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SabbaAndRox & Asmodeus

E dopo quasi due mesi sono riuscita a portare a compimento questa intervista... A trascrivere... Non che sia chilometrica ma per mia mancanza di tempo... Or dunque, bando alle ciance!

Oggi sono qui per presentarvi una ragazza straordinaria, una fanciulla che fa parte della famiglia THEGIRLS, ma prima di ciò, ella è una bravissima scrittrice e oggi è qui per presentare non solo se stessa (la sua intervista personale la trovate sul profilo EditorialTheGirls), ma, anche per presentarvi il protagonista della sua storia, MANE LUMEN: Asmodeus.

Signore e Signori, ecco a voi SabbaAndRox!!

🕊️🕊️🕊️

La musica esce chiara e forte dalle casse dell'auto, le sue dolci note mi avvolgono mentre il paesaggio notturno sfila rapido all'esterno della vettura. I fari delle altre auto mi abbagliano per brevi secondi mentre procedono lungo il loro percorso.

Non amo particolarmente guidare di notte, ma stavolta mi tocca e quindi devo anche sopportare gli autisti pazzi che tengono costantemente gli abbaglianti, oppure, quelli che non hanno compreso che devono mantenersi nella loro parte di corsia e non fare invasione di "campo".

Sospirando stanca mi lascio catturare dalla canzone così da aiutarmi a restare sveglia, ma, se prima avevo una leggera sonnolenza con cui combattevo, il vedere un bilico procedere contro mano a gran velocità verso di me mi ridestano all'istante manco avessi bevuto una ventina di caffè.

Nel tentativo di evitare un impatto mortale mi butto a destra finendo sulla banchina ghiaiata, schivo per miracolo il bilico, ma, un po' per la ghiaia e un po' per la velocità al momento del cambio brusco di direzione, perdo il controllo del mezzo; invano tiro il freno a mano in un gesto disperato, il piede premuto con furia sul freno, le mani salde sul volante... tutto avviene nel giro di brevi attimi, i mie sforzi arrivati troppo tardi e niente è servito a impedirmi di volare giù per il lieve pendio che costeggia la strada facendomi precipitare sulla sponda del fiume in piena.

Impatto col muso del veicolo, il parabrezza esplode e improvvisamente mi sento come una sardina nella sua scatoletta colma d'olio, solo che... non sono una sardina e questo liquido è acqua che sale.

Stringo gli occhi avvertendo una luce accecante oltre le palpebre, sarò morta? Ricordo il bilico, la perdita di controllo del mezzo e l'impatto col fondale fangoso del fiume impetuoso.

Spalanco le palpebre e ad accogliermi ritrovo un cielo cristallino, di una sfumatura azzurrina che mai credo di aver visto; odo indistintamente il dolce cinguettio degli uccellini e qualche altro verso animale che al momento non riesco a identificare.

Muovo le dita delle mani e dei piedi, valutando il mio stato fisico, ma, nessun dolore arriva a trappassarmi il cranio come una coltellata. Confusa, da tal fortuna, mi metto a sedere e, notando di non riconoscere il posto, il mio stato spaesato non fa che aggravvarsi.

Controllo il mio corpo alla ricerca di ferite e noto sorpresa di indossare un abitino leggero a fantasia tropicale. «E questo orrore da dove spunta?» borbotto ricercando la mia macchina, che dovrebbe essere distrutta, e il fiume in cui, in teoria, sono precipitata. Ma non vi è nulla di ciò che cerco, solo un prato smeraldino i cui fili d'erba sottili ondeggiano al ritmo della lieve brezza; alberi di tutti i tipi -mai visti tutti insieme nella stessa zona - mi circondano facendomi dubitare delle mie conoscenze agronome.

Con la fronte sempre più aggrottata dallo sconcerto avverto alla mie spalle una presenza: raddrizzo la schiena irrigidendomi istintivamente mentre lentamente mi volto e ciò che vedo mi lascia letteralmente a bocca spalancata.

«Okay, sono decisamente morta» è l'unica spiegazione plausibile del mio risveglio in un posto che pare non aver mai conosciuto l'avidità, l'egoismo, il menefreghismo e la maleducazione dell'uomo, e deve essere, assolutamente, l'unica spiegazione per cui un uomo dalla bellezza perfetta - perché sol così si può descrivere - con un ampio paio di meravigliose ali bordate di porpora: si ritrova a due passi da me e mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi.

