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Cap. 73 Paradise, Texas


Trovo mio zio seduto sul divano intento a leggere il giornale. Mi guarda da sotto in su, senza alzare la testa.

"Fra poco sarei venuto a cercarti."

Sbuffo e mi butto seduta al suo fianco, accoccolandomi addosso a lui. Sono triste e ho bisogno di affetto. Lui mi circonda subito con un braccio.

"Che è successo? Devo andare a picchiarlo?"
Lo ha detto in tono serio e io mi sento inevitabilmente una carogna.

"Ho baciato un altro ragazzo e lui lo sa."
Il mio tono è spento. Davvero non so cosa può passargli per la testa in questo momento, so solo che tremo all'idea di perderlo. Non dopo che finalmente si è accorto di me come ragazza da desiderare e non solo come ragazza... da tormentare.

Sento il torace sussultare dalle risate sotto la mia guancia. A me invece viene da piangere.

"Facciamo colazione e mi racconti tutto. A stomaco pieno si ragiona meglio."

In effetti, come risvegliato dal suo commento, il mio stomaco emette un brontolio ben distinto, che mi fa arrossire di imbarazzo.

"Che ti avevo detto? Ti conosco troppo bene, piccola."

Mi fa l'occhiolino mentre comincia a tirar fuori padelle, burro, farina, uova...

"Bravo zio! I tuoi pancakes sono proprio quello che mi ci vuole."

E così mentre insieme prepariamo la colazione, gli racconto tutto, a partire dall'estate in Florida dalla nonna, per finire con l'uscita in auto di questa mattina.

Zio Brian ride sempre più.
"Così non mi sei d'aiuto, zio! Smettila e dimmi qualcosa!"

"Siete dei mocciosi, prendete tutto troppo seriamente."
Rimango interdetta. Che significa?
"Cioè? Dovrei sfarfallare da un fiore all'altro senza problemi? Lo sai come le chiamano quelle che fanno così?"
"Quelle sveglie? Calma cucciola! Non ti ho detto di fare chissà cosa, ma sembra che esista solo Connor! Tanto rumore per un bacio che hai dato ad un tizio che ti viene dietro... tutta questa preoccupazione per quello che può fare o non fare Connor! Hai diciassette anni, mica ti ci vorrai sposare?" Sbotta sorridendo.

Ripenso alle parole di Connor e non rispondo. Tengo gli occhi bassi ma non ho fatto i conti con l'agente speciale Brian Mallory.

"Andy che succede? Ti sei dimenticata di dirmi qualcosa?" Mi chiede serio.
Se glielo dico non farà la spia con i miei. Si arrabbierà con me e Connor, ma tanto lui non è reperibile al momento quindi...
Alzo gli occhi titubante.
"Potrei essere incinta." Butto lì.
Sta fermo e continua a guardarmi in silenzio. La sua faccia è un susseguirsi di espressioni fino a raggiungere il furioso andante. Mi sembra quasi di vedergli uscire il fumo dalle narici.

"Zio, non devi dirlo a nessuno! E stai calmo!"

"Cazzo! Ma, ma... mi dici una cosa del genere e devo pure stare calmo? Io l'ammazzo a quel poppante! Uno che non è in grado nemmeno di fare marcia indietro in tempo! Che non sa come si usa un preservativo!" Sbraita gesticolando furioso.
"Abbassa la voce per carità! E poi non è andata proprio così. Le prime due volte sì, poi... lo abbiamo fatto apposta. Ci sposeremo e terremo il bambino!"

Si ferma di botto e mi fissa.
"Sei seria? Stai dicendo... no, non puoi essere così stupida!" Lo dice con calma e serio.

Scoppio a piangere. Degna conclusione di un inizio di giornata di merda! E non sono ancora le otto! E non ho fatto nemmeno colazione!
"Hai fatto il test?"
Scuoto la testa.
"È presto ancora."

Tiro su con il naso, dispiaciuta da quanto successo. Adoro mio zio e litigare con lui mi uccide. Oltre al fatto che non è mai successo finora.

"Da te non me lo sarei mai aspettato."
Le lacrime continuano a scendere copiose, sono parole che mi feriscono nel profondo.
"Zio, ci amiamo! È così strano?"
Mi si rivolta contro, spaventandomi.

"Certo che no! Ma da qui a farci un figlio! Cristo! Dove hai la testa? E poi... vi amate! E lui dov'è adesso? E hai diciassette anni, per la miseria!! Cosa ne puoi sapere dell'amore! Fai altre esperienze, gira il mondo, vivi!!"

Ha le vene del collo gonfie. Quasi che mi fa preoccupare! È in età da infarto? Spero di no, non ne sono sicura. Lo guardo atterrita. Lo avranno sentito pure i vicini, non oso pensare ai miei!

