoni perché il battito accelerato del mio cuore succhiava tutto il sangue necessario alla normale respirazione. Ero nel panico più totale.
Riccardo mi mise un braccio attorno alle spalle e mi strinse a sé.
- Non sei sola. Lasciami sopportare il tuo peso. Lascia che prenda un po' delle tue paure e delle tue responsabilità. Tu non sei Irene, tu sei Sarah, e questo io lo so. -
Sollevai la testa e lo guardai. Immediatamente smisi di respirare affannosamente, riprendendo un respiro più regolare. Ricordi si mescolarono nella mia mente, la stessa scena già vissuta, il suo viso e quello di Prinz si sovrapposero per un attimo.
- Non è colpa tua per ciò che è successo a Irene. -
- Ma io potevo impedirle di salire su quella moto! - esclamai, mentre gli occhi cominciarono a pizzicare.
- Sapevi ciò che le sarebbe successo? Perchè se è così, ti chiedo già chi vincerà il Contest e ci risparmiamo tutta questa messinscena. -
Deglutii a quelle parole. Non me le aspettavo affatto da lui.
- Non potevi sapere cosa le sarebbe accaduto; peggio ancora, sarebbe potuto accadere a te e forse in maniera peggiore. Non saresti qui a raccontarmelo e sabato non ti esibiresti. -
- Se continua così non ci esibiremo ugualmente. - dissi tirando su con il naso.
- Troveremo la canzone adatta, te lo prometto, dovessimo stare svegli tutta notte. Sarah, io voglio che partecipi al concorso, ti voglio con me. Sono sicuro che Irene direbbe la stessa cosa e non vuole vedere che ti nascondi dietro centinaia di scuse. Te lo ripeto, non sei sola. -
Scossi la testa e tornai a guardare un punto davanti a me.
- Tanto non andremo lontane. - puntualizzai mordendomi le labbra. Riccardo non disse nulla e rimase in ascolto. - Te ne sei reso conto anche tu di come sta andando il concorso, vero? Hai notato anche tu che siamo sempre ultime e ci salviamo per il rotto della cuffia. Non siamo fatte per il Contest, non siamo brave abbastanza. E ora che siamo ancora più vulnerabili, la nostra musica non ci salverà. -
Riccardo prese un sorso dalla bottiglietta d'acqua che si era portato dietro.
- Hai mai pensato cosa succede alle band importanti quando un loro componente se ne va? O peggio ancora, muore? -
Mi girai a guardarlo: era la perfetta introduzione per una delle sue lezioni di vita, che tutte le volte mi faceva riflettere sulla sua capacità di saper guardare sempre dall'alto.
- John Frusciante ha abbandonato i Red Hot Chili Peppers non meno di due volte e loro lo hanno sempre sostituito. Hanno fatto album più mediocri, alternandoli ad altri che sono capolavori, ma l'essenza del gruppo è sopravvissuta. E i Queen? Vogliamo parlare di loro? Freddy Mercury era i Queen ma dopo la sua morte si sono reinventati e hanno continuato a suonare, cambiando cantante, modificando le loro canzoni. Ancora oggi fanno sold out. E tu, - si girò verso di me, lo sguardo tagliente e profondo, sottolineato da quella matita nera che non toglieva nemmeno fuori dalle scene - tu non vuoi più suonare perché la tua chitarrista è momentaneamente fuori servizio? Ripeto: fuori servizio. é viva e vegeta, hai la fortuna di poter continuare a parlarle, di vederla, di chiederle addirittura se ti può dare qualche consiglio. Apri gli occhi, Sarah. -
Mi persi nella durezza delle sue parole, in quello sguardo che mi fissava, pieno di una determinazione che io avevo solo nascosto e avevo bisogno di ritrovare.
