Domenica 3 Settembre 1939
23,St Gregorian Street Bexley,Londra 2 Settembre 1939
Cara zia Elizabeth,
sono amareggiata profondamente per la morte di vostro figlio.Era un ragazzo d'oro. Ahimè,ormai tutti gli uomini andranno in Francia,perchè tutti credono che i nazisti vogliano entrare in Parigi,dopo la Polonia. Ma io non ne sono convinta. Forse mi sbaglio? Spero di no. Quando una guerra scoppia,poi finisce solo con morte e distruzione seminate dappertutto,e nessuno ricorda più chi l'ha iniziata. E la morte,credetemi,è l'ultima cosa che vorrei vedere. Ne vedo già abbastanza,quando faccio i turni come apprendista in ospedale. E mi basta quella. Di morte. La gente ti muore sotto le mani,mentre cerchi di salvarla. E non c'è delusione più grande. Che quella di non essere riuscita a fare in tempo. A drenare al momento giusto. O a iniziare a tamponare un po' più prima. Anche mio fratello,zia,fa parte di un manipolo di volontari della British Army partiti ad Agosto, per la Francia. È di stanza a Lione. E io ho paura per lui. Tanta. Insomma,ha soli 18 anni! Ed è coraggioso,zia,e forte. Più di me,molto probabilmente. Nonostante sia io la maggiore. È molto patriottico,ma io non voglio perderlo. Mia zia Mary è partita per Philadelphia ieri stesso. Appena è arrivata la notizia della Polonia,ha anticipato la sua partenza,terrorizzata. Mia madre sta male,sempre di più. Ho bisogno di medicine. Ma costano quaranta sterline. L'unico salario che abbiamo è quello di papà,che ha trovato da poco un lavoro come giardiniere alla residenza dei Cattermole,ma guadagna solo venti sterline! Tra l'altro,questo mese Sir Cattermole gliene ha date solo 10! Perchè abbiamo un debito con i Cattermole da dopo la crisi del '29. Che usurai approfittatori e opportunisti che sono! Mio padre addirittura è convinto che il figlio di Sir Cattermole,Sebastian,si sia innamorato di me. Solo perchè quando mi vede le sue gote si tingono di un lieve rossore. Ma di certo,Sir non vorrà che suo figlio,il suo rampollo ed erede,sposi la figlia di un giardiniere dell'East End. Siamo in Inghilterra,perbacco! Non in America. E la buona società nobiliare inglese - come certamente voi sapete meglio di me,appartenendovi - segue un rigido bon ton conservatore fatto di pregiudizi e cinismo. Ecco,in questo periodo orrendo,non mi rimane che una sola speranza. Quella speranza. Che ho nutrito sempre,da anni. Che non si è affievolita mai! Il diploma. Solo il diploma mi permetterà di capovolgere la situazione. Fin quando non mi diplomerò e non mi avranno assunta,posso dire addio alla speranza di riceve quel salario. Di duecento sterline al mese. Se prendessi il diploma,la mia vita cambierebbe definitivamente. Col mio stipendio comprerei le medicine a mia madre,pagherei l'assicurazione sanitaria a tutti e salderei il nostro debito con i Conti Cattermole. Non mi resta che sperare. Come faccio da cinque anni ormai. Tutte le mie amiche hanno ricevuto il diploma e sono state assunte due mesi fa,io ancora no. Addirittura è stata assunta l'italiana,che è con noi da soli 3 anni,invece che 5! Rosetta,zia,ve la ricordate,no? È la mia migliore amica,quasi come una sorella per me. La conosceste un anno fa quando veniste a trovarmi. Vi piacque subito e ci andaste d'accordo. Vi verrò a trovare a York,prima o poi,zia. E porterò Rosetta con me. Staremo insieme per molto tempo e poi ritorneremo a Londra. A proposito,quando verrete a trovarmi? Sono ansiosa di vedervi e stringervi forte,zia. Ancora condoglianze,
la vostra devota figlioccia, Gwen Marlon
