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Cap. 60 Non è giornata




Il sole sempre più alto, comincia a farsi sentire, anche se siamo all'ombra. Chiudo un attimo gli occhi, lasciandomi accarezzare dalla brezza e baciare da un raggio di sole, che è riuscito ad attraversare il fogliame sopra di noi.

"È una storia triste. Sicuro di volerla ascoltare proprio ora?"

"Abbiamo dieci minuti buoni. Se non ti pesa raccontarla... sì, vorrei sapere. Non so se si è capito, ma io adoro i tuoi genitori!"

Sorrido. Tutti adorano i miei. Sono persone buone, gentili, altruiste.

"Mia madre è italiana, ha studiato medicina a Los Angeles, alla UCLA, grazie ad una borsa di studio ed è lì che ha conosciuto mio padre. Conoscersi ed innamorarsi è stato un attimo. Si sono sposati l'anno dopo, a vent'anni! Pazzi già allora. Hanno sempre desiderato una famiglia numerosa ma evidentemente non era destino. Mia madre aveva una malformazione uterina che la maggior parte delle volte non permette di portare a termine una gravidanza. Io... sono alla stregua di un miracolo, non tanto per essere nata, ma per essere nata sana. Purtroppo, dopo me, mia madre è stata operata d'urgenza e le è stato asportato l'utero, quindi... niente più bambini. Per loro è stato un duro colpo ed è per questo che si comportano così con voi. Hanno sempre sentito il bisogno di accogliere gente in casa e io in questo non li ho certo aiutati! Dopo il danno anche la beffa! Una figlia senza amici, anzi praticamente emarginata!"

Lo dico con leggerezza, non vuol essere un'accusa, solo una constatazione.

Mi guarda a testa bassa e braccia conserte. La sua espressione è terribilmente seria e tutto sommato, a ragion veduta.

Per un attimo sento di nuovo il sapore acido della rabbia, in bocca, ma poi faccio un bel respiro e ricordo a me stessa che la situazione è cambiata ed è inutile rimuginare sul passato.

Gli sorrido e allargo le braccia. Continuo con il mio racconto.

"Mio padre, se non lo avessi ancora capito, è un patito di sport! Non avendo a portata di mano un figlio maschio, mi ha costretto a provare di tutto, ma io, di nuovo, sono stata una delusione. Nessuno sport faceva per me... un po' il nuoto ma di certo non a livello agonistico. Perciò, pur di passare del tempo con lui, ho imparato le regole di quasi tutte le discipline e l'ho seguito a tutte le partite che lui voleva vedere, commentando sul gioco e i giocatori. Una vera esperta! Ma rimane una sua passione, non mia. E mi dispiace tanto per questo, anche se quello che ho fatto, l'ho fatto volentieri e a volte mi sono pure divertita"

La leggera brezza di prima non ha finito di giocare con me e mi solleva i capelli, portandomeli davanti al viso. Connor si piega verso di me e li raccoglie delicatamente in una mano.

Lo guardo sorridendo. Non è la prima volta che lo fa e a me piace molto questo gesto. Perché è senza secondo fine, lo trovo dolce e intimo.

"Mi dispiace molto. Per tua madre soprattutto. È una gran donna"

Sì, ha ragione. Non ha mai lesinato amore. Ne ha così tanto da dare. È come un'onda anomala che ti investe e avvolge. Chissà se riuscirò mai ad amare così intensamente come fa lei.

Mi alzo sulle punte dei piedi per baciarlo e lui di certo non si fa pregare.

"Ok! Basta chiacchiere, dobbiamo entrare" bisbiglio sulle sue labbra.

Non ha mai parlato della sua famiglia, ma non chiedo. Ci sarà tempo per esplorare i nostri mondi.

Un ultimo bacio, mentre ancora mi stringe e finalmente siamo pronti ad andare.

Caleb ci affianca, affibbiando a Connor un sonoro scappellotto, mentre ci stiamo avviando mano nella mano e sarà che stiamo ridendo alle sue battute, che nemmeno mi rendo conto di quello che stiamo facendo.

Camminare mano nella mano!
Come due romantici fidanzatini!
Io e Connor!

Quando lo realizzo, mi si blocca il respiro, inciampo e mi rendo conto di essere già nel grande atrio di scuola. Connor mi lancia un'occhiata perplessa, mentre rallenta, ma io scrollo le spalle.

