Cap. 3 Primo scontro
Ieri
Sono arrivata in classe troppo presto. Spero proprio che Audrey arrivi alla svelta. Non ho voglia di incontrare Connor da sola! Ho ancora la fobia del primo giorno, con tutta l'ansia del caso.
Questa estate mamma mi ha iscritto ad un corso di nuoto e mi sento più sicura di me stessa. Sono più forte e la mia pelle di solito chiara è ora leggermente ambrata e mi sento più carina, ma non abbastanza sicura da reagire a Connor Walsh.
Ho dei pantaloncini jeans e la mia t-shirt preferita, quella con il simbolo di Wonder Woman, oro su rosso, bellissima. Connor se ho una gonna me la alza per mortificarmi davanti a tutti, così evito. Prima o poi si stancherà di bullizzarmi ed io sarò libera.
Avverto subito la sua presenza e mi innervosisco. i palmi delle mani cominciano a sudarmi.
«Piccola Mallory!»
Mi si avvicina dandomi una spintarella. Lo ignoro sperando di scoraggiarlo ma già sò che non sarà così e infatti mi torce il braccio.
Le lacrime spuntano immediatamente traditrici. Ma la maestra dov'è? Devo smettere di arrivare in anticipo!
E Audrey dov'è? Gli altri miei compagni non alzeranno mai un dito per difendermi e come potrebbe essere diversamente? Connor è forte e mette soggezione a tutti.
«Dammi il tuo pranzo! A te non serve con tutta la ciccia che hai!»
Sghignazza crudele ed io abbasso la testa. Non sono grassa, lo so, ma nemmeno magra e lui non fa altro che ripetermelo.
Afferra il mio zainetto e ruba il panino che mamma mi ha preparato. Lo guardo con un certo rimpianto, era il mio preferito, con la mortadella, che compriamo in un negozio di specialità italiane.
Sono passati quattro anni e ancora non si è stancato di tormentarmi. Succederà mai?
Oggi
«Non c'è bisogno, grazie»
Taglio corto perché non ho nessuna intenzione di stare al suo gioco! Stringo le labbra arrabbiata.
Mi volto e rimango un attimo interdetta. Ovunque giri lo sguardo, ci sono persone che mi fissano e bisbigliano.
Abbasso subito gli occhi e già che ci sono raggiungo i libri caduti, così da essere meno visibile.
Nonostante la mia brusca risposta vedo Connor Walsh che si abbassa per aiutarmi. Mi tremano le mani e mi fermo sempre a testa bassa per fare dei respiri profondi. Si finge gentile per poi farmi del male.
«Connor che problemi hai? Ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto!»
Gli strappo i libri di mano e mi tiro su.
Trattengo il respiro, sono un'idiota! Ho parlato troppo, ora partirà all'attacco! Sento che mi fissa perplesso e arrischio verso di lui uno sguardo esasperato.
È alto e massiccio, mi ha sempre fatto paura, visto che da sempre sono la sua vittima preferita. Ha questi occhi azzurri, limpidi e bellissimi fermi su di me e la cosa mi sta creando non pochi problemi. Ora che diavoleria starà studiando?
«Scusa ma... ci conosciamo?»
Mi blocco all'istante. Mi sta prendendo in giro?
Lo fisso furiosa. Dopo anni passati a molestarmi, nemmeno mi riconosce? Apro e chiudo la bocca ma non ne esce nessun suono. Anni passati ad essere il suo bersaglio e sul serio non mi riconosce? Non ho parole! Boccheggio come un pesce fuor d'acqua, non so se tiragli un pugno in faccia o girarmi ed andarmene.
«Connor! Sei scemo?»
Audrey è intervenuta. Di nuovo ha capito al volo la situazione, si sente dal riso nascosto sotto le parole. E poi per una volta è lui ad essere preso in giro. Ovviamente mi farà pagare pure questo.
Evidentemente i due neuroni ancora illesi che gravitano dentro la sua testa hanno un sussulto di vitalità, perché mi prende per le spalle e mi gira verso di sè bruscamente. Mi afferra il mento con le dita per guardarmi bene in faccia.
«Ehi! Ma dico... che modi sono?» sbraito. L'ansia mi attanaglia lo stomaco ora.
Mi divincolo senza riuscire a liberarmi. Sono infastidita, questi modi alla Tarzan piaceranno alle sue ammiratrici ma a me ricordano solo quanto può essere prepotente. Senza contare che la mia pelle delicata mal sopporta le sue attenzioni. Anche ora che sono abbronzata.
I miei occhi sprizzano scintille. I suoi mi fissano stupiti.
