Cap. 5 Quelli come te
Ieri
Peter è un ragazzo così carino, lui ed Audrey sono proprio una bella coppia!
Stanno insieme da quando avevano dieci anni e ora che ne hanno tredici ancora si guardano amorevolmente negli occhi. Provo una punta d'invidia, io non ho il ragazzo e del resto non può essere diversamente, l'apparecchio ai denti è un ostacolo gigantesco.
Aggiungiamoci gli occhiali, un peso non proprio piuma e ogni tanto un brufolo e il gioco è fatto.
Rimarrò sola per tutta la vita.
Sospiro sconsolata rimestando il cibo della mensa scolastica, senza tuttavia mangiare. I miei pensieri nel corso degli anni sono sempre ugualmente negativi.
Vorrei...
Ogni pensiero viene vaporizzato mentre il purè mi schizza in pieno viso riuscendo ad entrarmi anche nel naso. Tossisco cercando di respirare.
Qualcuno, machivoglioprendereingiro, Connor Walsh, ha tirato una palla di pane centrando in pieno il mio piatto. Non dico niente, peggiorerei solo le cose e pian piano cerco di ripulirmi. Al solito sono mortificata e mentre sento le risatine delle mie compagne comincio a vedere sfocato.
«Ma come sono sbadato! Scusami piccola Mallory, non volevo!»
Sghignazza cattivo, come sempre. Chissà cosa gli avrò fatto per odiarmi così.
Le sue risate e le sue prese in giro con quel tono di voce strafottente sono ormai una costante nella mia vita. Lo odio con tutto il cuore.
Gli lancio un'occhiata veloce, mi sta osservando come farebbe uno di quei bambini sadici con un insetto che ha appena catturato e menomato. E probabilmente è proprio così che mi vede.
Se non lo considero dopo un po' si stanca ma ogni giorno è più dura. I miei nervi sono ridotti ai minimi termini.
Peter si è alzato ed è andato da lui, lo sta spintonando, mentre Audrey mi sta aiutando a pulire. Per fortuna ho loro o davvero non sarei sopravvissuta.
Anche perché la mia testa malata non fa altro che pensare a quanto sarebbe bello se Connor fosse un ragazzo normale, gentile, con cui poter parlare e magari, col tempo...
Dio! Che stupida. Eppure... ci penso.
Sospiro sconsolata e abbasso il capo. Non succederà mai, anche se non mi avesse odiato così tanto, è sempre circondato dalle più belle della scuola. È già molto alto e ben messo grazie allo sport, niente a che vedere con una come me.
Devo solo farmela passare.
Oggi
Connor's pov
Dopo anni passati a tormentarla non l'avevo riconosciuta! Del resto è cambiata completamente. Più alta, più magra, bella bocca senza apparecchio, begli occhi senza occhiali, anche se le è rimasto un leggerissimo strabismo che la rende solo più interessante e che non sempre è percettibile.
Bei capelli, biondi, lunghi e folti. Non avevo idea che fossero così morbidi e profumati, li ha sempre tenuti legati in una crocchia in cima alla testa.
E poi... un seno... a dir poco esplosivo.
Appena arrivato a scuola, ho capito subito che c'era qualcosa nell'aria. Il brusio e i bisbigli erano decisamente sopra le righe e il muro di studenti in quel punto del corridoio un'indicazione più che chiara di dove mi sarei dovuto dirigere per scoprire cosa stava succedendo. Sicuramente una new entry e la scuola è piccola e pettegola.
La cascata bionda è la prima cosa che mi ha colpito. Il corpo flessuoso e tonico, la seconda. E poi le sono caduti i libri e mi sono affrettato ad approfittarne.
Nei pochi secondi in cui ci siamo sfiorati mentre eravamo accasciati, qualcosa mi ha solleticato i ricordi. Un profumo, una sensazione.
L'ho osservata, viso carino, imbarazzato. Ma chi è? Il fatto che sia scontrosa e non mi voglia attorno la rende solo più interessante. Chissà poi perché.
E poi la rivelazione. Andrea Mallory. La mia vittima sacrificale dalla tenera età di sei anni. In un attimo ho rivissuto tutte le angherie che le ho fatto subire, l'irritazione che ha sempre scatenato in me, la voglia di farle male, il mio non essere in grado di lasciarla in pace.
Mai. Nemmeno per un giorno.
L'ho sempre odiata. Quell'aria da santarellina, sempre quieta, insicura. Il bersaglio perfetto per sfogarmi.
E ora questo cambiamento fisico che non mi lascia indifferente. Proprio per niente e non sono sicuro che mi piaccia. Del resto lei è sempre la sfigata, secchiona, noiosa di sempre.
Quindi ho attaccato. Di nuovo. Dovevo riprendermi in qualche modo. Dovevo sottometterla, come sempre è stato in questi anni.
L'ho minacciata, spaventata, ma la realtà è che sono rimasto spiazzato da lei. La vera minaccia è lei e quello che mi ha provocato.
Senza considerare lo schiaffo. La vecchia piccola Mallory non avrebbe mai avuto il coraggio di osare tanto. Eppure oggi è successo.
Ma non può essere cambiata così tanto caratterialmente. Dovrò giocare su questo. Deve restare la mia vittima. Non mi piace pensare a lei come una da conquistare. A parte che non ho mai dovuto conquistare nessuna io.
Sembra quasi che il destino lo avesse deciso tanti anni fa e beffardo mi gioca questo tiro mancino ora. Mi ha tenuto in sospeso per tutto questo tempo e ora mi ha lasciato cadere.
Di botto.
Ma io sono un giocatore di football, non ho problemi a modificare il mio modo di pensare, ad andare a destra quando serve, per poi schizzare di nuovo a sinistra. A cadere dopo un placcaggio e a rialzarmi.