I suoi occhi verde foresta mi scrutano incuriositi e un poco divertiti dalla mia condizione di pesce lesso e io, dandomi una scrollata mentale, mi decido ad accettare il suo aiuto per mettermi in piedi, notando come questo gran bel pezzo d'uomo sia mooolto più alto di me, talmente alto che mi sento una dei sette nani, anche se, alla fine per sentirmi una nanetta basta poco essendo alta un metro e un tappo.

«Benvenuta nel giardino dell'Eden, Letizia», un sorriso più dolce dell'ambrosia illumina quel viso, contornato da morbidi e lucenti capelli neri medio lunghi, che mi ha privato di facoltà di parola e, soprattutto, intelletto.

«G...gr...», come si diceva? «Grazie» trovo finalmente la parola giusta e cerco di abbozzare un sorriso decente e non una smorfia del tipo: ragazzina davanti al suo idolo. Aspe, che ha detto? Scuoto la testa e lo strano incantesimo, generato da quell'alta figura bello da mozzare il fiato, svanisce. «Eden? Sono morta?» beh, mi sono schiantata in un fiume, sarebbe strano il contrario. Rifletto poco dopo aver posto il quesito.

«No, non sei morta» le lievi risa che scuotono il petto ben fatto dell'angelo mi distraggono un attimo facendomi perdere il filo del discorso.

Non guardarlo!! Mi istruisce con urgenza la mia voce interiore. Volto il viso altrove, tipo sui meravigliosi fiori di campo multicolori. «Ma sono nel giardino dell'Eden, l'hai detto tu», gli faccio presente facendo scoccare la lingua contro il palato con fare saccente.

«Roxy ci aspetta» mi informa passandomi accanto sfiorandomi la spalla con una delle sue mordidose ali.

«Roxy!?» esclamo con voce stridula prima di poter iniziare a sbavare senza ritegno. «Nooo, com'è morta?» domando sinceramente affranta di saper di aver perso la mia amica, anche se, se siamo entrambe qui non l'ho veramente persa.

L'angioletto, che ha due spalle ampie, per non parlare del fisico bello muscoloso, ma non quello eccessivo; volta il suo viso perfetto guardandomi con quei meravigliosi occhi verde foresta e un sorrisetto divertito «Siete entrambe vive, tranquilla.» Mi rassicura, con un sorriso più ampio che arriva dritto dritto al cuore, tornando a farmi strada.

Okay, se non ero morta prima, lo sono ora. Annuisco sollenne deglutendo più volte e cercando disperatamente di non ammirare in maniera sfacciata quel bonazzo di angelo.

Mi conduce con sicurezza tra quella foresta variopinta di querce, palme, sequoie, faggi, pini e tanti altri esemplari; su un tappeto di fiori dalle mille forme e colori che al nostro passaggio si scostano prima di tornare nella loro posizione iniziale per godere dell'attenzione delle api e altri insetti.

«Lety!» grida a mo' di saluto una fanciulla dai lunghi ricci capelli neri, anch'essa con addosso un abito leggero a fantasia tropicale.

«Roxy!» ci abbracciamo ridendo. «Siamo morte?» le domando bisbigliandole nell'orecchio.

«Nono, tranquilla, cara.» Mi rasserena sciogliendo l'abbraccio senza mai smettere di sorridermi e, prendendomi per mano, mi conduce al centro di una radura dove mi accolgono vassoi - realizzati da foglie di palma lanceolate intrecciate tra loro - trabordanti di frutta tropicale,

boccali di noci di cocco con succhi di frutta o acqua. Insomma, è sicuro che qua non metto su chili.

«Quindi, aspettate, il mio cervello sta riprendendo a funzionare» li informo sedendomi sull'erba morbida imitata da Roxy e dall'angelo che siede accanto alla mia amica e, quindi, davanti a me. «Io e te non avevamo un'intervista?» ricerco conferma a quel labile ricordo di cui non sono più tanto certa.