Gwen quella mattina si svegliò frastornata,guardò la sveglia,erano le sei del mattino. Si alzò e andò a lavarsi. Indossò una gonna avvitata e lunga fino al ginocchio,di un color grigiastro,quasi sul marroncino; una camicetta color crema con le spalle quadrate e le lunghe maniche a palloncino. Pettinò i suoi lunghi e mossi capelli neri,se li rese a boccoli e li lasciò ricadere sulla schiena,fissando soltanto con dei fermagli le ciocche vicino alle tempie dietro la nuca,formando una trecciolina. Uscì dalla camera,scese le scale ed entrò in cucina. I suoi genitori non si erano ancora alzati. Accese il fuoco nel camino,con la poca legna che il padre aveva acquistato il giorno prima,poi aprì la porta di casa e l'aria umida e pungente della strada in prima mattina la travolse,facendola rabbrividire dal freddo. Sulla soglia della loro porta,poco prima del vialetto,sullo scalino ruvido e scivoloso,trovò la solita cassa di sei bottiglie di latte. Il furgoncino del lattaio era lì di fronte,ripartì e suonò il clacson,Gwen lo salutò agitando il braccio. Prese la cassa e fece per rientrare in casa,quando sentì la voce di Jack. Jack Doul. Un ragazzino di sedici anni,vestito di stracci. Suo padre era l'ubriacone del quartiere e si giocava sempre il suo misero stipendio da operaio a carte. Era dall'altro lato della strada e le gridò: "Gwen!Gwen! Ti andrebbe di stare un po' con me stasera?" Gwen guardò negli occhi quel sedicenne dai capelli neri ed unti e gli occhi grigio perla: "Cercatene un'altra" lo rimbeccò,con tono seccato "Non sono una di quel genere" gli voltò le spalle e rientrò in casa sbattendo la porta. Fu certa di averlo sentito gridare qualcosa. Ma non ci badò. Erano anni che le andava dietro. Quando rincasò,trovò il padre sveglio,in calzoni e canotta,seduto su una sedia scricchiolante vicino al tavolo del soggiorno in pioppo,mangiucchiato dalle termiti. Gli sorrise e disse:"Papà,buongiorno! Hanno appena portato il latte,te ne verso un po',aspetta" il padre si limitò a grugnire in senso d'assenso. Gwen prese una ciotola di latta e vi versò dentro il latte,poi la prese e la porse alle mani rugose e incallite del padre. Arnold Marlon. Suo padre. Grande lavoratore,sessantenne,nonostante la sua età continuava a lavorare con la volontà di un ventenne. Era un uomo dai tratti rigidi e fieri,con gli occhi seri e azzurrissimi e i capelli ormai bianchi che un tempo erano rossi,le labbra fine e taglienti,la carnagione caffelatte,con lentiggini qua e là. Gwen era certa che le avesse avute anche da giovane. Quando ebbe finito Gwen prese la ciotola e la portò al lavabo della cucina per lavarla :"Gwen?!" disse il padre. :"Si,papà?!" chiese lei. :"Tua madre" sospirò e disse "Come faremo a guarirla... abbiamo bisogno di quaranta sterline. Tra il debito,le spese,le tasse,come andremo avanti?" Gwen chiuse gli occhi e si coprì il volto con le mani. Non era la prima volta che si ritrovavano senza soldi. Poi disse,con tono fermo :"Una soluzione ci sarebbe. Ma è poco probabile. Non so se saranno disposti ad assumere altro personale..." il padre esclamò :"Gwen,ma tu parli...parli del diploma? Del tuo posto di lavoro come infermiera?!" Gwen annuì. Il padre fissò il vuoto per qualche secondo,faceva sempre così quando era assorto. Infine disse:"Uhm. Dovrò contattare tuo zio August". Gwen esclamò :"Mio zio August? Il fratello di mamma?!" il padre annuì. Gwen esplose in una risata sardonica. "Papà! Sai di chi stai parlando,vero?" disse Gwen "Lo zio che lasciò incinta tua sorella,papà,zia Mary!" sul volto del padre prese forma un'espressione amareggiata. "Ma,Gwen cara,tuo