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Capitolo 41

Madison pov's

Dopo che Erin mi chiamò, sconvolta, restai tutto il pomeriggio a casa con i miei nipotini che non vedevo da quasi tre settimane.

Adam era iperattivo, d'altronde era piccolo e anche Erin alla sua età era così, mi faceva vedere le pene dell'inferno come ancora oggi faceva; mentre Nicole dormiva come un angioletto.

Quando finalmente riuscii a far addormentare Adam, mi sedetti sul divano, sfatta, con il telecomando della tv in mano pronta a guardare qualche reality show prima di tornarmene a casa da Hank e magari fare le ore piccole. Con Hank o il sergente, chiamatelo un po' come vi pare, andava tutto a gonfie vele era come se non aspettavamo altro da tempo, perché, sostanzialmente, tutto iniziò quando Erin assistette a quella violenza.

Quando mio genero rincasò erano le dieci passate, Erin non era presente, e aveva una faccia triste con gli occhi arrossati e spenti.

<Madison grazie. Ora torna pure a casa da Voight che ne ha veramente bisogno> mi disse con voce impastata dal pianto.

Cosa voleva dire che ne aveva bisogno

Cosa era successo?

<Di niente Jay, ma sai dov'è Erin?> replicai avviandomi alla porta. Scosse la testa prima di sedersi sul divano rigirandosi il telefono fra le mani.

Dieci minuti dopo parcheggiai la mia auto sul vialetto di casa. Le luci erano accese ma non c'era nessun movimento, così, lentamente, schiavai la porta e in punta di piedi andai in salone.

Là trovai una scena dolcissima che mi fece salire le lacrime agli occhi: sul divano erano distesi abbracciati l'uno sopra l'altro Hank e mia figlia, così dolcemente li coprii con un plaid prima di coricarmi al piano di sopra pensando al rapporto che aveva instaurato Erin con Hank.






Jay pov's

Cosa cazzo significava che era morto?

Come poteva essere morto?

Non era Alvin. Si erano sbagliati. Per forza.

Quando i dottori ci lasciarono da soli, ci guardammo tutti quanti in modo smarrito; non potevamo crederci.

Qualcuno si mise seduto per terra con un tonfo, alcuni sulle sedie si sfregavano freneticamente i palmi delle mani, altri (come me) iniziarono a camminare avanti e indietro per la sala d'attesa non capendo realmente cosa stessimo facendo.

Erin se ne andò con Voight da qualche parte, ma non mi importava, sapevo che per lui Alvin era come un fratello e non c'è cosa più brutta di perdere un fratello.

<Ragazzi dobbiamo avvisare la famiglia> esordì Atwater balbettando

<No ragazzi, ci deve pensare il sergente> risposi io duro. Era vero, spettava a lui e a nessun altro.

Prima di rincasare girai totalmente a caso con l'auto per le strade di Chicago perché avevo bisogno di schiarire le idee.



Adam dormiva da un po', Nicole uguale e io, non riuscendo a dormire li presi entrambi per poi portarli nel mio letto poiché avevo bisogno di sentirli vicini.

<Buongiorno amore> un sussurro e due labbra, al sapore di vaniglia, sulle mie. Piano aprii un occhio e replicai:

<'Giorno amore mio> ricambio il bacio più appassionatamente <Che ore sono? E dove sei stata?>

<Sono quasi le undici e mi sono addormentata da Hank. Ma come mai questi due impiastri sono sul nostro letto?> rispose con occhi dolci tipici di una madre

<Eh...>






Spazio autrice

Ecco a voi il capitolo. Mi scuso vivamente perché ho pubblicato solo stasera, ma tra verifiche e impegni vari non ho un attimo di tempo libero.

Voi come state? Tutto bene?

La storia vi sta piacendo? Fatemelo sapere nei commenti.

Buona serata

~Vale~  

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