Peter nel frattempo si è avvicinato. È il mio personale bodyguard e lo guardo con riconoscenza.
«Sei proprio tu? La piccola Mallory? Non ci credo!»
«Lasciami o farò tardi a lezione»
«Sempre la solita nerd però!»
«Stupefacente vero?»
Gli do una manata e finalmente mi giro verso gli armadietti. Il cuore mi batte all'impazzata, ma in fondo lo so che sono delusa.
Sempre la solita nerd! Cosa mi aspettavo di preciso?
Di sicuro non di ritrovarmelo alle spalle con il naso infilato nei miei capelli, vicino al collo. È sempre stato molto fisico con me, ma mi rendo conto che è ora di mettere un freno e cominciare a reagire. Ne va della mia salute mentale.
«Hei! Ma dico!» e senza pensarci lo spingo via.
Un brivido mi attraversa quando entro in contatto con il suo torace. Ovviamente si sposta a malapena.
«Stammi alla larga!»
Non so dove ho trovato il fiato e il coraggio per dirglielo in maniera così brusca, ma era ora di farlo.
Accidenti! Non ho fatto in tempo a mettere un piede a scuola che comincio a litigare con il mio peggior nemico!
Peter lo allontana in malo modo e Connor gli rivolge uno sguardo omicida.
«Non ti azzardare! Non le faccio nulla!»
Si avvicina di nuovo a me.
«Profumi»
È una constatazione.
Lo guardo stralunata mentre faccio un passo indietro. È peggio di come lo ricordassi. È proprio idiota... idiota.
«Ma sei scemo? Ti sembra strano? Pensavi che puzzassi?? Comunque non mi interessa, perciò... vai!» faccio un gesto con la mano come a scacciare un insetto. Non sono in me è evidente. Sono agitata e non penso alle conseguenze.
«Piccola Mallory attenta a come mi parli!» mi bisbiglia all'orecchio tirandomi i capelli sapendo che mi da fastidio.
«Cos'è? Una minaccia?»
Mi giro scocciata, con le mani sui fianchi. L'ansia che mi attanaglia da questa mattina sta finalmente esplodendo fuori, rendendomi stranamente audace, o più probabilmente incosciente, o più probabilmente solo stupida.
I suoi occhi cadono sul seno e vedo un sorrisetto spuntare su quella bella bocca e un sopracciglio alzarsi arrogante. Mi sto stancando di questa situazione e finirà che facciamo veramente tardi così provo a scansarlo.
Se avessi voluto spostare un blocco di granito avrei avuto più successo. Lo guardo arrabbiata da sotto in su, perché i cinque centimetri acquisiti non mi permettono di arrivargli più su delle spalle.
«Forse posso passare al livello successivo»
Aggrotto la fronte. Che diavolo sta blaterando? È un gioco?
«Ad un modo diverso di starti addosso» mi chiarisce sogghignando.
Spalanco la bocca e senza nemmeno pensarci lo schiaffeggio.
«Ma vaffanculo!» ci manca questo poi sto apposto!
Poi mi rendo conto di quello che ho fatto e lo guardo spaventata. Oddio!
Scatta come un serpente e mi afferra il polso facendomi male. Sto tremando di paura ma cerco di non piangere. Cosa diavolo mi è saltato in testa?
«Connor lasciala! Non esagerare»
Peter sta cercando di allontanarlo da me con scarsi risultati.
Non riesco a non guardarlo terrorizzata. Lui mi avvicina a sè e mi sorride.
«Mallory, lo sai vero che te ne pentirai?»
Non ne posso più. Perché un tale stronzo deve essere così bello? Che cos'ho anche io che non va? Sono vittima della sindrome di Stoccolma? Se non lo vedo riesco ad odiarlo con una certa intensità ma se mi tocca, divento di cera... e non solo per la paura. Ed è così da sempre.
Dopo attimi eterni mi lascia ed io schizzo via con Audrey al mio fianco.
Sono scossa ma allo stesso tempo sto ribollendo di rabbia. Bell'inizio!
«Andy stai calma. Lo sai che è fatto così»
«Non avrei dovuto provocarlo! È che non lo sopporto! Voglio solo essere lasciata in pace. Soprattutto da lui, che mi ha fatto soffrire in tutti questi anni! Ho combinato un disastro! Adesso me la farà pagare con gli interessi» piagnucolo fra me come una bambina perché so che è così.
Audrey mi guarda rattristata ma faccio finta di niente ed entriamo in classe. Ho un groppo alla gola e il cuore mi batte forte.
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