Cap. 52 Poche, importanti parole
Per fortuna che Peter ha la testa dura.
L'ha sbattuta, cadendo, su un vaso di terracotta e il medico concorda nel dire che sarebbe potuta andare peggio. Molto peggio.
Invece, a parte il taglio e una leggera commozione cerebrale, non ha altro.
Se si esclude l'aver vomitato anche l'anima ed avere ora un post sbornia da paura.
Ed il cuore a pezzi.
È veramente paradossale quanto successo.
Nel momento in cui io ho la testa e il cuore catturati dal ragazzo che da anni mi tormenta, la mia migliore amica tronca la relazione con colui che da anni è il suo principe azzurro.
Assurdo.
Non riusciremo mai ad essere totalmente felici di questo passo!
Ho la testa appoggiata a Connor e mi sto addormentando. La mia mano sinistra è intrecciata con la sua destra in grembo. Ancora non mi capacito di questa situazione, ma mi piace sentire il suo palmo duro contro il mio morbido, come mi piace che lui si volti verso di me e mi lasci un bacio sui capelli, ogni due minuti.
Io non sono in grado di fare nulla, non riesco ad essere spontanea nei suoi confronti, soprattutto non in pubblico.
Perciò, per ora ne approfitto e mi lascio coccolare senza un minimo di pudore.
Audrey per contro è seduta alla mia destra, con la testa bassa appoggiata alla mia spalla e il braccio ancorato sotto al mio. Sembriamo degli sfollati.
La mamma di Peter, June Andersen, esce dalla camera insieme a mia madre e ci sorride.
È una donna molto bella, alta e magra. Peccato che le preoccupazioni di una vita abbiano segnato prematuramente il suo viso.
Intorno alla bocca e agli occhi ci sono rughe che segnano e sciupano un viso altrimenti perfetto. Se non fosse per lo sguardo, spesso ansioso e triste, si potrebbero erroneamente scambiare per delle semplici rughe d'espressione, invece no.
La vita, per la signora Andersen non è stata semplice e nel suo cuore porterà per sempre l'enorme delusione inflittale dal padre di suo figlio.
L'unica sua consolazione è stata la possibilità di vivere ad Apple Valley con noi e la famiglia di Audrey come vicini di casa. Ad appena trentacinque anni, vive già come una cinquantenne, senza nessuna voglia di conoscere altri uomini, senza nessun vero interesse che non sia crescere al meglio delle sue possibilità, il suo unico figlio.
Noi tutti l'adoriamo. E' la persona più buona che io conosca e la più saggia. In tanti anni non l'ho mai sentita parlare male di nessuno, nemmeno del padre di Peter e non ha mai alzato la voce, anche quando ce ne sarebbe stato bisogno. E' stata al contrario, una vicina di casa impagabile, sempre pronta ad aiutare senza chiedere nulla in cambio.
"Ragazzi, potete tornare a casa, ora è tutto sotto controllo. Grazie per averlo portato qui! Siete stati in gamba. Audrey non angosciarti, è normale che abbia reagito male ma non è colpa tua. La vostra è stata una bellissima storia d'amore ma siete due ragazzini! Avete tutta la vita davanti, altri amori da vivere"
Il suo sguardo è triste anche se sorride e guarda Audrey con infinito affetto. Del resto, da quando si è trasferita qui da noi, ci ha visto crescere insieme a suo figlio.
Audrey si alza di scatto e l'abbraccia stretta. Lo sa che queste parole sono state dure da pronunciare, per lei, anche se vere. Le lacrime le scendono sulle guance e come ogni volta che la vedo piangere, anche i miei occhi cominciano ad inumidirsi ed istintivamente cerco conforto in Connor.
Una contraddizione in termini, ma tant' è.
Mi passa un braccio sulle spalle e mi stringe ancora di più. Incrocio lo sguardo di June da sopra la testa di Audrey e vedo che mi sorride.
"Basta lacrime! Noto con una certa sorpresa che abbiamo una novità e di quelle belle grosse!" dice gentilmente.
Il suo tono è sempre mite, il suo sguardo sempre gentile, non giudica mai, incoraggia sempre. Le sorrido di rimando e mi alzo, ma poi faccio una smorfia.
"Finché dura..." commento.
Lei lancia un'occhiata a Connor e poi a me.
"Non essere pessimista Andrea. E comunque se hai deciso di lanciarti in quest'impresa, o lo fai per bene e con convinzione, o non lo fai affatto. Che ne pensi?"
