Parte Prima- Le nebbie di Londra (1939-1941)
Prologo
Tutte le infermiere lo sanno. È una questione etica,o meglio,una legge di madre natura. L'ago. E la carne. L'uno,penetra l'altro. L'altro,in alcuni casi si rivela capriccioso e riluttante. Così,respinge l'uno. Non lo fa passare. In questo modo,l'uno si blocca nel secondo strato adiposo,in uno di quei sottili tessuti. Arrivati a un certo punto,è come se qualcuno dicesse: "Stop. Te non passi." e rimane lì,a volte neanche si riesce ad estrarlo senza creare danni. Ci sono poi quei casi fortunati,dove il paziente rilassa i muscoli e l'infermiera i nervi,dove l'ago scivola delicatamente nella carne,arriva a destinazione,espelle ciò che deve espellere e poi esce con tanta naturalezza e versatilità come quando era penetrato. È un semplice gesto,sembrerebbe una sciocchezza,ma è più complicato di quanto si pensi in realtà. È etica. Poi a volte,succede che l'ago si ferma ne tessuto adiposo e quando si va a premere lo stantuffo il medicinale fuoriesce come il sudore. Raffiora dai pori nella zona vicina a dove si ha appena bucato. Ci sono invece quelle infermiere che fanno il tiro a segno. Come le freccette. Affondano a occhi chiusi e via.....dove arriva,arriva;quello che fa,fa. E in alcuni casi funziona! Altre,invece,analizzano i pori della pelle e cercano di bucare nella zona con quelli più larghi, o la zona più indolore. Ma quello che non si capisce a volte, è che sui glutei non si può imporre una zona ideale dove bucare,da prendere come standard con tutti. Poichè la sensibilità delle parti del corpo è individuale: varia da persona a persona. Il corpo umano è così. È strano. Ma nella sua stranezza è la cosa che ha più senso e armonia di tutte. Più di un trattato. Di un'istituzione. Di un governo. Di un sistema sociale intero o anche dell'ecosistema dei viventi. E la scienza del saper fare punture,è un'arte fine. E questo Gwen l'aveva capito. Era il 1934,quando mise piede per la prima volta in ospedale. Era giovanissima, a 16 anni aveva una sola fissazione: ottenere il diploma da infermiera a tutti i costi. Il Saint Robert General Hospital era stato appena aperto,allora. Era il terzo policlinico presente in tutta la City,dopo il St Bart's e Whitechapel. E la prima struttura privata e non statale ad avere un'utenza più estesa degli altri due policlinici. Le lenzuola dei letti profumavano di nuovo,nessuno vi si era mai coricato prima. Nessuno aveva mai usato quei bagni. Nessuno aveva mai camminato per quei corridoi. Nessuno aveva mai riposto i medicinali in quegli armadietti. E nessuno,aveva mai indossato quelle divise. La responsabile della Chirurgia,Suor Clotilde,il giorno in cui Gwen fece domanda per iscriversi ai corsi preparatori per il diploma - esattamente,il 21 Agosto del '34 ,l'ospedale era stato aperto solo tre giorni prima - la sbattè nella cucina del reparto. Ad affettare carote e zucchine per il brodo dei pazienti. Lì conobbe Sandra,Mary e Claire. Erano tutte giovanissime, e agli esordi. Imparò a cucinare un minestrone di dieci litri, e a distribuirlo ai malati col carrellino lungo la corsia. Era impaziente di diventare infermiera a tutti gli effetti....non di fare la sguattera o la lavapiatti. Assillava Suor Clotilde,sempre,supplicandola di farle fare le punture ai malati. Ma per punizione alla sua impertinenza, la suora le faceva rifare da sola tutti i letti del reparto,tutte le mattine e per parecchie settimane di seguito. Origliava le riunioni dell'equipe del reparto,nell'ufficio del Primario,per stabilire il punto dei quadri clinici dei pazienti. Certo,ogni volta che si operava o si medicava qualche ferita,Suor Clotilde le faceva assistere ai procedimenti,ma finora solo pura teoria e nulla di pratica. Ma,le cose cambiarono dal 1935 in poi. Suor Clotilde la fece entrare per la prima volta vera e propria, in sala operatoria. Questa volta però,non come spettatrice,ma come assistente dell'infermiera diplomata. Aveva studiato