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Cap. 72 Perdono

È domenica. È l'alba.
Fuori tutto tace.
O meglio, quasi. Perché gli uccellini cinguettano senza sosta facendo un baccano infernale.

Ma io sono sveglissima. Praticamente non ho bevuto nulla al ballo che non fosse acqua, quindi non ho mal di testa, mi sento bene... almeno fisicamente.

Perché mentalmente sono in tumulto. Non riesco a non pensare a quello che ho fatto. Lo devo dire a Connor prima che lo venga a sapere per vie traverse. Quando sono uscita dal bagno c'erano diverse persone, basta aver atteso un attimo, aver visto uscire Derek dopo di me, fare uno più uno e il disastro è servito.
E poi non mi piace avere segreti o mentire. A lui soprattutto.

Peccato mi sia piaciuto così tanto il bacio con Derek. Ma questo è quanto.

Comunque non è Connor. Non mi ha sconvolta come fa lui, ogni volta. Non mi ha trascinato in alto in un vortice che non ti fa capire più nulla. Il cuore era in tumulto ma non come quando a baciarmi è Connor.

Però ci è andato vicino e questo mi disturba.

Bene, ha avuto il suo minuto con me. È arrivato il momento di chiudere definitivamente la questione fra noi. E devo cominciare con il dirlo a Connor.

Sono le sei di questa magnifica domenica mattina. Prendo il telefono e gli mando un sms.

Ti devo parlare. Ricordati che ti amo.

Continuo a guardare il lento muoversi dei teli di lino, dovuto alla leggera brezza che entra dalla finestra, persa nei miei pensieri. Quando mi arriva la risposta sobbalzo perché non me l'aspettavo. È prestissimo, perché è sveglio?

So già cosa devi dirmi. Fra poco sono lì, apri la finestra.

Mi tiro su di scatto ma mi blocco subito. Audrey si è mossa a fianco a me e non voglio svegliarla.

Ma c'è Audrey con me! E mio zio nella stanza a fianco!

Mi alzo, sono agitata. Lo sa! Che diamine! Sono passate solo poche ore! Chi glielo ha detto?

Allora vestiti che andiamo a fare un giro. Così il tuo cadavere lo posso nascondere meglio!

Che divertente...
Mi faccio una doccia veloce e indosso una tuta con sotto una t-shirt e comode scarpe da jogging. Raccolgo i capelli in una crocchia e sono pronta.

Osservo Audrey dormire serena, anche se abbiamo parlato tanto e ci siamo scervellate per cercare di dare un senso alle parole di Tom.
Non ci siamo riuscite e il nostro non è stato un sonno riposante, ma evidentemente per lei, con il trascorrere della notte, i pensieri sono stati soppiantati da un bel sogno.

Sento vibrare il telefono, è arrivato. Prendo un bel respiro e scendo. Mi aspetta una prova non indifferente che devo a tutti i costi superare.

Esco piano piano, ho lasciato un biglietto ai miei e mandato un sms ad Audrey, nel caso si svegliassero prima del nostro ritorno.
Apro la portiera dell'auto come se fosse la porta dell'inferno.

Non si gira a guardarmi, mantiene le dita serrate sul volante, un muscolo gli guizza sulla guancia.

Bene. Un inizio incoraggiante. Sento lo stomaco sottosopra. Mi rendo conto della portata delle mie azioni, solo ora.

"Allora? Ti sei fatta scopare pure da lui o cosa?"
Trattengo il respiro. Le sue parole hanno lo stesso effetto di una fucilata. Secche, implacabili, cattive. Dritte al cuore. Sono talmente scossa che non riesco ad aprire bocca.

"È questo che pensi?" Bisbiglio.
"Ora non fare la vittima, perché mi sembra che il cornuto qui sia io!"
È arrabbiato. Guida con una sola mano, l'altra a sostenere la testa, guardando fisso la strada. Ci stiamo dirigendo verso le colline.

"Ci siamo baciati, per qualche secondo e mi è piaciuto. Ma questo non cambia le cose, io amo te ed è te che sceglierei sempre. Provo qualcosa per Derek sì, non voglio mentire, ma non è forte come quello che provo per te. Spero mi vorrai credere." Concludo bisbigliando.

Ho un nodo in gola che mi rende difficile parlare e so che non accetterà facilmente le mie parole.
Infatti continua a guidare senza dire nulla finché non raggiungiamo un punto isolato, leggermente sopraelevato rispetto la cittadina dove si ferma sgommando, scende e sbatte violentemente la portiera. Le lacrime cominciano ad appannarmi la vista. Lo sento camminare ed imprecare, poi all'improvviso anche la mia portiera si spalanca e vengo trascinata fuori.

