Cap. 6 Sfide
Lo guardo sorridendo.
«Bello, arrogante, ricco. Con la convinzione di poter avere tutto con uno schiocco di dita. Non voglio offenderti dicendo probabilmente stupido ma...»
«Ma lo pensi»
Arrossisco e lui ride.
«Ti perdono solo perché sei arrossita ed è un bellissimo spettacolo»
Mi viene da vomitare. Ma con chi pensa di parlare? Lo fulmino con gli occhi e sto per ribattere quando qualcuno si schiarisce la gola.
Con un sobbalzo torno a guardare avanti e inorridisco. Il professore ci fissa severo anche se mi sembra di notare un luccichio di divertimento nei suoi occhi, ma soprattutto la classe è in totale silenzio segno che il nostro battibecco è stato ascoltato da tutti.
Oddio! Ho parlato ad alta voce? Ho bisbigliato? Presa dal discorso non ci ho fatto caso. Forse, dopotutto non mi ha sentito nessuno.
«Se abbiamo finito con le sviolinate, non che voglia interrompervi...» la voce trasuda sarcasmo.
Perfetto! Di male in peggio! Un inizio col botto!
«Scusi professore, può biasimarmi?»
Mi rendo conto di essere circondata da idioti. Mr. Dalton sfodera un sorriso affascinante e il professore scuote la testa sorridendo senza dire nulla. Io tengo la testa bassa per la vergogna e non apro più bocca. Ho già fatto abbastanza danni.
Dalle retrovie si sente un "che idiota" borbottato. Connor? Da che pulpito...
«Buongiorno, sono il professor Stone, il nuovo docente di storia»
È giovane, non arriva a trent'anni ed è un bel tipo.
Si sente qualche sospiro e qualche risatina. Che oche.
Continuo a tenere gli occhi bassi imbarazzata per la figuraccia e mi concentro sulla lezione.
Spiega molto bene e tiene un atteggiamento informale che mette tutti a proprio agio. Mi rivolge spesso delle domande a cui per fortuna so sempre rispondere.
Mio malgrado devo riconoscere che Mr. Dalton dall'Inghilterra non è della stessa pasta degli altri. È intelligente, interviene di frequente e sempre in modo pacato senza arroganza.
Ciò non toglie che comunque io me ne voglia liberare al più presto.
Perciò appena finisce la lezione mi alzo alla velocità della luce pronta a scattare alla porta.
«Signorina Mallory!»
Mi blocco che sono già sulla soglia. Accidenti! Torno lentamente indietro, il mio piano di fuga ormai sfumato.
«Mi aspetto molto da lei. Ha una mente brillante e... anche una lingua tagliente a quanto pare»
Lo ha detto con tono divertito.
L'inglese e Connor stanno nei paraggi con le orecchie tese. Impiccioni.
Riesco solo a fare un cenno con la testa prima di filare via. Allora avevo visto giusto, ha sentito tutto.
Corro all'armadietto felice di non avere nessuno intorno.
«Andy ma dov'eri finita?»
Audrey evidentemente mi stava aspettando.
«Mi ha fermata Stone, di storia» annaspo mentre cerco di non far cadere di nuovo i libri in terra. Maledetta goffaggine.
«Hai Stone!!! Mi hanno detto che è meraviglioso!» sospira.
«Sì sì è carino. E poi spiega bene»
Mi guarda come se fossi matta, poi scuote la testa.
«Solo a te può interessare come spiega»
«Di chi parlate?»
Peter è arrivato di corsa come al solito e si è appiccicato ad Audrey. A volte ho paura che mi si possa cariare un dente per quanto sono dolci! E pensare che si conoscono dalle elementari.
Una mano mi si poggia sul fianco e mi irrigidisco. Mi volto di scatto e vedo l'inglese.
«Mi spieghi che problemi hai? Hai sentito o no quello che ti ho detto?»
«Sei proprio una bella sfida! E dai su, basta essere così acida! Sei la prima persona che ho conosciuto, mi devi aiutare ad ambientarmi a scuola... sono nuovo»
Non so cosa dire. Ha fatto pure gli occhi da cucciolo!
Da una parte odio essere manipolata. Dall'altra, quando mi si avvicina mi sento sulle spine. Ho diciassette anni e pochissima esperienza. L'unico ragazzo che ho avuto è stato questa estate, ma Luke non è come questi qui. Lui è stato dolce e rispettoso, a volte sono stata tentata di andare oltre, ma quando mi sono voluta fermare, lui non ha mai insistito. Di questo lo ringrazio... anche se a volte ho provato delusione. L'importante è la coerenza!
