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Cap. 66 Occhi pesti e occhiali da sole


Mi sono preparata con lentezza e senza voglia.
Quasi quasi salto la scuola.

Ma poi mi ribello.
Ha detto di voler stare da solo. Avrà bisogno di tempo per riflettere sul da farsi. Voglio essere positiva, non pensare subito al peggio.

Però non gliela voglio dare vinta, ho pianto tutta la notte, girandomi di continuo, abbracciando il cuscino, mi sembra sufficiente.

È strano come mi sia già abituata ad averlo nel letto. Mi è mancato non poterlo stringere, il suo calore, il suo odore, la sua semplice presenza.

Non mi sono fatta vedere dai miei genitori. Quando sono tornati ero già a letto perciò ho borbottato un saluto e così me la sono cavata.
Probabilmente hanno capito che c'era qualcosa che non andava ed ecco perché questa mattina devo riuscire a sgattaiolare via veloce.

I miei occhi pesti racconterebbero tutta la storia.

È nel momento in cui sto uscendo dalla camera che mi ricordo di un piccolo dettaglio.
Oggi inizia la Spirit Week e se non ricordo male il tema di lunedì è Old West.

Mi guardo.
Calzoncini jeans, Converse, t-shirt.
Una vera pioniera.

Non mi interessa granché, ma non voglio ricevere più domande del necessario.
Corro in bagno e mi faccio due trecce al volo.
Infilo il gilet scamosciato sopra la t-shirt e calcio via le scarpe da ginnastica in favore dei miei stivali western, che adoro.

Ok, in così poco tempo, di meglio non posso fare.
Ed ora sono ufficialmente in ritardo, perciò non devo fingere per scappare via dai miei.
Saluto mentre spalanco la porta, con la segreta speranza di vederlo fuori, appoggiato all'auto, che mi aspetta impaziente.

Ma non c'è.

Evidentemente la notte non gli ha portato consiglio.
La gola mi si stringe e sento gli occhi pizzicare, ma inforco gli occhiali e vado.

Ieri sera non ho chiamato nessuno, nemmeno Audrey ma ora sento un bisogno impellente di parlarle.
Sono stata sola, a piangere e a rimuginare su quanto successo.

Probabilmente la stiamo facendo più grande di quello che è, non sta scritto da nessuna parte che devo rimanere incinta! A posteriori ci faremo una bella risata. Sempre che Connor decida di non suicidarsi seduta stante.

O decida che comunque non vale la pena, di rimanere con me, anche se finisse tutto bene.

Io ci ho pensato tanto, questa notte e sono arrivata alla conclusione che non ne devo fare un dramma.
È un bambino, non una malattia ed economicamente non mi manca nulla. Ho due genitori fantastici che dopo lo shock iniziale, saranno felicissimi di avere un nipote e due amici che saranno degli ottimi zii.

Chissà perché penso a lui come ad un maschio. O meglio ancora, chissà perché penso già che avrò un figlio!

Comunque, se voglio, non dovrò rinunciare a nulla, la grinta non mi manca.
Sarà solo più complicato e faticoso e difficile.

Il vero problema è che mi manca Connor. Da morire.

Spero con tutta me stessa che non decida di rovinare tutto, vorrei un padre per mio figlio.
Cristo! Sto già pensando a quando andrà all'università... e ancora ci devo andare io!

Non è che me la sto gufando paurosamente? Sto ragionando come se fosse cosa fatta!
Va a finire che sarò delusa se non sono incinta e non viceversa!

"Ehi! Ciao! Ti ho scritto e chiamato ieri sera, dov'eri finita?"
Audrey bella come una dea, mi affianca sul marciapiede. Anche lei non si è sprecata nel travestirsi, ma meglio di me sicuro. Se non altro i suoi jeans sono lunghi anche se aderenti come un guanto. Stessi stivali miei, camicia a quadri e uno Stetson che guardo con cupidigia.
Ah sì! Niente trecce, solo morbide onde sulle spalle.

"È successo un casino. Ieri mattina... ehm... noi non abbiamo usato il preservativo e quindi... beh, sono a rischio gravidanza, Connor ha sclerato e se ne è andato!"

Termino con la voce tremula. È più forte di me, non riesco a far finta di niente, a fare la dura, la superiore.

Mi dispiace che se ne sia andato, che non mi abbia nemmeno guardata in faccia, tranquillizzata.

"O mio Dio!!!" urla.

Mi abbraccia stretta e mi bacia una guancia, rischiando di far traboccare le lacrime che da quando mi sono alzata sto cercando di trattenere.
Poi inaspettatamente mi sfila gli occhiali e fa una smorfia.