molto,conosceva tutti i nomi degli strumenti operatori, e anche alcune procedure chirurgiche. Il suo ruolo consisteva nel suggerire all'infermiera diplomata che cosa fare,sotto gli occhi di Suor Clotilde,ovviamente,mentre operavano con il primario. Era un allenamento più teorico che pratico,tuttavia le servì molto. Gwen divenne un'ottima ferrista. Assistette forse un centinaio di volte alla fasciatura di un arto o del cranio,oppure a una medicazione di una ferita,ma mai finora aveva svolto uno di quei procedimenti da sola. Poi arrivò la sua occasione. Era il 13 Giugno 1936 ed esplose una fabbrica di mattoni. L'esplosione aveva scaturito un incendio che aveva devastato i quartieri operai,soprattutto il Bexleyheath. Molti ustionati vennero trasferiti d'urgenza in Chirurgia,nel loro reparto. Dopo essere stati operati,andavano curate le ustioni medio-superficiali. C'era molto lavoro da fare e Suor Clotilde,vedendo tutte quelle urgenze e le infermiere diplomate che non riuscivano ad occuparsi di tutti,decise di affidare alcuni casi anche a loro apprendiste. Era sicura ormai che avessero la giusta preparazione per farcela da sole. :"Dì un po',Gwen" le disse la suora. :"Quando tua madre fa lo stufato di verdure tu li spelli i peperoni,no?" Gwen annuì. La suora rispose:"Bene. Allora saprai spellare anche questi poveri cristiani!"concluse sghignazzando. Gwen rimase attonita. Si accostò a un letto e incominciò a medicare le ustioni. Era una ragazza dai capelli biondomiele che tremava e piangeva. Aveva delle ustioni sulle braccia e alle gambe. Dei rivoli bianco-giallicci si arricciavano nella zona delle ustioni,dove la carne rossa quasi viola era molto visibile ed emanava un odore di bruciato. Gwen li tirò con le mani inguantate,era la pelle. Era sottile e bucherellata, e se ne veniva a fasci. Era come la buccia di un chicco d'uva. Poi prese un vasetto di pasta di zinco e con uno stecchetto abbassalingua la spalmò delicatamente sulle ustioni. Infine vi applicò delle garze imbevute di collodio e le fissò fasciando gli arti ustionati. Le fece una flebo di suluzione salina e le diede dei sulfamidici. :"Ottimo lavoro,Gwen",commentò Suor Clotilde,mentre osservava soddisfatta le fasciature della sua allieva con quegli occhi acquosi e incavati e quelle sopracciglia cespugliose. E da quel momento,Gwen incominciò a lavorare quasi come un'infermiera diplomata. Abbandonò il suo grambiule sudicio e per la prima volta indossò la divisa. Medicazioni a destra e a manca,fasciature qua e là. :"Oggi abbiamo delle punture da fare. Gwen tu ti occupi dei lettini ,12,13,14 e 16" disse Suor Clotilde. E come sempre,Gwen annuì. Era una mattina invernale del 1937. :" Deve essere un colpo secco. Affonda e inietta. Poi ritrai. Stai attenta a non far entrare l'aria nella camera del medicinale,altrimenti sono guai. Avanti figliola,dai!"esclamò Suor Clotilde,mentre erano chine sulle natiche di un ragazzo appena uscito dalla sala operatoria. Gwen fece un respiro profondo,poi guardò quella natica e affondò. Il ragazzo gettò un urlo che forse si sentì in tutto l'ospedale. Premette lo stantuffo e ritrasse l'ago. Appena lo ritrasse,il medicinale gocciolò fuoriuscendo dal buco. :"Riprova,e questa volta con più attenzione e meno entusiasmo" aggiunse Suor Clotilde con tono severo. Era sulla sessantina appena,bassa e tozza,camminava con un passo frusciante e fastidioso. Aveva il volto rugoso,le mani ossute e anchilosanti a causa dell'artrite e i suoi occhi erano incavati, sempre severi e autorevoli. :"Ma non potete mandare un'infermiera esperta? Perchè mi fate curare sempre dalle apprendiste sbadate!" si lagnò il ragazzo. :"Vuoi che te la faccia io la puntura,dolcezza? Più esperta di me non c'è nessuno!" esclamò sarcasticamente la suora. Gwen rise. Il ragazzo scosse la testa orripilato :"No,no! Grazie ma preferisco l'apprendista!" disse. :"Almeno è più carina" aggiunse sottovoce. Gwen ripreparò la siringa e affondò. Questa