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Cap. 83 - È difficile




Tom's pov

Non riesco a crederci! Ho fatto l'ultima cosa che mai avrei dovuto fare. Soprattutto, che mai avrei pensato di poter fare. Sono proprio un idiota.

Da quando mio fratello maggiore è morto per overdose, la mia vita è stata consacrata al raggiungimento di determinati obiettivi. Avevo undici anni quando è successo, ricordo ancora le urla  strazianti di mia madre e la quieta disperazione di mio padre, consapevole di non essere riuscito a salvare il suo primogenito dal suo male di vivere. Da allora, i miei genitori sono andati via via deperendo, sia psicologicamente che fisicamente.  Io sono stato lasciato a me stesso e solo il profondo amore che ho sempre nutrito per mio fratello e di conseguenza il folle rancore verso la scelta di vita fatta e che alla fine se l'è portato via, solo queste due cose mi hanno aiutato ad andare avanti.

Da allora io, piccolo ragazzino spensierato, ho lottato per mantenere in vita almeno i miei genitori ed ho lottato per eccellere a scuola e poter andare al college con una borsa di studio e poi all' Accademia di polizia. Volevo dare il mio contributo alla lotta contro la criminalità, ma soprattutto, alla droga.

Il mio zelo e le mie capacità, sono stati notati e mi è stato proposto di entrare alla D.E.A. Ovviamente, per me è stata la realizzazione di un sogno, saltati in un attimo, vari livelli di burocrazia e tempi di attesa. Ho compresso in un paio d'anni un percorso che sarebbe dovuto durare come minimo il doppio ed ora a venticinque anni, sono già alla mia seconda operazione sotto copertura.
Nonostante la giovane età, sono rispettato per la serietà e la totale abnegazione che dedico al lavoro. Un lavoro che a detta di tutti può divorarti l'anima, annullare la tua vita privata e portarti senza problemi ad un brutto esaurimento. Ma a me sembra il lavoro più bello del mondo. Per ogni partita di droga confiscata, per ogni gang fermata, immagino quanti ragazzini ho salvato da un destino che probabilmente li avrebbe visti nel migliore dei casi tossici delinquenti, nel peggiore morti giovanissimi all'angolo di una strada.
Come mio fratello, che a diciassette anni appena compiuti, ha chiuso per l'ultima volta gli occhi.

Un attimo, un ultimo errore.
Fine.

Ancora oggi, dopo tanti anni, tremo al ricordo e devo stringere gli occhi e serrare la mascella per non piangere, perché nonostante tutto ancora mi manca. Come mi sono mancati i miei genitori, che da affettuosi quali erano sono diventati apatici, una pallida ombra di loro stessi.
Ho dedicato tutta la mia fanciullezza e la mia adolescenza al raggiungimento del mio obiettivo e finora è andato tutto bene.

Non mi sono mai lasciato andare.
Tutto sotto controllo. Sempre.
Lo studio e la preparazione fisica sono stati la mia priorità. Sono stato uno studente modello e molto solitario, le feste, le ragazze, l'alcol, gli amici, me ne sono sempre tenuto alla larga. Avevo il terrore di affezionarmi o di farmi distrarre.
Non ho mai fatto uno sport di squadra, troppo coinvolgente a livello sociale. Mi sono dedicato alla boxe e al... nuoto.
Sorrido amaramente.
Proprio come il suo ex fidanzato. Mi copro gli occhi con le dita.
Complicazioni.
E non so come venirne fuori.
Non posso raccontarle la verità, ma non voglio mentirle, non posso averla nella mia vita, ma non voglio allontanarla.

