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Capitolo 42

Aveva ucciso per legittima difesa una donna all'età di appena tredici anni. Ora capivo perché non voleva far sapere del suo passato a nessuno e capivo anche perché non voleva far entrare nessuno nello studio. Aveva paura che qualcuno lo scoprisse e la giudicasse.
<No> dissi, ero convinto di quanto stavo per dire, io volevo continuare a stare con lei a costo di beccarmi altri migliaia di proiettili pur di proteggerla. <Rimango perché ti voglio con me e non me ne frega un cazzo del tuo passato. Perché il passato è passato> la baciai. Era un bacio dolce, rassicurante. Le asciugai quel bel viso da tutte quelle lacrime e la abbracciai ponendole il mento sopra la testa e la sua faccia sul mio petto. Era tutto perfetto se non fosse stato per il telefono di Erin che squillò. Era sua sorella Elena.
<Erin, senti, a me e a Ella ci serve un favore: potresti andare a prendere i bambini a scuola e farli dormire da te? Perché noi due abbiamo il turno di notte e i mariti non ci sono.> sentii
<Va bene, ma Kinsley e Noah?>
<Loro staranno da mamma>
<Ok> sospirò. Come diavolo avremmo fatto? Le camere sono tutte occupate e dove potevamo metterli? <Cazzo> aggiunse, scoppiai a ridere perché mi era venuto in mente proprio in quel momento che il divano poteva essere trasformato in un letto.
<C'è sempre il divano letto> rise pure lei. Era una risata che spezzava l'aria che si respirava dopo quella rivelazione.

Erano le 16:30 quando la campanella suonò. Erin conosceva i genitori dei compagni di classe dei nipoti, così aspettammo la loro uscita parlando del più e del meno. Notavo che i ragazzi presenti avevano messo l'occhio fisso sul corpo di Erin; sentivo che la gelosia si faceva sentire.
<Zia! Jay!> gridarono uno dopo l'altro i bambini, come potevo immaginare cercavano Makita.
<Ehi, calmi tutti.> dissi prendendo in braccio Caroline che tra i tre era la più piccolina <Prima di tutti avete compiti?>
<No> dissero fermamente
<Che ne dite di andare a fare un giro? Così portiamo a spasso anche Makita>
<Siiiiiii!!!!!!> gridarono tutti estasiati i bambini, corsero avanti e aspettavano impazienti che li raggiungessimo per accaparrarsi Makita.
<Certo che ci sai proprio fare con i bambini. Ti adorano> affermò facendo spuntare un sorriso. La fissai resistendo alla tentazione di baciarla.

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