zio è ricco!" replicò il padre "Ha degli amici al ministero della sanità,può assicurarti un posto in tutti gli ospedali della City se vuole. Ti rendi conto?! Ora questo mestiere serve! Siamo a un passo dalla guerra, i soldati feriti chi li soccorrerà,infermiere e medici! Gwen,potremo lasciare questa casa malridotta per sempre! Saremo benestanti! Duecento sterline mensili!! Tua madre guarirebbe e potrebbe tornare a lavorare nella fabbrica di tessuti,portando a casa quindici sterline al mese,più le mie venti,le tue duecento,e con quello che ci invia tuo fratello ogni due mesi circa e i nostri risparmi potremmo saldare il debito coi Cattermole! Venderei la casa e con il ricavato ne acquisterei un'altra di certo migliore di questa in un quartiere meno disagiato di questo!" Gwen esclamò:"No. Di vendere la casa,non se ne parla neanche. E credo che zio August neanche ci ascolterà! Sa la situazione della famiglia di sua sorella,e non ha mosso un dito! Ti ricordo che un mese fa,dopo la partenza di Edward,andai a trovarlo nel Kensington. Gli chiesi aiuto,ma lui mi cacciò in malo modo,dicendo che non ero sua nipote e che non aveva mai avuto una sorella malata!" il padre di Gwen sospirò. Il resto della giornata Gwen lo passò fra le foschie di una Londra caotica,povera e malinconica. Dopo pranzo,verso il primo pomeriggio,Gwen uscì di casa per andare a fare un giro in bicicletta lungo la strada. Mentre pedalava,raggiunse la rotonda della Chiesa di San Gregorio e sulla strada trovò il giornalaio che gridava ai passanti :"Guerra! Guerra! L'Inghilterra è entrata in guerra stamattina! Comprate il giornale! Solo dieci penny! Sua maestà ha dichiarato guerra alla Germania! Guerra! Solo dieci penny!" a quella notizia Gwen si bloccò. Le venne d'istinto comprare il giornale. Non ne aveva mai comprato uno,perchè non poteva permetterselo,ma quella mattina,era diverso. Doveva comprarlo. Rientrò in casa precipitandosi nella stanza alla destra dell'entrata,dall'altro lato del soggiorno e della cucina. Era una stanza spoglia. Con un tavolo muffito sotto la finestra che si affacciava sulla strada e una sedia. Vi trovò il padre,intento a fumare in silenzio la pipa. :"Mamma!Papà!" gridò allarmata "Siamo in guerra! In guerra! Ho comprato il giornale e..." il padre la interruppe alzandosi di scatto dalla sedia e sbottò :"Cosa?! Hai comprato il giornale?! DIECI PENNY!! MI SPACCO LA SCHIENA PER METTERE DA PARTE DEI SOLDI PER LE MEDICINE DI TUA MADRE E TU LI SPRECHI PER COMPRARE UN GIORNALE??!!!" Gwen si vergognò moltissimo. Tuttavia trovò il coraggio di ribattere: "Non capita tutti i giorni di entrare in guerra! E poi,questo giornale da le notizie precise sulla Francia! Edward così non dovrà sprecare gran parte del suo salario in carta e inchiostro per scriverci come vanno le cose lì!" il padre furibondo scosse la testa. Si rimise a sedere e sospirò. Dopo un po' disse:"Va bene,dai. Leggimi un po' cosa c'è scritto". Gwen aveva vinto. Sorrise soddisfatta. Aperse il giornale e incominciò a leggere:
Domenica 3 Settembre 1939
Londra,Buckingham Palace
ore 11:35
Parla sua maestà Giorgio VI Windsor Re di Gran Bretagna,Imperatore d'India e d'Africa,Sovrano supremo dei dominion del Canada e dell'Australia:
