Cap. 79 Papà
Sono seduta vicino a mio padre. Ho mandato via tutti, questa è una conversazione che deve avvenire solo fra noi due.
Lo osservo timidamente, è appoggiato allo schienale del divano con la testa reclinata all'indietro, le braccia abbandonate lungo i fianchi, gli occhi al soffitto.
Ancora, non ha detto una parola. Il mio logorroico padre è stato zittito irrimediabilmente.
Penso al nostro rapporto, così stretto, così viscerale, mi ha sempre incitata a superare le difficoltà senza che mi abbattessi, è stato affettuoso senza eccedere, non ha mai voluto che crescessi debole, che dovessi contare su mamma e papà per qualunque cosa.
Mi ha reso autonoma, seppure con la consapevolezza che i miei genitori ci sarebbero stati sempre.
Ora deve ricordarsi di questo.
Ma inevitabilmente le lacrime cominciano a scorrere. La sensazione predominante è quella di averlo deluso.
In un attimo vedo chiaramente la gran cazzata fatta.
Incinta a diciassette anni! Si può essere più stupidi? Dovrò rinunciare a tante cose ed esperienze, necessariamente, mentre altre, tipo il college, si sono in un attimo complicate all'ennesima potenza!
A parlarne con Connor sembrava così semplice!
Ho il viso bagnato, mentre sconsolata, mi appoggio pure io al divano.
"Andy..."
Mi afferra la mano, abbandonata vicino alla sua e la stringe. Il mio cuore sembra voler esplodere nel petto, ho così tanto bisogno di lui ora! Del suo perdono, del suo appoggio, di sentirgli dire che andrà tutto bene!
"Papà, mi dispiace!"
E in quel mi dispiace c'è tutto l'amore che provo per lui e per mia madre.
La gola mi fa male per quanto è contratta. Devo avere la loro benedizione, non sono in grado di vivere un rapporto conflittuale con loro. Sono stati da sempre i miei migliori amici, prima di Audrey, prima di Connor e dei suoi discutibili scherzi.
Con la coda dell'occhio vedo che si gira verso di me.
Le lacrime, continuano a scendere silenziosamente, è chiaro ormai che avevo inconsapevolmente accumulato una certa tensione, in questi giorni di incertezza. La presenza e l'amore di Connor mi hanno aiutato a non esternarla, ma è bastato questo episodio imprevisto ed essere rimasta sola con un padre scioccato a far cadere tutte le mie difese.
"Andy..." riprova e io tremo. Non sono pronta per un rifiuto! Mi tiro su di scatto e mi volto verso di lui.
"Papà ti prego! Lo so che sembriamo degli incoscienti ma ti assicuro che ci abbiamo pensato bene! Faremo di tutto per proseguire entrambi gli studi, non ci arrenderemo facilmente, però... però ho bisogno di voi per farlo, per riuscirci! Senza di voi non saprei che fare!"
Scoppio a piangere. Irrefrenabili, lacrime e singhiozzi mi percuotono come un temporale estivo.
Quasi non respiro e mio padre ancora non reagisce.
La disperazione si fa strada dentro di me. Non posso crederci. Mi rifiuta. Un dolore mai provato mi artiglia il petto ed io mi piego su me stessa.
"Andy, calmati"
Lo dice con voce stanca e la cosa mi innervosisce ancora di più. Vorrei afferrare qualcosa e scagliarlo contro il muro. Ansimo per riprendere fiato.
"Andy! Sciocca che non sei altro! Il fatto che quasi mi sia preso un infarto, non vuol dire che ti caccerò di casa o chissà cosa altro sei andata a pensare. Ma devi capire che è stato uno choc non indifferente. Lo capisci che vi siete appena complicati la vita inutilmente? Bastava aspettare la fine del college almeno! Poi ci sarebbe stato tutto il tempo."
La voce è calma, la sua mano mi carezza la schiena amorevolmente. Piano piano cerco di regolarizzare il respiro, mentre ancora sussulto.
"Siete due teste calde. Ma non puoi aver pensato seriamente che questa situazione potesse in qualche modo rovinare il nostro rapporto. Sei la mia bambina e sempre lo sarai. Tua madre... suppongo che avrà più o meno la mia reazione e poi ne sarà felicissima. Adesso calmati che non fa bene a te e nemmeno al bambino."
Lo abbraccio di slancio, circondandogli il collo e lui mi fa sedere di traverso sulle sue ginocchia, quasi fossi ancora una bambina, stringendomi forte come se avesse paura che potessi andarmene da un momento all'altro.