"Voglio sapere per filo e per segno cosa è successo e vedi di non mentire."
È sconvolto ed ha ragione. Gli racconto tutto, le cose dette, successe e le sensazioni provate.

"Che problemi hai? Eh? Non ti basto io? Devi avere tutti ai tuoi piedi?"
Io non volevo nessuno. È successo tutto così velocemente.
Mi sono scoperta innamorata di Connor ma anche attratta da Derek in maniera... neanche io so come classificare la mia attrazione per lui. È tutto così strano!
La mia inesperienza mi ha giocato un brutto tiro? Sono una zoccola in erba e ancora non lo so? Non voglio fare del male a Connor. Il bacio con Derek è stato inevitabile, è da inizio scuola che ci giriamo intorno, doveva succedere prima o poi.

Ciò non toglie che è stato un errore cedere. Per tutti.

Connor sta soffrendo ed io con lui, mai avrei voluto questo! Se fosse successo a lui, di baciare un'altra, reagirei fuggendo il più lontano possibile.

Il bacio ha avuto un significato per me. Non lo voglio negare.
Ma mi ha fatto capire anche, che chi amo davvero è Connor.
Ora lo deve capire pure lui.

"Chi te lo ha detto?"
Si gira verso di me come un serpente.
"L'ho capito da solo. Quando ti ho baciata in auto, avevi il suo odore addosso, puzzavi di sigaretta. Tu profumi sempre."
La voce è triste, lo sguardo spento.

"Cosa hai intenzione di fare?" Chiedo titubante.

Mi guarda e vedo la desolazione. Deve razionalizzare quanto successo, rendersi conto che non è stato nulla di così squallido da non poter essere perdonato. Ma capisco anche che ha bisogno di tempo per questo e pur con la morte nel cuore devo essere io a dargli la spinta nella giusta direzione.

È pur sempre Connor Walsh, quarterback e gran figo della scuola. Che si è dichiarato a me ed io l'ho in un qualche modo tradito.
Non posso pretendere che mi dia una pacca sulla spalla e torni tutto come prima.

Perciò a testa bassa dico l'ultima cosa che vorrei dire.
"Sei arrabbiato, deluso, sconvolto e lo capisco. Hai ragione. Non posso tornare indietro, non posso oppormi con più decisione..."

Mi afferra per le spalle e mi scuote.
"Ti ha costretta? Perché è la volta buona che lo ammazzo!" Urla come un pazzo.
"Connor no. È durato tutto pochissimo ed è chiaro che io abbia cercato di non farlo succedere e lui che abbia insistito ma questo non cambia il fatto che a me sia piaciuto... che mi piaccia lui. Te l'ho detto, non voglio nascondermi dietro ad un dito."

Mi sto scavando la fossa con le mie mani, ma deve aver chiara la situazione in modo da poter decidere cosa fare, consapevolmente.
"Comunque, volevo dirti che capisco se tu vorrai lasciarmi. Se ti serve del tempo per decidere sul da farsi. Io non correrò da lui, in ogni caso, perché voglio te, amo te e aspetterò il tempo necessario. Se poi non mi vorrai più..."
Di nuovo la gola mi si chiude, di nuovo mi esce un rantolo. Sto cercando disperatamente di non implorare il suo perdono.

"Se invece deciderai diversamente, dovrà essere senza recriminazioni, non voglio passare la vita a cospargermi il capo di cenere."
Mi guarda, non dice niente.

"Ho voglia di fare una passeggiata. Tu torna pure, vado a piedi, devo schiarirmi la testa, rilassarmi e suppongo che in questo momento vada bene pure a te di non avermi intorno."

E ne ho voglia davvero. Di stare sola.

"Non dire idiozie, sali."
"No. È meglio stare un po' separati. Vederti in questo stato non mi fa stare bene e tu hai bisogno di ragionare e capire cosa fare senza avermi fra i piedi."

"Cosa fare?? Strozzarti e buttarti in un fosso! Ecco cosa dovrei fare! Ma si da il caso che io sia innamorato di te! Ed è vero tutto quello che hai detto, sullo stare separati e cazzate varie, ma io non voglio! Perché io sto bene solo se ci sei tu tra i piedi! Maledetta! Sei sempre stata la mia kriptonite, dalle elementari! Maledetta! Maledetta!" Urla e mi mette anche un po' paura, grosso com'è.

