Cap. 55 La modesta star della scuola
Me lo ritrovo fuori casa in auto, che mi aspetta per andare a scuola.
Sorrido. È una bella sorpresa, non ci siamo messi d'accordo e non me lo aspettavo.
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Mi ha lasciato subito dopo colazione per tornarsene a casa sua e a me è dispiaciuto molto vederlo andare via. Ci siamo salutati con un bacio e un sorriso, un po' impacciati, in questa nuova veste di pseudo fidanzati.
Mia madre è rientrata qualche minuto dopo ed ha inarcato un sopracciglio vedendomi sola e già in piedi. Di solito devono buttarmi giù dal letto e solo quando c'è del cibo pronto in tavola.
"Non è rimasto con te?" indaga mangiando una mela. È stanca, ma si vede che è anche curiosa.
La guardo cercando di nascondere qualsivoglia espressione facciale, ma sono troppo contenta e sento il rossore pervadermi il viso, mentre un sorriso si fa largo sulle mie labbra.
I miei genitori e mia madre in particolare, sono stati fantastici con me, non so cosa avrei fatto se avessero avuto la classica mentalità genitoriale. Invece, il carattere dei miei, unito alla mia indole tranquilla, ha fatto sì negli anni, di poter instaurare con loro un forte rapporto di complicità e fiducia.
Mi hanno sempre detto e ridetto che la sincerità è alla base di tutto. Potevo dir loro qualsiasi cosa, fare qualunque richiesta e nei limiti del possibile avrebbero cercato di accontentarmi. Sempre che non facessi stupidaggini o raccontassi bugie.
Ma io sono e sono sempre stata, una ragazza tranquilla, studiosa, ordinaria, oserei dire noiosa, che non ha mai avuto bisogno di chiedere chissà cosa e men che meno di raccontare bugie.
Stato di cose che non ho intenzione di cambiare. Ecco perché, felice come non mai, corro ad abbracciarla.
Mi accoccolo contro il suo collo, come facevo da piccola e lei comincia a cullarmi proprio come allora. Con gli occhi chiusi, assaporo questo momento, non succede più tanto spesso ma oggi ne ho bisogno e so di renderla felice quando torno ad essere la sua cucciola.
Inspiro e alle narici mi arriva il suo personalissimo mix, fatto di mamma, ospedale e una fragranza floreale, leggera ed evanescente.
"Sì. È rimasto con me"
Basta questo. Il mio viso le dice tutto il resto.
O quasi.
"Avete..."
Faccio un salto indietro e la blocco con una mano.
"Mamma! Non esagerare!"
Altro morso alla mela.
"Nel senso che non lo avete fatto o che non sono affari miei?"
Ci penso un attimo.
"Tutti e due direi"
Mi osserva, ho le guance in fiamme e le spunta un sorriso.
"Non penso che questo stato di cose rimarrà a lungo tale... mi sembra molto deciso quando vuole"
Mi torna in mente quella mano invadente, grande, calda, forte e sono convinta che il mio colorito stia raggiungendo il bordeaux.
Scrollo le spalle e cambio discorso.
"Che mi dici di Peter?"
Fa una smorfia mentre continua ad addentare quella bella mela verde.
"Ho idea che le ferite del cuore siano più profonde e serie di quella alla testa" mi dice.
Mando un messaggio sia a lui che a Audrey, ora non so proprio come fare, sono entrambi miei migliori amici ma è ovvio che con lei ho un rapporto speciale che nessuno potrà mai eguagliare.
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Salgo in auto e ci guardiamo. Non so come comportarmi e alla fine sbuffo.
"Senti... non ho mai dovuto affrontare questa situazione perciò dimmi cosa vuoi che faccia!"
Meglio essere onesti. Basta un buongiorno? Vuole un bacio? Beh, dovrà dirmelo!
Mi osserva con il solito sorrisetto arrogante.
"Andy, basta servirmele così, su un piatto d'argento!"
Ecco! Me lo merito!
Ma poi mi afferra per la nuca e mi tira a sé. Occhi negli occhi e subito è combustione spontanea.
"Questo sì che è un buongiorno! Potrei farci l'abitudine" sussurra staccandosi da me.
"Sì, anche io" ribatto con affanno.
Sono emozionata. Lo guardo e non riesco a credere che siamo una coppia... dopo tutto il male che mi ha fatto, il dolore che ho provato a causa sua, la mia indecisione, la sua prepotenza, il mio volergli stare lontana.
Beh, ormai siamo in ballo... balliamo.
"Mia madre si aspettava di trovarti a colazione"
Fa una smorfia buffa mentre si passa una mano fra i capelli.
