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Cap. 17 Pensieri & Ricordi




Anche oggi è andata.

E non è successo niente di eclatante.

Non avrei mai pensato di dirlo, nemmeno in un milione di anni, ma sono felice che sia così. Essere al centro dell'attenzione è faticoso. Prima potevo scivolare per i corridoi senza che nessuno mi notasse.

E mi lamentavo per questo. Da qualche giorno invece, ho scoperto che ha i suoi vantaggi.

Comunque a parte il fatto che, dopo quanto successo ieri in mensa, avevo di nuovo gli occhi di tutti addosso, è filato tutto liscio.

Più o meno.

Connor non mi ha rivolto nemmeno uno sguardo, anzi, ogni volta che l'ho incrociato era con una bella ragazza mora che gli aderiva addosso come l'edera. E' evidente che la notte ha portato consiglio e che si è reso conto di non poter recitare la parte dell'innamorato geloso.

Mi sono ripetuta fino alla morte che andava bene così, che era un film già visto, nessuna novità, però... il mio stupido cuore c'è rimasto male lo stesso. Beh, diciamo che si è stancato veramente in fretta di questo ruolo. 

Ma per fortuna sono allenata a non lasciar trasparire nulla quindi ho riso e scherzato con Audrey, Peter e persino con Alexander, come se niente fosse. Audrey ovviamente continuava a guardarmi di sottecchi, dispiaciuta, ma ho opportunamente fatto finta di nulla.

Odio avere sempre ragione.

La cosa positiva è che sembra essere sparito qualsiasi tipo di interesse nei miei confronti, anche quello molesto che mi ha riservato negli anni. Oggi è stato all'insegna dell'indifferenza. Quello che mi pesa di più è che lui è molto più bravo di me in questo.

Derek Galloway non si è fatto vedere ed ecco un'altra punta di delusione. 

Mi auguro di non essere diventata, dopo solo due giorni, la classica svampita che non pensa ad altro che ai ragazzi, perché potrei morirne, ne va della mia dignità.

Eppure, quando in corridoio ho incrociato Josh Carter e lui mi ha sorriso e tirato leggermente la coda, mi sono sentita... bene!

E mi è scappata una risatina. Mi sono girata indietro e lui era lì a guardarmi con un sorriso da canaglia sul viso tumefatto.

Sono proprio caduta in basso se mi fa effetto pure lui!


**********


"Stavo pensando a una cosa!" sbotta la mia amica.

Mi giro verso Audrey che come al solito cammina con il naso all'insù, lo sguardo fisso e la fronte corrugata. Irrazionalmente getto anche io un'occhiata in alto.

No, non c'è niente.

Stiamo tornando a casa lentamente perché anche oggi è molto caldo e muoversi in fretta vuol dire arrivare a casa in un bagno di sudore.

"Perché non inviti Luke? Così lo conosco!"
Sospiro, mi piacerebbe tanto ma so che non è fattibile. Vive e lavora in Florida.

E pensare che l'estate più bella della mia vita è iniziata nel peggiore dei modi!
Quando sono arrivata in Florida ero furente. Avevo appena tolto l'apparecchio ai denti e senza mi sentivo nuda. 

Poco importava che finalmente avessi un sorriso da favola.

Ero anche arrabbiatissima con tutta la mia famiglia, che mi aveva costretta ad uscire dalla mia comfort zone  per volare dall'altra parte del Paese a fare non so bene cosa.

Quando poi mia nonna mi ha spiegato in cosa consisteva il lavoro, sono andata nel panico.
Un suo vecchio amico ha un parco acquatico. Un grande parco acquatico. Scivoli, piscine, chioschi per mangiare, negozietti di souvenir. 

Tutti i ragazzi assunti per la stagione dovevano essere in grado di svolgere più mansioni. All'occorrenza potevi essere un bagnino, un venditore di gelati, un bigliettaio o semplicemente una donna delle pulizie.
La divisa era un semplice costume intero nero, shorts neri e canotta nera. In un mondo fatto di vacanzieri coloratissimi era il modo migliore per farsi riconoscere.

I primi giorni li ho passati ad osservare ed aiutare gli altri. Ragazzi e ragazze di età diverse, provenienti da ogni parte degli Stati Uniti. Con origini diverse.

Con me si sono dimostrati gentili e disponibili. Mi hanno fatto sentire subito a mio agio e dopo una settimana ero perfettamente integrata in questa grande famiglia multietnica.

Avevo però l'handicap degli occhiali. Il sole martellante richiedeva occhiali da sole, non da vista e se mai avessi dovuto tuffarmi in piscina sarebbero stati un bell'impiccio.

L'amico di mia nonna, Big Dave, come lo chiamavamo tutti, mi ha subito fatto fare il corso di primo soccorso e prendere il brevetto da bagnino, quindi è stato inevitabile cominciare a mettere le lenti a contatto.

Durante una delle mie prime esplorazioni ho scoperto la vasca dei delfini che nemmeno a dirlo è diventato il posto che preferivo. Ogni momento libero lo passavo lì. Bonny e Clyde, i due delfini erano simpatici e bellissimi.

Il loro istruttore, pure. Alto, moro, ben messo. 

Mi incantavo a guardare le evoluzioni e i salti. Ridevo ad ogni schizzata d'acqua che mi arrivava. Me ne stavo seduta in disparte, senza disturbare, a guardare, scattare foto, immagazzinare immagini e sensazioni, per quando fossi tornata in California, in quel di Apple Valley. 