Roxy annuisce. «Sì, nel giardino dell'Eden» mi conferma con nonchalance servendosi dal vassoio che ha accanto, credo sia papaia,

non sono esperta della frutta tropicale.

«Ah» l'incidente sarà stato un caso o mi hanno fatta secca proprio per l'intervista? Però hanno detto che non sono morta. Mmm, va a finire che a forza di rimuginare mi friggo il cervello.

Sospendendo per il momento i sospetti procedo con l'intervista, quindi: dopo aver incrociato le gambe manco fosse una sessione di yoga - ma io così sto comoda - dopo aver preso in maniera quasi chic o snob il mio calice, di pura noce di cocco,

ricco di fresco succo di polpelmo con tanto di ombrellino ricavato da una grande, beh, media, Margherita bianca lasciata con lo stelo un poco lungo così da sembrare proprio un ombrellino; inizio con la mia sequela di quesiti. «Roxy, ho già avuto il piacere di intervistarti, or dunque, perché sei così masochista... Ehm, perché hai richiesto una seconda intervista con la sottoscritta?» chiedo curiosa sorseggiando il mio succo di frutta manco fosse champagne.

«Innanzitutto non sono masochista, è un piacere farsi intervistare da una professionista come te, se ci aggiungiamo anche l'amicizia direi che non potevo scegliere persona migliore con la quale parlare di uno dei personaggi del mio libro!» afferma raggiante sapendo bene come adularmi.

Sorridendo lieta di questa opinione che ha nei miei confronti, passo alla domanda seguente. «Bene bene, e questo "qualcuno " chi sarebbe?» indago ammiccando all'angelo che le siede accanto, ho quasi la certezza che sia lui il protagonista.

L'angelo ricambia in egual maniera il mio sguardo ammiccante.

Fiuu, fa caldo o è una mia impressione?

«Lui è Asmodeus, è... Come dire, è il figo buono e un po' sfigato (inizialmente) del mio libro» Spiega velocemente Roxy lasciando me basita e Asmodeus sconvolto, egli si volta verso la sua creatrice guardandola come se la vedesse per la prima volta.

Notando di aver sconvolto Asmodeus, Roxy, alza gli occhi al cielo stringendosi nelle spalle. «E dai Asmo, non puoi negarlo, diciamo che non ti ho reso proprio le cose facili, essu! Poi andranno meglio, ma per ora...», benché fosse un tentativo di tranquillizzarlo le sue ultime parole non migliorarono la situazione, anzi, la sua fronte si aggrotta, perplesso e leggermente preoccupato per il fato a lui destinato dalla sua creatrice.

«Io non mi fiderei» gli bisbiglio lanciando a Rox delle occhiate sospette. «Asmo, posso chiamarti Asmo? È molto più semplice. Parlami un po' di te e quali sofferenze ti ha fatto patire la mia amica.»

Asmodeus si guarda intorno di sottecchi e, passandosi una mano tra i capelli ribelli, sospira con fare melodrammatico, con l'intento di farsi compatire. «Come forse saprai, ma se non lo sai te lo ricordo, sono uno dei quattro Serafini originali. Per eoni ho seguito in maniera impeccabile le leggi del mio Creatore, di mio... Nostro Padre.» Fa una breve pausa a effetto prima di riprendre. «La mia unica inflazione è stata quella di provare amore, un sentimento destinato solo a colui che lo ha creato, per una mia simile, Eva. Per millenni abbiamo vissuto insieme e nascosto il nostro legame a tutti coloro che ci circondavano, tranne Helel, il mio Ageatí».

Lo sguardo si fa sofferente, le ali, che fino a pochi secondi prima erano aperte, si afflosciano e le mani giunte tra loro sembrano tremare. Ispira profondamente e continua il suo racconto. «Ma a Dio questo legame non piaceva, decise di creare un individuo simile a noi solo per fattezze, un essere umano. E indovina? Diede Eva in sposa ad Adamo, l'essere umano, per dare il via a una nuova generazione...».

