Cap. 58 Una cena dai Mallory
Il tragitto è veramente molto breve e in pochi minuti mi ritrovo ad aprire la porta di casa, con un Alex più che felice, al seguito.
Appoggio lo zaino e i libri che avevo in mano, in un angolo e mi dirigo in cucina dove Audrey sta parlottando con mia madre mentre cucinano.
Nell'aria c'è odore di pollo arrosto e subito mi sale l'acquolina in bocca. L'isola dove si cucina è sommersa di cibo, sembra che avremo un intero reggimento a cena.
"Ciao! Ho portato un ospite!" annuncio.
Tutti si voltano verso di noi, salutando allegramente.
Mia madre subito si stacca per andare ad abbracciare Alex che è il ritratto dell'imbarazzo, mentre io mi fiondo sulla teglia di patate arrosto.
Poi noto mio padre che mi fissa con intenzione e a braccia conserte.
Oops! È vero, è un po' che non ci vediamo!
Con un sorriso gli volo in braccio e lo bacio su una guancia.
"Battuto dalle patate arrosto. Che brutta fine per un padre!"
"Connor dov'è?" mi chiede subito dopo.
Spalanco gli occhi. E a lui cosa importa?
"L'ho lasciato agli allenamenti... perché?"
"L'hai invitato a cena?"
"Ho invitato Alex, non ti basta?"
"Non fare la maleducata. È il tuo ragazzo, no?"
Non ci capisco più nulla.
"Penso tu sia l'unico padre sulla faccia della terra a voler invitare il ragazzo della figlia a casa! Ma che problemi hai? Perché non sei geloso come tutti i padri?"
Sono irritata lo ammetto.
Alzo le mani in segno di resa ed è così che mio padre nota le sbucciature striate di rosso.
"Sei caduta?"
"Sì, niente di grave. Ora mi lavo"
"Connor lo sa?"
Trattengo il respiro, mentre Alex soffoca una risata. Risata che esce cristallina dalla bocca della mia migliore amica.
La fulmino con un'occhiata mentre mi irrigidisco. Questa storia mi ha già irritato a sufficienza!
"No papà, non lo sa, perché come ho detto, è agli allenamenti. Allenamenti a cui io ho assistito! Pensa!"
Gli si illuminano gli occhi ed io sospiro. Ho appena introdotto l'argomento di cui si parlerà a cena.
"Chiamalo subito e invitalo!"
Sbuffo, guardandomi in giro, ma nessuno sembra essere dalla mia parte. Nemmeno Alex.
Su mia madre e Audrey ovviamente non posso contare. Passo vicino alla mia amica, le bacio una guancia ed esco per salire in camera mia e cambiarmi.
Il cellulare nella caduta si è spento, ma io non me ne sono accorta. Pigio il tasto e il bagliore del display mi illumina il viso. Ok, tutto a posto.
Corro in bagno, mi lavo e mi cambio alla velocità della luce, ora devo proprio chiamarlo, altrimenti chi li sente i miei. Sono sempre così pronti ad accogliere randagi in casa!
Tre chiamate perse e vari messaggi. Mi ha già chiamato lui! Accidenti.
"Connor?"
"Andy! Che è successo?"
Trattengo il respiro e per un attimo penso alla spinta ricevuta. No, non si riferisce a quello. Forse al cellulare spento. Faccio finta di niente.
"Audrey ha parlato con Peter e l'ho invitata a casa, mio padre è tornato e ti vuole a cena, c'è anche Alex. Verrai?"
Forse sono stata un tantino brusca. Lo sento imprecare e alzo gli occhi al cielo.
"Hmm, è alquanto paradossale che sia stato tuo padre ad invitarmi! Ma tu? Mi vuoi lì, oppure? E Alex che diavolo c'entra?"
Stringo il telefono. Ha ragione.
Non mi sto comportando bene ma non riesco a sciogliermi.
Ho paura.
Una paura fottuta di farlo entrare nella mia vita, di farlo diventare importante.
Ho questa sensazione sotto pelle, che mi suggerisce in maniera sgradevole che soffrirò a causa sua.
Perché so che se mi lascio andare, in breve tempo sarà per me come l'aria che respiro e questo mi terrorizza. Più in alto vai, più ti farai male quando cadrai.
Però... lo voglio qui? Assolutamente sì. Voglio abbracciarlo, voglio essere abbracciata. Mi fa sentire terribilmente bene quando lo fa.
"Certo che ti voglio qui. Ho voglia di toccarti, baciarti, stringerti, perciò muoviti"
L'ho detto con tono tremante per l'emozione, per la paura e per l'imbarazzo.
"Sono fuori casa tua" sospira.
Butto il telefono sul letto e corro sotto, ad aprire la porta. E lui è lì sorridente e io in barba a tutte le mie paranoie gli vado di corsa incontro. Prontamente apre le braccia e mi stringe e a me sembra di essere finalmente nel posto giusto, mi rendo conto solo ora, che il pomeriggio è stato all'insegna di un'ansia sottile, di un disagio fisico e mentale. Di aver provato inconsciamente una sensazione fastidiosa di mancanza, interrotta brevemente quando mi ha risposto a tono dal campo.