Ma il cuore, che era sprofondato nella più cupa disperazione, sta di nuovo battendo come un forsennato e non posso fare a meno di sorridere.
"Sei una stronza! L'ho sempre detto che mi avresti fregato!" Continua urlandomi contro.

La luce neutra dell'alba intanto sta diventando sempre più calda e con essa pure la temperatura. Ho voglia di togliermi la felpa ma dopo finisce inevitabilmente in un solo modo e non mi sembra il caso.
Sospira, si passa una mano fra i capelli e apre la portiera.
"Sali per favore. Senza rompere i coglioni possibilmente." Ringhia.

Sbuffo. Sempre molto romantico. Ma è meglio non esasperarlo ulteriormente, così salgo in auto imbronciata.

"Solo perché sei una ragazza, altrimenti t'avrei già preso a schiaffi!"
Sbuffo ancora.
"Visti i precedenti non ho dubbi."
Da una botta sul volante e si gira di scatto verso di me.
"Cerca almeno di non provocarmi! Sono arrabbiato e non posso nemmeno portarti a casa per darti una bella lezione! I miei sono tornati!"

Ah! I signori Walsh... durante la settimana li ho incontrati una volta. Per fortuna stavamo facendo solo uno spuntino pomeridiano in cucina.

La governante e suo marito, i signori Suarez, mi hanno accolta come fossi il nuovo miracolo del millennio, stendendomi il tappeto rosso e parlando in uno spagnolo così veloce da non capire quasi nulla. La governante ci ha poi preparato una merenda degna di un re, non solo il solito panino ma anche pancakes dolci e salati, pane e marmellata, the freddo.

I suoi genitori ci hanno trovato così.

Intenti a mangiare, con il nostro solito appetito tutto quel ben di Dio e a ridere e scherzare con i signori Suarez.

Per un attimo, al loro ingresso si è fatto silenzio ma poi la governante e il marito li hanno accolti con la massima tranquillità mentre Connor è rimasto rigido e taciturno.

Alla fine mi sono alzata e presentata e ho visto la gioia e il dolore nello sguardo di sua madre. È un argomento che merita approfondimento.

Sono rimasti a dir poco allibiti e questo mi ha fatto piacere, perché non hanno mai conosciuto nessuna delle innumerevoli ragazze di Connor.

Li ho trovati diversi dall'immagine che mi ero creata in testa. Pensavo fossero molto più freddi e scostanti, invece sono cordiali e simpatici. Si vede che vorrebbero ricucire lo strappo con il figlio ma è evidente che non sanno da dove cominciare e Connor con la sua totale chiusura nei loro confronti non gli facilita di sicuro le cose.

Giustamente. Loro sono gli adulti, i genitori. Loro hanno sbagliato e loro devono trovare un rimedio.
Spero con tutto il cuore che ci riescano, so cosa significa avere una famiglia affettuosa e mi dispiace per la situazione in casa Walsh.

"Ti ricordi cosa abbiamo detto quando ci siamo messi insieme? Abbiamo parlato di fiducia, ti ho chiesto di non farmi soffrire! Te l'ho chiesto! E pensare che fra me e te sono io il cattivo, o almeno lo ero. Cos'è un modo perverso di punirmi per il passato?"

Torno bruscamente alla realtà. Sbatte di nuovo le mani sul volante. Ha ragione, ma gli errori si fanno. Lui ne sa qualcosa.

"Connor. Ti ho perdonato dieci anni di dispetti! Il bacio con Allyson e la squallida storiella con Moira! Tu sul serio non puoi perdonare un bacio? Con un ragazzo che a me piace, che mi ha aiutato e che, ribadisco, ho rifiutato. Gliel'ho detto che io amo te e che non potrà mai esserci nulla fra noi. Fra l'altro è d'accordo pure lui... ha solo ceduto ad un impulso momentaneo. È stato un errore. Errore che non si ripeterà."

Se non può perdonarmi... è giusto insistere per una pausa. Lo rivoglio al cento per cento.

"Penso veramente sia il caso di staccare per un po'. Riflettici sopra con calma poi... ci risentiamo."

La voce mi trema. Ho la morte nel cuore nel dire queste parole, ma devo. Non voglio stare con lui sapendo che non si fida. Lo capisco, ma fa male ugualmente. Non voglio che se ne vada via, vorrei abbracciarlo e cancellare quanto successo.

Quando si ferma davanti casa mia, con la chiara intenzione di non fermarsi mi si stringe il cuore.
In fondo, avevo sperato che proseguisse con il discorso di prima, che mi amasse così tanto da perdonarmi e che entrasse in casa con me a fare colazione insieme.

Dunque è così fragile il suo amore per me?

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