A ogni sua parola rimango sempre più sbigottita e... arrabbiata. «Noo, questa è da bastardi, eh, scusami tu la su, ma è una carognata.» Ci vorrebbe del cioccolato, mi guardo attorno ma vedo solo frutta. Managgia, sarebbe stato perfetto per tirare su il morale. Meglio cambiare argomento. «Ma, cos'è un... Ag... Agave... No, ci arrivo eh.. Agaté... Ageatí!"» interrogo Asmo mentre sbilanciandomi verso Rox, celando le labbra con la noce di cocco le sussurro, per non demoralizzare ancora di più il povero angioletto: «però anche tu Rox, c'è, l'hai steso fin dal principio sto poveretto».

Roxy tossisce come se si stesse strozzando e mi guarda con gli occhi sgranati. Dubito fortemente sia per le mie considerazioni sul suo comportamento, ma, per come ho osato pronunciarmi verso l'altissimo. Purtroppo io e lui non abbiamo un buon rapporto, negli ultimi quattro anni si sta dilettando a strapparmi tutto ciò che amo.

«Nessuno aveva mai detto una cosa simile... Ma hai ragione» Roxy cerca di abbozzare un sorriso, ma si vede lontano un miglio che l'ho sconvolta.

Asmo arriva in mio soccorso, ma credo sia solo per evitare che a Roxy venga un infarto. «Se posso permettermi sarò io a spiegare l'Ageati, la cui pronuncia è Aghetí. In sintesi è il legame che unisce due Angeli, tra i Serafini, attraverso le ali. Mi spiego meglio, di tutte le sfere e gerarchie Angeliche ogni creatura ha le ali uguali a seconda del posto che occupa nella scala gerarchica. Solo i Serafini hanno le ali diverse, possono somigliarsi tra loro ma rimarranno comunque diverse, l'Ageati invece rende due coppie di ali di due Serafini completamente uguali, facendo si che gli Angeli che possiedono questo legame sentano come proprie le emozioni e le sofferenze dell'altro. Ci sono solo due legami Ageati nel firmamento... Di cui uno ha un potere particolarmente importante.»

Asmodeus annuisce battendosi un pugno sul petto, all'altezza del cuore, nel frattempo spalanca le maestose ali bordate di porpora. «Ciò che ci è stato fatto è un'infamia, ma ci ha fatto comprendere il nostro ruolo!»

«O... Okay», fingi di aver capito, Lety! Mi istruisce la mia vocetta interiore. Guarda che ho capito! Le sibilo offesa. Ah, pardon, forza dell'abitudine. Notando di essere osservata in maniera strana e prima che venga apostrofata come pazza, anche se forse un pochetto lo sono... Passo subito a porre la prossima domanda. «Perché ho l'impressione che quel legame importante sia effettivamente importante per la storia?»

Asmodeus si alza in piedi di scatto e, nell'irruenza di quel gesto, colpisce involontariamente in testa Roxy con le ali. Sussultando preoccupato si volta verso la sua creatrice per assicurarsi di non averle causato dolore. «Oh santo cielo! Stai bene? Mi dispiace, è stata l'emozione!» si giustifica frettolosamente notando con sollievo di averla solo spettinata. «Sì, mia cara fanciulla...» mi risponde una volta certo di non aver fatto male a Roxy. «Questo legame è molto importante. Devi sapere che io sono il Principe dell'inferno, il primo dei 9, io ho questo legame con Helel che voi conoscete come Lucifero. Io riesco a sentirlo anche a distanza di anni luce, tra una costellazione o galassia a un'altra. Noi siamo legati da un legame indissolubile. Per noi la morte è un concetto quasi inesistente, ma se la conoscessimo non ci dividerebbe. Siamo compagni in battaglia. Mentre la mia amata lo ha con Raziel.. Ecco perché lui è stato in grado di sentire il suo dolore quando ella ha aperto il Libro Mastro. Ma lei ha un potere in più di cui nessuno di noi è a conoscenza...» la sua voce si affievolisce fino ad ammutolirsi del tutto.

Fermi tutti! Qua qualcosa non mi torna. «Wowowo, come sarebbe a dire che sei il Principe dell'inferno? Ho sempre creduto che fosse solo Lucifero il principe degli inferi.» Spiegatemi codesto mistero!