Bellissima cittadina per carità! Ma senza delfini. E istruttori degni di nota.

Dopo una settimana mi sono sentita rivolgere la parola e per poco non faccio volare il telefono in acqua. Avevo ormai un book fotografico di tutto rispetto, che comprendeva delfini e istruttore figo. Ma mai avrei immaginato di conoscerlo.

"Vuoi continuare a fare foto o preferisci raggiungermi ed aiutarmi?"

L'ho guardato imbambolata, chiedendomi se davvero stesse parlando con me. Con le mani sui fianchi se ne stava a bordo vasca a guardare nella mia direzione.Discretamente mi sono pure girata, per vedere se ci fosse qualcun altro.

"Ehi! Il gatto ti ha mangiato la lingua?"

Sono arrossita come al solito, rimanendo indecisa sul da farsi e soprattutto senza aprire bocca.  A volte mi sento proprio una disadattata.

Alla fine è venuto lui da me, mi ha preso per mano e mi ha trascinato giù, vicino alla vasca.

Il mio cuore è entrato in fibrillazione e ho cominciato a sudare freddo. Quella mano grande che stringeva la mia mi stava mandando in confusione.

Senza tante parole mi ha messo in mano un secchio con del pesce e da lì tutto ha avuto inizio. Mi ha insegnato a dargli da mangiare, mi ha fatto vedere gli esercizi più semplici da realizzare e giorno dopo giorno la nostra conoscenza è evoluta in altro.

Nonostante fossi ancora rotondetta in alcuni punti e decisamente poco socievole.

Galeotta è stata una caduta in acqua. Luke si è tuffato per aiutarmi e quando mi ha afferrata non mi ha lasciata più andare.
Ricordo che ci siamo guardati negli occhi mentre il divertimento lasciava il posto ad altre sensazioni.

Il mio primo bacio.
In acqua con le gambe che si sfioravano cercando di mantenerci a galla, le labbra fredde e le mani curiose.

Perfetto.

Siamo diventati inseparabili.
Luke è stato tenero ed appassionato. Un attimo prima mi teneva per mano, l'attimo dopo mi baciava come se non ci fosse un domani.

So di essere la causa di tanti tuffi in piscina e tante docce fredde.

Ma anche se non mi sono mai tirata indietro e ho sperimentato cosa vuol dire essere voluta da un ragazzo, non sono riuscita a lasciarmi andare tanto da perdere la verginità.
Forse perché sapevo che finita l'estate non ci saremmo più rivisti e un rapporto con una così breve scadenza proprio non faceva per me.

Luke è stato magnifico. Non ha mai insistito più di tanto. Quando dicevo basta, e a volte lo dicevo con profondo rammarico e fatica, lui si è sempre fermato.
Le serate passate in spiaggia ad accarezzarci sono tra i miei ricordi più belli.

Per la prima volta in vita mia mi sono sentita bella e desiderabile.

Il rientro a casa, da questo punto di vista, è stato traumatico.

Forse è stato proprio l'interesse di Luke nei miei confronti a far sì che mangiassi meno schifezze e con tutto il movimento che si faceva durante il giorno, il risultato è stato una trasformazione della ciccia in muscoli. Aggiungiamoci il mio ritardato sviluppo adolescenziale e...

Senza che me ne accorgessi, a fine stagione, ero più alta, più magra, più tonica... più bella.

"Ma quindi... vi siete lasciati così?"

Ricordare cosa non ho più mi ha depresso. Annuisco.

"Per forza. Abita dall'altra parte del Paese, ha vent'anni ed è bello da morire. Che potevamo fare?"
Audrey mi guarda dispiaciuta e comprensiva.

"Devi trovare al più presto un sostituto!"

Scoppio a ridere. Solo lei poteva concludere con questa affermazione.
"No grazie. Per un po' passo. E poi qui, mi sento inibita. Sono a casa, sotto gli occhi di tutti e non mi sento a mio agio"

Fa la sua solita smorfia buffa e mi abbraccia.
"Finché non troverai qualcuno che ti farà cambiare idea. E mi pare che di pretendenti ce ne siano in abbondanza!"

"Eh sì! Hai visto? Uno meglio dell'altro! Puah!"
"Attenta Andy, chi disprezza compra! Piuttosto, oggi shopping! Ieri mi hai dato buca ma eri giustificata dopo tutto quel trambusto, ma oggi..."

Ecco tornare la sensazione di disagio.
Ora si è aggiunta pure una festa!
"Sinceramente, pensi sia il caso di andare?"
Mi guarda stupita. Ha capito subito a cosa mi riferisco.

"Vuoi dare buca a Ted?"
No, ha ragione. Non si fa.

"Ok, però da Ted vado vestita normale! Un paio di jeans e via"
"Forse, ma di sicuro non quelli che hai tu! Serve un nuovo guardaroba, sei d'accordo sì o no?"

Mi guarda stando sulle spine. Sa perfettamente che non è la mia passione ma questa volta concordo con lei che ne ho bisogno, perciò annuisco anche se con riluttanza.

"Ti rendi conto? Io e te che andiamo a fare shopping! Che evento!"

Eh sì, da questo punto di vista non ha mai avuto una buona compagnia in me.

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