Ho un braccio sulle spalle magre di Allyson ma lo sguardo è fisso sulla chioma bionda in prima fila e sul damerino inglese che le ha afferrato il polso.
Non mi piace. Ora la piccola Mallory avrà tantissimi occhi addosso e magari si fidanzerà con qualcuno e io non potrò più tormentarla!
Forse è il caso che faccia capire come stanno le cose. Giusto per continuare a divertirmi con lei ovvio.
********
Andrea's pov
La seconda ora mi separo da Audrey e subito mi sento mancare la terra sotto i piedi.
Stringo i libri al petto come uno scudo e mi avvio. Una mano mi afferra il gomito.
Ora che diavolo succede? Non sono mai stata oggetto di così tante attenzioni. Almeno non a scuola.
Mi giro accigliata e mi ritrovo l'inglese al fianco.
Ok, lui è quello nuovo, non posso trattarlo troppo male.
«Sì?»
Lo vedo inarcare un sopracciglio e poi sorridere.
Ah certo! Non è abituato ad essere ignorato o trattato con sufficienza. Anche lui fa parte dell'Olimpo dei belli e irraggiungibili. Una loro parola e devi rendere grazie a Dio per l'onore che ti hanno fatto anche solo a guardarti.
Peccato che io proprio non ambisca alla loro attenzione.
«Volevo solo presentarmi, sono Alexander Dalton»
«C'ero anche io in classe ricordi?»
«Sarebbe buona educazione ricambiare la presentazione» mi fa presente con gentilezza.
Non ne ho voglia ma meglio tagliare corto che dare vita ad un battibecco stupido.
«Andrea Mallory»
Mi afferra la mano e me la stringe.
«Molto piacere»
Lo guardo per capire quanto sia serio ma non ci riesco.
Mi tiene ancora la mano e mi sto innervosendo. Non sono pratica di public relations.
«Se lo dici tu»
Scoppia a ridere.
Realizzo in questo momento che ci stanno guardando tutti.
Di nuovo. Soprattutto le ragazze. Gli sguardi vanno dalla curiosità alla malevolenza.
Già! Andrea Mallory che parla con il nuovo arrivato strafigo, quando mai?
Connor con un braccio sulle spalle di Allyson mi guarda corrucciato. Chissà che diavolo vuole. Non può essere vero quello che ha detto prima. Comunque tutto questo interessamento nei miei confronti, non è gradito.
«Mr. Dalton dall'Inghilterra, non è con me che devi parlare ma con quelli laggiù»
Nemmeno si gira.
Mi mette una mano sulla parte bassa della schiena per incitarmi a camminare e mi bisbiglia all'orecchio.
«Io faccio quello che voglio. E in questo momento voglio conoscere questa splendida bionda»
Sono rigida come uno stoccafisso. Mi devo riscuotere, essere il passatempo di un figlio di papà non è la mia ambizione principale.
Gli prendo la mano con l'intenzione di toglierla dalla mia schiena ma lui coglie l'occasione per stringerla e camminare così. Praticamente abbracciati.
Ha dita lunghe e forti, non riesco a sottrarmi alla presa. No, non va bene.
«Alexander per favore lasciami. Questi teatrini non fanno per me»
Di nuovo sono stata brusca ma è meglio chiarire subito il concetto. Ci fissiamo negli occhi. Lui li ha scurissimi. È proprio bello e proprio per questo non ha nulla a che fare con me. Sarebbe un errore enorme per me pensare il contrario.
Quelli come lui se le mangiano a colazione quelle come me. Sono troppo ingenua per saper gestire anche solo una conoscenza con lui.
«Nessun teatrino e andiamo che facciamo tardi»
Mi trascina con sè verso l'aula di storia che suppongo abbiamo in comune. Mi sento manipolata e sospiro esasperata. Se pensa di avere a che fare con la solita ochetta ha sbagliato.
Non voglio attirare ancora più attenzione ma alla prima occasione dobbiamo chiarire le cose per bene. Io per la mia strada e lui per la sua.
«Appena possibile parliamo. Non mi piace questo atteggiamento»
Mi guarda sorridendo e fa finta di niente. Mi stringe ancora più la mano e il mio cuore idiota fa una capriola.
E che cavolo!
Del resto non sono abituata.
Il nostro ingresso in aula non passa inosservato.
Mi siedo come sempre davanti e Alexander fa lo stesso. Questo professore è nuovo perciò non corro rischi di replicare quanto successo la prima ora.
Ma tutti ci stanno guardando e la mia irritazione sta raggiungendo vette mai esplorate. Ha fatto sparire persino la mia ansia. Mi trascino i capelli in avanti in modo da creare una cortina sia a destra che a sinistra.
Ma ad un certo punto scorgo un dito inserirsi e spostarmeli dietro l'orecchio.
«Molto meglio così»
«Alexander lasciami in pace. Perché non vai dietro con quelli della tua specie?»
Il tono è acido ma proprio non posso farne a meno. Non sono abituata ad essere al centro dell'attenzione e dopo tutte le prese in giro non ho tutta questa voglia di sperimentare.
Sto bene da sola. Con Audrey. La parentesi estiva è terminata.
Quando finirò il liceo e andrò al college ne riparleremo. In un posto dove nessuno mi conosce mi darò la possibilità di vivere un normale rapporto di amicizia e forse di amore.
Per ora non se ne parla. Non con tutti questi idioti pronti a gambizzarmi.
Ecco perché in Florida è stato facile, anche se era la mia prima esperienza. Mi riscuoto alla domanda divertita dell'inglese.
«E sentiamo, che specie sarei?»
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