"Zio, per favore, calmati."
Sta facendo su e giù per la cucina come un leone in gabbia, sbatacchiando qua e là qualunque cosa gli capiti a tiro.
Audrey arriva trafelata, infilandosi una felpa sopra al pigiama.

"Che state facendo? Si sente un baccano!" Borbotta assonnata, sedendosi.

"Tu! Non sei più vergine da un pezzo, no? Non potevi darle un libretto di istruzioni? Magari con qualche disegno!"

Vedo Audrey guardarlo ad occhi e bocca spalancati, una mano sospesa in aria nell'atto di legarsi i capelli.
Mi lancia un'occhiata veloce ed io scrollo le spalle.
Tanto, peggio di così!

Suona il campanello e desolata mi avvio. Adesso, proprio non ci voleva!
Sulla porta, ancora serio e triste c'è Connor. Il mio cuore perde un colpo, mi molla definitivamente o entra a fare colazione?

Oddio, Brian!
Esco velocemente, lo devo rimandare a casa, anche se è l'ultima cosa che vorrei fare.
"Connor, è successo un guaio..."

Dietro di me la porta si spalanca e un Brian furioso mi sposta malamente di lato. Vedo Connor sorpreso prima e arrabbiato poi. Non gli piace che qualcuno mi tratti male.
Che dolce! Questo, mi risolleva un po' il morale.

"Ah... ecco qui il nostro toro!" Sbotta acido mio zio.
Alzo gli occhi al cielo.
"Zio, per favore! Evita..."
Vado vicino a Connor non sapendo cosa aspettarmi. Un abbraccio? Uno sguardo gelido? Il ben servito? Il perdono?

Lo guardo interrogativa.
"Beh? Che c'è? Hai detto che dovevo rifletterci con calma! Ho fatto la doccia, ho riflettuto e adesso facciamo colazione!"
Mi sorride, finalmente ed io rilascio il respiro di botto. Un sorriso mi fiorisce sulle labbra e gli salto addosso, allacciandogli le braccia al collo. Le sue, mi acchiappano al volo e mi ritrovo stretta a lui, con i piedi penzoloni.
Affondo il viso nel suo collo, mi riempio le narici del suo profumo, lo accarezzo sulle spalle e la schiena saggiando con i palmi la forza dei suoi muscoli. Mi imprimo bene in mente piccoli dettagli ormai a me familiari e necessari.
La forza con cui mi stringe, la sua guancia sul mio capo, la sensazione di protezione che mi dà.
L'amore che riesce a trasmettermi senza fare nulla, senza dire nulla.
Chiudo gli occhi, appoggio le labbra sulla sua pelle, subito sopra il bordo della t-shirt, mi nutro del brivido che lo percorre e sorrido.
"Quando voi piccioncini siete comodi... abbiamo una colazione che si fredda in tavola e una scottante conversazione da intavolare!"

Scoppio a ridere. Mio zio è davvero un soggetto particolare.
"Che gli prende?" Mi bisbiglia Connor all'orecchio.
Sfuggo il suo sguardo.
"Gli ho raccontato tutto ed è arrabbiato."
Mi guarda perplesso.
"Del fatto che potrei essere incinta."
Sgrana gli occhi e mi fissa.
"Mi vuoi morto?"
Sorrido e lo prendo per mano.
"Dai, abbiamo fatto i pancake in mille modi diversi e ho una fame!"

********

A tavola troviamo anche i miei, assonnati e felici che sbadigliano allegramente.
"Connor ciao! Che bello che sei venuto anche tu!"

Zio Brian emette un grugnito di disapprovazione, lo fissa minaccioso ma rimane zitto.
Per ringraziamento, corro ad abbracciarlo e gli stampo un bacio sulla guancia.
Borbotta qualcosa sui paraculi, ma saggiamente faccio finta di niente e torno da Connor che nemmeno a dirlo è contrariato e sfida Brian con lo sguardo.
"Andy, ma il tuo ragazzo ci tiene alla salute?" Chiede mio zio continuando a fissarlo.
Li guardo entrambi e sorrido, ormai vedo di nuovo tutto rosa, possono fare quello che vogliono.
"Rinfoderate le armi, ora si mangia!"

Mi butto sulla mia colazione, assaporando ogni boccone. Lo sciroppo d'acero mi gocciola sul mento ed io lo raccolgo con un dito che poi metto in bocca.
In ritardo mi accorgo che mi stanno guardando.
Zio Brian arrabbiato.
Connor eccitato.
E Audrey, che Dio la benedica, divertita.