"Tesoro... ok, questi non li devi togliere. Dirai che hai un po' di congiuntivite, non dovrebbero fare storie"
borbotta arrabbiata.
"Se prendo Connor, lo uccido! Per quello che ha combinato e per come si è comportato dopo!"

Sospiro.
"Audrey, stiamo parlando di un ragazzo, di Connor. Come avrebbe dovuto reagire? Diamogli un po' di tempo. Magari si sente in colpa, sarà spaventato"

Già. Proprio come me.

"Non è una giustificazione! Tutto giusto ma innanzitutto si è comportato da sprovveduto! Lui, il trombatore seriale, che si dimentica il preservativo! Non una volta soltanto, per di più! Ma si può sentire? È lui quello con esperienza, spettava a lui pensarci! E poi... prende e se ne va? Non esiste. Posso capire la preoccupazione, ma tu sei nella stessa barca!"

È proprio arrabbiata.

"Audrey, anche se non ho esperienza, so come devono essere fatte le cose e non ci ho pensato, ero presa dal momento e non ho detto niente... ormai è andata, incrociamo le dita e speriamo per il meglio!"

"Andy... lo sai che abbiamo il ciclo insieme... ed ora siamo in piena ovulazione"
Rimango interdetta.
Cazzo... non ci avevo pensato!
Oddio! Devo davvero cominciare a pensare ad un baby Walsh? Senza un Walsh senior?
Anche perché non possono esistere alternative. Non per me e la mia famiglia.

Fantastico! Dovrò rivedere giusto un po' il mio futuro. A partire da subito.
"Ok, niente panico. Se deve essere, sarà. Andrà tutto per il meglio. Ho i miei, ho te e Peter. Ne verremo fuori"
La voce però mi trema.

Ho momenti di lucidità, in cui sono terrorizzata e sconfortata dal comportamento di Connor, alternati a momenti di follia in cui penso alla mia vita con un bambino e quasi spero di essere incinta.

Follia pura.

Eppure sento l'adrenalina scorrermi nelle vene e darmi la carica, il cuore battere forte nel petto e la testa leggera, nemmeno avessi fumato della roba veramente buona.

Solo io potevo reagire così!

Poi però, nel volgere di un attimo, penso che probabilmente sarò sola, che Connor provvederà a lui economicamente ma non sarà mai un vero padre, che non sarà al mio fianco in questa avventura e allora di nuovo mi sento preda di una tristezza profonda.

Perché se sono così felice che possa accadere una cosa del genere è solo grazie al fatto che il padre è lui.
Perché di lui sono innamorata.

La gola al solito mi si chiude, tanto da non riuscire a deglutire.

Il nostro arrivo a scuola passa del tutto inosservato, sono tutti travestiti e in modi decisamente più originali e dettagliati, rispetto a noi.

"Non ti girare ma c'è Tom con gli occhi incollati sul tuo sedere! Porco! E idiota! Come il suo amico" concludo per buona misura.

Questo umore altalenante mi sta creando qualche problema. Mi sento come una nave senza sestante, in balìa del vento e delle correnti.

"Ehi ragazze! Siete uno schianto!"
Alex si avvicina lentamente squadrandoci dalla testa ai piedi. Mi imbarazzo per questa radiografia e stringo più forte la cinghia dello zaino.

Voglio Connor!
Stringo gli occhi stizzita. Mi fanno un male cane e sento un principio di emicrania.
Fantastico! Proprio quello che ci voleva!

"E Connor dov'è?" chiede.
Vorrei tanto saperlo. Davanti al mio silenzio si avvicina, guardandomi fisso.
"Perché stai con gli occhiali?" mi chiede serio.
Sbuffo. Che palle!
"Mi fanno male gli occhi. Sarà un po' di congiuntivite" borbotto innervosita. Sono proprio una pessima bugiarda.
"Saltiamo scuola? Parliamo?"
Spalanco gli occhi. Ma che gli salta in mente?
"No Alex, tranquillo. È solo un momento di riflessione"

Si dice così, no?
Mi mette un braccio sulle spalle e subito mi irrigidisco.
"Allora ci posso provare!" mi bisbiglia.
"Ma non avevamo stabilito di essere solo amici?" chiedo stupita da questa brusca inversione di marcia, afferrandogli la mano e cercando di toglierla.

"Sì ma Connor è appena arrivato e ci sta fissando serissimo. Vogliamo testare quanto a lungo intende riflettere?"
"Alex no! Non è una buona idea!"
All'improvviso ho solo voglia di tornare a casa.
Non voglio rischiare di essere ignorata. Non reggerei. Dio che imbarazzo!
Tutte le sue fans mi guardano come fossero tanti cecchini, pronte a far fuoco.

