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Capitolo 12

Odiavo la settimana della commissione perché ogni sei mesi si mettevano lì ai computer e iniziavano a scrivere per filo e per segno ogni nostro movimento. In più potevo aggiungere il fatto che quando c'erano loro stavamo tutto il tempo al distretto perché non succedeva mai niente come invece accadeva fino al giorno prima. Mi sedetti alla alla scrivania, ma poco dopo dovetti andare in ospedale perché Burgess voleva vedermi. Quindi era salva! Si era svegliata! Ero al settimo cielo. Alzai lo sguardo su Halstead che sorrise e mi accompagnò in ospedale, lì, entrai nella sua stanza quando Ruzek uscì.
<Ehi Erin grazie...> respirò a fondo <grazie per averci salvato, da parte di tutti e due> sul mio volto doveva essere comparso un enorme punto interrogativo perché poi aggiunse <Sono incinta di sette settimane>
<Congratulazioni! E tu che volevi mollare...> ridemmo entrambe e l'abbracciai.
Dovemmo tornare presto al distretto perché era arrivato un caso nuovo, ma non troppo. <Secondo te di cosa si tratta?> domandai annoiata e felice allo stesso tempo mentre salivamo le scale.
<Magari di un cane che disturba...> si fermò di colpo e posò gli occhi sulla lavagna in fondo alla stanza. Lo seguii con lo sguardo e per poco non caddi a terra; sulla lavagna c'erano attaccate sei ragazze uccise a New York e Chicago, tra cui quella di Nadia, e quella del killer, Gregory Yates. <Cosa ha combinato?> chiesi, ma lo si capiva che ero da un'altra parte con la mente.
<È evaso di prigione ieri notte, stamattina hanno rinvenuto il cadavere di una ragazza dentro ad un cassonetto e ne ha rapita un'altra.> spiegò Dawson.
La Platt, salì poco dopo, dicendo che avevano consegnato un pacco per Lindsay, lo aprii è dentro c'era un biglietto con scritto:

"Rispondi quando chiama tua madre"

Feci come scritto sul biglietto e attivai la videochiamata. La seconda ragazza era ancora viva, ma quello che mi colpì di più era la fotografia di me, Nadia e Halstead appoggiata sul comodino di camera mia. <È nel mio appartamento> affermai, realizzando che ci stavano anche le mie nipotine con mamma. Una maschera di terrore prese possesso di me e non riuscivo a dissuaderla.
<Controllatela> avvisò Voight ai due signori di mezza età che facevano parte della commissione. Mi misi seduta alla mia scrivania, tirai fuori il telefono cercando di contattare mia madre, i peggiori pensieri si impossessarono di me. Se avesse abusato di Alexis o Caroline? Se le avesse rapite?...
Tentai di cercare informazioni su Yates, ma ero talmente agitata e nervosa che presto mi ritrovai senza accorgermene a fare avanti e indietro per tutta la stanza facendo impazzire quelli della commissione.
Ero girata a fissare la lavagna, imprecando che non mi accorsi che la squadra era tornata. Due voci che urlavano zia, zia mi riportarono alla realtà. Le abbracciai forte forte, tant'è che iniziai a piangere dalla gioia di averle qui con me, dopo averle mandate a prendere qualcosa giù alle macchinette Voight venne verso di me e mi avvolse in un abbraccio seguito da Halstead, Dawson, Olinsky, Mouse e Atwater. Andai in bagno per sciacquarmi il viso, qualcuno mi prese per un braccio facendomi voltare. Le sue labbra si posarono sulle mie in un bacio pieno di delicatezza e piacere.
<Jay...> dissi, ma le ripose di nuovo per farmi stare zitta. Lo adoravo quando faceva così.
<Senti, finché non lo prenderemo tu e le tue nipotine starete da me. Niente ma.> fece staccandosi
<Ma...> rise di gusto sul fatto che avevo appena detto la parola che non voleva sentire.
<Voight è d'accordo, perché ha detto che sono l'unica persona che ti fa ragionare in situazioni del genere> gli comparí un sorriso malizioso che durò finché non uscì dal bagno. Quando fu sulla porta aggiunse <Le bambine non erano in casa, quando ci hanno visto erano di sotto che stavano per aprire il portone>
<Grazie> gli risposi sollevata.

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