Asmodeus sfodera un sorriso intrigante e assolutamente affascinante, una scintilla brilla nei suoi occhi verde foresta. E sia Roxy che io quasi perdiamo la nostra struttura ossa mentre veniamo ammaliante dal suo fascino. «Io sono il primo caduto dopo di lui, dunque mi ha Insediato come Principe degli inferi, condottiero delle sue armate. Sono il suo braccio destro.» Spiega alzando il mento in una posizione di orgoglio.

«Ma ve, questa non la sapevo!» esclamo con una faccia da pesce lesso. «Roxy, come ti è venuta l'idea di scrivere della sua vita... E delle sue sfighe?» mi rivolgo a lei non solo per renderla più partecipe ma anche per recuperare un briciolo di professionalità. Tattica che sembra approvare anche Roxy che, dopo aver bevuto il suo succo di Ananas per mitigare il rossore salito alle guance, sghignazza malefica, senza ritegno con una luce maliziosa a brillare nei suoi occhi verdi.

Incrocia le mani davanti a sé, con aria austera ed elegante. «Diciamo che il mio intento non era proprio di parlare della sua sfiga, ma più che altro di ciò che l'amore può fare. Poi ho deciso di rendere almeno lui, inizialmente, un po' sfigatello, il classico nerd della situazione. Ma più avanti si rivelerà un vero duro, pronto a dare se stesso per ciò in cui crede e per ciò che ama».

Rivela lanciando uno sguardo colmo d'affetto al suo angelo, sguardo lestamente ricambiato da due occhi verde foresta lucidi. Senza starci troppo a pensare Asmo l'attira tra le sue braccia, stringendola in un caldo abbraccio, avvolgendola con le sue morbide e vellutate ali, celandola quasi completamente alla mia vista. «Grazie...» lo odo sussurrare.

Sentendolo ringraziare mi dedico al classico gesto che gli stranieri ci affibbiano per abitudine tipica italiana, ovvero il gesto manuale della classica espressione "Ma che stai a dì?"; «Ma grazie di che?» borbotto piano piano per non farmi sentire. «Prima gli fa patire tutte le sfighe e all'ultimo una piccola gioia» mi schiarisco la voce con un colpo di tosse così da attirare la loro attenzione. «Si vedono diverse storie che parlano di angeli e demoni, cos'ha di diverso la vostra?» chiedo una volta ottenuta la loro attenzione.

Asmodeus mi guarda con un sorriso sghembo e un brillio birichino nello sguardo, mimandomi con le labbra un: "ti ho sentito". Poi prende la parola con nonchalance e risponde alla domanda. «Beh, hai mai sentito di qualcuno che ha Insediato Eva non solo come prima donna ma in primis come Serafino? Credo che già questo sia un punto a favore. Poi hai notato quanto, a differenza di tutte le altre storie, il "cattivo" sia il Creatore per eccellenza?»

Roxy prende la parola e continua il discorso dell'Angelo. «Beh ovviamente aggiungerei anche il legame delle ali, il piano di Dio, il Libro Mastro e... Tutte altre cose che sono in fase di scrittura.»

«E questa idea di stravolgere la storia religiosa per come la conosciamo, da dove ti è venuta?» mi mordo il labbro inferiore trattenendo le risa ricordando la sua reazione di prima per essermi rivolta in maniera irrispettosa all'altissimo.

«Mah in realtà un po' per caso, passeggiavo con il cane sul lungomare e mi è venuta l'idea di Eva versione Angelo» risponde con una scrollata di spalle. «Da lì a tessere la trama al telefono con il mio ragazzo è passata un'ora».

Aspe, come? «Uuu, col tuo ragazzo? Non sapevo avesse anche lui la passione per la scrittura.» E mo' son tutta orecchi. «Racconta» la esorto con finta innocenza.

«Il mio ragazzo non scrive, preferisce leggere ahahahah ma è il mio più grande sostenitore» rivela con un sorriso radioso nel parlare della sua dolce metà.

«Ma che carino, sei molto fortunata.» Okay lo confesso, sono un pochetto invidiosa, non del suo ragazzo ma del bel rapporto che hanno.

«Sì, lui mi aiuta molto, ora sono ferma nella scrittura perché fondamentalmente non ho molto tempo per scrivere, ma lui mi sprona molto, a volte non posso neanche fargli spoiler riguardo alla storia perché vuole leggere tutto come un lettore comune» aggiunge ridendo.