"Torno a casa, non sto bene" bisbiglio.
"Andrea! Raddrizza le spalle e andiamo! Ignoralo. Cazzo, si renderà presto conto dell'errore che sta facendo. Perché avete litigato?"
"Non ne voglio parlare"

Mi prende per mano e comincia a trascinarmi verso scuola. Con Audrey che lo affianca seria, cercando di non guardare verso Tom.
Derek se ne rimane defilato senza però perdere nemmeno un dettaglio di quanto sta succedendo.
Lo guardo di sottecchi e lui mi fa un cenno a cui però non rispondo. Ce l'ho con tutti.

Una mano mi cala sulla spalla afferrandomi e una scossa si propaga da quel punto verso tutte le mie terminazioni nervose.

Mi giro per affrontarlo. Non so bene cosa fare, ora che ce l'ho davanti, mi rendo conto che mi ha ferito profondamente e non ho voglia di discutere la questione qui.

"Andrea, ho bisogno di parlarti"
"Sul serio? Beh, ora non mi va, riprova più avanti" la voce mi è uscita rabbiosa nonostante lo volessi solo abbracciare.

Ma non posso essere sempre a disposizione, stando dietro ad ogni suo capriccio. Se mi vuole, dovrà lottare per avermi.
Soprattutto ora che abbiamo in ballo questa situazione.

Mi fissa per attimi interminabili. Sospiro e mi giro di nuovo verso Alex che lo guarda con un certo biasimo, poi guarda me con affetto e mi tira per la mano.

"Lasciala subito!" ruggisce.
Dall'alto del suo metro e novanta mi fulmina con gli occhi ma non cedo.
"Connor, niente scenate per favore! Parleremo, ovvio che parleremo. Adesso lasciami in pace"
Sono nervosissima, ma ho lasciato la mano di Alex.

"Perché stai con gli occhiali da sole?" mi chiede sospettoso.
"Perché c'è il sole, forse!"

Velocemente, per essere uno così grosso, me li sfila.
Il gonfiore deve essersi attenuato un po'. Me lo auguro, altrimenti non devo essere un bello spettacolo. Guardo in basso e sobbalzo quando una manona mi carezza la guancia.

"Mi dispiace tanto, non volevo farti piangere" sussurra solo per me.
Non lo voglio guardare, non voglio piangere di nuovo, non voglio cedere.

"Andrea, ti amo e se avremo un bambino io sarò felicissimo. Mi sono spaventato perché è stata colpa mia e rischio di perderti per questa cazzata che ho fatto. Spero riuscirai a perdonarmi e ad accettare la cosa, se fosse, perché io non riesco proprio per niente ad essere dispiaciuto! Sono contento! Inconsciamente lo devo aver fatto apposta"

Lo guardo a bocca aperta, le braccia inermi lungo i fianchi. Non ci credo. Entrambi abbiamo frainteso le reazioni dell'altro. E siamo saltati a conclusioni sbagliate.

"Amore non piangere. Basta, ti prego, parliamone" mi bisbiglia abbracciandomi.
Nemmeno mi sono accorta di stare piangendo. So solo che sono felice oltre ogni dire e che lo sto stritolando, per quanto mi è possibile, in un abbraccio frenetico.

Sono nell'unico posto in cui vorrei stare, fra le sue braccia e tutto andrà bene.

"Sei pazzo furioso" bisbiglio al suo torace.
"Sì, di te, se non te ne fossi accorta" mi risponde stringendomi.

"Che sta succedendo?"
"Galloway, non ti immischiare!" ringhia Connor di rimando.

Momento felice finito. Momento rissa in arrivo.

"Sta piangendo! Ha gli occhi gonfi! Che cazzo è successo?"
È nervoso, mi guarda preoccupato, però parla piano e se ne resta a debita distanza.

"Niente Derek. È tutto a posto, sul serio"
Gli sorrido, per convincerlo e vedo la postura farsi meno rigida.
Continua a guardarmi negli occhi, sembra volermi dire tante cose ma indietreggia, poi si volta e se ne va.

"Quanto mi fa incazzare! Ti guarda in un modo! Io lo spero con tutto il cuore che sei incinta, così ci sposiamo e tutti si metteranno l'anima in pace!"

Ha parlato senza pensarci. Lo capisco nel momento in cui si interrompe bruscamente ed evita di guardarmi. Io in compenso lo fisso allucinata.

"Connor..."
Si volta di scatto verso di me e mi afferra per le spalle.
"Senti Andy... lo so, sembro pazzo, ma pensaci! Non dire subito di no! Io..."
"Andiamo a casa tua? Ho voglia di stare con te. E potremo parlare con calma... ehi!"

Non mi ha fatto finire che mi sta già trascinando via da scuola. Mi giro a salutare Audrey e Alex che ci osservano sorridendo. Nel farlo incrocio lo sguardo di Derek.

Duro e fisso su di me.
Triste e arrabbiato.

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