Libro 1: 14) Arco e frecce
L'esplosione fu più grande del previsto. Attirò l'attenzione di molti cittadini che passeggiavano per la piazza. Soul era precipitato su uno degli scivoli del parco giochi che stavano nella zona verde di piazza dei Consoli. Era un po' frastornato dal botto, ma non era ferito. Con grande velocità e prontezza di riflessi, Soul era riuscito a proteggersi dall'esplosione, creando uno scudo argentato che gli aveva evitato uno scontro diretto con il botto. La parte che non riuscì a coprire fu la schiena, che sbattè violentemente contro lo scivolo.
« Questo domani farà male.. »
Bisbigliò pensando al livido che gli uscirà il giorno dopo sulla schiena e sui glutei. Non appena si rialzò, sentì un altro sibilo venire verso di lui. Alzando lo scudo argentato per proteggersi, vide infrangersi su di esso una serie di frecce nere.
« Qualcuno mi sta attaccando! ».
Il giovane incappucciato cercava con lo sguardo l'aggressore, ma non riusciva ad intravedere nessuno armato con un arco e frecce. Riusciva solo a vedere un gruppo di curiosi che era accorso nella piazza per vedere cosa stesse succedendo. Non poteva nemmeno abbassare lo scudo, per paura di un ulteriore attacco. Dal nulla, creò una civetta d'argento, mandandola in perlustrazione. Dopo qualche secondo, sentì ulteriori sibili di vento venirgli incontro. Soul riuscì ad intravedere con la coda dell'occhio una serie di frecce arrivare dietro le sue spalle e tentò di proteggersi con lo scudo. Riuscì a parare due frecce, mentre altre due lo colpirono, una sul fianco sinistro e l'altra sulla spalla destra. Soul urlò dal dolore, non era riuscito ad essere abbastanza nello spostare lo scudo.
« Ora mi sono stufato! Cupido del miei stivali! »
Dal nulla fece comparire un intero branco di lupi argentati, mandandoli in direzione della civetta argentata creata pochi secondi prima, che aveva trovato l'ubicazione del suo aggressore. Una volta sguinzagliati i lupi, ci vollero pochi istanti prima che il suo avversario uscì allo scoperto. Aveva il volto coperto, ma Soul riuscì a notare che era una donna grazie ai suoi lineamenti che evidenziavano un vistoso seno e dei fianchi snelli. Era molto alta e vestita completamente di nero , con un arco e delle frecce nere nella faretra. Tentava di fuggire dai lupi e di tirargli delle frecce contro, ma senza ottenere effetti positivi, dato che, sebbene i lupi venivano colpiti, Soul li ricreava in continuazione fino a che non avessero compiuto il loro dovere: azzannare l'obbiettivo. Dopo numerosi tentativi, finalmente uno dei lupi riuscì a mordere la donna, bloccandola al suolo. Soul corse verso di lei, brandendo una lancia d'argento. Ma, poco prima di colpirla, la donna fece scoppiare un fumogeno sul terreno. Celando nuovamente la sua presenza.
« Dannata! »
Soul creò nuovamente lo scudo, pronto per parare ulteriori attacchi. Ma tutto fu inutile. La donna era scomparsa. Aveva approfittato del fumogeno per darsi alla fuga e per liberarsi dalla presa del lupo argentato. Soul, in preda al dolore per le frecce che gli avevano perforato il fianco e la spalla, non riusciva a non essere confuso per l'accaduto.
« E quella chi diavolo era? »
Dopo aver osservato tutta la scena da una certa distanza, Donato, Martin, Francesco ed Emanuel rimasero senza fiato per la scena assistita. Di fronte a loro c'era colui che aveva salvato la vita a Karim, Machi e Martin la sera di Halloween e che aveva difeso la giovane Serena. A Donato luccicavano gli occhi dallo stupore. Aveva appena visto i poteri del misterioso individuo.
« Ha creato lupi d'argento solo muovendo le mani.. »
Disse il giovane non credendo a ciò che aveva ammirato.
« Strabiliante.. »
Anche Emanuel non potè non trattenere lo stupore per i poteri del misterioso incappucciato. Martin era l'unico ad aver già ammirato i suoi poteri in precedenza. Ma non riuscì lo stesso a trattenere un'espressione meravigliata per ciò che aveva fatto.
« Ma è ferito? »
Donato si accorse che Francesco aveva ragione. L'individuo coperto dal cappuccio della felpa, stava sanguinando vistosamente sul fianco e sulla spalla. Ad un certo punto, lo videro inginocchiarsi al suolo.
« Credo che stia per perdere i sensi. Dobbiamo aiutarlo! »
Detto questo, corse verso di lui, per poter vedere la gravità delle sue ferite.
« Ehi! Stai bene? Stai perdendo molto sangue devi andare in ospedale! »
Udendo la voce di Donato, l'incappucciato si alzò di scatto e si affrettò a creare delle ali per poter volare via prima che il giovane accanto a lui lo raggiungesse. Una volta apparse le ali sulle sue spalle, volò lontano da piazza dei Consoli. Lasciando i presenti confusi e non concedendo, per l'ennesima volta, la possibilità a Donato di ringraziarlo per aver salvato i suoi amici.