Ho vissuto questi ultimi mesi, da quando l'ho vista per la prima volta, in uno stato d'ansia costante.
La ragione mi dice che sto giocando col fuoco ed io lo so che è sbagliato, del resto ci vuole poco, sto lavorando, sono sotto copertura, non ho mai avuto una relazione che sia durata più di qualche ora, sono uno stronzo, ho parecchi anni più di lei, non abbiamo nulla in comune. Sotto tutti i punti di vista è una cattiva idea. Purtroppo però, i miei sensi la pensano diversamente e stanno esprimendo il loro disaccordo sempre più frequentemente e in maniera sempre più evidente.

Sto perdendo colpi. E la cosa mi mette paura, non me lo posso permettere. Oltre la paura c'è la rabbia, perché mi sento sopraffatto e non mi è mai capitato di non sapere gestire una situazione.
Del resto, una situazione del genere non si è mai venuta a creare.

È stata una cosa così strana! L'ho vista arrivare con i suoi amici, il primo giorno di scuola ed ho pensato che fosse veramente una bella ragazza. Finita lì. Non mi entusiasmo facilmente perciò il mio è stato un semplice pensiero ozioso, dopo un minuto non ci pensavo già più.
Eppure è rimasta nella mia testa, come una scheggia fastidiosa in un pollice, ogni tanto ne avvertivo la presenza.
Una risata, un incontro casuale, una rissa, ci sono state varie situazioni in cui il nostro sguardo si è incrociato o semplicemente l'ho vista passare da lontano.
Ogni volta la scheggia si incastrava più in profondità e diventava sempre più fastidiosa.
Finché alla fine, ogni mattina la cercavo, aspettavo il suo arrivo e nel momento della consapevolezza di quanto stavo facendo, ho dato di matto.

Nel senso che mi sono sfogato su Derek.

Abbiamo avuto un'accesa discussione dove io gli ho intimato di lasciar perdere la bionda, che era un comportamento poco professionale, che ci sarebbero stati guai. Gliel'ho urlato contro per cercare di convincere anche me.
E così ho incrinato ancora di più un rapporto già precario. Io e Derek non siamo mai stati particolarmente affiatati, forse a causa di una certa rivalità latente in ambito lavorativo.
Devo dire però che lui non ha controbattuto più di tanto, forse ha intuito il motivo del mio attacco o forse, per una volta era d'accordo con me.

L'ho evitata più che ho potuto. Non l'ho degnata della minima considerazione. Eppure...

Anche lei è stata brava. Che l'interesse fosse reciproco è stato subito evidente. Nel momento in cui ci siamo conosciuti, al centro commerciale e abbiamo preso coscienza della reciproca esistenza in maniera ufficiale, è scattato qualcosa ma entrambi abbiamo evitato di approfondire e ci siamo girati alla larga, io per un motivo, lei per un altro e per un po' ha pure funzionato.
Lei faceva finta di non guardarmi, soprattutto se era con il fidanzato, io facevo finta di non guardarla sempre.
Inutile. Tutto inutile.
Soprattutto durante la Spirit Week. Era impossibile non notarla con i jeans, i texani e le trecce. Per non parlare della giornata hawaiana!
Entrambe con il bikini, un pareo colorato legato in vita, una collana di fiori al collo e i capelli sciolti.

È stato inevitabile finirle addosso e afferrarla per non farla cadere. Anche lei si è sorretta a me, mi ha guardato, uno sguardo consapevole, si è scusata ed ha proseguito senza voltarsi.
Bravissima.
Sono rimasto un attimo inebetito poi anche io me ne sono andato, ma aver appoggiato le mani sulla sua pelle nuda, aver inspirato non so quale profumo esotico, aver immerso lo sguardo nel suo e soprattutto averla stretta quella frazione di secondo a me, beh da quel momento, la scheggia è penetrata definitivamente nella mia testa.

Patetico.

Tanto più che poi ho rimproverato Derek di togliere gli occhi di dosso alla bionda.

Ridicolo.

Se lo viene a sapere mi uccide.
Ed io non so come procedere. Perché le ho chiesto di uscire stasera? Per dirle cosa? Che ancora per un po' devo fare il babysitter a degli studenti con tanti soldi ma poco cervello? Poco cervello e ancor meno scrupoli o morale? Che mi piacerebbe portarla nel mio mondo, ma che il mio mondo è arido, pericoloso e del tutto inadatto a lei?

