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Parte 3: Biblioteca

Lo seguii senza conoscere precisamente dove ci stavamo avviando e lui non aveva ancora preferito parola.

Entrammo nella grande struttura e iniziammo a camminare per i corridoi stretti e polverosi, formati da distinte stanze numerate, proprio come un hotel.

Dovevano esserci indubbiamente parecchie persone in quel luogo, per la necessità di avere così tante camere. La tinta dominante delle varie parti in cui passammo era il rosso, ma potei vedere anche alcuni in giallo o blu. Constatai che sulle mura c'erano dei simboli diversi, per l'esattezza tre, che dipendevano dal colore. Non capii il perché di quelle strane distinzioni, ma non cercai spiegazioni.

Finalmente arrivammo davanti una porta. Era più larga delle altre ed essa non aveva nessun numero ma bensì una targhetta oro con su annotato "βιβλιοθήκη". Non avevo mai studiato quella strana lingua ma riuscii a capire lo stesso cosa ci fosse scritto.

"Questa è la biblioteca" informò prima di aprirla, non mi sbagliavo. Non avevo la minima motivazione per chiarire come ero riuscita a comprendere quella scritta. Un'immensità di libri si presentò di fronte ai miei occhi, erano di ogni tonalità, genere e taglia. E in quell'istante mi chiesi se davvero qualcuno li leggesse o erano lì solo per occupare spazio.

"Qua potrai trovare tutti i volumi di cui hai bisogno, ora andiamo." Mentre pronunciava quelle parole non mi rivolse nemmeno un'occhiata. Non seppi descrivere se mi odiasse realmente o cercava solo di fare il tosto, di dimostrare qualcosa a qualcuno o addirittura a se stesso. Magari aveva passato una giornata no, oppure non gli andavo a genio.

Intanto che osservavo quella stanza, vidi un libro aperto su una scrivania "Cosa sono i naurhi?"Domandai senza sapere cosa significasse quel nome insolito. La copertina era un po' consumata e di colore verde mentre le pagine erano ingiallite, cosa che dimostrava che era stato letto e riletto molte volte. Era formato da diverse figure mostruose e nomi che non conoscevo.

Lui mi guardò sbalordito per dopo mettersi a ridere. Rideva di me, lo sapevo, e detestavo la gente che mi mancava di rispetto in tale modo. Credetti di non aver mai provato così tanta rabbia in un lasso di tempo tanto breve. Mi sentii ribollire il sangue nelle vene ed ero pronta a prenderlo a schiaffi pur di farlo smettere.

"Ehi bellezza, calmati" disse ironicamente continuando a sogghignare. Avrà capito il mio stato d'animo dall'espressione, oppure avrà usato qualche altro metodo strano...

"Ti ho fatto una domanda" Sbottai cercando di non sembrare così antipatica. Lui tornò serio scrutandomi da piedi a testa. Stupido ragazzino.

"Come credi di riuscire a controllare questo posto se non sei neanche in grado di rispondere a una domanda, Noah Wood?" E così in un secondo avevo detto tutto ciò che pensavo dall'inizio. Non avevo idea di come avrebbe potuto controbattere, ma sarebbe stato meglio per lui non farmi agitare ulteriormente.

"Va bene signorina Memory, cosa desidera apprendere?" Rispose, ero sicura che mi stesse ancora prendendo in giro, ma ignorai.

"Vorrei sapere cosa sono i naurhi, per piacere" Ricambiai con la stessa moneta, ma in questa circostanza non se la prese e anzi, incominciò a spiegare.

"In questa scuola le creature si dividono in tre gruppi in base al potere che hanno. Le Sidne sono le ragazze come te, che riescono a muovere gli oggetti solo con la forza della mente e come abbiamo potuto notare fino a poco fa sono molto suscettibili"

Subito dopo che pronunciò quella frase compresi e dovetti ammettere, con mio rammarico, che sì, aveva ragione. Ero una persona che odiava riconoscere di avere torto, ero molto orgogliosa, e non era affatto un pregio.

"Le Sidne sono per lo più femmine e se si allenano parecchio duramente possono arrivare a padroneggiare il loro potenziale a pieno e diventare anche molto forti, fin troppo."

"Mi stai lanciando una sfida signor Wood?" Lui era molto più alto di me, almeno di quindici centimetri, ma non mi metteva timore per questo.

"Tu, con tutta questa furia repressa, non riuscirai mai a controllarti" mi schernì lui.

"Non conosci le mie capacità né le mie origini." Ribattei io.

"Dimentichi le visioni, Walker." Allora era effettivamente stato lui. Per l'ennesima volta percepii la collera che si impossessava di me. Alzai lo sguardo su di lui ma prima di poter fare qualsiasi cosa notai i suoi occhi che mi lancinarono.

Fu proprio da quel momento che iniziò tutto. Se volevo andare avanti in quell'istituto dovevo perlomeno cercare di essere sua amica, e per quanto odiassi quella scelta, fu l'unica possibile.

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