«Ma che dolce!» esclamo con un sospiro pesante prendendo un vassoio di mango

e iniziando a mangiarne un pezzetto dietro l'altro, in mancanza di altra roba più calorica mi tocca accontentarmi. «Visto che hai richiesto questa intervista per far conoscere la tua storia, di cui non ci hai ancora detto il titolo mi sembra, perché non ci dite il perché il popolo di Wattpad dovrebbe passare sul profilo di Roxy e leggere le tue sfighe... Emh, cioè avventure.»

Roxy gonfia il petto, piena di orgoglio. «Il titolo è Mane Lumen

, dal latino Luce del Mattino, è un po' il significato del nome di Helel, difatti fondamentalmente la trama è incentrata in primis su di lui».

Asmodeus sorride proseguendo nella spiegazione della storia di cui è protagonista. «Parla della creazione dell'uomo, dell'impatto che hanno avuto le scelte e le parole di Dio sulle sue prime creazioni, una in particolare, ovvero Helel. Spiega cosa successe quando un Angelo tra i Maggiori venne costretta a unirsi a un essere inferiore. Racconta la nascita di 3 discendenze, Perfetti, imperfetti e Nephilim. Il tutto minuziosamente architettato da Dio.»

Annuisco assorta dalle loro parole. «Ha una sorta di messaggio questa storia? Il più delle volte si scrive nascondendo in esso un messaggio, un significato. Anche qui c'è?»

Questa domanda prende Roxy in contropiede. «Sai che non ci ho mai pensato? Credo che il messaggio sia che l'amore è la forza più grande di tutto, anche quando sembra che il mondo ti rema contro... Pensandoci potrebbero essercene altri» aggiunge massaggiandosi il mento con fare pensieroso.

Storgo il naso a quella spiegazione, non nutro più fiducia in quel sentimento e dubito fortemente che mai farà parte della mia vita se non quel rapporto di amore che c'è con i membri della mia famiglia e i miei cani...quelli rimasti almeno. «Chissà, alla fine ognuno trova il messaggio che cerca, o meglio, che ha bisogno, in una storia. C'è un motivo particolare perché hai deciso di scrivere una storia "religiosa" invece di... che so, una Fanfiction o altro, idea di Eva. Lungomare a parte.»

«Se devo dirla tutta ero un po' stufa di leggere storie (su questo genere) tutte uguali, magari con una bella trama ma scritte male, ero stufa di vederle emergere, volevo dare un mio contributo. Il mio intento non era quello di scrivere una storia "religiosa" ma di usare un tema che ben conosco e renderlo un po' magico e più fantasioso. Volevo creare qualcosa di mio, mio e basta da poter condividere».

Alzo le mani a mostrare i palmi in segno di resa. «Infatti ho messo religiosa tra virgolette, e mi sembra più che giusto. Ci sono troppe storie scarse a livello strutturale che diventano famose.»

Roxy annuisce affranta davanti a quella cruda realtà. «Concordo pienamente».

«Tu, mio bel angioletto, cosa ne pensi della tua creatrice?» domando ad Asmo riportando l'attenzione su quel bel angelo degli inferi.

Asmodeus e Roxy si guardano e sorridono con calore, si comprende che tra i due ci sia un forte legame. «Cosa posso pensare della fanciulla che mi ha creato... Le posso dire Grazie! Grazie dal pronfondo del mio cuore. Ha dato una voce alla mia figura che veniva usata solo come Condottiero delle schiere infernali, nessuno si è mai preoccupato di conoscere più a fondo la mia storia, e io - la mia essenza, la mia figura- vive in tutte le storie ove vi è anche Helel. Io sono sempre stato nell'ombra, importante sì, ma sostituibile. In questa storia, Roxy mi ha dato il potere, ha fatto sì che il mio personaggio prendesse una piega del tutto inaspettata, non ha reso solo Helel il protagonista, ma ha dato un giusto posto a tutti! Le sono grato perché ha creato una storia d'amore, di coraggio, di vendetta e di ribellione fuori dal comune! Penso solo che dovrebbe continuare a incidere la sua storia su carta vera e propria e non solo nella sua mente. Dovrebbe continuare questo viaggio incredibile e fantasioso perché è ciò che le riesce meglio...»

