Tornammo di là. Finché Jay non uscì da quella dannata sala operatoria, io e i suoi genitori ci scambiammo occhiate fulminee che mostravano tutto il disprezzo reciproco. Dopo un'altra ora passata in agonia, finalmente le porte si aprirono e uscirono la Manning, il dottor Will Halstead, suo fratello, e l'altro dottore, Connor Rhodes seguiti dalla barella.
La sala d'attesa nel frattempo si era affollata di poliziotti e quando i tre medici si fermarono a parlare, calò il silenzio.
<L'intervento è riuscito. Il proiettile è stato estratto con successo e l'emorragia, come già detto in precedenza, è stata arrestata. Lo terremo attaccato al respiratore per aiutare il polmone e lo abbiamo trasferito in terapia intensiva.> avvisò Rhodes
<Possiamo vederlo?> domandò la sig.ra Halstead
<No mamma. Ancora no> replicò Will. Meggy e Kim mi strinsero le mani, mentre April la spalla. Dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non scoppiare a piangere dalla gioia. Voight richiamò tutti in una stanza e ci fece vedere il video di sorveglianza del portone d'ingresso del suo palazzo. All'inizio il suo volto non si vedeva, ma all'uscita rimasi pietrificata da chi era.
<Chiarlie?>sussurrai. Ma non era possibile, lui non doveva trovarsi lì, Voight gli aveva detto che se sarebbe tornato non gliela avrebbe fatta passare liscia. Eppure era lì. Aveva sparato a Jay. Aveva sparato all'uomo che amavo. Dovevamo trovarlo a tutti i costi. Era un uomo pericoloso, molto.