- Si, Irene è ancora viva ma io... -
- Tu hai paura del giudizio delle persone - mi interruppe - hai paura di essere ancora più fragile e giudicabile, che possano farti affondare con le loro critiche e dirti in faccia "le Black Cat fanno schifo", perchè se te lo dicessero, avvalorerebbero la tua tesi secondo cui le Black Cat dipendono da Irene. Non hai ancora capito, invece, che lo siete tutte quante? E se non c'è Irene, ci sarai tu a suonare la chitarra, ci sarà Sonia al basso e Marika alla batteria. E non serve altro per suonare. Guarda i Muse, i Green Day o addirittura tanti altri gruppi, come i Rem o i Depeche Mode. Non conta il numero di componenti ma ciò che riuscite a creare e a trasmettere. -
Le sue parole accesero una debole fiamma al centro del petto, una luce che cominciò ad allontanare le tenebre del tormento e della paura. Un piccolo focolaio a cui dovevo aggrapparmi per non ricadere in quel loop pericoloso.
- C'è dell'altro, vero? - domandò modificando il suo sguardo, togliendo la severità per sostituirla con la comprensione.
Era venuto il momento di tirare fuori tutto. Le mie difese si erano abbassate, lasciandomi galleggiare nel mare dei cattivi pensieri.
Annuii in silenzio e affondai il mento tra le braccia, appoggiandomi alle mie gambe e chiudendomi ancora di più a riccio. Perchè era difficile ammettere fino in fondo ciò che nascondevo anche a me. Il segreto più terribile che nemmeno me stessa voleva nominare e che era il motivo per cui le mie paure erano scappate dal mio controllo così facilmente.
- Il problema è il tuo ragazzo, ho indovinato? -
Nascosi ancora di più la testa tra le braccia, mentre le lacrime iniziarono a riempirmi gli occhi e a rigarmi le guance, in un pianto che prese il controllo delle mie emozioni, impedendomi di limitarlo o fermarlo.
Riccardo mi pose nuovamente una mano sulla spalla e istintivamente mi avvicinai a lui, non mi diedi mai risposta per ciò che feci ma in quel momento, mi sentii di farlo.
Piansi le lacrime represse, buttai fuori quegli orrendi fantasmi, quelle paure ed emozioni negative che mi portavo dentro da troppo tempo, che non potevo scaricare con nessuno perché nella mia vita divenuta frenetica, non avevo tempo di analizzare.
Mi soffiai il naso e appena ripresi il controllo della parola, gli raccontai tutto: il fatto che condividevamo ben poco, che non avevamo più tempo per noi, di Alice, che ci stavamo allontanando sempre di più. Perché nonostante ne avessimo parlato e ci fossimo chiariti, la sensazione che qualcosa non tornasse continuava ad assillarmi.
- Senti, non sono bravo in queste cose, sono più ferrato sul mondo musicale che sulla gestione dei sentimenti. Posso però dirti che se fossi il tuo ragazzo, non ti farei scappare tanto facilmente, instillando stupidi dubbi o facendo subdoli giochetti. Se lo facessi, sarei un completo idiota. Ti dico anche questo, - si alzò in piedi e sistemò i jeans - se lui non ti risponde, chiama me, ok? - mi tese una mano per alzarmi da terra.
Osservai per un momento quel gesto, mentre un improvviso calore riattizzò il fuoco al centro del mio petto. Basta paure. Basta brutti pensieri. Non ero sola.
Mi asciugai gli occhi con il dorso della sinistra e con la destra presi la sua mano. Lui mi strinse forte e mi tirò su in piedi. Barcollai appoggiandomi a lui, accusando anche le gambe addormentate dalla lunga posizione accovacciata.
Riccardo era lì, pronto a prendermi. Mi strinse per le braccia e mi tenne ferma, finchè non ripresi l'equilibrio. Ci guardammo per qualche istante e mi persi nel suo sguardo magnetico, attento analizzatore di ogni minima cellula del mio viso.
Dovevo essere un disastro: il trucco sbavato, gli occhi arrossati. Se mi avessero visto le mie amiche, si sarebbero preoccupate immediatamente.
