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Libro 2: 02) Limbo

Lo stadio Olimpico di Roma era completamente sprovvisto di posti liberi, dato che mezza Roma si era precipitata allo stadio per poter assistere alla partita della propria nazionale contro l'Uruguay. Anche i giovani Karim, Martin, Dustan e Nella, accompagnati da Gerardo e Lai, erano riusciti a trovare i biglietti per la partita. Lai, la sorella maggiore di Karim, era una donna di ventisei anni, alta con capelli lunghi e ricci. Gli occhi ed i capelli erano di un intenso color nero pece che faceva risaltare il suo viso leggermente più scuro degli altri, molto simile alla carnagione di Karim. I sei componenti del gruppo, erano arrivati allo stadio con un'ora d'anticipo per poter vedere la partita e non attendevano altro che il fischio d'inizio. Tra i presenti, Karim sembrava molto perso nei suoi pensieri, aveva dato poca attenzione sia a Martin, sia a Nella, che praticamente gli era stata attaccata al suo braccio per quasi tutto il tragitto. Anche Lai vide gli occhi assorti nel vuoto del fratello e, più volte, lo prese a pugni sul braccio per farlo "tornare tra loro".

« Ti vedo distratto. È successo qualcosa? »

Chiese la sorella, preoccupata per il giovane ragazzo.

« No.. Sono solo molto stanco. Tutto qui. »

Rispose non facendo caso allo sguardo della ragazza, che non si dette per vinta e continuò a fargli domande.

« Problemi in facoltà? »

Karim scosse la testa sorridendo alla sorella, cercando di non farla stare in ansia per lui. Qualche secondo dopo, per poter far cambiare argomento, volse la sua attenzione sul nuovo entrato del gruppo: Dustan.

« Beh Dustan.. È emozionante trovarsi nello stadio della propria squadra del cuore. Che ne dici? »

Anche il nuovo entrato del gruppo non aveva parlato molto quella sera, ma almeno ascoltava le conversazioni dei presenti con attenzione.

« La vista del campo lascia senza fiato.. »

Disse ammirando l'enorme distesa verde che si trovava d'avanti ai suoi occhi. Dopo nemmeno aver finito la frase, il ragazzo si prese un piccolo schiaffo alla nuca da parte di Gerardo.

« Non credo di essermelo meritato questo schiaffo. »

Esclamò Dustan mentre si toccava la parte dolorante che aveva ricevuto lo schiaffo.

« Ti sei tagliato i capelli.. È la "legge". Consolati sapendo che almeno stai meglio con i capelli corti. »

Gerardo non aveva tutti i torti. Di solito per chi si tagliava i capelli era consuetudine esser preso a schiaffi sulla nuca. Dustan non aveva mai capito il perché di tale gesto, ma ormai era una tradizione così vecchia che nessuno al mondo sapeva il motivo.

« Grazie.. Erano troppo lunghi prima. Era da un paio d'anni che non me li tagliavo. »

« Lunghi? Direi di media lunghezza.. Ti arrivavano a malapena alle spalle. »

Nella aveva ragione, Dustan non aveva i capelli eccessivamente lunghi, ma nessuno volle continuare quella questione, in fondo si era solo tagliato i capelli.

« Guardate le squadre stanno entrando in campo! »

Gridò Martin, indicando il campo da gioco.

« Bene! Chi siamo noi? Quelli con la maglia celeste o quelli con la maglia bianca? »

Tutti si voltarono verso la giovane ragazza increduli, era evidente che Nella non sapeva quasi nulla di calcio, ma nessuno poteva immaginare che non riconoscesse nemmeno i calciatori della propria nazionale. Sebbene la sua frase scatenò una risata soffocata da parte dei presenti, tutti non vollero far notare la mala figura fatta dalla ragazza bionda.

« Ecco il fischio d'inizio! »



La partita era finita da pochi minuti ed il gruppo di amici si stava dirigendo verso la macchina di Gerardo. L'Italia aveva perso 1-0 e, l'unico gol fatto durante la partita, avvenne ai primi minuti del primo tempo. Durante l'azione del gol, Gerardo si stava sistemando sul suo posto a sedere, alzandosi in continuazione e facendo perdere la vista del gol ai poveri Karim e Dustan, gli unici veri "appassionati" di calcio del gruppo. Tutti e sei i componenti non potevano essere portati da Gerardo, purtroppo aveva solo cinque posti. Perciò decisero che lui e Dustan sarebbero andati con la macchina, mentre Karim, Martin, Nella e Lai decisero di prendere il notturno che portava verso la Tuscolana. Così, appena arrivarono alla macchina di Gerardo, si salutarono e si separarono.

« Non ho ancora capito il motivo.. »

Disse Nella dopo averli salutati.

« Di cosa? »

Chiese Martin curioso di sapere cosa si stesse domandando la giovane ragazza.

« Del perché Gerardo ha portato Dustan in macchina e lasciato a piedi me e Lai. Far andare due ragazze nei notturni.. Che razza di idea! »

In effetti non aveva tutti i torti. Da buon cavaliere, Dustan avrebbe dovuto cedere il suo posto alle due ragazze ed a Karim, dato che che abitavano nella stessa zona. Ma era anche vero che c'erano tre posti liberi nella macchina e che le due ragazze non avessero detto una parola per occuparli.

« Dai.. Dustan abita a Tor Vergata insieme a Tonio e di li non passano nemmeno i notturni. E siete state voi ad insistere a venire con me e Karim. »

Nella non poteva non dargli torto. Aveva tanto insistito per andare con loro solo per poter passare più tempo in compagnia di Karim, perciò aveva ben pochi motivi di lamentarsi.