Sospiro felice.
Quanto basta poco per ritrovare la serenità. Sapere di avere i miei dalla mia parte è il più bel regalo che potessi ricevere.
"Papà, puoi allentare la presa! Non vado da nessuna parte per un bel pezzo!"
Sorride e mi stringe ancora.
In quel momento non potevo pensare e tantomeno sapere, che presto sarebbe successo il peggio.
In quel momento c'era solo amore.
Amore per mio padre, per mia madre, per Connor e per questo bambino.
Avevo il cuore gonfio di speranza e felicità, proiettata verso un futuro di gioia.
Avremmo costruito la nostra famiglia. Quella che a Connor, è venuta per tanti versi a mancare.
E saremmo riusciti a costruirci una vita e magari anche una carriera.
Siamo fortunati, niente ci potrà abbattere.
Che sciocche queste certezze basate sul nulla!
Ma in quel momento ero certa.
Ero felice ed innamorata.
*********
Mia madre spalanca la porta e si fionda dentro casa.
Ha lo sguardo preoccupato. A niente sono valse le rassicurazioni di papà, quando l'ha chiamata per chiederle di tornare a casa. Lui ha riso al telefono e l'ha presa in giro per questa sua ansia ingiustificata, ma lei non ha sentito ragioni. Ha guidato, per le poche miglia che separano l'ospedale da casa nostra, superando ogni limite di velocità ed ora è qui che mi guarda, aspettandosi di vedermi quanto meno in uno stato pietoso.
"Allora? Che è successo? Stai male?"
L'ansia le arrochisce la voce.
"Mamma! Tranquilla sto benissimo! La mano mi pizzica un po' ma niente di esagerato. Ti abbiamo chiamato per un'altra cosa."
Appoggia la borsa su una seggiola portandosi una mano al cuore.
"Ditemi immediatamente cosa sta succedendo o mi verrà un infarto!"
"E ma che palle, con questi infarti, oggi!" Sbotto accigliandomi.
"Perché? Qualcuno ha avuto un infarto?"
Il tono è di nuovo preoccupato.
Batto la mano sul divano in un chiaro invito a sedersi e lei continuando a fissarmi fra il perplesso e l'inquisitorio, esegue.
"Hai pianto! Qualcuno vuole decidersi a parlare?"
Si sta arrabbiando e io non riesco a trattenere una risata.
"Andy! Giuro che..."
"Sono incinta." Butto là tutto d'un fiato.
Non cambia espressione. Continua a guardarmi seria e un po' scocciata. Le gambe accavallate e le mani intrecciate sul ginocchio.
Mi fissa e io fisso lei. È un tantino inquietante in effetti, ma poi comincio a notare segni di cedimento.
Gli occhi si inumidiscono, la fronte si distende, le mani allentano la presa sul ginocchio.
E poi scoppia a piangere.
Oddio no! Non di nuovo! Non voglio dover perorare la mia causa ancora! Guardo sconsolata papà, ma poi mamma si alza e mi tira in piedi abbracciandomi stretta. Piange e mi lascia umidi baci sulla fronte, sui capelli, sugli occhi, sulle guance, finché io ridendo la allontano.
"Mamma! Sei impazzita?"
Mi lascia di botto e va ad abbracciare papà. Li osservo mentre si stringono e si baciano.
Amore, amore e ancora amore.
La vita è bella e io non vedo l'ora di cogliere e vivere al meglio tutte le situazioni che mi si presenteranno davanti.
Poi lo picchia sul braccio facendolo scoppiare a ridere.
"Sei un idiota! Questa smaltita me la paghi!"
"E dai tesoro! Ti ho ripetuto fino alla nausea che non era nulla di preoccupante!"
Alza una mano per zittirlo e si volta verso di me.
"Connor dov'è?"
Connor...
O cielo! È da più di un'ora che l'ho mandato via e ora sarà nevrotico!
Afferro il cellulare e sbianco. Chiamate e messaggi a non finire. Decisamente la pazienza non è il suo forte!
"Chiamalo, svelta! Sarà in fibrillazione, povero caro."
Sorrido. Mia madre non si smentisce.
"Ti ricordo che ha messo incinta nostra figlia... cara."
Il sorriso diventa una risatina davanti al tono polemico di papà.
Mando veloce un sms e dopo dieci secondi suonano alla porta.
Ci guardiamo sorpresi. Di sicuro è stato nascosto in giardino o nei paraggi per tutto questo tempo.
Tipico.
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