Giovedì 7 Settembre 1939
Erano le sette di mattina. Un autobus rosso a due piani,si fermò di fronte Casa Marlon. C'era un acquazzone tremendo in corso. Una ragazza scese dall'autobus. Appena mise i piedi sul marciapiede,la ragazza non fece in tempo a ringraziare l'autista per averla lasciata di fronte casa,che l'autobus sfrecciò lontano lungo la strada. La ragazza indossava una gonna color porpora,anche la sua giacchetta di velluto era porpora,che copriva la sua camicetta bordeaux. I suoi bei capelli neri erano acconciati ad onda,e un bel grazioso cappellino color porpora si trovava sistemato ben saldo sulla parte destra del capo della ragazza. Quella ragazza, era Gwen. Tornava a casa dopo il turno notturno che aveva fatto all'ospedale,che stranamente non l'aveva molto stancata. Poi,siccome la pioggia si faceva sempre più fitta,decise di entrare in casa. Si fermò al cancelletto,aprì il coperchio di quel barattolo di fagioli appostato sul cancelletto,a mo' di cassetta delle lettere, trovò una lettera, era di suo fratello. Entrò nel giardinetto pieno di rovi e finalmente entrò in casa. Quando entrò,tutti ancora dormivano. Ne approfittò,per andarsi a cambiare. Salì le scale. Dopo mezz'ora fu di ritorno. Indossava una camicetta bianca mal ridotta e scolorita ed una gonna nera unta e mangiucchiata. Si sedette a tavola. Aprì la lettera del fratello.
Mercoledì 6 Settembre 1939
Lione,rue Joseph de Putignac,presidio delle forze anglo-francesi,dormitorio n° 33
Cara Gwen,
ti scrivo perché ho riflettuto a lungo su quello che mi avete detto. State tranquilli tutti voi,non morirò. Mi saprò guardare le spalle. Ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli,Juliette mi ha proposto di andare a vivere da una sua lontana parente a Losanna,questa sua zia lontana è proprietaria di una compagnia francese di traghettatori sul lago di Ginevra,basterà raggiungere la sponda francese,imbarcarci al porto di Evian-les-Bains su uno dei suoi traghetti e raggiungeremo ben presto la città svizzera di Losanna. Sarà difficile tornare in Inghilterra,credo che potrò tornare a casa solo quando ormai la guerra sarà finita,speriamo che finirà presto. Avevo pensato anche una fuga in Spagna,ma lì c'è la dittatura franchista, e anche se la Spagna non è ostile a noi inglesi so che fine fanno fare ai soldati fatti prigionieri. Ho già pensato a un piano per fuggire dall'accampamento. Si dice che ben presto ci invieranno a Nord, nella Francia settentrionale, o in Alsazia, per combattere lungo il fronte tedesco. Ma io mi sono già organizzato. Un paio di giorni prima che ci trasferiscano,scapperò dall'accampamento. Sta' tranquilla,sorella,me la caverò. Basta falsificare nome e cognome,ho pensato già di chiamarmi Jean-Baptiste La Fountain,perciò nelle lettere che mi scriverai dovrai chiamarmi Jean-Baptiste e non Eduard. D'accordo sorella? Ti dirò io poi quando incominciare a scrivere con questo nome. Con dei documenti falsi,non sarà difficile prendere il treno con Juliette da Lione a Bourg-en-Bresse e poi da Bourg-en-Bresse a Bellegarde-sur-Vasserine e poi da Bellegarde-sur-Vasserine ad Annemasse, e da Annemasse a Thonon-les-Bains l'ultimo tratto lo faremo a piedi,non ci vorrà molto,da Thonon-les-Bains a Evian-les-Bains,da dove poi ci imbarcheremo per la Svizzera. Ce la farò. Non preoccupatevi,con questa lettera troverete 134 sterline, i miei risparmi,questo sarà l'ultimo salario che vi posso inviare. Se diserterò,lo stato non mi pagherà più,ovviamente. Scusate se questo mese vi sto inviando qualcosa in meno rispetto a prima,ma sto