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Capitolo 18

Erin pov's

Ci recammo sul luogo dell'omicidio, una zona fuori dal centro di Chicago, dove era solito andare chi voleva farsi di qualche droga.

L'uomo era riverso a terra con una ferita da arma da taglio alla gola. Sentii l'acido farsi strada nell'esofago, mi portai una mano alla bocca e mi allontanai di corsa dalla scena. Kim mi seguì e raccolse i miei capelli in una coda bassa per non farli sporcare.

<Stai bene?> domandò lei dopo qualche minuto

<Sì, ora sì.> affermai dopo aver bevuto un sorso d'acqua per ripulirmi la bocca <Mi sa tanto che da oggi è meglio che rimanga al distretto...>

<Mi sa anche a me, ma parlane prima con Jay. Sai mi ha detto che ci è rimasto un po' male per la storia di Owen... >

<Lo so, ma non potevo dirglielo. Era troppo pericoloso.> si limitò ad annuire e tornammo indietro.

Finiti i rilievi, Voight, ci mandò ad informare la famiglia di quanto successo e così ne approfittai per tirare fuori il discorso.

<Jay ho pensato che da oggi sarebbe meglio se rimango in centrale... Sai non posso rischiare di vomitare addosso al cadavere e magari cadere in qualche imboscata.>

<Okay, va bene> rispose con un sorriso.

<Che c'è?> chiesi incuriosita. Gli era rimasto quel sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

<Niente. È solo che sono felice che tu ne abbia parlato con me prima di decidere> mi baciò dolcemente la mano prima di parcheggiare.

La porta fu aperta da una governante sulla sessantina che ci fece accomodare nel salone mentre andava a chiamare la padrona.

Ogni volta che dovevamo andare ad avvisare una famiglia, lo stomaco mi si chiudeva e gli occhi diventavano leggermente lucidi.

<No! Non è possibile!> gridò in lacrime la donna.

Un ragazzo comparve sulla soglia della stanza e corse dalla madre per chiedere cosa fosse successo.

<Tesoro... Il papà è... È morto> ci fu un momento di silenzio che si ruppe con il pianto del ragazzino.

Ci pregarono di restare lì ancora un po' perché avevano bisogno di conforto e una volta in auto scoppiai a piangere.

<Amore che hai?> chiese Jay abbracciandomi

<Ti prego. Ti prego fai attenzione. Non voglio crescere due figli senza il loro padre. Non potrei farcela>

<Bimba, te lo prometto: starò attentissimo.> Mi lasciò inzuppargli la maglietta e quando mi calmai proseguì <Sei molto più carina quando non piangi>

Due dita entrarono dentro i miei jeans e scesero fino alla mia intimità. Risi di gusto perché sapevo quanto lo eccitavo

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