Il sentiero è tutto in salita, non ricordava bene che fosse così tortuoso salire fino in cima, l'ultima volta era stato qui con suo nonno.
Il ragazzo dai capelli castani testardo e caparbio non molla.
Il luogo intorno a se appare selvaggio, pietre vive solcano il terreno impedendogli di spostarsi con una certa tranquillità e allora non gli resta altro che scalare; deciso stringe forte la mano su quelle pietre vive e un passo alla volta sale fino a lassù; fin dove i falchi liberi bucano le nuvole.
Lungo il cammino non ha fatto altro che pensare al volo del falco è così che si dovrebbe vivere senza sentimenti e legami, come rapaci che graffiano i sentimenti per non provare dolore.
Cammina ancora un po' e raggiunge il promontorio della montagna, da lassù gli umani sono formiche, sarebbe bello poterle schiacciare tutte.
Lo stridere di un falco, cattura l'attenzione del ragazzo che
adesso è fermo sulla punta, un passo e potrebbe volare...per sempre.
Decide di fermarsi un istante, allarga le braccia, chiude gli occhi, il vento forte graffia la sua pelle, il corpo contrariamente si rilassa, non ha paura di quello che sta per fare, certo adesso il battito del suo cuore è irregolare...non ci crede, ma sta per farlo davvero e una lacrima nasce dall'angolo del suo occhio cristallina viene giù...
"Posso farcela" lui pensa...volare come un falco e nemmeno più il vento può separarlo dal suo volo.
<<Che stai facendo?>>, una voce dura, fa sussultare il ragazzo, che subito si volta a guardare quell'omone grande con una grossa barba bianca.
<<Sto venendo da te...>>, risponde con il cuore in mano.
<<Perché?>>
<<Perché qui nessuno mi capisce e tu non ci sei, te ne sei andato...perché nonno te ne sei andato?>>
<<Beh, perché era giunto il tempo!>>
<<Ma non ero preparato...>>
<<Nessuno è mai preparato...>>
<<Non ti ho detto nemmeno addio...>>
<<Tu non dirmelo ...>>
<<Mi manchi nonno...>>, e il ragazzo inizia a piangere immobile.
<<Ragazzo mio manchi anche a tuo nonno...>>, che allargando le braccia lo stringe forte a se.
<<Tu non ci sei più...>>, mugugna nel petto del nonno.
L'omone cerca dentro di se la forza giusta per respingere le lacrime che vengono su impetuose e nascono tutte da lì...da quel muscolo che gli umani chiamano cuore.
Ispira l'aria fredda e con una certa lucidità prova a dire la verità al suo adorato nipotino: <<Qui ti sbagli...sono con te la mattina quando prendi l'autobus per andare a scuola e non è vero che nessuno si vuole sedere accanto a te, in realtà tu non lo sai, ma non possono sedersi perché quel posto è occupato da me... Sono quello che ti tiene per mano quando attraversi la strada...e con te ascolto le partite di pallone...>>
<<Nonno, domani devo farmi la prima comunione e...>>
<<Sshh...>>, il nonno mette una mano sulle labbra del piccolino:<<...domani quando starai per prendere la comunione, tu guarda tra le candele, dal lato del crocifisso di legno, è li che mi metterò seduto, tu guarda...e mi vedrai...>>
<<Sicuro?>>
<<Si...amore mio!>>
<<Nonno ti voglio bene...>>
<<Lo so...ti voglio bene anch'io...>>
<<Non lasciarmi mai...>>
<<E chi ti lascia...>>
Il ragazzo stringe ancora più forte il suo caro nonno, aveva bisogno di un abbraccio così grande.
<<Ora devo andare, mi prometti che non penserai più a volare...>>
<<Si...si...>>, ammette tra i singhiozzi...
<<Dammi un bacetto...>>, e il ragazzo con le lacrime che gli bagnano le labbra rendendole salate da un bacio forte al nonno, gli stringe le sue braccia al collo e il nonno si riscalda in quell'abbraccio che durerà per sempre...
Si è vero ci sono abbracci dolci e umani, ma poi ci sono abbracci silenziosi, ma eterni.
Il ragazzo apre gli occhi, il falco è ancora là in volo, ma è sereno perché sa che tutto questo adesso parla del nonno.