racimolando qualcosa anche per mantenere le spese del viaggio e del traghetto che faremo,non preoccuparti,cercherò di rimanere vivo. Qui a Lione il fatto che si abbia dichiarato guerra ha sconcertato moltissimo la popolazione ed ha abbassato il morale di tutti noi soldati,ma non c'è pericolo qui,siamo abbastanza lontani dal confine, i tedeschi avranno a che vedere con le forze francesi,e se riusciranno,ripeto SE,riusciranno a rompere la linea Maginot, noi saremo abbastanza lontani da non poter subire qualsiasi attacco o bombardamento. Ti ripeto,stai tranquilla,troverò un modo poi per scappare in Svizzera. Sta' tranquilla sorella. Me la caverò. Ricordati che ti voglio bene. Scrivimi,
tuo fratello Edward
Gwen finì di leggere la lettera. Mentre ripose il foglio nella busta,vi trovò una banconota da cento sterline,una da venti,una da dieci e quattro monete da un pound. Gwen rilesse la lettera. Sentì una lacrima calda,sgorgare dall'occhio,scendere lungo la guancia e raffreddarsi di più,fino a raggiungere il mento. Ripose la lettera al centro del tavolo. Suo fratello non sarebbe tornato in Inghilterra. "L'importante è che comunque si metta in salvo, non importa dove,basta che si salvi" pensò Gwen. Poi scoppiò in lacrime. Si sedette sul divano sconquassato e pianse per forse mezz'ora. Non poteva sopportare l'idea che magari a suo fratello capitasse qualcosa. Il piano era perfetto,ma mai nulla si poteva prevedere,c'era la guerra. Forse l'angoscia avrebbe liberato Gwen solo quando avrebbe saputo che suo fratello era salvo,in Svizzera. Per il momento,bisognava continuare a sperare, a sperare che tutto andasse per il meglio. Gwen pregò Dio di far mettere in salvo suo fratello. Dopo aver pregato per quasi mezz'oretta,si alzò dal divano. Assunse un'aria forte,seria. Si disse "Bisogna continuare ad andare avanti". Fece un respiro profondo,si asciugò le lacrime,poi si diresse nello studio e prese un calamaio ed una penna. Scrisse un'altra lettera al fratello,in risposta di quella. Poi sentì scendere dei passi. Era suo padre. :<<Buongiorno ragazza>> le disse il padre. Gwen si voltò verso di lui. L'aveva trovata intenta a scrivere una risposta ad Edward. :<<Papà,Edward ci ha mandato 134 sterline.>>prese i soldi dalla busta e li mostrò al padre. :<<134?>> chiese il padre. :<<Ma non ce ne doveva inviare 180?>> Gwen rispose .<<Sta mettendo da parte del denaro per organizzare la fuga in Svizzera.>> ; :<<Ah. Va bene. Ti ha scritto due righe?>> Gwen annuì. :<<Allora leggimele,per favore>> le disse il padre. Lei lesse la lettera del fratello. :<<Bene. Bravo il mio ragazzo. Nella lettera digli di scappare quanto prima. Digli che glielo mando a dire io. Sicuramente ben presto lo trasferiranno sul fronte.>> disse il padre a Gwen. Dopo aver finito la lettera,cucinò la colazione al padre. Poi il padre si andò a vestire, e verso le otto e mezza uscì di casa per andare a lavoro. La ragazza gli diede la lettera per il fratello e l'altra lettera per il cugino italiano (che aveva scritto quella notte in ospedale) da portare alla Posta. Si distese per alcuni minuti sul divano. Aveva bisogno di riposare,anche se non era molto stanca. Quando si svegliò,erano forse le dieci. Sua madre stava pulendo il pavimento. Non disse nulla. Anche Gwen non la parlò. L'astio che si era creato qualche giorno prima non voleva sparire. Si alzò dal divano,prese la lettera del fratello e salì le scale. Arrivata al piano superiore,entrò nella sua camera, tirò fuori da sotto al letto un cassone impolverato. Lo aprì,tranne qualche vestito scolorito,si trovava