« Martin posso parlarti un attimo? »

Karim si portò Martin al proprio fianco e si distanziarono da Lai e Nella di qualche metro. Il pullman notturno non era ancora arrivato, quindi avrebbero potuto parlare tranquillamente in disparte mentre lo aspettavano.

« Dimmi pure. »

« Ci sono novità.. »

Disse all'amico, che capì al volo a cosa si stesse riferendo.

« Cosa è successo? »

Karim lo informò di tutto, partendo dalle sue ricerche su internet fino ad arrivare a parlare della bambina killer. Gli parlò del suo esperimento fatto con la vasca dei pesci, con la formazione di branchie sul suo collo, e della visita inaspettata dell'individuo di nome Phoenix. Gli raccontò della bambina con la grande forza fisica e dall'immensa velocità e del suo corpo che si trasformò completamente in ferro per poter difendersi dai colpi di Valeria. Non appena finì di esporre le novità all'amico, Karim non potè non chiedere consiglio a Martin su cosa doveva per il prossimo Lunedì.

« Che ne dici? Devo tornare da loro oppure devo abbandonare tutto e tornare alla mia vita normale? »

Martin ci pensò per qualche secondo, poi rispose con le prime parole che gli vennero in mente.

« Sono eventi bizzarri.. Stento ancora a crederci. Una bambina capace di ammazzare qualcuno a mani nude, tu che ti fai crescere le branchie, un misterioso individuo che gira per Roma con delle ali argentate. È tutto troppo strano per essere vero. Ma credo che ti convenga andare all'appuntamento di Lunedì.. Sempre se vuoi scoprire di più su di te. Dipende se tu voglia capire cosa ti stia succedendo. Ti chiedo solo una cosa però.. »

Martin parlava sempre con voce più bassa per non farsi sentire dalla ragazze.

« Cosa? »

« Non farmi preoccupare.. E promettimi che non ti accadrà nulla di male. »

Karim guardò intensamente l'amico, pensando alla sua risposta.

« Sarai sempre informato sulla mia situazione e non ti lascerò all'oscuro di nulla. Mai! E ti prometto che non mi accadrà mai nulla di male. »

Esclamò il giovane Karim, che fece una promessa che non poteva mantenere a Martin, dato che nemmeno lui sapeva cosa gli sarebbe successo o se avrebbe rischiato la propria vita nei giorni successivi.



Tutto ciò che riusciva a sentire era il freddo. Tutto ciò che riusciva a vedere era il buio. Non riusciva a respirare. Non riusciva a sentire. Non riusciva a parlare. Non riusciva a sentire nessun odore. Non riusciva a muovere nessun muscolo. Oscurità da ogni dove e solitudine. Tutto questo terrorizzava il povero Soul, che si trovava in questo stato di immenso vuoto. Non aveva ancora capito cosa ne sarebbe stato di lui.

« Sono morto? Sono ancora vivo? Finirò in paradiso o andrò all'inferno? Esisteranno per davvero o la chiesa ci ha illusi per tutta la vita? »

Questi erano i pensieri fissi del giovane, che barcollava in quell'oscurità da troppo tempo. Non sapeva dire con certezza se erano passate poche ore o anni. Voleva solo che tutto finisse. Che tutta l'oscurità attorno a lui si diramasse e che una luce lo chiamasse a lui per l'eterno riposo.

« E se questo fosse la vera risposta? E se dopo la morte ci attendesse solo l'oscurità totale? Nessuno è mai tornato dal mondo dei morti e nessuno può dirci con certezza che paradiso ed inferno esistano.. Se questo fosse il destino ultimo di tutta l'umanità? L'oscurità.. »

Il giovane ragazzo non aveva mai riflettuto sulla sua morte e sperava di non doverci pensare per almeno un'altra sessantina d'anni. Dover morire in così giovane età ed in quel modo non dava soddisfazioni al povero Soul.

« Non ho concluso niente nella vita.. Non sono diventato un eroe.. Non ho avuto l'occasione di crearmi una famiglia.. Non ho salutato i miei cari ed i miei amici.. Lascio tutti così.. Senza nessuno che mi pianga o che sappia della mia morte.. E senza aver potuto scoprire del perché abbia i miei poteri. »

In balia di quel vuoto assurdo, non potè far altro che respirare con calma ed attendere il suo destino. Dopo qualche secondo, si accorse di qualcosa che lo scioccò.

« Sto di nuovo respirando.. »

Detto ciò si mise le mani sulla sua bocca per lo stupore. Riusciva di nuovo a respirare ed a parlare. Riusciva persino a muovere i muscoli del corpo.

« Com'è possibile? »

Qualche istante dopo, una luce argentata lo trascinò lontano dall'oscurità, illuminando ogni cosa accanto a lui. Dolorante e confuso, Soul si svegliò su un letto di una camera dalle pareti di pietra, sommerso da tre piumoni per poterlo tenere al caldo. La camera era completamente spoglia di arredi, infatti vi erano solo un letto ed una sedia al suo fianco, su cui era disteso il suo costume da eroe. Appena riuscì a mettere a fuoco gli oggetti, notò anche la presenza di un vecchio pelato al suo fianco, con una barba lunga e bianca che gli arrivava fino al petto. Era vestito con una toga gialla decorata da righe rosse. La sua carnagione era abbastanza scura e il suo viso era pieno di rughe e macchie. Ricordava molto una specie di etnia asiatica, ma Soul non riusciva a capire di che paese potesse essere originario. Il giovane, non avendo capito dove fosse e con chi fosse, fu solo sollevato del fatto che quel suo limbo d'oscurità fosse concluso.

« Se esiste Dio gli vorrei solo dire che mi ha fatto attendere troppo.. »

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