"Da questo momento in poi ,dichiaro ufficialmente lo stato di guerra con la Germania di Hitler e le truppe dell'Asse. Rassicuro i cittadini,dicendo che la guerra si svolgerà con la massima serietà e tranquillità. Non disperate,ma sopratutto,non allarmatevi,sono tempi difficili,è vero. La povertà incomberà su gran parte della popolazione. Ma se resteremo uniti e dimostreremo valore,usciremo vittoriosi a testa alta, e fieri di essere britannici! Non potevamo tollerare più la pazzia di Hitler,che minaccia l'Europa intera con le sue mire espansionistiche. Noi saremo i primi ad opporci! Non permetteremo che il nazismo dilaghi in Europa! Ci difenderemo dalla pazzia di Hitler! Noi lo dobbiamo anche ai nostri valorosi fratelli polacchi,travolti dalla furia distruttiva delle truppe tedesche,che non sono riusciti ad opporre resistenza. No! Noi non faremo la fine della Polonia! Noi combatteremo e vinceremo! Per la nostra libertà e per la Gran Bretagna!" queste le parole del Re,stamane,a Buckingham Palace. Dove ha tenuto il discorso che annunciava la dichiarazione di guerra. Dopo questo discorso il Re ha ricevuto il Primo Ministro,Neville Chamberlain. Erani presenti quasi tutti i membri del gabinetto per la guerra: il segretario di stato per la Guerra,Lord Hore-Belisha,l'ambasciatore francese qui a Londra: George Bonnett,il segretario di stato per la difesa nazionale,Lord Chatfield, il segretario di stato per gli affari esteri,Lord Halifax, il Primo Lord dell'Ammiragliato,Winston Churchill e il segretario dello Scacchiere,Sir Cattermole. Presenti anche il colonnello Montgomery,il comandante della RAF Tedder e il fratello del Re, il principe Edward.
Il Re ha sottolineato l'importanza del mantenere buoni rapporti con gli Stati Uniti,chiedendo sostegno morale e politico da parte di Roosevelt. Da Washington,però,il Presidente USA ha fatto sapere che gli Stati Uniti non entreranno in guerra. Tuttavia,saranno disponibili a fornire materie prime alla Gran Bretagna.
Qui terminava l'articolo. Gwen ripiegò il giornale. Adesso,la guerra era iniziata. Stava per succedere la cosa più brutta che potesse accadere. Pensò a quante donne,come lei,dopo l'inizio della guerra,incominciassero ad avere ansia,preoccupazione,per i mariti,i fratelli,i figli,i padri,che sarebbero partiti per la guerra. Guardò suo padre,era scioccato. Ne aveva già vissuta una di guerra,lui. E sapeva cosa significava vivere in tempo di guerra. Gwen incominciò ad avere paura per suo fratello. E l'angoscia le attanagliò le viscere e le annebbiò la mente. :"Eccoci qui. Di nuovo come ventiquattro anni fa. Di nuovo contro la Germania. E questa volta,è più agguerrita che mai" disse il padre di Gwen. Si ritrovò delle lacrime scivolarle lungo il volto,subito vi passò una mano sopra. Poi disse: "Be',vuol dire che i tedeschi non hanno ricevuto abbastanza menate da noi,papà. Forse non gli sono bastate quelle di vent'anni fa" e sorrise. Il padre la guardò sorridendo. Sospirò,poi disse: "Papà,domani devo andare". Il padre la guardò. "Al Saint Robert?" chiese. Lei annuì. Il padre le chiese: "Sei sicura?" Gwen rispose: "Certo! Sono sicura da cinque anni! Domani ci sarà la prova finale. Se andrà tutto bene avrò il diploma e mi assumeranno....altrimenti no". Il padre si alzò dalla sedia e mentre ripose la pipa nella custodia esclamò: "Si ma non pretenderai certo che ti lasci andare da sola alle prime ore del mattino,girando per le vie del Newham!" Gwen alzò gli occhi al cielo. Non era la prima volta che il padre si comportava in quel modo. :"Ho ventuno anni! Diosanto! È la mia vita,papà,posso essere in grado di farmi tutto da me stessa?" il padre ribattè :"Certo. Ma domani al lavoro se dovrai andarci da sola farai meglio a non andarci proprio". Gwen lo squadrò esterrefatta. :"Non sarò sola. Ci sarà Miss Scalchi con me. L'italiana,papà. Rosetta. La mia amica" concluse perspicacemente la ragazza. Il padre disse: "Si ma