lì dentro una copia del suo contratto da infermiera, e un mazzo composto da una ventina di lettere. Gwen aggiunse anche quella al mazzo. Poi richiuse il cassone e lo spinse sotto al letto. Si distese per venti minuti. Dopo una leggera dormita,si risvegliò. La madre la chiamò per il pranzo. Una volta pranzato, si cambiò e uscì di casa. Nella sua borsa aveva la divisa. Camminò lungo il marciapiede,dopodiché,giunta di fronte alla Posta, aspettò l'arrivo del Bus. Il tempo era nuvoloso, ma non prometteva pioggia. St Gregorian Street era sempre affollata. C'era un viavai di persone lungo i marciapiedi. Solo poche auto circolavano sulla strada,forse perché St Gregorian Street era la strada più povera del Bexley, perciò erano pochi quelli che si potevano permettere un auto. La chiesa di San Gregorio si trovava dall'altro lato della strada, al lato opposto della fermata dell'autobus. Infatti fu proprio quella chiesa a dare il nome all'isolato. Il Reverendo Wellock passeggiava lungo la strada. Gwen lo salutò : <<Salve reverendo!>> l'uomo anziano,che indossava il saio nero,alzò il capo e sorrise. Si diresse verso Gwen dicendo :<<Iddio sia lodato! Gwen,non ti vedevo da secoli in chiesa!>> Gwen arrossì. :<<Non dirmi che ti sei convertita al Protestantesimo,figliola>> disse quell'uomo calvo e con la lunga barba bianca e gli occhi acquosi. :<<Reverendo,lei lo sa che mia madre è anglicana e mio padre protestante metodista....>>; :<<E conciò,una figlia non può venire nella casa del signore? Ti ricordo Gwen,che siamo una delle poche diocesi cattoliche rimaste a Londra. Le altre con le antiche leggi anglicane si sono dovute sciogliere. St Gregorian Street rappresenta uno dei nuclei cattolici più vivi d'Inghilterra,ho fatto di tutto per far sopravvivere questa diocesi,perché sapevo che i miei fedeli si aggrappavano alla fede cattolica. Ma se anche fra di noi incominciamo a tralasciare il cattolicesimo,esso scomparirà dall'Inghilterra. Ed entrambi sappiamo che non vogliamo questo. Non è vero Gwen cara?>> ; :<<Si,reverendo. Ma cerchi di comprendere che i miei genitori – soprattutto mio padre – preferirebbero che io entrassi nella fede protestante, e non mi consentono di prendere parte alla vita cattolica di St Gregorian Street. I cattolici oggi giorno sono disprezzati da tutti! Preferiscono addirittura gli ebrei a noi! E comunque,mi hanno imposto dei limiti: mio padre vuole che io debba andare a messa la domenica mattina nella Chiesa di St Helen.>> ; :<<La chiesa di Sant'Elena? In Capitol Road? Quella chiesa anglicana gestita dal Pastore Wallis?>> chiese Reverendo Wellock. :<<Sì,reverendo.>> ; :<<Oh,dio mio! Anche tua zia Margaret adesso non viene più a messa. Mi hanno riferito che anche lei frequenta la Chiesa anglicana di Sant'Elena. Tra breve anche altri fedeli si convertiranno al protestantesimo.....bisogna fare qualcosa! Ma cosa?! Si vede da miglia e miglia che il Governo favorisce i protestanti e gli anglicani a discapito dei cattolici.>> Reverendo Wellock era teso,il suo volto era ridotto ad un cencio. Si sfregava le mani cercando di farsi venire in mente un'idea. Poi il bus arrivò alla fermata. :<<Reverendo,se ci tiene così tanto,domenica mattina cercherò di essere presente in chiesa>> disse Gwen,risoluta. Reverendo Wellock la osservò soddisfatto,non smetteva di sorridere. :<<Che dio ti benedica,figliola! Alleluja! Domenica ti vorrò vedere ai primi banchi della navata!Che dio sia con te,figliola!>> disse Reverendo Wellock in modo di saluto a Gwen. :<<Certo,reverendo. Arrivederci!>> disse Gwen,che salì sul bus.