Arrossisco al pensiero. Ho caldo.
«Sei arrossita. Perché?»
«Non sono affari tuoi»
«Dobbiamo lavorare su questa tua acidità»
Spalanco la bocca di nuovo. Ma tu senti... Peter ci guarda perplesso. Scruta Alexander con curiosità.
«Mi sono perso qualcosa?»
«Assolutamente nulla! Possiamo andare» chiudo in fretta l'armadietto e mi volto per andare ma l'inglese la pensa diversamente e allunga una mano. Ha proprio la fissa di presentarsi!
«Ciao, sono Alexander Dalton un amico di Andy»
«Ma che amico e amico. Ci siamo appena conosciuti e ha già deciso di darmi il tormento! Come se non bastasse Connor. E poi, chi ti ha dato il permesso di prenderti tutta questa confidenza?»
Vedo Peter che si irrigidisce e Alexander che alza le mani.
«Non voglio tormentarla. Solo conoscerla. Ma lei è un tantino... diffidente e testarda»
I miei amici mi guardano severi.
Con le mani sui fianchi sbotto.
«Ma voi da che parte state? Se dico che mi sta infastidendo dovete credermi!»
«Chi è che ti da fastidio?»
Ci metto un attimo a capire che chi ha parlato ce l'ha con me e quando mi rendo conto chi è stato a parlare, mi infurio ancora più.
«Che diavolo vuoi Connor? Hai perso la strada per caso? Oppure nessuno mi può infastidire oltre a te? Pensi di avere l'esclusiva? Cos'è sei geloso?»
«Mallory stai parlando troppo» la sua voce è bassa e calma.
Sì. E' quello che continuo a ripetermi anche io, ma è evidente che non riesco a contenermi oggi.
«Non sono affari che ti riguardano»
Dio che giornata infernale. Sono già sfinita.
Ma lui sta guardando Alexander che ricambia lo sguardo senza battere ciglio. Li osservo perplessa. Ma che hanno?
«Cos'è? Sono i vostri retaggi che si fanno sentire? Inghilterra contro Irlanda?»
Cerco di fare dell'ironia ma nessuno mi calcola. Li guardo spassionatamente.
Alex è longilineo e anche se è più alto di me non è irraggiungibile, occhi e capelli scuri, un accenno di barba, vestito divinamente.
Connor è molto più massiccio e alto, occhi azzurri, biondo, ben rasato, con la piccola cicatrice a lato dell'occhio destro, unico mio ricordo permanente.
Se ci ripenso, ancora mi sento in colpa.
Indossa i soliti jeans e una t-shirt blu. Mi dispiace ammetterlo ma è comunque divino.
Poi Connor si gira a guardarmi.
«Adesso che sei diventata... così...»
Mi squadra dalla testa ai piedi con sguardo indecifrabile indicandomi con una mano.
«... cerca di non far entrare il primo che passa, nelle tue mutande»
Spalanco la bocca basita, poi infuriata lo spingo, cioè più o meno perché non si sposta di un millimetro. Il tono basso e calmo è stato a dir poco offensivo. Non dovrebbe essere una novità, eppure ci rimango male. Divino un corno!
Ma perché devo avere questa croce da portare?
Alzo la mano per schiaffeggiarlo, di nuovo, ma prevedibilmente il bis mi è negato, perché mi afferra la mano e mi strattona costringendomi ad appoggiarmi a lui.
«Non ci provare» mi borbotta nell'orecchio.
Cerco di staccarmi, la sua vicinanza mi confonde. Sento muscoli ovunque. Deglutisco.
«Sul serio Connor, sei insopportabile! Magari invece è proprio quello che mi serve, farmi un ragazzo, così è la volta buona che mi lasci in pace!»
Ho urlato e tutti si sono irrigiditi.
Lo so, non è da me, ma quando sono sotto pressione poi esplodo. Magari non è neppure una cattiva idea quella che mi è venuta in mente.
«Quando vuoi tesoro»
Guardo Mr. Dalton sconvolta. Umorismo inglese?
«Tieniti a disposizione... tesoro» ribatto.
Connor apre e chiude le mani, continuando a guardare da me all'inglese. Forse sta cercando di capire quanto siamo seri. In effetti anche io.
Intorno tutti mi fissano, le espressioni che scorgo sui volti sono molto diverse. Divertimento, biasimo, invidia. Già, pure quella. I bisbigli si sono moltiplicati intorno a me.
Si è venuta a creare una strana situazione così faccio l'unica cosa possibile.
Scappo. Di nuovo.
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