È ora di distogliere da me l'attenzione.

"Zio, allora... da dove arrivi questa volta? Papà mi ha detto che sei dovuto volare in Texas..."
Mi guarda un attimo e poi si arrende.
"Sì, arrivo da Paradise. Sono andato per un vecchio caso, dovevo aiutare un amico e rivedere un'amica sana e salva... poi le cose sono precipitate e beh, è diventato tutto molto difficile!"
Come al solito, non ha detto nulla di comprensibile, ma quando la mamma gli chiede di Angel, drizzo le orecchie sorpresa.

"È Angel il vecchio caso?" Chiedo stupita.
"E tu che ne sai?" Chiede di rimando.
"Sei anni fa, quando eravate in salotto a parlarne, ero abbastanza grande da capire cosa stavate dicendo! Non ero né sorda né stupida!"
Gli adulti si guardano costernati.
"Bella, John... eravamo nascoste dietro al pianoforte e abbiamo sentito tutto, poi è bastato seguire il notiziario per qualche giorno per sapere il resto."
Audrey ha svelato il nostro segreto ma è passato tanto di quel tempo!

Vedo lo zio sospirare. All'epoca era molto coinvolto.
"Sì, è Angel il vecchio caso. Per fortuna è finita. Non benissimo ma è finita. La nota positiva è che si è sposata. Comunque non voglio parlarne."

Mi riprometto di spulciare nel web alla ricerca di qualche notizia.

"Adesso che farai?" Chiedo, mangiando una cucchiaiata di porridge, condito con miele, fragole e mandorle a lamelle. Buonissimo! In famiglia non piace a nessuno ma io l'adoro!

Lo sto osservando e anche se è impossibile mi sembra di vederlo arrossire. Si gratta la testa, davvero pare sia in imbarazzo.

"Penso di tornare lì. Ho ancora in sospeso qualcosa e poi chissà magari mi fermo, dopotutto è un bel posto per viverci."

Io, Audrey e i miei ci fermiamo in religioso silenzio. Cosa sta succedendo? Fermarsi a vivere lì?

"Ok zio, come si chiama?" Chiedo continuando a mangiare.
"Non fare l'impertinente, signorina!" Mi rimprovera.
"Ma dai, Brian! Ha ragione, non ci sarebbe nessun altro valido motivo per trasferirsi lì! È in mezzo al nulla, al confine con il Messico. Che andresti a fare? Il mandriano? Magari puoi valutare di portare via lei con te."

Mio padre è stupito quanto me, sappiamo bene che Brian adora New York, la sua vita notturna, il caos, le mille opportunità che una metropoli può offrire, ma soprattutto, adora il suo lavoro.
E dubito che a Paradise, Texas un distaccamento dell' FBI sia necessario.

"Comunque devo tornarci." Borbotta scontroso, ma se poco poco lo conosco, lo abbiamo turbato.

Suonano alla porta. Ci guardiamo un attimo perplessi poi mi avvio.
Peter entra come un fulmine senza degnarmi di un'occhiata. Alla faccia degli amici! Ma sorrido.

Quando arrivo in cucina, si sta già abbracciando con Brian. Lo adora. Anzi si adorano a vicenda.

"Sei una pessima amica! Ho dovuto notare la moto parcheggiata fuori, per sapere che era arrivato!" Sbuffa al mio indirizzo.
"Calmati, è arrivato ieri sera mentre stavamo uscendo per andare al ballo! Quando potevo avvertirti? Stamattina non ci ho pensato!"
Tento di giustificarmi.

"Connor, la distrai troppo!" Incalza ancora Peter con un braccio sulle spalle di mio zio.
"Fidati, non sono l'unico." Borbotta.

Intanto zio Brian continua a guardare da Peter a Audrey interrogativo, finché non coglie il mio cenno di diniego.

"Ragazzo! Che ne dici di levare le tende e andare a fare un giro, così mi aggiorni? Un uccellino mi ha detto della tua ultima medaglia. Te la danno o no questa benedetta borsa di studio?"

Continuano a chiacchierare mentre se ne vanno, sotto lo sguardo commosso di Audrey e divertito dei miei.
Peter ha trovato in Brian, il fratello maggiore che non ha mai avuto e Brian dal canto suo, si è dedicato a questo compito con notevole impegno, tanto che fra i due è nata una bellissima e stretta amicizia.

Mentre da fuori si sente distintamente il rombo del motore della moto, Audrey si mette a leggere le notizie sul cellulare, io e Connor continuiamo a mangiare e i miei evidentemente decidono che è arrivato il momento di organizzare la giornata.
"Allora ragazzi! Oggi chi invitiamo?"
Chiedono allegramente.

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