volta andò tutto a meraviglia. :"Dunque,signor Langan" disse il Primario,il Dottor Marriott,durante il giro visita. Era una tarda mattinata primaverile del 1938. :"Abbiamo il sospetto che lei soffra di una pericardite acuta,dovuta forse al problema di insufficienza renale cronica che lo ha portato da noi. E per il quale,purtroppo,siamo stati costretti ad intervenire con l'asportazione chirurgica del rene destro. Perciò,prima faremo delle analisi di routine per una nostra maggiore sicurezza,poi la trasferiremo in Cardiologia non appena arriveranno i risultati. Allora,facciamo su sangue creatinina e fibrinogeno per l'insufficienza,mentre pcr e ves per la pericardite. Per la raccolta urine invece facciamo acido urico ed urea. La sua situazione è molto grave,signor Langan. Potrebbe non farcela. Non sappiamo se riuscirà a resistere a un intervento di una certa portata come quello che ha subito. Le assicuro,però,che faremo di tutto per assisterla,sia noi che i nostri colleghi della Cardiologia". Suor Clotilde annuì. E mentre il personale si spostò al prossimo lettino,mise in mano a Gwen un ago con delle provette. Non era il primo prelievo che Gwen faceva,certo,ma ogni volta le veniva un attacco d'ansia. Temeva sempre che sarebbe potuto andare storto qualcosa. E ogni volta si prospettava l'ipotesi terrificante - sicuramente troppo surreale- che avrebbe potuto uccidere il paziente se avesse sbagliato qualcosa. Ma non fu per un errore di Gwen che morì quel pover'uomo. Se ne andò una settimana dopo,mentre era ricoverato in Cardiologia,ma non per la pericardite,bensì per la portata dell'intervento ai reni subito. Dopo il giro visita ci fu un'urgenza e Gwen si ritrovò costretta ad operare con il Dottor Fox - uno specializzante appena arrivato qualche mese prima- dopo aver finito,Suor Clotilde annunciò :"Bene ragazze! Per oggi è tutto,potete andare". Era l'una in punto,avevano concluso il turno. Il gruppo delle ragazze apprendiste uscì camminando e parlottando concitate fra di loro. Uscirono dal reparto e scesero le scale. :"Ragazze,io vado. La mia famiglia mi aspetta. Ciao!" salutò le colleghe e si separò dal gruppo una volta uscito nel cortile dell'ospedale. Prese la sua bicicletta che aveva parcheggiato tra due ambulanze lì ferme e pedalò dal Newham fino a casa sua,nel Bexley. Indossava un cappello marroncino ovale di velluto e smussato verso l'interno,una giacchetta grigia avvitata e xon le spalle squadrate,sotto la quale aveva indossata una magliettina rosa ricamata e una gonna lunga appena sotto il ginocchio,avvitata e plissettata di un marroncino simile al colore del cappello. Superò pedalando le file di case a schiera grigie e monotone,tuttavia lei si sentiva allegra. Era primavera,i londinesi uscivano dalle case di pomeriggio e passeggiavano lungo la strada,gli alberi sui marciapiedi erano fioriti e un sole piacevole riscaldava i cuori con i suoi raggi. Arrivata nella sua strada,incominciò a far vibrare il campanellino in saluto ai vicini. Superò la drogheria,la posta,la Chiesa di San Gregorio e il pub di Mister Butter. St Gregorian Street era veramente un bel quartiere. Seppur molto umile,era in gran parte abitato da gente povera ma onesta,al contrario di come si diceva in giro,cioè che l'East End fosse la zona dei ladri e dei miserabili. Senza dubbio era la zona dei poveri. Ma nella stragrande maggioranza,di poveri onesti. Fino al midollo. Si fermò a Casa di sua zia Margaret,un paio di isolati prima di casa sua. Era Domenica,e di domenica la zia preparava sempre il sunday roast,l'arrosto di vitello. E poi c'era il pudding. La zia,però,amava preparare una versione speciale. Diversa dal pudding natalizio. O da quello tradizionale dello Yorkshire. Lei lo faceva con l'uvetta e le more. C'era tutta la sua famiglia riunita. Di botto,si mise a piovere. E la sera,scese la nebbia. Quelle erano le classiche nebbie. Le nebbie di Londra.
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