"Non volevo essere invadente. Sarei rimasto più che volentieri ma mi sembra di stare sempre da te e poi se fosse tornato tuo padre... lo devo ancora inquadrare, mi mette soggezione"
"Invadente è il tuo secondo nome, non fare il furbo e poi i miei ti adorano, almeno mia madre, quella traditrice e hanno la sindrome del nido vuoto. Più ragazzi hanno intorno e più sono contenti. Anche se si tratta di te. E anche io"
Lo dico titubante. Non riesco ancora ad entrare bene nel personaggio "ragazza di Connor Walsh". Non so ancora quali siano i miei limiti, non lo conosco così bene da essere sicura di dire o fare la cosa giusta... e di quale possa essere la sua reazione.
"Wow. Un piccolo passo verso di me! Per ora mi accontento. Sono felice di accompagnarti a scuola, non..."
Si interrompe bruscamente quando qualcuno bussa forte al mio finestrino. Mi giro di scatto ma poi sorrido e apro la portiera per far entrare Audrey.
"Ciao ragazzi! Dormito bene? Sempre che abbiate dormito. Dai Connor che è tardi" borbotta triste.
"Cos'è? Sono diventato il tassista del quartiere?"
"Non te l'ha detto la tua ragazza che se prendi lei prendi anche noi? Cioè... per oggi me"
Mi si stringe il cuore per un attimo. Spero che la situazione si chiarisca in fretta, odio vedere Audrey in questo stato e pensare a Peter che sta soffrendo da solo.
Guardo Connor sforzandomi di sorridere.
Mi lancia un'occhiata esasperata, borbotta e parte. Chiacchiero con Audrey dei compiti finché poco dopo ci ritroviamo a scuola.
È quando apro la portiera e sto per scendere che mi blocco di colpo.
"Ehi, che succede?" Connor mi carezza la schiena che gli sto rivolgendo ma non riesco a rispondere. Sono terrorizzata.
Audrey si sporge verso di me preoccupata.
"Andy? Allora?" mi chiede perplessa.
Giro il viso verso di lei, spaventata.
"Avrò gli occhi di tutti addosso! Non posso scendere! È stata una pessima idea arrivare con lui! Come faccio ora?" la mia voce ha una nota isterica ma non me ne frega niente.
Non posso. Non posso proprio. Mi faccio riaccompagnare a casa. Non sono mai mancata da scuola, se non quando l'anno scorso ho avuto quaranta di febbre. Ma sì, per una volta posso assentarmi senza un valido motivo...
Una mano enorme mi afferra e mi tira fuori dall'auto. Finisco dritta fra le braccia di Connor che mi osserva divertito un attimo prima di baciarmi.
A lungo.
Impossibile non rispondere all'appello. Dopo un secondo sono come un francobollo su una busta, con le braccia che cercano di avvolgere quel corpo enorme, mentre le sue mi avviluppano come le spire di un serpente.
Ma con un effetto decisamente più piacevole.
Quando mi lascia ho il fiatone. Mi sento rossa e affannata, nemmeno avessi corso per miglia.
"Risolto il problema. Ora hanno visto tutti e chi non ha visto sarà presto informato" dichiara conciso.
Lo guardo allibita. Bastardo.
Lo sa che non mi piace mettermi in mostra. Gli arrivo uno schiaffo sul braccio e lui ridendo mi solleva fino al suo livello per baciarmi ancora.
"Connor credimi, a volte mi stupisci. Positivamente intendo" borbotta Audrey cercando di scendere dall'auto con una certa dignità.
"Però, se vuoi continuare ad accompagnarci in auto, comprati una quattro porte"
Connor rimane un attimo interdetto e mi viene da ridere. Cosa pensava? Di avere a che fare solo con me? Qui si parla di avere il pacchetto full optional!
Mi mette un braccio sulle spalle e si avvia verso l'ingresso.
Cerco di frenare, puntando i piedi. Entrare a scuola abbracciati?
"Connor per favore lasciami!" sono in preda all'agitazione mentre cerco di scrollarmelo di dosso.
"Smettila di creare problemi. Abbracciami anche tu piuttosto!" ribatte stringendo ancora di più.
Se lo può scordare! Questa me la paga. Continuo a tenere la cinghia dello zaino e a fissare davanti a me con sguardo truce.
"Non ho mai visto una ragazza più restia di te a farsi vedere in giro con la star della scuola. Dovresti fare i salti di gioia!"
Maledetto ego. Ha decisamente bisogno di qualcuno che lo ridimensioni.
"Ti avverto, sto cambiando idea sul fare del fantastico sesso con te" borbotto acida.
Di nuovo rimane interdetto, si irrigidisce e sento una morsa maggiore sulle spalle. Fra poco mi smonto come lo scheletro che abbiamo in laboratorio. Ma sorrido, guardando avanti.
"Andrea, Andrea. Non ti facevo vendicativa" mi sussurra all'orecchio.
"Ancora non hai visto niente" ribatto.
Abbasso la testa. Tutti bisbigliano e ci guardano, nell'aria si sentono i nostri nomi.
Le mie guance bruciano.
"Andrea!"
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