Idiota.

E poi, il colpo finale al ballo. Avere Andrea fra le braccia e maledire il mondo per questo. Nessuno felice, gelosia e invidia ovunque mi girassi. Audrey malinconica in un angolo. Ed io che ho sbottato e non volendo ho detto più del dovuto, perché Andrea mi irrita da morire, da quando ho capito che piace a Derek.
Che disastro!

E poi Paul. È un ragazzo pericoloso ma purtroppo anche molto carismatico. Riesce a dosare cattiveria, immoralità, amicizia e simpatia in modo tale da tenere tutti attorno a sé e non far capire la sua vera natura. Ma noi lo abbiamo capito che non è a posto di testa e che ha tutte le intenzioni di diventare un ottimo candidato per la prigione. Solo che come spesso capita, nella sua follia è anche estremamente attento e non si fida di nessuno. Dopo un anno che siamo nel suo gruppo, ancora ci tratta come se fossimo appena arrivati e noi non possiamo chiedere più di tanto, solo ascoltare con la massima attenzione tutto quello che viene detto.
Adeguarsi al suo stile di vita è stato difficile ma necessario. Ci siamo dovuti creare la nomea di cattivi ragazzi, per fortuna un po' costruita ad arte, ma alcune cose le abbiamo dovute fare davvero e non è stato bello.
Ora è nel periodo droga e armi e devo dire che è molto brillante nel ruolo di piccolo trafficante.
E poi... Cristo! Quanti poi ci sono!

Sento un'auto arrivare e veloce scendo dalla mia. Il solo pensiero di stare chiuso in un abitacolo con lei... no, pessima idea.
Mi appoggio al cofano e cerco di tranquillizzarmi. Che io mi possa agitare perché sto per incontrare una ragazza è semplicemente ridicolo. Eppure è proprio quello che sta succedendo.

Mi piace un sacco. Oltre ad essere bella da morire, è simpatica senza essere esagerata, è intelligente, è leale, è molto matura per la sua età, non si veste come una che la deve regalare in giro ma è sexy nella sua semplicità. Non è sguaiata, non è una civetta, è posata senza essere noiosa.

È perfetta.
È letale, per me.
Ne è la riprova il fatto che sono qui, con lei.  



Audrey's pov

È appoggiato all'auto, con le mani in tasca e la testa china. Io sono agitata oltre ogni possibile previsione, mi tremano le gambe e mi batte forte il cuore, lui sembra rilassato e noncurante ma lo so che è un bluff. Il bacio di oggi è stato una prova sufficiente.

Ed ora siamo qui, in mezzo al nulla, non so bene a fare cosa, perché sono quasi certa che non avrò una spiegazione. Lotterò per averla ma non sono sicura di poter vincere questa battaglia.

Mi avvicino lentamente. Che dire? Che fare? È uno sconosciuto in definitiva e non so come comportarmi. Ci siamo solo baciati una volta, poco più che so come si chiama.
Quindi, preda del più profondo imbarazzo, mi fermo davanti a lui senza dire niente, relativamente vicina ma sufficientemente lontana da non essere invadente.
"Giuro che non mordo" dice sottovoce adocchiandomi.
La luce lunare rischiara quel tanto da vedere dove mettere i piedi.
Inarco un sopracciglio.
"In realtà, finora è esattamente quello che hai fatto" ribatto sorridendo.
Sento una breve risata librarsi leggera nell'aria e arrivare fino a me e ad un tratto mi sento felice.

