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Capitolo 31

Jay pov's

Per sbaglio mi scontrai con il tizio che mi aveva indicato Erin e notai che aveva una mitragliatrice, ma prima di fare questo avevo parlato con Dawson che disse di non arrestarlo subito.

Attraversai il corridoio del reparto per poi scendere nel pronto soccorso dove spervavo di trovare Will; fu così. Era appoggiato al bancone dove si trovavano i computer e tutte le cartelle dei vari paziente ed era intento a flirtare con Natalie, ridevano e scherzavano, infatti per un momento pensai di tornare su ma resistetti in quanto volevo sapere.

<Ciao Will, Natalie. Posso sapere il bilancio?> chiesi con un tono più piatto rispetto a prima.

<Saremmo passati tra poco per vedere la bambina e per informarvi, ma visto che ci sei...> iniziò Natalie <55 feriti, due dei quali in gravi condizioni, e 15 morti>

<Grazie ragazzi. Io torno su che abbi da fare> affermai tornando sui miei passi.

<Ah Jay! Congratulazioni!> fecero insieme e sapevo benissimo che sorridevano.

Rifeci i due piani di scale, l'ascensore preferivo non prenderla perché potevano avercene bisogno i dottori, con il cuore in gola poiché Ruzek mi aveva scritto che l'aveva presa in ostaggio ed era il momento di intervenire di sorpresa.

Successivamente all'arresto, mi avvolte un braccio intorno alla vita e mi baciò, ne avevo bisogno e percepivo la sua paura andarsene come era arrivata. <Ti amo> dissi per poi essere ricambiato.

La mattina seguente la dottoressa ci disse che nel giro di qualche ora o al massimo domani saremmo potuti uscire e potevamo tornare a Miami da Adam e dai nonni, però prima avevamo preso l'impegno di partecipare ai funerali delle vittime che si sarebbero tenuti nel pomeriggio. Almeno io se Erin non fosse stata dimessa in tempo, ma questo non accadde perché alle undici eravamo fuori. Avevamo un'ora.

Lasciammo Nicole da mia madre (Madison partecipava al funerale) e poi andammo a casa per indossare la divisa da cerimonia della polizia che non veniva usata quasi mai se non in occasioni del genere. Come d'accordo ci incontrammo alle dodici meno un quarto davanti alla chiesa più grande.

Le quindici bare erano già tutte posizionate all'interno con accanto i familiari più stretti e dietro tutti i conoscenti e la gente che voleva rendere omaggio; tra tutte queste risaltava quella bianca, la più piccola, quella di Carl. Affianco c'erano i genitori, i nonni e Alexis e Josh che stavano seduti immobili sulle proprie sedie. A questa vista mi si gelò il sangue perché non era giusto che un bambino morisse così, per colpa di un pazzo che poteva radere al suolo il reparto di neonatologia.

<Non voglio stare qui ad annoiarvi su quanto fosse bravo, simpatico eccetera eccetera mio figlio, ma una cosa è doverosa...> la madre di Carl prese un bel respiro asciugandosi le lacrime prima di continuare <Vorrei ringraziare a nome di tutti i presenti i medici degli ospedali che hanno preso ogni singola persona ferita per curarla e fare tutto il possibile per salvarla, i vigili del fuoco di ogni caserma intervenuta e la polizia di Chicago che ogni giorno aiuta gli abitanti di questa città dalle piccole alle grandi come l'attentato di due giorni fa.> Tutti i poliziotti presenti annuirono con la testa come segno di dovere <Un grazie va soprattutto al poliziotto che ha trovato mio figlio e senza aspettare nessun ordine lo ha portato in ospedale dove poi si è arreso alla morte...> un singhiozzo le spezzò la frase <Grazie detective Halstead. Ma devo ringraziare anche la detective Lindsay perché ha messo a repentaglio la sua vita per far arrestare l'attentatore e ai detective Dawson, Olinsky, Atwater, Ruzek e Voight che hanno collaborato a disarmarlo e portarlo in carcere.
Grazie a nome di tutta la gente qui presente.
Riposate in pace, anche tu figlio mio>

Sentivo gli occhi pizzicare, ma non ero l'unico che si tratteneva dal piangere. Tutte le forze dell'ordine tentavano di respingerle perché sopratutto oggi eravamo visti come dei supereroi.

Presi la mano di Erin e la strinse forte a me

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