Ma perché tutte le mamme che conosco devono parteggiare per Connor? Perché nessuna può capire quanto per me sia difficile trovarmi in questa situazione? Anche se lo voglio.
"Pensa a quali forze possono essere entrate in gioco, per far sì che due acerrimi nemici come voi, possano stare ora, mano nella mano!" continua sorridendo.
Mi sento bacchettata. Lancio un'occhiata a Connor, che però sta fissando June sorpreso.
Ovviamente, dopo tutti i guai che ha combinato negli anni, non pensava di essere accettato così velocemente dai nostri genitori. In effetti... nemmeno io.
Non volendo cerco di allontanarmi da lui ma non me lo permette, stringendomi fino a farmi male.
June sorride, si avvicina a noi e mette una mano sulla spalla di Connor.
"Cerca di non ferirla comportandoti scorrettamente, o saranno guai" dice con la massima tranquillità.
Mi scappa una risatina. Non l'ho mai sentita parlare così. Ma del resto, con quello che ha passato, un commento del genere ci sta.
"E' molto più probabile il contrario, signora. Glielo assicuro" borbotta Connor, strappandole una risatina.
"No Connor. Ti potrà ferire, ma mai scorrettamente"
Gli stringe la spalla sorridendo, per poi girarsi di nuovo verso Audrey. La adoro, se mai ci fosse stato bisogno di una ulteriore prova.
Dopo convenevoli vari, saluti e raccomandazioni, ce ne andiamo a casa. E' passata la mezzanotte, ho provato tante emozioni e ora casco dal sonno. Di nuovo non posso dedicare la giusta attenzione all'auto. Scivolo sul sedile di pelle con un sospiro.
E' una bellissima sensazione, entrare in questo abitacolo. Ho già gli occhi chiusi quando bisbiglio...
"Connor, amo quast'auto. Me la farai guidare un giorno?"
Mi accomodo meglio e mi addormento.
*********
Connor's pov
Sto stringendo il volante più forte del dovuto.
Andrea sta dormendo, senza un pensiero al mondo. Io invece, mi sento dentro un tumulto di sensazioni ed emozioni come mai mi è capitato.
Fisso la strada davanti a me, senza vederla realmente. La mia mente ripercorre quanto successo, per soffermarsi sull'ultima mezz'ora.
Sono rimasto molto colpito da June Andersen. Una donna che veste la sua tristezza con molta dignità e che quando parla ti lascia a bocca aperta.
Domani ho tutte le intenzioni di chiedere ad Andrea la storia di quella famiglia, perché è ovvio che c'è una storia da raccontare.
Perché poi mi interessi... non so. Ma non mi soffermo su questo pensiero più di tanto, ormai io stesso non mi riconosco più. Quello che faccio, quello che dico, quello che penso. Niente ha più senso... o meglio tutto ha acquisito un senso diverso.
Lancio un'occhiata ad Andrea. Tutta colpa sua!
Mi sento andare alla deriva, non so bene quale direzione prendere. Seguire la testa, seguire l'istinto... c'è altro da seguire?
Forse, ma per ora non voglio sbilanciarmi. Devo inquadrare meglio la situazione, devo prenderla in mano con decisione, altrimenti rischio di essere sopraffatto. Andrea, senza fare nulla, mi sta distruggendo ed io non voglio dare tutto questo potere ad una ragazza, men che meno a lei.
E' bastato quel commento, "finché dura", a destabilizzarmi e la mamma di Peter mi ha beccato in pieno mentre mi irrigidivo e facevo una smorfia amara. E ci scommetto i gioielli, che anche la signora Mallory non si è persa nessun dettaglio.
Ripenso alle parole della signora A.
Non so se Andrea ha ragionato su quanto le ha detto. Di mettersi in gioco totalmente o di non farlo affatto. Spero di sì. Io l'ho fatto e ho tutte le intenzioni di non comportarmi scorrettamente.
Devo capire quello che prova, finora è stata molto ermetica, se tralasciamo l'evidente attrazione fisica che c'è fra noi. Ancora, agli occhi di tutti, siamo solo due che si girano intorno, un giorno litighiamo, quello dopo ci baciamo e via di nuovo.
Questo stato di cose deve cambiare. Ora non ci sono ostacoli, Carter l'ha lasciata andare e non c'è motivo per non dire a tutti che stiamo insieme.
Ora l'accompagno a casa e ho tutte le intenzioni di rimanere con lei. Tanto più che è sola! E poi... magari non domani, le posso far guidare anche la mia piccola.
Progetti. Progetti per il futuro. Ne ho la testa piena e contrariamente a quello che è stato finora... non mi dispiace affatto.
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