L'ho fatto ridere, lui che è il più musone dei musoni.
Nell'oscurità percepisco un movimento e mi sento afferrare la mano, sobbalzo al contatto ma non posso fare a meno di stringere a mia volta, senza tuttavia muovermi.
"Sei troppo lontana" bisbiglia.
Chiudo gli occhi al suono della sua voce. È tanto che aspetto questo momento, non mi sembra vero di essere qui, al buio, con lui. Devo stare attenta o rischio di perdermi, non so cosa pensa, che intenzioni abbia, ma io non ho lasciato Peter per un capriccio. Ed io potrei benissimo essere questo per lui. Faccio un passo verso di lui, attratta mio malgrado, finché non gli sono proprio a fianco, le spalle che si sfiorano, la mano ancora prigioniera.
"Audrey, devi stare più attenta, sei stata troppo fiduciosa. Ti rendi conto che sono uno sconosciuto e ti ho portata in un luogo isolato? Potrei non avere buone intenzioni!"
Già, proprio quello che ho pensato, ma nonostante questo non riesco ad avere paura.
Mi guardo intorno, siamo vicini ad una vecchia cava abbandonata, abbastanza lontani dalla cittadina, intorno solo deserto.
"Mi vuoi fare del male?" chiedo pragmatica.
Ci mette un po' a rispondere e sento un brivido corrermi lungo la schiena.
"No, tranquilla. Ma potrei! E tu me lo hai reso estremamente facile. Promettimi che starai attenta le prossime volte!"
Rimango interdetta e per reazione cerco di tirare via la mano. Non mi lascia.
"Vuoi dire, le prossime volte che un ragazzo mi inviterà ad uscire?" chiedo.
La voce è più acuta del normale ma non mi aspettavo un'uscita del genere. Vuol dire che non ci vedremo più? Che mi ha portata qui solo per dirmi che fra noi non ci sarà mai nulla? Che dopotutto, quello che provo io non è quello che prova lui? Già sento il cuore precipitarmi tra i piedi.
Lo sento imprecare.
"Senti, è difficile! Io..." comincia frustrato.
No, non ci sto.

"Tom! Non voglio patetiche scuse, se non è possibile frequentarci, lasciami che torno a casa. Sono abbastanza cresciuta per accettare un no, credimi! Non farò scenate e non diventerò una stalker, perciò tranquillo e amici come prima!"

Ho fatto una bella tirata, cercando di non far trapelare il dispiacere per il suo atteggiamento, la voce ha tremato solo un attimo, posso essere soddisfatta. Non voglio rincorrerlo come ho fatto a dieci anni con Peter, sono convinta di questo. Vuol dire che non è destino. Me ne farò una ragione!

"Accidenti!"
Mi tira a sé, fra le sue braccia ma io non mi lascio incantare facilmente! Mi devo fare forza per non stringerlo forte a me e inspirare il suo odore, ma ho una mia dignità, non mi piacciono certi giochetti, così rimango rigida.
"Cosa?"
"Sei..." si ferma, lo sento indeciso, poi scuote la testa.
"Semplicemente non è il momento giusto per noi!" esclama arrabbiato.

Perfetto!
Mi stacco da lui. Che diavolo mi ha baciata a fare? Perché mi ha fatto venire qui? Perché questo teatrino?
Mi volto senza dire niente e mi dirigo all'auto, prima di scoppiare a piangere dalla rabbia, dal dolore, dalla frustrazione. Prima di scagliarmi su di lui e suonargliele di santa ragione, prima di dire cose che a questo punto è inutile dire, prima di rendermi ridicola.
"Audrey aspetta"
Non mi fermo, non lo ascolto. Tanto non serve a niente. Lui ha già deciso per entrambi, ma in questo momento non ho la forza necessaria per litigare, discutere, perorare la mia... la nostra causa.
"Audrey, c'è un motivo valido!"