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Erano circa le due e mezza del pomeriggio,quando Gwen assisteva il dottor Marriott mentre operava. :<<Gwen,passami quelle pinze emostatiche,grazie>> il dottore ripose gli strumenti sporchi di sangue sul piattino di ferro sul carrellino. :<<Portago!>> disse il dottor Marriott a Gwen. Quando ebbero finito,prese il piattino con gli strumenti sporchi di sangue e si diresse nell'infermeria. Una volta entrata,vi trovò Sandra che preparava delle siringhe. Posò il piattino nel lavandino dell'infermeria. Aprì l'acqua e prese a sciacquare gli strumenti per pulirli del sangue. Poi,li asciugò con un panno sterilizzato posato sul ripiano accanto al lavandino. Infine,prese gli strumenti e li posò su un vassoio in ferro sempre su quel ripiano. Dopo averli disposi in ordine, prese dell'alcool infiammabile e lo spruzzò sugli strumenti. Poi accese un fiammifero e lo gettò sul vassoietto dov'erano posati gli strumenti coperti di alcool. L'alcool prese fuoco, fin quando Gwen,passati due minuti,prese un bicchiere d'acqua e lo gettò sulle fiammelle che si spensero emanando una fumacchiera incredibile. Ora che li aveva sterilizzati,li poteva rimettere nel rotolo di stoffa dove si tenevano,per poi riporli nel cassetto di un carrellino. :<<Sta tranquilla,tra breve non dovremo fare più questo procedimento per sterilizzare gli strumenti. Fra qualche mese la direzione generale farà istallare dei fornelli a gas, dove potremo bollire gli strumenti>> disse Sandra. Gwen sorrise e disse :<<Sai una cosa? Anche se la bollitura potrà sembrare più adatta alla sterilizzazione,io mi sento più sicura facendo questo procedimento>>. Sandra alzò le spalle :<<Questione di abitudini!>> disse con voce atona. Trillò il telefono (era stato istallato qualche mese prima nell'Infermeria) Gwen rispose. :<<Pronto?>> disse. Una voce proveniente dal risponditore disse :<<Chirurgia?>> Gwen rispose :<<Si. Con chi parlo?>> la voce rispose :<<Sono Elizabeth Keane,dell'atrio centrale. Hanno appena chiamato da un ufficio postale del Barking,c'e' stato un tamponamento di massa in un incrocio fra Eves Street e Mimose Avenue, sul posto ci sono già i vigili del fuoco e molte ambulanze. Ho chiamato per avvisarvi che appena arriveranno qui, i casi urgenti ve li manderemo su>> Gwen rispose:<<D'accordo. Avviserò il primario>>. Riagganciò il telefono,poi uscì dall'infermeria e si diresse al lettino 18 nella corsia principale,dove c'era il dottor Marriott che cuciva una ferita superficiale. :<<Dottore,hanno chiamato dall'atrio centrale, c'e' stato un tamponamento nel Barking,hanno detto che i casi più urgenti li invieranno su da noi.>> gli disse Gwen. Il dottore rispose .<<D'accordo.>> poi si rivolse ad un'altra infermiera che lo aiutava :<<Va' a chiamare Suor Clotilde, e dille di preparare qualche letto in più. Aiutala. Ci penserà Gwen adesso qui.>> disse il dottore. L'altra infermiera si congedò,Gwen invece si accostò al primario e gli passò tutto l'occorrente per medicare. :<<Queste auto maledette!