- Vai a darti una rinfrescata in bagno, ti aspetto qui. -
Annuii e prima di uscire gli dissi semplicemente "Grazie".
Mi sciacquai il viso diverse volte, cercando di togliere le macchie di trucco con il sapone ma necessitavo di uno struccante.
Maledetto trucco waterproof di questa cippa!
Mi guardai allo specchio, non tanto per soffermarmi sul trucco sbavato ma su ciò che era appena successo con Riccardo. Perchè con gli sconosciuti mi aprivo sempre nello stesso modo?
Soprattutto se sono carini
Scossi la testa. Era successa la stessa cosa con Prinz e si era ripetuta con Riccardo. Che soffrissi di dipendenza emotiva da sconosciuto? Non mi posi ulteriori domande però quella chiacchierata mi aveva fatto sentire meglio, alleggerito di tutte le mie paranoie e forse, fatto capire quale era la strada da seguire.
Appena arrivai in studio, trovai Riccardo seduto nell'angolo con la chitarra che stava strimpellando una melodia. Riconobbi la canzone: era quella dell'esibizione di sabato. La peculiarità mi saltò subito all'orecchio e all'occhio: stava utilizzando una chitarra acustica anziché elettrica.
Un'idea mi scattò nella mente: presi un'altra chitarra acustica messa a disposizione ed entrai nella canzone, cominciando a intonare il ritornello. Immediatamente mi resi conto della magia che avevamo creato.
Pochi attimi dopo, anche Marika e Sonia ci raggiunsero, attratte dalla musica che stavamo suonando e si unirono a noi in maniera discreta: Sonia ci venne dietro anche lei con la chitarra acustica mentre Marika si inserì con un battito lento solo nel finale.
Appena terminata, guardai le mie amiche sorridendo: ce l'avevamo fatta.
- Non siamo punk, siamo unplugged. - esclamò Marika felice.
Sonia cercò di trattenersi ma gli angoli della bocca mentivano: era contenta.
- Sabato la facciamo così! - esclamai, con una ritrovata energia, girandomi verso Riccardo, che mi guardò facendomi l'occhiolino.
Non avrei mai pensato che un giorno, il sogno di Riccardo di suonare con me, si sarebbe realizzato.
***
Le prove di sabato andarono benissimo e il direttore artistico ci fece i complimenti, per la scelta di azzardare una canzone acustica in un concorso rock.
Nicole ci confezionò abiti bianchi, dalle forme eteree, per dare più purezza ed essenzialità alla canzone.
Sabato sera arrivò in un battibaleno e fummo i primi ad esibirci.
Prendemmo posto sui nostri sgabelli, solo Marika prese posto a cavalcioni sul tamburo che avrebbe suonato a mano. Feci tutto senza pensare, non dovevo avere paura, stavo per fare la cosa che più amavo: suonare. I pensieri li avrei tenuti per dopo. Dovevo far confluire le energie positive nella chitarra o la musica ne avrebbe risentito.
Dj Dodo spiegò dell'incidente di Irene e dell'eccezionalità della partecipazione di Riccardo come seconda chitarra.
- Con "Anima", le Black Cat featuring Rage&Love. -
Il pubblico ci accolse con il solito applauso e si zittì, in attesa delle prime note. Fu strano scambiare lo sguardo d'inizio con Riccardo anziché Irene, il quale rispose con un cenno della testa.
Intonai le prime note, accompagnata da Sonia, e iniziai a cantare. Riccardo e Marika si inserirono poco dopo. La voce era ferma, non tremava. Per un attimo chiusi gli occhi, mi isolai e immersi completamente nella canzone, lasciandomi andare al canto e alla musica, al ritmo della canzone stessa. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me e non avevo paura: noi eravamo le Black Cat e stavamo dimostrando di saper suonare, di emozionare anche senza il suono delle chitarre elettriche o senza incitare il pubblico.
Sentivo l'elettricità a ogni nota, a ogni parola pronunciata e quando finì, sperai di aver trasmesso quelle emozioni al pubblico, rimasto in silenzio per tutta la durata della performance.