Sorrido amaramente, senza voltarmi.
"C'è sempre un motivo valido! Finora sei rimasto fedele a questo motivo! Perché oggi hai cambiato idea e mi hai illusa? Perché farmi arrivare fin qui? Sei sadico? Ti diverte?"
E alla fine ho perso il controllo, quando già avevo la maniglia dell'auto in mano. C'ero quasi riuscita, ad uscire di scena con dignità, ma l'emozione ha preso il sopravvento.
Salgo svelta, voglio tornare a casa e domani in un modo o nell'altro voglio fumarmi quella cazzo di canna!
Mi blocca dal finestrino aperto ma non mi giro nemmeno a guardarlo.
"Ti prego aspetta"
Di nuovo mi viene da sorridere, ma non sono divertita.
"Tom, cosa vuoi? Voglio andarmene"
"Voglio te! Ti voglio come non ho mai voluto nulla in vita mia, credimi! Ci sono delle complicazioni ma non ho intenzione di perderti, devo solo capire come fare" ruggisce.
Non mi muovo, non lo guardo, sbatte le mani contro la portiera e sobbalzo, un attimo prima di ritrovarmi fuori, di nuovo fra le sue braccia, di nuovo che mi bacia.
Gli rifilo uno schiaffo e lo mordo, mi blocca le mani e approfondisce il bacio. Lo approfondisce molto, con un'intensità che mi fa tremare tutta. Non mi sono mai sentita così, come un uragano pronto ad esplodere.
Mi spinge contro l'auto, siamo appiccicati e non respiro, poi lentamente rallenta e a malincuore lo lascio fare. Ora ha le braccia appoggiate sul tettino, io sulla sua vita, incastrata fra lui e l'auto.
Siamo tornati al punto di partenza?
"Devi avere pazienza. Non voglio che nessuno sappia di noi, voglio godermi il nostro rapporto senza interferenze esterne. Soprattutto Paul! È un ragazzo strano, probabilmente cercherebbe di allontanarci. A scuola faremo finta di niente. È importante Audrey! Appena questa storia finisce, parleremo per bene. Ti devo spiegare tante cose, alcune forse non ti piaceranno. Potrai decidere allora cosa fare, quando avrai tutti gli elementi."
Mi incuriosisce ovvio, ma non mi interessa più di tanto. Piuttosto...
"E fino ad allora?" Chiedo.
Non sono mai stata molto paziente e vederlo tutti i giorni senza poterlo baciare, toccare o anche solo parlare e ridere con lui! Non ce la posso fare.

Mi bacia lentamente il collo, chinandosi su di me ed io sto per svenire. Mi viene spontaneo abbracciarlo ma lui si ritrae, poco ma si allontana.
"Ci incontreremo quando possiamo e dove non ci può vedere nessuno. Per fortuna che Apple Valley sta in mezzo al nulla. Non... non passeremo nessun limite, finché non saprai tutto."
Lo guardo. È serio. Mi piace questa sua correttezza ma dipende da quanto tempo dovremo aspettare!
"Cosa stai pensando? Hai un'espressione molto determinata!"
Ridacchio.
"Per ora mi sta bene, poi vedremo. Due cose. Il tuo numero e ovviamente lo dico ad Andy. Non trattabili!"
Sospira pesantemente e alza gli occhi al cielo.
"Sì, il numero ok, almeno possiamo mandarci messaggi, ma non memorizzarmi con il mio nome, inventa qualcosa, per quanto riguarda Andrea, sappi che mi disturba profondamente! E soprattutto devi essere sicura che non lo dica a nessuno! È importante."
"Ok, ok! Tranquillo"
"Sicura che non ti arrabbierai quando non ti saluterò, non ti guarderò, sarò il solito me? O quando farò cose che tu non avresti mai pensato che potessi fare!"
È serio. Dovrò avere molta pazienza.
"Vediamo come va Tom, non lo so. Tu piuttosto? Sicuro che non ti arrabbierai quando anche io non ti calcolerò e sarò con i miei amici a ridere e scherzare?"

È bene che il galletto abbassi subito la cresta. Penso che mi divertirò molto. Lo sento irrigidirsi.

Bene. Colpito e affondato.

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