>> protestò il dottor Marriott. :<<E' vero. Tuttavia,per quanto maledette esse siano,ci permettono sempre di spostarci rapidamente da una parte all'altra>> disse l'infermiera con tono sarcastico. :<<Non posso darle torto,cara Gwen>> disse il dottor Marriott. Dopo aver cucito, prese le fasce di cotone sporche usate per tamponare il sangue e le buttò in un sacco a mo' di cestino. Poi ripose il rotolino di garza sterile nel solito armadietto lungo la corsia. Sandra le si avvicinò e disse :<<Sai Gwen, io e le altre abbiamo pensato di arruolarci nell'esercito. Sai quanto personale sta transitando da civile a militare? Suor Maria Serena,la vicedirettrice, sta organizzando le transazioni. Rosetta,io e Mary abbiamo aderito. Tu Gwen,cosa fai?>> Gwen guardò l'irlandese,poi rispose: <<Sandra,non lo so. Devo parlarne con mio padre. Arruolarsi può comportare anche un trasferimento immediato...forse anche fuori dall'Inghilterra,in Francia. Non lo so,Sandra. Vi farò sapere. Adesso,ho tante altre cose a cui pensare!!>> concluse con tono ironico,Gwen. Dal PS arrivarono due o tre urgenze, che vennero gestite facilmente. Alle sette di sera,mentre diluviava, Gwen si cambiò e uscì dall'ospedale. Dopo di lei ci sarebbe stata Rosetta di turno. Prese l'autobus che passava di fronte l'ospedale e dopo una buona mezzora arrivò a St Gregorian Street. L'autobus la lasciò di fronte l'ufficio postale, dovette correre sotto la pioggia insistente sino a quando raggiunse casa. Entrò bagnata fradicia in casa. Ma non era tutto tranquillo. :<<O acconsenti, o no, a me non interessa! Domattina prenderò quel maledetto treno per Liverpool,che ti piaccia o no!! Ho smesso di fare la pezzente adesso! Vivrò da signora,e tu non mi potrai venire a dire niente!!!>> gridava la madre contro il padre. Gwen sospirò, poi mormorò :<<Si stanno uccidendo di sopra>> in effetti le urla arrivavano dal piano superiore. Gwen si tolse il cappotto e lo buttò sul divano sconquassato. Poi attizzò il fuoco e mise a fare un po' di tè. Mentre metteva la pentola sul fornellino della cucina sentì urlare il padre :<<Partenza o no, tu sei ancora mia moglie!! E mi ubbidirai! Tu non partirai per l'Irlanda,sono stato chiaro? Tu starai qui, a fare il dovere di moglie e di madre!>> poi la madre urlò. Si sentì un fracasso tremendo. Come se si fosse accappottato l'armadio della loro camera. Gwen si alzò e corse di sopra. Fece in fretta e furia le scale, poi entrò di botto nella camera spalancando la porta. Osservò la scena. Lo specchio mezzo rotto ora era totalmente rotto e i vetri erano sparsi in giro per terra. Il piede sinistro anteriore del letto si era rotto e si era affossato come quello destro. Tutte le mensole dell'armadio si erano rotte e i vestiti raccolti dei suoi genitori erano caduti tutti fuori. Inoltre,come se non bastasse,anche l'altra persiana della finestra si era scardinata ed era caduta all'interno della camera rompendo il vetro della finestra (quello forse era stato causato dalla violenza dell'acquazzone di quella sera). Gwen si mise a gridare alla vista di una chiazza di sangue ai piedi del letto. Poi vide la madre stesa per terra che reggeva un in mano una lastra del vetro dello specchio e la teneva puntata contro il padre che tentava di togliergliela. Gwen però si calmò,il sangue colava dal palmo della madre che stringendo troppo forte la lastra si era tagliata. Gwen intervenne, allontanò il padre poi disse alla madre :<<Dammi la lastra,sbrigati!>> la madre ci pensò un po' su,poi la passò alla figlia. Gwen l'appoggiò al muro. Poi sollevò in piedi la madre,il padre era vicino alla finestra coi vetri rotti. :<<Figlia,tu non puoi capire!