E' in questo momento, che mi rendo conto di avere gli occhi della bella ragazza mora, di qualche giorno fa, puntati su di me.

Rabbrividisco. Occhi azzurri gelidi.
Gelidi e arrabbiati.

Wow! Non bastava Allyson, e a quanto pare il coach, adesso pure lei ci si mette a trafiggermi con lo sguardo!

Do uno strattone a Connor per farlo fermare, poco più che mi sente, ma per una volta sono stata io a farlo e ho provato anche una certa soddisfazione.

Si volta a guardarmi sorridendo ed io mi sento mancare il fiato per quanto sono gelosa!

"Connor, ti prego dimmi che hai chiuso con le altre, definitivamente. Non riuscirei a sopportare niente di diverso" dico affannata.

Lo fisso con il cuore in gola mentre lui, che stupido non è, si guarda attorno accigliato.

Fissa la ragazza mora per un secondo, poi riparte indifferente.

Mi sento morire. Non so come interpretare il suo comportamento, so solo che un groppo in gola non mi fa respirare e il cuore mi è sprofondato sotto i piedi.

Ora mi giudicherà la classica sfigata, insicura e assillante e magari sta già cambiando idea su di noi...

"Andrea, basta!"
Lo guardo senza proferire parola, mentre gli occhi mi si fanno lucidi.

"Tu nemmeno ti rendi conto, quanto rumore fanno i tuoi pensieri! E sei così trasparente, ti si legge in faccia ogni emozione, anche se cerchi di nasconderlo. Tutto quello che ti passa per la testa, ti passa negli occhi. Basta. Non hai nulla da temere, sto con te come mai con nessuna prima d'ora. Sono semplicemente gelose ed arrabbiate perché hanno sempre cercato di ottenere con fatica quello che ora hai tu e che nemmeno volevi. Loro non ci sono mai riuscite mentre tu mi hai rifiutato spesso e volentieri, sono io in definitiva che ho insistito con te! Capisci che smacco?"

Siamo fermi in mezzo al corridoio, ci guardiamo negli occhi, finché un Josh Carter alquanto alterato ci passa vicino, dando una spallata a Connor che si volta di scatto, pronto a reagire.

"Connor lascia perdere. Hai appena detto tante belle parole, seguile"

Mi allungo per baciarlo e lui mi stringe forte come sua abitudine.

"Grazie. Avevo bisogno che tu mi dicessi qualcosa del genere" bisbiglio.

"Quando vuoi. E ora andiamo prima che mi incazzi sul serio con qualcuno"

Rido e anche lui sorride. Mi afferra di nuovo la mano e via di corsa, con me che gli arranco dietro.

Mamma mia, quanta energia ha! E quanto stress, già di prima mattina. Sono già stanca e non sono nemmeno le otto.

*********

Mi ha accompagnato fin sulla porta dell'aula e prima di andarsene mi ha di nuovo baciata.

Sospiro felice, prima di rendermi conto di avere appena fatto l'ennesima figura di merda.
Sono tutti seduti e rivolti verso di me, la ritardataria e hanno tutti un sorrisetto ironico in faccia.

Nell'ultima fila noto Tom. Che diavolo ci fa al corso di matematica? Che non ha mai seguito? Audrey?

La nuova professoressa di matematica è giovane e carina e mi fissa seria, facendomi cenno di entrare.
Mi siedo alla velocità della luce vicino ad Audrey che tenta di reprimere una risata.

Ma che ho fatto di male?

********

Alex sta ridendo come un matto al racconto di Audrey.
Siamo in mensa, seduti al tavolo, aspettando che la comitiva si ricompatti.

"Questa mattina è stata intensa. Ho notato lo sguardo assassino che ti ha lanciato la tipa della festa e poi questo!"

Dunque ha assistito pure lui. Non me ne sono accorta.

"Sì, stavo giusto pensando che la lista di quelle che possono avermi spinta e fatta cadere, si sia magicamente allungata di un metro! Non avevo considerato tutte quelle che gli sono passate fra le mani ultimamente!"

Nè Alex nè Audrey mi rispondono ed io li guardo perplessa.

"Di cosa stai parlando?"

Accidenti!

Mi volto verso Connor, che con un vassoio in mano mi fissa truce, in attesa di una mia risposta.

No. Oggi non è proprio giornata.

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