Per la prima volta dall'inizio del concorso, il pubblico si alzò in piedi e con esso i giudici. Mi sentii il cuore scoppiare e gli occhi mi divennero lucidi, sapendo che anche Irene, dalla sua camera d'ospedale, stava assistendo a quella standing ovation.
Dj Dodoo placò l'applauso e diede la parola ai giudici. Dj Teddy fu il primo a parlare.
- Le gattine hanno tirato fuori gli artigli e sono piuttosto affilati. Vi si addice quest'aria eterea e la scelta di fare una canzone acustica, singolare e rischioso a mio parere, è stata la vostra carta vincente. -
- Io aggiungo che avevamo bisogno di un po' di camomilla e dolcezza in mezzo a tanta caffeina - intervenne Samuel - mi siete piaciute in queste vesti... elfiche? E ho apprezzato vedervi suonare un pezzo nudo e crudo. è un bel rischio sapete? Dimostra che sapete davvero il fatto vostro. Brave. -
Un'altra ovazione partì sulle ultime parole del giudice. Toccò subito dopo a Supervicky.
- Che carine che siete! - esclamò con un sorrisino amaro - vorrei sapere: l'idea di una canzone acustica come vi è venuta? -
Presi in mano il microfono e risposi. - Abbiamo iniziato a provare e suonando è venuta da sé. -
Supervicky fece un cenno con la testa. - Ok. Tra l'altro il vostro special guest ha sicuramente innalzato il livello sul palco. -
Rimasi a bocca aperta: non era riuscita a risparmiarsi una frecciatina nemmeno in mezzo a quei deboli complimenti.
- Dai V, sono state brave! - intervenne Samuel - si sentiva che erano loro, non penso che Riccardo possa essere stato così influente nella performance. -
- E non lo doveva essere - aggiunse Dj Dodoo - la sua opera era solo di "prestatore di chitarra". -
- Ah, avevo capito un'altra cosa. Siete state brave, forse è questo il genere che vi si addice di più. Fateci un pensiero. - concluse Supervicky.
Le avrei voluto dare fuoco.
- Se posso aggiungere, V. ha in parte ragione, la voce di Sarah viene molto più fuori in una canzone come questa. Fateci un pensiero. - Samuel mi fece l'occhiolino.
Dj Dodoo ci congedò e non appena tornata dietro le quinte, Riccardo si avvicinò a me e disse:
- A quanto pare non sono l'unico che vorrebbe fare l'amore con la tua voce. E non solo. -
Mi irrigidii e lo vidi allontanarsi, per raggiungere il suo gruppo, mentre dentro di me, quel fuoco che ieri aveva acceso, ebbe un'esplosione.
La puntata proseguì e per la prima volta, non andammo allo spareggio: a uscire furono i The Doubt. Tirai un sospiro di sollievo alla fine della puntata, insieme a un messaggio di Irene e di Prinz che dicevano la stessa cosa: avevamo spaccato.
Mi portai a casa un'altra Sarah, più consapevole di sé, più sicura. Non ero sola. Le Black Cat erano ancora vive e avevano ancora tanta strada da fare. Ora ci aspettava il concerto di Pasqua.
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🥵Ve ne siete accorte anche voi che si è alzata l'asticella? Intendo il rapporto tra Sarah e Riccardo e' mutato. 🔥
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Vedremo a cosa porterà questa nuova "cosa" che si è creata...
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Come sempre, se il capitolo vi e' piaciuto, stelline e commenti sono sempre ben accetti!
E vi ricordo di seguirmi anche su Instagram e Tik tok, per anteprime e quant'altro!
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Poi, se avete due minuti di tempo e desiderate fare pubblicità alla storia anche sui vostri social, mi aiutereste tantissimo a farla crescere e raggiungere così le 5000 letture al più presto.
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Sto già pensando alla sorpresa per voi in vista di questo traguardo 😘
~*~
Stay tuned!
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