>> le disse il padre. La madre invece le disse :<<Mi vuole tenere sotto le sue grinfie anche quando ho i mezzi per scampargli!>> Gwen ribatté gridando :<<Io capisco solo una cosa,che mi fate pena!>> poi vide la madre urlare di rabbia contro il padre, gli si scagliò contro. Gwen fece in tempo a emettere un grido che il padre si scansò e la madre andò a finire sui vetri rotti della finestra. Gwen urlò disperata. La madre indietreggiò. Si voltò verso Gwen. Gwen urlò. Due o tre lastre di vetro si erano conficcate nel ventre della madre. Gwen guardò piena di rabbia il padre. La madre emise dei rantoli doloranti. Gwen la prese dalle braccia,la trascinò sul letto e disse :<<Sta' calma mamma,non preoccuparti. Ti salveremo!>> poi si voltò contro il padre gridando :<<Che cos'hai fatto!!!>> poi pianse. Cercò di estrarre qualche vetro,il sangue zampillava e inzuppava le lenzuola del letto. Non sapeva cosa fare.... Era in crisi. Piangeva e piangeva. Eppure casi del genere da quando aveva incominciato a lavorare al San Robert ce n'erano stati moltissimi,a cui lei aveva assistito. Si asciugò le lacrime,doveva salvare sua madre. Strappò le lenzuola in mille strisce, poi incominciò ad estrarre qualche vetro e subito tamponò con le lenzuola. La madre respirava affannosamente e gridava ogni volta che Gwen toglieva i vetri. Perdeva molto sangue. Gwen si sporcò tutta di sangue. Il padre si mise le mani fra i capelli. Quando Gwen estrasse l'ultimo vetro,dopo aver tamponato con una pallottola di lenzuola, la madre le disse con voce affannosa :<<Ti ho voluto bene,figlia>>. Gwen pianse e disse :<<No mamma,no. Non morirai così,non adesso.>> Poi tirò su la madre che era diventata bianca come il latte. Prese le lenzuola e le attorcigliò legandole strette attorno alla vita della madre,facendole passare sopra le pallottole di lenzuola che aveva premuto sugli squarci fatti dai vetri. In questo modo strinse ancora di più la striscia che aveva attorcigliato intorno alla madre,in modo da mantenere strette le pallottole e fermare il sangue. Fece un nodo strettissimo. Poi disse al padre :<<Almeno se vuoi bene a me,prendila di peso e aiutami a portarla giù>>. Il padre prese in braccio la madre. E con Gwen scesero le scale. Poi Gwen spalancò la porta di casa,entrò un po' d'acqua,fuori diluviava. Urlò aiuto,ma nessuno rispose. Non avevano neanche il telefono per chiamare all'ospedale,istallarlo costava troppo. Gwen prese il cappotto e una coperta per la madre. Poi i tre uscirono di casa. I Brooks avevano un telefono. Gwen attraversò la strada col padre al seguito che portava in braccio la madre. Bussò alla porta di casa Brooks,una casa simile alla loro ma molto più ben mantenuta. Rebecca,la madre di Stephanie aprì. :<<Gwen santo cielo,cos'è successo,cara?>> Gwen piangendo rispose :<<Rebecca,aiutami,ti prego! E' urgente. Mia madre sta per morire,possiamo entrare?>> Rebecca guardò allarmata Gwen,poi notò che era tutta sporca di sangue e sgranò gli occhi,poi vide il padre che reggeva sua madre morente alle spalle di Gwen e si coprì la bocca con la mano :<<Sì,cara,entrate pure,entrate!!>> fece entrare Gwen che le disse :<<Mille grazie,Rebecca. Che dio ti tenga in gloria sua!!