Libro 1: 07) Soul Silver
Era passata quasi un'ora da quando Donato, Gerardo e Francesco si erano diretti verso il Policlinico di Tor Vergata. Donato, non appena ricevette la telefonata di Martin, non potè non chiamare uno dei pochi componenti del gruppo che poteva avere a disposizione la macchina, ovvero Gerardo. Francesco, essendo stato informato dal suo coinquilino dell'accaduto, volle accompagnarli a tutti i costi. Dopo essersi informati sul reparto in cui Karim fosse stato ricoverato, corsero senza esitazione verso il secondo piano della torre otto dell'ospedale. Appena entrati nel settore nord del piano videro, nell'immenso corridoio bianco, Martin che li stava aspettando di fronte alla camera in cui era stato ricoverato il povero Karim.
« Martin! Come sta? »
Urlò Donato preoccupato per le condizioni del giovane. La faccia di Martin era abbastanza serena, non c'erano tracce di preoccupazione o di turbamento. Nel suo volto si poteva solo leggere il peso della stanchezza, dopo una notte passata con la paura di morire.
« Sta bene.. Gli infermieri mi hanno riferito che l'hanno ricoperto di ghiaccio e di acqua fredda appena è arrivato in reparto e il medico di turno ha detto che ha un paio di ustioni sul braccio destro e sul collo.. Ma nulla di grave. Si sveglierà presto. »
Dopo aver ricevuto quella bella notizia dall'amico, i tre compagni poterono rilassarsi per qualche secondo. Avevano guidato nel bel mezzo della notte con un'ansia incredibile, che lentamente li logorava dall'interno. Purtroppo non era orario di ricevimento e solo una persona poteva rimanere accanto a Karim per la notte per poterlo assistere. Fu scelta Machi tra i visitatori, dato che voleva stargli accanto più tempo possibile. Per questo, i quattro amici si sistemarono nella sala d'attesa del reparto, distendendosi sui divani verdi della sala e cercando di scrollarsi la tensione accumulata. Martin, intanto, cercò di spiegare ai ragazzi cosa fosse successo alla festa di quella sera, cercando di evitare la parte riguardante la trasformazione del braccio di Karim.
« Di nuovo il salvatore incappucciato? Allora Serena non se l'era immaginato! I medici del pronto soccorso hanno detto qualcosa sull'individuo che ha portato Karim all'ospedale? »
Chiese Francesco sperando in qualche indizio sulla sua identità.
« Hanno solo detto che l'aveva portato in braccio un giovane ragazzo con una felpa marrone e subito dopo si è dileguato nel nulla. »
Disse il giovane con la testa mezza rasata.
« Prima quel tizio con il lupo e le ali, poi un pazzo con la maschera da Saw che produce fiamme dalle mani. È troppo assurdo per essere vero! »
Donato non aveva tutti i torti, sembrava che la realtà fosse stravolta e che i fumetti avessero preso vita.
« Eppure da ciò che hanno visto Martin e Serena è tutto reale.. »
Sottolineò Gerardo, che batteva nervosamente il piede per terra. Lo stress accumulato gli aveva fatto venire il desiderio di fumare.
« Se fosse un fumetto, a tutto ciò avrei potuto dare un senso. Ma questo non è una storia di Stan Lee.. »
Nessuno sapeva come continuare il discorso, dato che non c'era una spiegazione logica per ciò che stava accadendo. All'improvviso, la porta della sala d'attesa si aprì e nella stanza entrò Machi, ancora con il trucco verde sugli occhi e con il vestito di "Poison Ivy" e si distese stremata sul divano affianco a Gerardo.
« Si è svegliato? »
Chiesero gli amici speranzosi.
« No.. Sta ancora dormendo. »
Machi era quella più traumatizzata dal fatto. In pochi minuti ha dovuto sopportare tutti quegli avvenimenti e non era riuscita a calmare la mente nemmeno dopo l'arrivo della polizia.