non potete andarci in bicicletta. È pericoloso" Gwen sbruffò. "Prenderemo un bus" disse infine. Il padre la squadrò,poi disse: "E chi te li paga i biglietti?" Gwen chinò il capo. O spendevano quei pochi soldi che avevano per comprare un po' di cibo,o per i biglietti del bus. Poi ebbe un'idea. "Potremmo farci accompagnare da Alfred,papà! Con l'auto di zio Henry!" esclamò. Il padre annuì. :"Corro subito a casa di zia Margaret per andarglielo a chiedere!" disse Gwen avviandosi verso la porta,ma il padre le afferrò un polso. :"Nono. Tu resti a casa. È già tanto che sei uscita poco fa. Vado io,metto una camicia e dei calzari e vado subito" concluse in fretta il padre. Gwen annuì. Zia Margaret era la sorella di sua madre. Aveva un marito,zio Henry,che lavorava come dottore al Saint Robert. E tre figli: Mark,Bernard ed Alfred. Alfred aveva circa vent'anni. Era l'unico rimasto a casa. Perchè Mark e Bernard erano partiti con Edward ad Agosto,come volontari in Francia. Prima ancora della guerra. Tutti e tre erano stati mandati a Parigi. In seguito però,Edward era stato trasferito al campo militare di Lione,mentre Mark e Bernard erano rimasti a Parigi. Sua zia abitava qualche isolato più indietro della casa di Gwen,nella zona un po' più agiata. Il padre salì le scale. Dopo alcuni minuti riscese,diede un bacio sulla fronte alla figlia e uscì di casa. Lei si diede alle pulizie domenicali. Fece il bucato,lavò il pavimento di legno consumato e mangiato dalle termiti,lottò contro i topi per difendere la credenza riempita solo da due pagnotte di pane raffermo,una scatoletta di latta di crema in polvere per il porridge e due scatolette di fagioli avanzate dalle cucine dei Cattermole; scacciò le ragnatele dagli angoli più remoti della mosdesta e malridotta casa in cui viveva,tagliò i rovi dei cespugli selvaggi e trascurati del vialetto di casa e alla fine si gettò esausta sulla panca di legno imbottita di cuscini di lana nel soggiornino. Passò una mezz'oretta,quando sentì la madre dal piano di sopra chiamarla: "Gwen! Figlia! Ti sto chiamando,diamine!" allora salì le scale muffite e scricchiolanti e arrivò al piano superiore. Sul quale dirimpetto alla sua camera vi era quella dei genitori. Bussò a quella porta muffita e quando un "avanti" molto irritato si udì,aperse la porta ed entrò. Lo spostamento della porta fece alzare un polverone enorme e Gwen tossicchiò. Quando entrò,trovò la madre pallida,su un letto sconquassato ed inclinato a causa di un piede rotto. Era aggrovigliata nelle coperte sudicie e giallognole. La stanza era semibuia,con l'intonaco sgualcito e un baule ai piedi del letto scolorito e impolverato. C'era uno specchio ovale e lungo,dal lato del padre,con la parte in legno mangiata e il vetro frantumato. Di fianco si imponeva un massiccio comò in acero sudicio. La madre era lì,che la fissava con gli occhi sbarrati. Era bianca come la carta a causa del malessere,era sulla cinquantina. I capelli grigio topo sporchi e arruffati,gli occhi color ambra e le labbra fine,secche e di un colore rosato. Non aveva un volto molto rugoso,anzi,la pelle era ancora molto morbida e soda. :"Gwen! Quanto diavolo ci metti a venire ogni volta?! Stavo malissimo... Ho mal di stomaco e come se non bastasse devo pure pisciare!" gridò la madre. Gwen sospirò,poi disse:"Mamma,capisco il disagio,ma evita di usare toni del genere. Mi sembra di parlare con la sorella di Jack,Peggy." la madre sbroccò:"Uno! Leì appartiene ai Doul. Brutta razza quella! Dei maiali e loro? Sono praticamente identici! Due! Ai comportamenti miei tu non ci devi