Non sto piangendo! Mi è solo entrato qualcosa nell'occhio! «Sono sicura che lo farà non appena ne avrà il tempo, una cosa astratta che purtroppo è sempre scarsa. Bene, mie cari, Roxy l'abbiamo già conosciuta nella prima intervista e non mi pare il caso di riporti le stesse domande. Al massimo posso chiederti di parlaci di te, così che chi non ha letto la prima intervista ha modo di conoscerti un poco.» Propongo servendosi altro succo... Non chiedetemi di cosa, credo sia un mix di frutta.

«Non c'è molto da dire in realtà, sono una persona che sta spesso e volentieri nelle retrovie, non mi piace stare al centro dell'attenzione. Mi dicono che ho un bel caratterino, sempre con la risposta pronta con una plombe e eleganza che mi contraddistingue. C'è chi mi definisce vecchia dentro perché mi piace leggere e scrivere (piuttosto che uscire, andare a ballare o altro) soprattutto mi piace fare entrambe in mezzo alla natura. Amo gli animali, di qualunque forma, tranne i ragni».

«A parte il fatto che quelli sono Aracnidi e non animali, comunque vai decisamente d'accordo con Vissya, pure lei li detesta, anzi, credo abbia proprio una fobia.» Rifletto rigirandomi "l'ombrelino" tra le mani, questa volta è un Crocus lilla. «Io direi di aver terminato le domande, volete aggiungere qualcosa prima di salutarci?» chiedo corrugando la fronte sentendo le gambe improvvisamente fredde e umide, eppure sono asciutte e il sole splende nella volta celeste.

Roxy si stringe nelle spalle e ricerca consiglio in Asmo. «Mmh no, non so se i tuoi lettori voglio sapere qualcosa in più su Asmo...»

È una buona idea. «Perché no? È rischio spoiler?» indago alla svelta guardandomi alle spalle, so di persone pronte a uccidermi se risultassi complice di uno spoiler. E a quel gesto il collo lancia una fitta come se avesse subito un colpa di frusta.

Le labbra di Roxy si distendono lentamente in un sorriso sornione e gli occhi si illuminano di malizia. «Dipende da ciò che chiedi»

Trattengo una smorfia di fastidio quando una scossa, simile all'effetto di un teaser quasi scarico, mi scuote il petto. «Uuuu... Beh, qualcosa per cui Vissya non ci uccida, quindi zero spoiler e vedi un po' tu cosa svelarci, qualcosa di interessante» le propongo cercando di eguagliare il suo sorriso sghembo ma quelle insolite scosse non vogliono cessare, in più, malgrado sia riscaldata dai raggi del sole, inizio ad avere così freddo da battere i denti.

Roxy, ignara del mio strano malessere, condivide con Asmo un Maracuja.

«Perché Vissya dovrebbe ucciderci se faccio spoiler? Ha letto la mia storia?» chiede con una risata cristallina.

Sento la fronte imperlarsi di sudore, ogni muscolo duole e persino respirare è diventato complesso. «No, ma odia gli spoiler e se un giorno riuscirà a iniziare la tua storia le avrai rovinato la lettura» le comunico cercando di concentrarmi sul respiro sperando che ciò mi aiuti a recuperare il controllo sul mio stesso corpo.

«Ah bene» è il suo unico commento, che odo, seguita dalla sua risata prima di ritrovarmi a spalancare gli occhi in un luogo dove regna la notte, la sua oscurità spezzata da fasci di luce artificiale gialla e blu, una cacofonia di voci mi rimbombano nel cranio come ovattate rendendo impossibile distinguere le parole.

Cerco di muovermi, ma i miei muscoli non mi ubbidiscono; nel mio campo visivo appare il volto di un uomo sulla quarantina, sembra sollevato, anche se, i suoi occhi comunicano preoccupazione. Noto vagamente il suo abbigliamento e finalmente il mio cervello inizia a collegare i vari indizi, specialmente quando l'udito migliora e sento il canto agitato del fiume e, oltre le spalle del paramedico, vedo quel catorcio che è diventata la mia auto.

«Potevate almeno lasciarla finire di parlare» sussurro a fatica prima di cadere nell'incoscienza.

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