« Non lo biasimo.. Dopo tutto quello che è successo e dopo tutto quello che ha passato si merita un po' di riposo.. Anche voi dovreste andarvene a casa per riposare. »
Disse Donato rivolgendosi a Machi e Martin che stavano letteralmente crollando a terra per il sonno e per la stanchezza.
« Hai ragione. Si sono fatte le tre di notte e siamo stanchi. Restate voi a sorvegliare Karim? »
« Non ti preoccupare. È in mani sicure. »
Machi, non aspettando un ulteriore momento, si alzò e, salutando tutti, si incamminò verso il parcheggio dell'ospedale dove aveva parcheggiato la macchina, seguita a ruota da Martin. Nella sala d'attesa rimasero solo i tre amici dei giovani, che non poterono non pensare alle stranezze avvenute in quei giorni. Soprattutto Donato non riusciva a scordare le parole di Serena e Martin riguardanti il salvatore incappucciato, che aveva salvato i suoi amici da gravi pericoli. La cosa che lo irritava era il fatto che non aveva avuto ancora l'occasione per ringraziarlo di persona per ciò che aveva fatto.
Come un fulmine a ciel sereno, Karim si svegliò di soprassalto, spaventato e pieno di sudore. Il braccio gli doleva terribilmente e la testa gli pulsava tremendamente. Dopo qualche secondo, girandosi attorno e mettendo a fuoco gli oggetti che aveva vicino, si accorse di stare sdraiato sul letto di un ospedale e che aveva il braccio completamente fasciato e l'addome ed il collo sommersi di buste del ghiaccio. Lentamente, il povero Karim cercò di orientarsi in quel posto, tentando anche di ricordare come potesse esser finito li. In un istante, si ricordò tutto. Partendo dall'inizio della festa nel locale vicino all'ippodromo "Le Capannelle" e finendo con la rapina dei tizi vestiti da personaggi di "Saw". Come un lampo, gli venne in mente l'immagine di uno degli aggressori che prendevano con la forza Machi, per essere vittima del pazzo gioco del capo della banda. Ma, dopo aver ricordato l'episodio in cui lui dava un pugno all'aggressore e diceva a Martin di portare via l'amica, aveva un vuoto. Il che era strano dato che Karim era stato sempre un ragazzo dalla buona memoria. Eppure in quel momento non riusciva a ricordare nulla dopo quella scena. Preoccupato più per la salute dei suoi amici che della sua e non vedendo nessuno nei dintorni della sua stanza, decise di farsi forza e di alzarsi per andare chiedere informazioni a qualche infermiere su ciò che era accaduto quella notte. Sempre ammettendo che fossero a conoscenza dell'accaduto. Ma non appena mise piede sinistro per terra, fu scosso da un leggero brivido lungo la schiena, che lo bloccò nel suo intento. Si sentiva osservato ma non capiva se affianco a lui ci fosse qualcuno per colpa del buio che c'era nella stanza. Di scatto si girò ed alle sue spalle vide la figura di un uomo seduto su una delle sedie della stanza che lo fissava. L'individuo era con le braccia conserte e portava uno strano cappuccio sulla fronte, il resto del volto non riusciva a vederlo per colpa del buio.
« Tu chi sei? »
Disse con voce debole e spaventata. L'individuo che si trovava di fronte a lui, all'improvviso, mosse l'indice nel vuoto, come se volesse scrivere qualcosa nell'aria. Karim non riuscì a credere ai propri occhi, dai movimenti del dito di quel misterioso individuo si formarono delle lettere nell'aria. «Sta scrivendo nel vuoto? È impossibile! », pensò il giovane che non riusciva a comprendere il meccanismo di questo trucco. Appena il tizio incappucciato ebbe finito di scrivere nel vuoto, Karim riuscì a leggere solo due parole unendo le lettere che aveva creato, "Soul Silver". In un attimo, Karim ricordò anche ciò che era successo dopo che il tizio mascherato da porco aveva preso Machi. Ricordò della trasformazione che la sua mano destra aveva subito, ricoprendosi di squame verdi e con la formazione di grossi ed affilati artigli al posto delle dita. E gli venne in mente anche ciò che aveva fatto l'aggressore mascherato da bambola di "Saw", ovvero ustionarlo con una fiammata partita dalle sue mani. Dopo quell'episodio era svenuto e si era risvegliato in quella stanza d'ospedale.