Dopo lo scontro contro la donna armata di arco e frecce, Soul tornò nella sua dimora, per poter riprendere le forze e per poter curare le sue ferite. Era riuscito a riportare pochi danni, due tagli, poco profondi, uno sul fianco ed uno sulla spalla destra. Sebbene non fossero tanto gravi come lesioni, erano necessari dei punti per poter bloccare l'emorragia. Non avendo l'attrezzatura per le medicazioni a casa, creò dal nulla un filo ed un ago argentato ed incominciò a pungersi la pelle per sigillare la lesione sul fianco. Era la prima volta che si metteva dei punti da solo, con frammenti del suo stesso potere dopotutto, quindi non sapeva quanto a lungo poteva mantenere il controllo su quella medicazione. Dopo aver finito la procedura, si tolse i vestiti sporchi che aveva addosso e si accorse di avere l'addome e le mani completamente sporchi di sangue. Dopo aver bestemmiato per gli strappi e le bruciature nella sua felpa marrone, si diresse verso il bagno per potersi dare una lavata. Mentre si diresse verso il bagno, notò un pacco rosso posto sul tavolo del soggiorno.
« Quel pacco da dove sbuca fuori? »
Si accorse anche della presenza di un biglietto sopra di esso. Lo lesse con grande foga e quasi non credette a ciò che vi era scritto. Dopo un paio di secondi, buttò il bigliettino per terra ed aprì il pacco.
« Quello è un pazzo se crede che mi metta una cosa del genere! »
Richiuse la scatola e si diresse verso la doccia. Per tutto il tempo che rimase in bagno, non riuscì a non pensare al contenuto di quella lettera e del pacco. E non potè non pensare anche alla misteriosa donna che l'aveva attaccato quella sera.
"Questo è un dono che ti faccio amicomio. La tua identità segreta non può essere solo nascosta da un cappuccio o da unafelpa. Ti servirà qualcosa di più. Cordiali saluti. Phoenix."
« Dopo tutto quello che è successo oggi, come posso non accettare quel dono? Può darsi che quella donna conosca la mia identità ed i miei spostamenti, devo avere qualcosa in più per potermi mascherare? Ma.. Chi mi dice che non sia stato lo stesso Phoenix a mandare quella donna per uccidermi? »
Stava per alzarsi il sole nella capitale italiana. In zona San Giovanni, più precisamente in via Sannio, i numerosi mercanti stavano preparando la merce da esporre alle bancarelle. Mentre loro lavoravano, una donna, con la carnagione scura, quasi come se fosse abbronzata, vestita con un lungo abito nero e con la spalla fasciata, si avvicinava verso una bancarella di magliette. Era molto alta ed aveva i capelli neri e ricci e portava vistosi orecchini a cerchio. Dopo esser entrata nella bancarella, disse qualcosa all'orecchio del venditore che, qualche secondo dopo, aprì una botola nascosta nel pavimento. Dopo esservi entrata, la donna si ritrovò di fronte ad un branco di uomini, che stavano passando l'inizio della giornata a bere caffè ed a giocare a carte. La sua attenzione si fermò su un ragazzo sui ventiquattro anni che giocava con il suo i-pad seduto su un divano. Non appena il ragazzo la vide, spense il suo gioco e gli parlò.
« Sei tornata Robyn.. Com'è andata la caccia stasera? »
Il ragazzo aveva i cappelli neri, laccati ed abbassati in modo tale da coprirgli la fronte. Aveva gli occhi di un perfetto color nero pece ed una piccola cicatrice sul labbro. Sebbene fosse seduto, si vedeva da lontano che era un ragazzo abbastanza alto. Il suo nome era Berto Crona.
« Male.. Mi è sfuggito. Non mi avevi detto che era così forte nel combattimento a distanza! »
Robyn gli raccontò di tutto ciò che era successo quella sera, partendo dal suo attacco e concludendo con il branco di lupi che cercò di ucciderla.
« Mi dispiace.. Non ne ero a conoscenza nemmeno io delle sue vere abilità. Quel bastardo ha grandi potenzialità.. »
Digrignò i denti per l'odio e per l'eccitazione di aver trovato uno come lui in questa città.
« Dovevi informarti meglio prima di mandarmi contro uno come lui.. Nostro fratello non sarà contento di ciò che mi hai fatto fare! »
Disse riferendosi al capo della loro banda.
« Sono pronto a subire la punizione che mi spetta, sempre se ce ne sarà una.. »
Detto questo, la ragazza riccia si diresse verso l'uscita arrabbiata contro colui che aveva chiamato fratello.
« La prossima volta esci tu allo scoperto contro quel tizio.. Di sicuro avrai più chance di me. E non metterti quella maschera bianca da bambolotto che fai solo pena.. »
Urlò lasciando il fratello ed i presenti senza dire nient'altro.
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