Sospiro sconfitta.
Ho l'orecchio poggiato sul suo torace ed ascolto il battito del suo cuore, forte e veloce, mentre lui appoggia una guancia sulla sommità della mia testa, continuando a serrarmi.
Quando vuole, sa essere un angelo. Se penso solo all'anno scorso e a come erano i nostri rapporti, non mi capacito proprio, di questo sviluppo.
Eppure è già diventato importante.
"Dai entriamo, o ci verranno a cercare. E mi spieghi perché Alex è qui?"
"Ne parliamo dopo! Non rovinare tutto"
Sbuffa spazientito e io di rimando.
Mi allontano subito, ma mi riafferra al volo e finalmente mi bacia. Sorrido sulla sua bocca mentre ricambio.
"Ecco! Molto meglio che discutere" dico infine.
Lo prendo per mano e lo tiro dentro, sorridendo.
Sorriso che mi si affloscia appena messo piede in cucina, visto che ora ha la mia mano davanti agli occhi e fissa corrucciato i due cerotti che ho messo.
"Ripeto la domanda. Che è successo?" chiede.
È serio ma tranquillo, io un po' meno, non sono brava a mentire.
"Oh! Visto Andy, se n'è accorto!"
Fulmino Alex con un'occhiataccia e lui di rimando mi fa l'occhiolino.
Connor ci guarda interrogativamente.
"Quando sono uscito dall'allenamento l'ho trovata a terra e le ho dato un passaggio" sintetizza Alex.
"Il cellulare cadendo si è spento, ma io me ne sono accorta solo qui a casa" concludo io.
In questo modo dovrei aver soddisfatto la sua curiosità.
"E perché eri a terra?"
Arrossisco.
"Sono inciampata! Ne vogliamo fare una questione di stato?"
"Andrea!" mia madre quando fa la seria è da temere.
Mi sto di nuovo innervosendo e sbuffo.
"Ok ok! Possiamo cambiare argomento?" chiedo gentilmente.
Connor mi sta ancora fissando serio ed io gli sorrido.
Alla fine si gira verso il resto del mondo.
"Scusate, ero così preso che non ho nemmeno salutato!"
La crisi è passata, tutto torna alla normalità e riusciamo a trascorrere una bella serata.
L'argomento principale ovviamente sono gli allenamenti di football e di calcio dei ragazzi. Connor rimane stupito dai miei commenti, piuttosto pertinenti e la cena passa fra battute e risate.
Se sapesse quante partite, di qualsiasi sport, mio padre mi ha costretto ad assistere, rimarrebbe folgorato.
Osservo i miei genitori e sorrido. Sono pazzi di gioia ed io so il perché. Mi scambio un'occhiata complice con Audrey che mi sorride dolcemente. I nostri pensieri sono sincronizzati evidentemente.
Ad un certo punto mio padre solleva la testa di scatto e subito mi preoccupo. Quando fa così non è mai un buon segno.
"Audrey! Ti sei chiarita con Pete?"
Io e mia madre lo fulminiamo, Audrey arrossisce e abbassa la testa, ma lui non si lascia distrarre e rimane fermo, ad aspettare una risposta.
"Sì... o meglio, c'ho provato. Se ci sono riuscita non lo so" dice abbattuta e imbarazzata.
"Adesso mi spieghi perché ti interessa tanto?" chiedo arrabbiata.
"Perché domani c'è la sua prima gara e da quanto mi ha detto, parteciperà nonostante la ferita, ed ho tutte le intenzioni di andarci, visto che sono qui. Voi che intenzioni avete?"
Ci scruta serio. Ha ragione, se c'è una cosa sacrosanta è la mia amicizia con Audrey e Peter, quindi andremo a fare il tifo, come sempre. Stringo la mano di Audrey, che sta trattenendo il respiro.
"Andremo ad assistere, come sempre, perché lo domandi?" rispondo.
Sorride e si alza di slancio per andare a stringere Audrey, che al colmo dell'imbarazzo, si lascia sfuggire alcune lacrime.
"Accidenti! Ma è un fenomeno da documentare! Appena una apre i rubinetti, automaticamente lo fa anche l'altra!"
Alex ci guarda stupito.
Mi asciugo le guance senza degnarmi di rispondere.
"Si chiama empatia, ragazzi e a quanto pare, voi ne siete sprovvisti"
Mi esce una risatina nervosa, alla battuta di mia madre.
Io sono empatica per tutti, in compenso e non è così bello come può sembrare.
Piangere per ogni stramaledetto film, per ogni canzone degna di questo nome, per ogni scena reale o meno, che sia fuori dall'ordinario.
Piangere ogni lacrima che piange la tua migliore amica.
Un vero spasso.
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