« Ricordi quello che è successo alla festa? »
Karim non rispose a parole al misterioso individuo incappucciato, che aveva un tono di voce forte e giovanile, si limitò solo ad annuire con la testa.
« Ricordi cos'è successo al tuo braccio? »
Karim annuì nuovamente.
« Sai cosa siamo? »
A quella domanda, Karim rimase perplesso.
« Siamo? »
Ripetè scioccamente.
« Siamo.. Tu, io ed il capo della banda di aggressori della festa.. Noi siamo tutti uguali. Ora ti pongo nuovamente la domanda di prima.. Sai cosa siamo? »
Karim scosse la testa. Un groppo in gola non gli permetteva di rispondere negativamente alla domanda.
« Solo stanotte ti sei accorto di avere dentro di te quel potere.. »
Disse rivolgendosi al suo braccio destro ed alla trasformazione che aveva avuto alla festa. Karim annuì fissando con paura il braccio bendato.
« Se non sai nulla, non puoi essermi d'aiuto. »
Esclamò seccamente l'incappucciato.
« Cosa intendi dire? »
Karim non riusciva a capire nulla delle parole dell'individuo. Voleva sapere anche lui cosa stava insinuando.
« Io, come te, cerco delle risposte.. Scommetto che ti stai chiedendo come hai fatto a trasformare il tuo braccio alla festa. Oppure ti stai chiedendo chi era il capo della banda di aggressori. Oppure, vorresti sapere chi sono io.. »
Karim non voleva mentire a se stesso. Si era posto quelle domande appena aveva visto l'individuo incappucciato di fronte a se e dopo aver ricordato ciò che era successo alla festa. Ma la domanda che si poneva di più non era tra quelle elencate da colui che era insieme al giovane.
« Non ti posso dare quelle risposte. Purtroppo anche io sto cercando di scoprire cosa ci succede. »
Finita la frase il ragazzo incappucciato aprì la finestra della stanza e salì sul cornicione per potersi buttare.
« Aspetta! Come stanno i miei amici? Tu lo sai? »
Il ragazzo incappucciato rimase per qualche secondo in silenzio. Non riusciva a credere che la domanda che assillava di più quel ragazzo fosse riguardante i suoi compagni.
« Stanno bene. Nessuno è stato ucciso dopo che tu hai affrontato il tizio dalle mani incandescenti o dopo che io ti ho portato in salvo. »
Le sue parole confortarono l'animo di Karim, che si tolse un peso dalla coscienza per poter stare più calmo possibile.
« Sei un buon amico, tieni! »
Il ragazzo gli lanciò un biglietto di plastica con sopra un numero di telefono ed il nome "Soul Silver" inciso sopra.
« Se scopri qualcosa di più su di noi, non esitare a chiamarmi! »
Il misterioso salvatore fece un cenno di saluto al giovane e si preparò per il salto nel vuoto.
« Lo farò.. Sai che il tuo nome è grammaticalmente sbagliato? »
Soul, pensando per qualche istante alla frase del giovane, si morse il labbro per l'errore e, senza dire nulla, si lanciò dalla finestra, spiccando il volo con delle ali argentate che si erano formate alle sue spalle. Karim, ammirando lo strano spettacolo di quella scena, strinse a se il bigliettino del fantomatico Soul Silver, sollevato dal pensiero che i suoi amici fossero fuori pericolo.
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