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Capitolo 21

Jay pov's

<Erin! Erin!> gridò la Perrish quando Erin cadde a terra. Era spaventata, non sapeva che fare o meglio lo sapeva bene, ma per non so quale ragione non ci riusciva.

Io, che in quel momento stavo parlando con mio fratello, accorsi da lei e la presi a mo' di sposa per poi posarla sul lettino del pronto soccorso. Continuavo a stringerle la mano come se potesse andarsene da un momento all'altro, lasciandomi con la stessa paura di quando era stata ricoverata per l'incidente.

<Bimba ti sei svegliata...> sussurrai posandole un bacio sul labbro inferiore della bocca.

Aveva il volto triste e avevo paura che da un momento all'altro mi si spezzasse davanti.

Finita l'ecografia, Will sentenziò che la bambina stava bene come la sua mamma, ma che quest'ultima doveva restare in ufficio e pensare solo a riposarsi.

Ci guardammo con un sorriso complice perché era quello che avevamo deciso poco prima, fuori dalla stanza si trovano Alex, Ryan e il resto della squadra che facemmo entrare una volta uscito Will. Alex e Shelby corsero ad abbracciarla, mentre Ryan si limitò a dire scherzosamente di non provarci più a svenire in quel modo.

Il silenzio che si era creato, in auto fu spezzato dai suoi singhiozzi che non riuscivo a calmare nemmeno stringendola forte forte a me. Era dura questa volta, molto dura, la notizia l'aveva sconvolta più di quanto volesse dimostrare.

In ufficio Voight ci mandò a casa prima; voleva un gran bene a Erin e iniziava a volerne anche a me quindi se riteneva che dovevamo riposarci non ci pensava due volte ad ordinarci la fine del turno. Tutto questo accadeva soprattutto quando mia moglie aspettava un bambino.

Che bello dire mia moglie! Pensai. Nonostante fossimo sposato da un po' mi faceva ancora un effetto strano pronunciare quelle due parole.

<Bimba, che ne dici di andare a prendere Adam al nido? Poi andiamo a casa e giochiamo con lui o quello che vuole vuole fare, ci stai?> domandai per spezzare il silenzio che c'era in auto. Non mi piaceva perché adoravo sentirla parlare mentre mi guardava guidare.

<Sì, ci sto> gli angoli della bocca le si sollevano in un sorrisino

<Sbaglio o è un sorriso quello?> chiesi sorridendo con un tono sollevato.

<Può essere... Quando penso alla famiglia che stiamo creando mi viene da sorridere sempre>

Era vero, stavamo mettendo su una famiglia bellissima, con il dito le feci segno di baciarmi la guancia, non ci pensò due volte e ridemmo.

Al nido, quando Adam ci vide e corse in braccio alla mamma, mi si sciolse il cuore, sentivo gli occhi velarsi e offuscarsi, dovetti farmi forza per non scoppiare a piangere lì davanti a tutti quei bambini e alle maestre.

Da quando era nato, ero diventato più emotivo, più sensibile a quelle scene. Ora capivo come ci si era sentita lei quando Yates era entrato nel suo appartamento, quando ci stavano le sue nipotine.

Solo ora lo capivo.

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