proprio pensare! Piuttosto lava questo cazzo di pavimento meglio e apri quella fottutissima finestra!" concluse indicando la finestra vicino il letto. Gwen chinò il capo e servizievolmente fece quanto detto. Era stanca di essere trattata come una sguattera. Aprì la finestra,e nella stanza circolò un po' d'aria pulita. Quando ci fu luce si notò ancor di più lo stato pietoso di quella stanza. "Forza aiutami! Devo pisciare!" gridò la madre. Gwen l'accompagnò in bagno e quando finì la ricondusse a letto. Era debole,ma la sua arguzia fastidiosa e irritante non le mancava. Dopo averla fatta coricare,decise di pulire un po' la stanza. Così,mentre spolverava,la madre prese parola. :"Tuo padre mi ha parlato di domani" disse con tono acido. Gwen annuì. :"Tu non ci vai. Punto. Non andrai a sostenere quella stupida prova finale! Tu rimarrai a casa a spazzare e lavare fin quanto non ti appiopperemo a qualche ragazzi con una buona paga da operaio" concluse convinta la madre. Gwen la squadrò irritata. A stento trattenne la rabbia che ribolliva dentro di lei. Riuscì a calmarsi abbastanza da poter ribattere con tono pacato:"Mamma,vedi,papà ormai si è reso conto che due salari sono sempre meglio di uno. E poi,vuoi guarire da questo maldistomaco,no?" la madre annuì. "Bene,se mi assumeranno potrò far venire a domicilio il dottore dell'ospedale -pagando un'altra visita con il mio stipendio - e risolveremo la situazione" concluse lei soddisfatta. "Ti ha scritto la tua madrina?" le chiese la madre. "Le ho inviato una lettera io,ieri. Dio che perdita tremenda!" esclamò Gwen. "Sai che potrei chiederle di offrirci una retta per il ricovero in una clinica per te? Non ci ho ancora pensato,però. Sicuramente se lo potrà permettere! È la Duchessa di York,santo iddio! Imparentata con tutte le famiglie nobili di Birmingham,Leeds,Manchester ed Oxford. Eh! La cara zia Elizabeth!" disse Gwen mestamente. La madre la guardò in cagnesco. Poi gridò:"Stupida ragazzina! Tu e quella scellerata della Parker-Bridlington state complottando per sbattermi in un ospizio eh? Ma io non verrò!! Se sarà necessario mi attaccherò all'anta del letto!!" e si ci attaccò con un braccio facendola traballare tutta. Gwen scoppiò a ridere. Ma in quel momento sentì dei passi su per le scale. Entrò nella stanza il padre. Indossava una giacca di tweed un po' smussata e dei calzoni marroni. :"Miss Marlon!" gridò,abbracciando la figlia. Le diede un bacio sulla fronte e poi gridò:"Le annuncio che domani andrà al Saint Robert General Hospital per la prova finale!" Gwen esultò dalla gioia e sorrise soddisfatta. Al padre piaceva sempre fare un po' di scenografia. Si sedette sul letto e baciò la moglie. Poi,dopo aver gettato la giacca in un angolo della stanza disse:"Ragazza mia,in casa di tua zia Margaret c'era anche il primario della Chirurgia,il Dottor Marriott. L'aveva invitato a pranzo tuo zio Henry. Insomma,ci ho parlato e ha detto che in pratica domano dovrai fare solo un piccolo esamino. Dovrai operare insieme a lui un ragazzo al ginocchio. Se sarai brava e andrà tutto bene convincerà il direttore ad assumerti. Per il passaggio c'è tuo cugino Alfred. Domani non lavora,perciò passerà a prendere te e Rosetta qui domattina presto" Gwen ringraziò il padre. La madre protestò ma il padre l'ammonì dicendo:"È l'unica possibilità che abbiamo per migliorare la nostra situazione. Non facciamocela scappare!" a queste parole la madre di Gwen si zittì. E la ragazza scese in cucina per preparare la cena. Era ormai quasi buio.
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