Capitolo 29
Dopo che Jay mi chiamò, andai in bagno, mi cambiai e lasciai sul bancone della cucina un biglietto avvisandoli che sarei uscita. Pregai che, dopo la scenata di ieri, non toccassero niente, ma non ci speravo molto.
All'ospedale vidi Jay che aveva la mia stessa faccia. Eravamo entrambi stanchi morti. Sapevo bene cosa stava passando con quegli incubi, perché una volta me ne aveva raccontato uno da far raggelare anche il più famelico serial-killer. Quando vidi che si addormentò, uscii dalla stanza e rimasi a guardarlo finché non arrivò la madre di lui che disse:
<Sembra un angelo quando dorme, non è vero signorina Lindsay?>
<Già> replicai perdendomi nei ricordi delle notti passate insieme. Ci allontanammo dalla stanza per parlare quando i dottori Rhodes e Manning corsero nella sua stanza perché era andato in arresto cardiaco. Il volto della madre si raggelò e dovetti sorreggerla per evitare che cadesse a terra svenuta. Lo intubarono e dopo due cicli di massaggi cardiaci e di defibrillatore il cuore riprese a battere. Furono i due minuti più lunghi della mia vita.
Ci fecero entrare, ma prima fui fermata dai dottori che mi dissero:
<Ha avuto una crisi respiratoria, ma il problema è che non aveva sintomi. Pensiamo che qualcuno sia entrato e gli abbia iniettato un qualche farmaco. Hai visto qualcuno entrare?>
<Beh... Un infermiere> fecero bloccare le uscite dalla sicurezza, mentre io chiamavo l'Unità.
Lasciarono la stanza, mentre la madre era piegata su di lui ad accarezzargli il volto.
<Quando abbiamo saputo che era in sala operatoria in fin di vita, sia io che mio marito, sapevamo bene che si trovava lì perché stava proteggendo qualcuno> affermò <All'inizio non sapevamo chi fosse, ma poi quando si risvegliò e domandò agitato dove fossi, capimmo che eri te. A me e a mio marito ci dispiace averti disprezzato dal primo momento in cui ti abbiamo vista. Sei una persona fantastica e sei anche l'unica che lo fa stare a letto anche se vorrebbe alzarsi e tornare al lavoro. Lo hai cambiato in meglio.> Rimasi di stucco, non sapevo come rispondere così mi limitai ad appoggiarle una mano sulla spalla per farle forza. Rimasi lì dentro finché papà non mi telefonò. Corsi a casa e quando aprii la porta vidi Charlie che teneva in ostaggio Brianna e Amber.
<Chiarlie che ci fai qui?> domandai
<Ciao Erin> rispose <come stai? Ho saputo che tuo padre è tornato in città con la sua nuova famigliola. Ma che ne dici se provate quello che ho provato io per colpa vostra? Eh?!>
<Lasciale andare. Risolviamola tra noi, ci stai?> Teneva il dito sul grilletto e sapevo che avrebbe sparato da un momento all'altro, così mi buttai sopra di lui facendo cadere la pistola ad una distanza che permise alle altre due di scappare. Iniziammo una lotta. Mi diede un calcio al ginocchio, facendomi stramazzare a terra, ma mi ricomposi subito e riuscii ad estrarre la pistola e sparare un colpo alla spalla. Nel frattempo era arrivato anche Voight, insieme ad altri due poliziotti di pattuglia che lo portarono via, mentre Voight mi portò in ospedale.
Qui, Will mi visitò e stabilì che dovevo mettere un tutore al ginocchio perché avevo una distorsione del legamento collaterale mediale del ginocchio e sarei dovuta rimanere ferma per 2-4 settimane.
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