>> il signor Brooks si avvicinò alla porta. Era un uomo alto e robusto, era di una stazza impressionante,era un muratore,per questo aveva la pelle scura e una muscolatura sviluppata al massimo. :<<Gwen,cos'è successo a tua madre?>> disse l'uomo alzando una delle sue folte sopracciglia. :<<Adesso le spiego,signor Brooks. La prego,prima mi faccia telefonare all'ospedale!>> ; :<<Certo,il telefono è lì in fondo.>> rispose l'uomo. Gwen entrò in casa,percorse un corridoietto arredato con gusto e con una moquette azzurra e la carta da parati con una fantasia giallastra. Superò tre porte,quella del soggiornino,che era all'entrata,quella della cucina e quella della camera da pranzo. Poi raggiunse un tavolino con un telefono e un candelabro poggiati sopra. Aveva di fronte a se una scala a chiocciola che portava alle camere di sopra. Per essere la casa di un muratore era ben curata. Intanto il padre entrò con la madre e i signori Brooks la fecero sdraiare su un divano del soggiornino. Gwen compose il numero dell'atrio. Rispose Elizabeth Keane. :<<Ospedale San Robert,posso aiutarla?>> ; :<<Elizabeth! Sono Gwen Marlon,l'infermiera che lavora alla Chirurgia>> ; :<<Oh,ciao Gwen!>> ;:<< Elizabeth,chiamo da St Gregorian Street. Senti,mandami all'istante un'ambulanza al numero 18 di St Gregorian Street,Bexley.>> ; :<<Ma cos'è successo Gwen,non è la via dove abiti tu?>> ; :<<Si. Ascolta,mandami subito l'ambulanza! Mia madre ha riportato ferite gravissime al ventre perché si e' squarciata con dei vetri! Le ferite sono serie,Elizabeth. Ha perso molto sangue!>> ; :<<Calmati,Gwen. D'accordo. Non posso dirti preciso tra quanto l'ambulanza sarà lì ma stai tranquilla che te la manderò.>> ; Gwen scoppiò in lacrime,attaccò la cornetta. Stephanie scese le scale a chiocciola. Vide Gwen piangere sporca di sangue con una mano poggiata sul telefono. Poi Gwen si accasciò e pianse sulla moquette,rannicchiata. :<<Gwen!Gwen!Cosa diamine è successo!>> gridò Stephanie. Scese di corsa le scale poi si buttò sulla moquette avvicinandosi all'amica. :<<Gwen? Cos'è successo?>> Gwen si rialzò e col volto rigato dalle lacrime disse :<<Mia madre,Stephanie,è tra la vita e la morte. Ed è colpa mia....>> disse Gwen. Poi riprese a piangere. :<<Tamara? Tamara?! Tamara rispondimi!! Tamara!>> sentirono gridare. Gwen si congelò. Poi si alzò di scatto e corse verso il soggiorno. Vide la madre pallida sul divano e il padre chino su di lei che la chiamava. I signori Brooks osservavano la scena dal camino tenendosi abbracciati. Gwen ruggì contro il padre :<<Scansati,mostro!> poi afferrò il polso della madre e con le mani tremanti posò le dita sul lato sinistro del polso. Nulla. Neanche una lieve pulsazione. Solo carne fredda e gelida. Neanche un piccolo movimento speranzoso simbolo di vita. Gwen gridò. Si accasciò per terra e riprese a piangere ripetendo :<<Non l'ho salvata!! Non ho fatto abbastanza! Non l'ho salvata!>> ; :<<No,Gwen,hai fatto tutto il possibile,invece.>> disse Stephanie con le lacrime agli occhi. Poi abbracciò l'amica che non faceva altro che piangere. Mrs Brooks si avvicinò alla madre di Gwen,piangendo le chiuse le palpebre. Qualche minuto dopo si sentì un rumore di un motore che si fermava lì di fronte, era arrivata l'ambulanza. Ma ormai era troppo tardi.
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